LE CELEBRAZIONI DI YOM HAATZMAUT
"Israele, casa di tutti"
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Dalla lotta contro la violenza sessuale a quella contro l’odio e il terrorismo, dall’impegno verso gli ebrei ucraini alla tutela delle sue minoranze. Come da tradizione, l’onore di accendere le torce che aprono in Israele la festa dell’Indipendenza è stato affidato a uomini e donne simbolo della sua società e delle sue sfide. E così a salire sul Monte Herzl di Gerusalemme per dare via al 74esimo Yom HaAtzmaut (Giorno dell’Indipendenza) si sono alternate i volti e le storie di Elizaveta Sherstuk, rappresentante degli ebrei ucraini, impegnata dall’inizio dell’invasione russa ad aiutare i suoi connazionali a fuggire dalla guerra. Del rabbino Kalman Samuels, che ha fondato Shalva, un’organizzazione che aiuta le persone con disabilità. Di Yael Sherer, una delle principali attiviste per la difesa delle vittime di violenza sessuale. Di Mounir Madi, che dirige un’accademia nel nord d’Israele per giovani drusi ed ebrei. Ad accendere la simbolica torcia anche i genitori di Shira Banki, uccisa da un estremista nel 2015 mentre marciava nella parata del Pride di Gerusalemme. “Accendiamo la torcia in nome di coloro che scelgono di insegnare ciò che è buono, piuttosto che condannare ciò che è cattivo, che lavorano per avvicinare le persone e non allontanarle, collegando e non separando, riparando e non vendicandosi”.
Parole in cui è riecheggiato anche il messaggio di Mickey Levy, presidente della Knesset, a cui come da tradizione è stato affidato l’intervento inaugurale.
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YOM HAATZMAUT - LA CERIMONIA AL TEMPIO MAGGIORE DI ROMA
"Stato ebraico, una importanza anche religiosa"
Festeggiamenti in tutta l’Italia ebraica per Yom HaAtzmaut. Al Tempio Maggiore di Roma la cerimonia religiosa per celebrare l’indipendenza dello Stato di Israele ha visto la partecipazione, tra gli altri, dell’ambasciatore israeliano in Italia Dror Eydar. “Non dobbiamo dimenticare che cosa abbia rappresentato questo evento nella storia ebraica, tanto più se si considerano le circostanze in cui è avvenuto. Il popolo ebraico, che pur aveva conosciuto numerosi eventi terribili, arrivò con la Shoah al punto più buio e drammatico della sua storia, mai visto e sofferto prima. Ma neppure tre anni dopo riuscì ad emergere dall’orrore con una nuova rinascita”, il messaggio condiviso nell’occasione dal rabbino capo rav Riccardo Di Segni. Ad essere citato il pensiero di un grande Maestro del Novecento, rav Josef Dov Soloveitchik, secondo il quale nell’atto della fondazione di Israele vi sarebbero sei segni di primaria importanza di cui tener conto (“i colpi dell’Amato”, secondo una interpretazione elaborata a partire dal Cantico dei Cantici).
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YOM HAATZMAUT - FESTA IN TUTTA L'ITALIA EBRAICA
"Contro l'odio, la voce degli amici di Israele"
Centinaia di persone per festeggiare, insieme, l’anniversario della nascita d’Israele. Ampia la partecipazione a Milano per l’iniziativa organizzata, nella cornice della Rotonda della Besana, dalla Comunità ebraica. Tra musica e convivialità, dopo due anni segnati dalla pandemia, l’evento è tornato aperto a tutti e in presenza. “Israele è un paese forte, dove si vive e ci si diverte. Non a caso è una delle nazioni che nelle classifiche risulta tra le più felici”, ha sottolineato nel corso della serata il presidente della Comunità ebraica milanese Walker Meghnagi. Un Paese però la cui esistenza "è in continuo pericolo, come dimostrano gli atti di terrorismo di queste settimane: per questo chiediamo agli amici di Israele di difenderla contro questo odio disumano”.
