Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui       22 Novembre 2021 - 18 Kislev 5782
IL SEFER TORAH PER SARAH HALIMI, LE PAROLE DEL FIGLIO A PAGINE EBRAICHE

“Teniamo vivi i valori di mia madre,
ebraismo un pilastro della sua vita”

La città di Haifa ha vissuto ieri un pomeriggio speciale. Luce e festa nelle strade per l’inaugurazione di un Sefer Torah in memoria di Sarah Halimi collocato all’interno del centro comunitario che, per iniziativa del figlio Yonathan, perpetua il nome della donna vittima di uno dei più spregevoli attacchi antisemiti ad aver colpito la Francia e l’Europa negli ultimi anni: Ohel Sarah.
“È stata un’emozione immensa. Diverse centinaia di persone si sono strette a noi famiglia, condividendo questo momento gioioso. Non c’era davvero modo migliore per onorare mia madre. Torah e studio sono stati i pilastri della sua esistenza”, spiega Yonathan a Pagine Ebraiche. “La sensazione più forte di questa giornata – prosegue – è stato il colpo d’occhio appena uscito di casa. Mi ha scaldato il cuore”.
Un giorno di festa ma anche un nuovo inizio per Ohel Sarah. La sfida, sottolinea Yonathan, sarà infatti quella “di offrire un vasto programma di attività, rispondendo alle varie esigenze e aspettative”. Un occhio di riguardo ai bisogni degli emigrati d’origine francese, per non disperdere legami preziosi e al tempo stesso “proiettarsi nella nuova realtà”.
Yonathan si commuove: “Questo Sefer è stato scritto pensando a mia madre, cui è interamente dedicato. Vederlo varcare la soglia di un’istituzione nata per tramandare i valori che più aveva a cuore è un qualcosa di indescrivibile. Il primo traguardo di un percorso educativo che vogliamo di largo respiro affinché il suo nome non sia mai dimenticato e rappresenti qualcosa di vivo e concreto anche in chi non l’ha conosciuta. Grazie di cuore a tutti coloro che, mobilitandosi anche dall’Italia, ci hanno permesso di arrivare a questo giorno”.
Il figlio di Sarah ha un’altra speranza: che la Francia scelga di fare giustizia, intraprendendo una revisione del processo che ha garantito al suo assassino l’impunibilità “a causa dell’incapacità di intendere e volere” riconosciutagli in una sconcertante sentenza della Cassazione.
“In queste settimane – afferma – una commissione d’inchiesta parlamentare è al lavoro. I risultati saranno presentati a gennaio, ma da quel che mi è stato riferito sono piuttosto incoraggianti. Emergerebbe infatti in modo chiaro la premeditazione di quell’orrendo crimine che mi ha privato dell’affetto di una madre. Per la Francia si tratta di un’ultima occasione da non vanificare. Serve un atto di responsabilità forte e chiaro. Non sarà semplice, ma voglio avere fiducia”.

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L'E-SUMMIT DEDICATO AL FUTURO DELL'EUROPA EBRAICA

“Israele ed ebrei in Diaspora, relazione fondamentale”

Quali le prospettive, quali i corretti parametri del rapporto tra Israele e Diaspora? Una domanda tra le più dibattute nel corso dell’e-summit dedicato al futuro dell’Europa ebraica che si è svolto nel fine settimana su iniziativa dello European Council of Jewish Communities (ECJC) e dell’American Joint Distribution Committee (JDC). L’argomento anche di una specifica sessione che ha visto intervenire, tra gli altri, il ministro israeliano della Diaspora Nachman Shai e la presidente UCEI Noemi Di Segni. “Gli ebrei della Diaspora per noi sono tutti uguali: non fa differenza se vivono negli Stati Uniti o in realtà numericamente più piccole. Si tratta, per Israele, di una relazione fondamentale”, ha evidenziato al riguardo il ministro. Una relazione il cui paradigma sembra essere in evoluzione: “Un tempo si guardava a quello che poteva essere il contributo della Diaspora per Israele. Oggi forse vale più il contrario: cosa può fare Israele per la Diaspora?”.
Un confronto stimolante che ha esplorato lo spettro dell’appartenenza ebraica (“La nostra policy, per quanto riguarda ad esempio le preghiere al Kotel, è che pari diritti vadano assicurati ad ebrei sia ortodossi che non ortodossi”, ha detto Shai) così come l’affascinante mosaico identitario israeliano. “Israele – ha ricordato l’illustre ospite – è stato fondato su due pilastri: l’essere uno Stato al tempo stesso ebraico e democratico. È la visione dei Padri fondatori ed è in quel solco che cerchiamo di lavorare ogni giorno”.

