Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui       28 Febbraio 2022 - 27 Adar 5782
L'ANALISI DEGLI ESPERTI

"Nazionalismo antisemita dietro la retorica di Putin"

Vladimir Putin ha cercato di giustificare l’aggressione all’Ucraina parlando di una missione per “denazificare” il paese. Una bugia a cui la maggior parte del mondo non ha creduto. Gli ebrei d’Ucraina per primi, che hanno definito la Russia di Putin una grande fake news. E così le sue accuse a Kiev di essere antisemita, in mano a nazisti responsabili di un presunto genocidio ai danni della popolazione russofona.
Ora anche lo Yad Vashem è intervenuto per contrastare la retorica del Cremlino. Il Memoriale delle Shoah di Gerusalemme “condanna questa banalizzazione e distorsione dei fatti storici dell’Olocausto”, ha dichiarato il suo presidente Danny Dayan. La propaganda di Putin, ha proseguito Dayan, è “satura di dichiarazioni irresponsabili e paragoni completamente imprecisi con l’ideologia nazista e le azioni prima e durante la Shoah”.
Secondo il filosofo Jason Stanley, docente a Yale, rispetto al ruolo della Russia e all’estremismo di destra è necessario ribaltare il discorso. È Putin, spiega in un’intervista al New York Jewish Week, a rappresentarne oggi il baluardo. I suoi discorsi sui nazisti e presunti genocidi in cui si banalizza la Shoah rappresentano infatti una porta aperta all’antisemitismo e un pericolo per gli ebrei. “Il regime di Putin è un regime nazionalista cristiano, e il nazionalismo cristiano è una minaccia per gli ebrei ovunque. Non credo che stia cercando di convincere qualcuno. Penso piuttosto che stia cercando di deridere il linguaggio della Shoah”. Per Stanley questa retorica rappresenta “l’antisemitismo dell’Europa orientale” che “prende la forma nel dire che noi ebrei abbiamo rubato la narrazione del vittimismo”. Con questi discorsi il presidente russo “prende in giro gli ebrei”. La sua tesi, continua Stanley, è che “le vere vittime siano i russi cristiani in Ucraina orientale: quelle sono le vittime del genocidio, non il discendente di sopravvissuti alla Shoah, il leader ebreo dell’Ucraina”. Questo, rimarca il filosofo, figlio a sua volta di sopravvissuti, è uno dei problemi principali: “Il nazionalismo cristiano è antisemita fino al midollo”.

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LA RICHIESTA ARRIVATA DA KIEV

Colloqui russo-ucraini, Abramovich tra i protagonisti

Cinque titoli nazionali, oltre a due trionfi in Champions League e altrettanti in Europa League. Il Chelsea di Roman Abramovich è, da quasi 20 anni, un protagonista assoluto del calcio inglese e continentale. Una presidenza spesso “chiacchierata” per la vicinanza del magnate russo, che dal 2018 è anche cittadino israeliano, con Vladimir Putin. Un legame di cui ora sembra pagare il conto dopo la stretta del governo Johnson contro alcuni oligarchi ritenuti nelle grazie del Cremlino.
“Ho sempre deciso nell’interesse del Chelsea e resto fedele a questi valori” ha detto il tycoon nell’annunciare la decisione, in qualche modo attesa, di un passaggio di gestione alla fondazione benefica del club (che si è riservata di esplorare la fattibilità della cosa). Fuori discussione, almeno al momento, l’ipotesi di una cessione.
Scenari comunque fluidi, in divenire, mentre Abramovich viene dato tra i protagonisti della giornata che potrebbe rappresentare una svolta nel conflitto tra Russia e Ucraina. Il proprietario del Chelsea sarebbe infatti in Bielorussia, nella località di Gomel dove delegazioni dei due governi si stanno confrontando proprio in queste ore. A dare la notizia è stato il Jerusalem Post, segnalando come la richiesta di questo coinvolgimento sia arrivata dal presidente ucraino Zelensky.

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L'INIZIATIVA DEL PITIGLIANI

"Aiutiamo l'Ucraina, nel nome di Carla Cohn"

Gli arredi e gli oggetti appartenuti a una Testimone della Shoah che aveva ben chiara la necessità di condividere; l’impegno unitario dei movimenti giovanili ebraici, che hanno aderito con entusiasmo; l’obiettivo di offrire un piccolo ma significativo sostegno alla popolazione ucraina in sofferenza. C’è tutto questo nella nuova iniziativa del Centro ebraico il Pitigliani di Roma, che ha organizzato per domenica 6 marzo un mercatino di solidarietà che vedrà il coinvolgimento attivo di Hashomer Hatzair e Benè Akiva e in vendita alcuni beni appartenuti a una voce di Memoria che si è da poco spenta ma la cui eredità resta più che mai viva: quella di Carla Cohn (1927-2021). Nata a Berlino, era sopravvissuta prima a Terezin e poi ad Auschwitz-Birkenau e Mauthausen. Viveva in Italia da oltre mezzo secolo. Il primo Paese, racconterà, in cui si è sentita davvero libera. È stata anche un’apprezzata psicoterapeuta.
“Una parte di quel che ci ha donato andrà ora in altre abitazioni. Ciascuno potrà così portare nel suo vissuto un pezzo di Carla, sostenendo al tempo stesso una causa importante” spiega Anna Orvieto, promotrice del mercatino, oltre che storica animatrice, insieme a Giordana Menasci, del progetto “Memorie di famiglia” dedicato alla trasmissione del ricordo attraverso le generazioni.

