PAGINE EBRAICHE MAGGIO 2022 - IL DOSSIER

L'Europa ebraica tra bilanci e prospettive

Era il 2008 quando la divisione di ricerca europea dell’American Jewish Joint Distribution Committee (JDC), l’International Center for Community Development (IC- CD), realizzava la sua prima indagine sui dirigenti e professionisti delle comunità ebraiche d’Europa. L’idea era di tastare il polso, di tracciare un primo bilancio, a vent’anni da un evento storico come la caduta del comunismo. Da allora ad oggi l’Europa ebraica “sembra aver raggiunto una fase con più comunanze per aree geografiche che differenze”. A sua volta però si sarebbero imposte all’attenzione “nuove e vecchie sfide”, anche piuttosto complesse, con le quali appare ineludibile un confronto.
Lo attesta la quinta indagine da poco conclusa, realizzata nel 2021 con il contributo di vari professionisti ed esperti. Per quanto riguarda l’Italia, che su molti temi sembra distinguersi per una sua specificità molto forte, sotto il coordinamento della sociologa della Fondazione CDEC di Milano Betti Guetta. Il dossier “Ebrei d’Europa” sul numero di Pagine Ebraiche di maggio in distribuzione pone l’accento sui temi di maggior interesse emersi, mettendo al centro gli elementi critici ma anche le possibilità e potenzialità che le tante interviste fatte dallo staff di JDC lasciano comunque intravedere. Col valore aggiunto, nel fare ciò, di porsi in una prospettiva comparata. Tra diversi Paesi. Ma anche nel tempo, vista la caratteristica diacronica di questo studio che è diventato ormai un appuntamento fisso molto apprezzato dagli addetti ai lavori.
Oltre a tanti punti fermi, alcune novità: una valutazione sull’impatto della pandemia, ad esempio, che così pesantemente ha lasciato un segno anche sul mondo ebraico. E in particolare sulla sua capacità di aggregare e sulla sfida, sempre più esistenziale, di pensare e costruire futuro. Perdita di vite umane, lockdown, distanziamento sociale, tumulti economici. I risultati dell’indagine “riflettono queste tendenze” in pieno. A suscitare allarme sono soprattutto due fattori, e cioè “perdite finanziarie e aumento della povertà”. Problemi un tempo più ai margini e oggi invece più nitidamente percepiti.
Fa notare JDC che la pandemia, tra le tante conseguenze, sembrerebbe aver innescato un diffuso timore tra i dirigenti “circa la capacità delle comunità di generare impegno e partecipazione”. Non è pertanto un caso se lo sviluppo di strategie di sensibilizzazione verso i non membri e il reclutamento di nuovi volontari siano stati “i due item d’azione che hanno ricevuto il punteggio più alto” quando ai dirigenti è stato chiesto di classificare i compiti di cui occuparsi per plasmare al meglio un’era post-Covid che, tra tante incognite, si inizia comunque a intravedere. Uno snodo decisivo anche per i destini dell’Europa ebraica.
JDC lo evidenzia in molti modi, esprimendo un generale apprezzamento ma rivolgendo anche un invito che merita di essere ascoltato da chi ha a cuore la prospettiva di una continuità. Il riconoscimento è a tutte quelle persone che, con abnegazione profonda, si impegnano ogni giorno all’interno dei loro enti e delle loro istituzioni “per guidare verso il futuro la vita ebraica”. Al tempo stesso l’invito è a non perdere la voglia di imparare e “di abbracciare cambiamento e creatività”.

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IL 9 MAGGIO E LA DENUNCIA DEL RABBINO CAPO D'UCRAINA

“La Russia ha ‘denazificato’
il cimitero ebraico di Hlukhiv”