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IL GIOVANE UCCISO NELL'ATTENTATO A GERUSALEMME

Eli Kay, nuova vittima dell'odio

Eli Kay aveva fatto l'aliyah nel 2016. Da solo a 21 anni aveva scelto di lasciare il Sudafrica e andare a studiare in una yeshiva per poi arruolarsi nell'esercito. “Per lui era molto importante far capire alla sua famiglia, agli amici, a tutti cosa è Israele, il significato della sua esistenza e l'importanza di proteggerla”, ha raccontato il fratello Hanan all'emittente Kan. “Ci ha mostrato la strada, partendo da solo. E noi poi lo abbiamo seguito”. Le tante testimonianze raccolte in queste ore raccontano di Kay, ucciso da un terrorista palestinese a Gerusalemme, come un giovane profondamente sionista e legato a Israele. “Diceva che dobbiamo sempre apprezzare questo paese e che è una realtà che deve essere costantemente protetta, ed è per questo che anche lui era nell'esercito”, la testimonianza di Michaya Beasley, vicecomandante della compagnia di paracadutisti in cui serviva Kay. “Nonostante diverse ferite riportate durante il servizio militare, ha continuato il suo addestramento. È la persona più forte che io abbia mai conosciuto. Premuroso e gentile con tutti”, le parole della fidanzata Jen Schiff. I due avevano programmato il proprio matrimonio tra sei mesi. 

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LA RASSEGNA DI CINEMA ORGANIZZATA DAL CDEC E L'INCONTRO PER BOOKCITY

Etgar Keret e la forza dell'immaginazione

L'immaginazione è un potente strumento per confrontarsi con la realtà. Lo è stata per il padre di Etgar Keret. “Mio padre sopravvisse alla Shoah rimanendo nascosto con i suoi genitori in un buco per seicento giorni. Io non capivo come fosse possibile non impazzire in uno spazio così ristretto. E lui mi spiegò la sua strada: immaginava che il mondo fuori fosse ogni giorno un po' diverso dal precedente. Per esempio che i nazisti andassero sì a caccia di ebrei, ma per poi portargli le caramelle; o che in quel giorno i nazisti non esistevano; o che avevano come bersaglio solo le ragazze con i capelli rossi. E così ho capito il potere dell'immaginazione: può ingrandire lo spazio attorno a te, ridefinirlo, e tu puoi non esserne prigioniero”. Una lezione molto utile in particolare nel momento del lockdown, ha spiegato Keret al folto pubblico presente all'incontro milanese organizzato dalla Fondazione Cdec nel quadro di Bookcity Milano e della Rassegna Nuovo Cinema Ebraico e Israeliano (20-24 novembre). Un'occasione per dialogare con Sara Ferrari, curatrice della Rassegna, proprio sul significato dell'immaginazione nei libri e nei film. E presentare il suo cortometraggio Outside, creato lo scorso anno assieme alla coreografa Inbal Pinto. “Siamo molto contenti di avere un ospite così importante e di questa collaborazione”, ha evidenziato in apertura il presidente del Cdec Giorgio Sacerdoti, richiamando il programma della Rassegna. Programma che prosegue oggi (a partire dalle 17.00 al Cineteca Milano MEET) con il lungometraggio Muranow, incentrato sulle vicende del quartiere divenuto il ghetto di Varsavia e su cui dialogheranno lo scrittore Wlodek Goldkorn e l’architetto Guido Morpurgo. E poi ci sarà la presentazione del progetto “Mi Ricordo. I film di famiglia della comunità ebraica” a cura di Daniela Scala, Elena Testa e Giorgio Barba Navaretti.

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IL CONVEGNO AL VIA ALLA SAPIENZA

Medicina e Shoah, una nuova prospettiva

Progetti di ricerca nazionali e internazionali, attività di formazione e divulgazione, organizzazione di conferenze, mostre e congressi, la creazione di una rete di riferimento sugli studi in materia di teorie mediche razziste e loro applicazione nella Shoah. Sono alcune delle molteplici diramazioni assunte dall'accordo quadro sulla Memoria siglato a fine ottobre tra Università Sapienza, UCEI, Comunità ebraica di Roma, Museo nazionale dell'ebraismo italiano e della Shoah di Ferrara, Fondazione Museo della Shoah di Roma e Fondazione CDEC. Un accordo che guarda lontano e che, come ricordava la rettrice Antonella Polimeni al momento della firma, si prefigge di essere la base di un percorso che riconosce alla storia fondata sui fatti “un'assoluta rilevanza formativa quale elemento culturale necessario per catalizzare i processi di costruzione sociale della Memoria”.
Tra i primi frutti del protocollo il convegno in due giornate “Holocaust, medicine and legacy. A multidisciplinary perspective for new historical ethical and bioethical issues” al via quest'oggi presso il Dipartimento di Scienze odontostomatologiche e maxillo-facciali dell'ateneo. Ad avviare la conferenza gli interventi della professoressa Livia Ottolenghi in qualità di membro del comitato organizzatore, della rettrice Polimeni e dell'ex rettore Eugenio Gaudio.