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LE INIZIATIVE A UN MESE DALLA SCOMPARSA
Evelyne Aouate, l'omaggio di Palermo:
"Diamo continuità ai suoi ideali"
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Conferendole la Tessera Preziosa del mosaico Palermo nel 2017, il sindaco Orlando sottolineò come nessuno più di lei, a livello locale, rappresentasse “la storia dell’ebraismo, il suo essere collegato a tanti luoghi e il suo essere fedele a una tradizione millenaria”. Una prospettiva che Evelyne Aouate ha scelto di valorizzare, in ogni sua iniziativa, con inesauribile generosità e passione. Una delle leve da cui ha attinto per promuovere incontri che hanno lasciato un segno e in particolare un progetto che da Palermo ha fatto il giro del mondo: la riapertura di una sinagoga a oltre cinque secoli dall’espulsione degli ebrei di Sicilia e dalla concomitante cancellazione di ogni segno della presenza ebraica, un tempo florida, dal paesaggio urbano.
A un mese dalla scomparsa la città, nelle sue più alte cariche civili e religiose, ricorderà oggi cosa questa donna straordinaria ha rappresentato non solo per il rinascente nucleo ebraico ma anche per l’intera collettività. Un ritratto a più voci e una sfida: dare continuità ai ai suoi ideali e alle sue speranze. Partendo proprio dalla sinagoga, che è previsto trovi collocazione nei locali dell’ex Oratorio di Santa Maria del Sabato concessi dall’arcivescovado. A precedere l’alto momento istituzionale un limmud svoltosi nelle scorse ore con interventi che hanno inquadrato vari aspetti della sua personalità e sono stati l’occasione per stringersi con affetto ai suoi familiari.
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IL NEW YORK TIMES RACCONTA LA SFIDA DEL NUOVO MUSEO EBRAICO
"Ghetto di Venezia, identità e futuro"
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Valorizzare le tracce di un passato-paradigma, ma anche costruire nuove premesse per la continuità. È il doppio binario sul quale scorre il progetto di restauro e rinnovamento che ha preso avvio nel quartiere ebraico di Venezia con al centro il potenziamento dei servizi del Museo e alcuni interventi dedicati alle cinque sinagoghe rinascimentali, il più importante complesso al mondo nel suo genere. Una sfida dal respiro internazionale e sulla quale si è accesa l’attenzione anche del New York Times, che in un articolo corredato da varie foto dà voce ad alcuni protagonisti di questo sforzo. “Quello che stiamo cercando di fare è valorizzare questo patrimonio, ridare nuova luce all’area del ghetto: una volta non la si guardava nemmeno. Vogliamo che questo quartiere riviva”, afferma il presidente degli ebrei veneziani Dario Calimani.
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LA MOSTRA "ISRAEL LANDSCAPE" A GENOVA
Israele e il mosaico della complessità
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Sessanta opere e trenta artisti per far conoscere Israele “attraverso la sua arte, ricreando così non solo il suo paesaggio geografico, ma soprattutto quello sociale e umano, ritraendo il paese come un mosaico della complessità, della diversità e della ricchezza dei suoi paesaggi, della sua gente e delle sue tradizioni”. È l’obiettivo della mostra Israel Landscape, che dopo un primo allestimento in occasione della fiera Arte in Nuvola a Roma dello scorso anno arriva ora a Genova al Museo d’Arte Contemporanea di Villa Croce.
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Un partigiano nei Castelli
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Pace e pacifismo
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Il pacifismo ha conosciuto il suo momento più autentico al tempo della Prima Guerra mondiale, perché era largamente diffuso il rifiuto dell’”inutile strage” e nessuno dei contendenti poteva invocare a proprio vantaggio indiscutibili ragioni morali.
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La mia posizione sulla guerra
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Donatella Di Cesare
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