L’iniziativa dell’Aie per le scuole:
“Ripartiamo dai libri”

“Quando iniziai questa avventura, quattro anni fa, dissi: ‘Scuola, scuola’. E lo ripeto adesso. La sfida resta quella di dare pieno corpo al diritto allo studio. I dati Invalsi ce lo confermano: è un’emergenza nazionale”. In occasione della sua conferma al vertice dell’Associazione Italiana Editori Ricardo Franco Levi condivideva con Pagine Ebraiche queste sue considerazioni sullo stato della lettura nel Paese, specie tra i più giovani.
Prendeva il via nelle stesse ore il nuovo bando di #Ioleggoperché, iniziativa al centro dell’impegno Aie su questo versante. Un vero e proprio fiore all’occhiello tra i tanti progetti promossi per far fronte a questo enorme problema attraverso la donazione di libri nuovi (e di qualità) alle biblioteche scolastiche. “In due giorni contiamo già 3mila scuole iscritte”, confidava Levi. Un dato dal volto duplice: positivo per l’interesse suscitato ma anche sintomatico “di quanto le biblioteche abbiano bisogno di aiuto”.
Ci sarà ora la possibilità di farlo per tutta una settimana, contribuendo a questa grande iniziativa sociale la cui sesta edizione ha appena preso il via con numeri da record. Oltre 20mila gli istituti coinvolti, per una platea di circa tre milioni di studenti. Tra i molti partner di #Ioleggoperché anche Lega di Serie A e B: significativo, prima del fischio d’inizio, il dono reciproco di un libro da parte dei capitani delle squadre in campo.
“Ripartire dai libri”: un tema, ma anche un messaggio centrale per l’attuale momento storico. Sottolinea infatti Levi: “Se guardiamo ai dati relativi alla povertà educativa e al bisogno delle biblioteche scolastiche di arricchirsi di nuovi volumi, confermata dalla sorprendente adesione delle scuole al progetto, la ripartenza per gli studenti può e deve essere legata alla lettura e ai libri: una risorsa per tutti”.
Al termine della raccolta, riferisce l’Aie, gli editori contribuiranno con un numero di libri pari alla donazione nazionale complessiva (fino a un massimo di 100mila volumi).
Levi ha spesso declinato questo impegno per i libri nel segno delle sue radici ebraiche. “È evidente come il collegamento ci sia, forte e inevitabile”, raccontava poco dopo il suo insediamento come presidente dell’Aie. Per poi aggiungere: “La definizione di ‘Popolo del Libro’ non è casuale, no? Le parashot sono lettura settimanale, e stiamo parlando di un popolo che già all’epoca della distruzione del secondo Tempio, nel 70 EV, aveva una norma che prescriveva a ogni ebreo di sapere leggere e studiare la Torah in ebraico e di mandare i figli a scuola o in sinagoga, dall’età di sei o sette anni, affinché anch’essi imparassero a farlo”.

(21 novembre 2021)