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L'INIZIATIVA IN PROGRAMMA DOMANI A ROMA

KZ Lager, i giovani e la Memoria come impegno

Da Bergen-Belsen a Buchenwald, da Dachau ad Auschwitz-Birkenau. Sono 23 i campi di concentramento e sterminio visitati da Davide Romanin Jacur in oltre 50 Viaggi della Memoria che l’hanno visto accompagnare in quei luoghi migliaia di persone tra studenti, insegnanti, rappresentanti delle istituzioni.
Esperienze da cui l’autore, a lungo presidente della Comunità ebraica di Padova e attuale assessore al Bilancio UCEI, ha tratto un libro importante per chi ha a cuore la Memoria e il passaggio del suo testimone: KZ Lager (ed. Ronzani). Un libro “necessario e completo”, ha scritto Antonia Arslan. Merito anche della viva voce dei ragazzi che hanno partecipato a quei viaggi ed espongono, tra le sue pagine, pensieri e riflessioni.
Kz Lager sarà al centro di uno speciale evento in programma martedì 23 novembre alle 11 presso il Liceo Classico Statale Eugenio Montale di Roma (via Bravetta 545). Interverranno, assieme all’autore, la dirigente scolastica Sabrina Quaresima, Maria Vittoria Barbarulo, Andrea Bienati, Ugo Caffaz e Silvia Godelli. Modererà l’incontro Manuele Gianfrancesco.
L’evento potrà essere seguito anche in streaming sul profilo Facebook o sulla webtv UCEI.

Clicca qui per scaricare lo speciale di Pagine Ebraiche sul libro.

IL CONCERTO ORGANIZZATO AL MUSEO DELL'EBRAISMO DI FERRARA

Al Meis, tra luci di Hanukkah e note klezmer

Un grande concerto klezmer per festeggiare con il pubblico l'accensione dei lumi di Hanukkah. È l'iniziativa del Museo Nazionale dell'Ebraismo Italiano e della Shoah organizzata per il prossimo 30 novembre (ore 18.00). Protagonista dell'evento, la Israel Klezmer Orchestra, che porterà a Ferrara da Gerusalemme il ritmo della celebre musica popolare, sviluppatasi nei villaggi ebraici dell'Europa dell'Est. “Una proposta pensata per essere perfettamente assonante con lo spirito di uno degli appuntamenti più importanti del calendario ebraico, Hanukkah, caratterizzato proprio da una dimensione di felicità e condivisione. - sottolinea il Meis - Una ricorrenza particolarmente significativa per il museo, che non a caso fu inaugurato proprio durante Hanukkah e che quest’anno raggiunge il traguardo dei quattro anni dalla sua apertura. Un percorso che ha dovuto affrontare la pandemia e i problemi a essa legati (purtroppo ancora presenti nella vita di tutti), e che quindi ancor di più vuole celebrare questo momento con il suo pubblico, in una serata nel segno della gioia e dello stare insieme”.

Dire basta
Diciamo basta? Diciamo basta agli ufologi che scopriamo con orrore ricoprire cariche pubbliche oltre ad insultare in maniera imperdonabile la senatrice Segre! Diciamo basta a 4000 deficienti che dal Circo Massimo a Roma - pensate che infima minoranza rappresentano - invocano la libertà e aggrediscono le persone! Diciamo basta a chi crede che si possano dire stupidaggini con la stessa credibilità di chi dice cose serie! Diciamo basta al fatto che simili dementi appaiono ogni sera sui talk show della TV a fare propaganda contro i vaccini, la scienza, i medici! 
Anna Foa
Oltremare - Autunno
Da quando Facebook è diventato una finestra sul mondo, più visuale che intellettuale, perché ormai non esiste quasi un post che non sia accompagnato da una immagine, si notano di tanto in tanto dei trend. Aprire FB e trovare centinaia di post simili o con lo stesso tema mi ricorda il senso stesso di "leitmotiv", applicato invece che ad un pezzo di letteratura o di arte più meno alta a qualcosa che si produce da sé, in modo non organizzato da una mente pensante ma da un algoritmo autonomo che sta lì, indifferente che io apra o meno il mezzo nel quale lui vive e prospera. 
Daniela Fubini
Storie di Libia - Eliau Lillo Naman
Eliau Lillo Naman, ebreo libico, fuggito dalla Libia insieme ai suoi famigliari nel giugno del 1967. L’intervista si svolge nel Tempio fondato da suo padre, da cui prende il nome, a Piazza Bologna. Al loro arrivo in Italia nel 1967 l’appartamento che avevano acquistato con il tempo e tanti sacrifici fu infatti trasformato in sinagoga. Qui la comunità ebraica libica ha preservato e insegnato alle nuove generazioni la tradizione religiosa osservata durante la loro permanenza a Tripoli.
David Gerbi
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