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QUI ROMA - LA PRESENTAZIONE

Azzariti, storia di un camaleonte

Da presidente del Tribunale della razza nell’Italia fascista a presidente della Corte costituzionale nell’Italia repubblicana. È la sconcertante e al tempo stesso istruttiva parabola di Gaetano Azzariti (1881-1961). A ricostruire la vita di questo “magistrato senza toga” che ha goduto a lungo di onori ed encomi trasversali è “In questi tempi di fervore e gloria” (ed. Bollati Boringhieri), l’ultimo libro del giurista Massimiliano Boni. Un libro nato proprio tra i corridoi un tempo frequentati da Azzariti visto che l’autore, che ha già al suo attivo vari saggi e romanzi, è uno stimato Consigliere della Corte. Quasi dieci anni di studio e ricerche messe a frutto dal giorno in cui una prima lampadina si è accesa davanti ad alcuni interrogativi. Perché la Corte, nonostante il suo passato, continuava a perpetuarne il ricordo attraverso un busto? Come era possibile un simile sfregio alla Storia?
Interrogativi che non hanno perso attualità e su cui ci si soffermerà in occasione di una nuova presentazione dell’opera, in programma mercoledì 2 marzo alle 20.30 al Centro Ebraico Il Pitigliani. Insieme all’autore, che è anche Consigliere di UCEI e Comunità ebraica romana, le storiche Anna Foa e Annalisa Capristo, la presidente di ANAI Micaela Procaccia e l’avvocato Davide Jona Falco. L’iniziativa ha il sostegno dell’Associazione italiana Avvocati e Giuristi Ebrei.
 

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DAFDAF FEBBRAIO 2022

Come affrontare le paure

La pandemia parrebbe mollare un po’ la presa, ma DafDaf questo mese ha comunque voluto affrontare un problema sempre più diffuso: nonostante l’avvicinarsi della primavera capita di preoccuparsi anche alla sola idea di uscire di casa, frequentare gli amici, stare di nuovo insieme. La tentazione di rinchiudersi nella propria stanza è ancora diffusa fra i giovanissimi, e l’invito che il giornale ebraico dei bambini rivolge ai suoi giovani lettori è di non cedere: Aharon Ferrari, che cura la rubrica dedicata alla psicologia, consiglia: “Portiamo i nostri pensieri il più vicino possibile alla realtà perché la realtà è spesso meno paurosa di quanto lo siano i nostri pensieri. Parlare con qualche amico, un parente o i nostri genitori ci aiuta a capire la reale portata di queste paure e una volta fatto questo lavoro, sarà molto più facile tornare a giocare”.
E un aiuto in più viene dal personaggio del mese: il Mangiapigrizia indossa un pigiama e aiuta a combattere l’inerzia. Abbiamo deciso insieme a Roberta Cibeu di parlare del Mangiapigrizia proprio perché potrebbe essere lui l’alleato giusto per combattere quella sensazione di fatica e di pesantezza che sta avvolgendo un po’ tutto, dopo tanti mesi di pandemia. “Quello che non vi aspettate dal Mangiapigrizia è il suo peso. Quando lo si prende in braccio pare proprio vivo. Del resto la pigrizia dà un senso di pesantezza. Il mio intento era quello di dare risalto alla sensazione di fatica che si sperimenta in fase di pigrizia acuta. D’altra parte, però, questo peso gli dà consistenza e mi fa pensare all’azione, o meglio, alle cose realizzate”.
L’idea è nata prima della pandemia, ma sembra davvero pensato apposta per aiutarci ora.
Allora coraggio, e buona lettura!

Ada Treves social @ada3ves

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Un simbolo di innocenza
C’è un video che circola sui social, si vede un uomo in Ucraina che cerca di fermare a mani nude un carro armato russo e poi si inginocchia per fermarlo. Simbolo quanto mai esplicito dell’innocente inerme di fronte alla violenza dell’aggressore armato. E ti sovviene di Tienanmen, quell’immagine straordinaria, e di altre immagini, foto di donne e uomini disarmati.
 
Anna Foa
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Oltremare - Patate
Ci sono momenti in cui anche chi parla tanto o scrive tanto come la sottoscritta resta senza parole. Perché chissà quante volte e in quante lingue è già stato detto e scritto, ma davvero? Davvero quello che serviva all’umanità non ancora uscita dalla pandemia del secolo era una guerra, regionale magari, ma potenzialmente mondiale? 
 
Daniela Fubini
Storie di Libia - Daniel Mimun
Daniel Mimun, ebreo di Libia. Nato a Tripoli nel 1946. La presenza della sua famiglia in Libia, testimoniata da scritti e documentazioni, risale al 600/700, quando ancora non erano arrivati gli arabi. Vanta tra i suoi avi famosi rabbini. In casa si osservavano le mizvoth, le tradizioni religiose ebraico tripoline, ma in maniera meno ortodossa che non in altre famiglie. 
 
David Gerbi
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