Eli, nuova vittima dell’odio
Eli Kay aveva fatto l’aliyah nel 2016. Da solo a 21 anni aveva scelto di lasciare il Sudafrica e andare a studiare in una yeshiva per poi arruolarsi nell’esercito. “Per lui era molto importante far capire alla sua famiglia, agli amici, a tutti cosa è Israele, il significato della sua esistenza e l’importanza di proteggerla”, ha raccontato il fratello Hanan all’emittente Kan. “Ci ha mostrato la strada, partendo da solo. E noi poi lo abbiamo seguito”. Le tante testimonianze raccolte in queste ore raccontano di Kay, ucciso da un terrorista palestinese a Gerusalemme, come un giovane profondamente sionista e legato a Israele. “Diceva che dobbiamo sempre apprezzare questo paese e che è una realtà che deve essere costantemente protetta, ed è per questo che anche lui era nell’esercito”, la testimonianza di Michaya Beasley, vicecomandante della compagnia di paracadutisti in cui serviva Kay. “Nonostante diverse ferite riportate durante il servizio militare, ha continuato il suo addestramento. È la persona più forte che io abbia mai conosciuto. Premuroso e gentile con tutti”, le parole della fidanzata Jen Schiff. I due avevano programmato il proprio matrimonio tra sei mesi.
Kay invece è stato sorpreso dal terrorista di Hamas mentre era di ritorno dal Kotel (Muro Occidentale), dove aveva iniziato a fare la guida turistica. L’attentatore ha scaricato su di lui diversi colpi con un’arma automatica e nell’attacco ha ferito altre quattro persone. “Il fatto che il terrorista che ha compiuto l’attentato provenisse dal braccio politico di Hamas obbliga l’intera comunità internazionale a riconoscere Hamas come organizzazione terroristica. – il commento del Presidente d’Israele Isaac Herzog, in visita a Londra – Condivido il dolore della famiglia e degli amici del defunto Eli David Kay nel loro triste lutto e prego per la pronta guarigione dei feriti”.