Nelle stesse ore in cui la Russia si apprestava a celebrare la Giornata della Vittoria all’insegna dell’ormai rodata retorica della “denazificazione”, una propaganda criminale rilanciata come previsto anche in occasione della grande parata odierna, si è diffusa la notizia dell’ennesimo bombardamento da parte di Mosca di un luogo della Memoria ebraica. I missili russi hanno infatti centrato un cimitero ebraico nella città di Hlukhiv, nell’oblast’ di Sumy: all’interno del sito, tra molte sepolture, anche le tombe di alcune vittime di un pogrom di inizio Novecento. Uno dei tanti focolai di odio antisemita dal quale scaturirono allora persecuzioni e massacri. Nel cimitero di Hlukhiv riposano anche alcuni Maestri oggetto di speciale venerazione da parte del mondo chassidico. A rendere noto quanto avvenuto il ministro ucraino della Cultura e dell’Informazione Oleksander Tkacjenko. Reuven Asman, uno dei rabbini capo del Paese, è stato tra i primi a reagire. Questo il suo commento: “Alla vigilia del 9 maggio l’armata russa ha ‘denazificato’ il cimitero ebraico di Hlukhiv”.

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LA RIPRESA DEI LAVORI DELLA KNESSET CON IL RISCHIO DI UN RITORNO ALLE URNE

Israele, governo in bilico

Il respiro del trentaseiesimo governo d'Israele si fa sempre più corto. Con la riapertura dei lavori della Knesset l'opposizione guidata dall'ex Premier Benjamin Netanyahu è pronta a fare di tutto per rovesciarlo. L'esecutivo ha i piedi d'argilla: dal 6 aprile scorso è infatti rimasto senza maggioranza. Con l'uscita della parlamentare Idit Silman del partito Yamina, la coalizione ora si regge su 60 seggi su 120 totali. A Netanyahu basterà trovare un voto per darle la spallata definitiva. E per questo, dicono i media israeliani, il suo Likud potrebbe portare tra 72 ore in parlamento un disegno di legge per decretarne lo scioglimento. Il suo passaggio non è però sicuro: serviranno tre approvazioni, ma soprattutto servirà convincere ancora un parlamentare a lasciare il carro guidato dal duo Natfali Bennett e Yair Lapid. Senza una ulteriore defezione, il traballante governo potrebbe proseguire il suo complicato cammino. Inoltre l'opposizione, prima di muoversi, deve essere sicura di ottenere la maggioranza semplice in lettura preliminare così come in quella successiva. Un'eventuale bocciatura in queste due fasi significherebbe non poter più presentare per sei mesi la richiesta di scioglimento. Sei mesi che darebbero un po' d'ossigeno, almeno sulla carta, al Primo ministro Bennett e al suo alleato Lapid per raggiungere ancora qualche obiettivo. Quale, non è ancora chiaro. Intanto una decisione dall'effetto immediato è stata presa: dal 20 maggio non sarà più necessario, per chi entra in Israele, fare il test anti-covid all'aeroporto Ben Gurion. Un allentamento cha facilita così gli ingressi anche dei turisti in Israele. Inoltre, a partire dal 12 maggio sarà sufficiente fare un test rapido 24 ore prima dell'arrivo al Ben Gurion e non più un tampone molecolare (Pcr). 

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VITTIME DEL TERRORISMO, L'INTERVENTO DEL PRESIDENTE DELLA CAMERA

“Stefano Gaj Taché, l’Italia ricorda”

“Un pensiero commosso va oggi in particolare al piccolo Stefano Gaj Taché, ucciso nel vile attacco condotto nell’ottobre di 40 anni fa alla sinagoga di Roma. Rinnovo la vicinanza mia e della Camera dei deputati ai suoi familiari, qui presenti oggi, alle altre persone che rimasero ferite, e a tutta la Comunità ebraica”.
Così il presidente della Camera Roberto Fico nel ricordare la figura del piccolo Stefano, due anni appena quando fu ucciso da terroristi palestinesi nell’attacco del 9 ottobre 1982 al Tempio Maggiore, nell’occasione della Giornata della memoria delle vittime del terrorismo celebrata stamane a Palazzo Montecitorio.
Un drammatico episodio spesso evidenziato, in questi anni, ai più alti livelli istituzionali. “Il nostro Paese ha pagato, più volte, in un passato non troppo lontano, il prezzo dell’odio e dell’intolleranza. Voglio ricordare un solo nome: Stefano Gaj Taché, rimasto ucciso nel vile attacco terroristico alla sinagoga di Roma. Aveva solo due anni. Era un nostro bambino, un bambino italiano” le parole del Capo dello Stato Sergio Mattarella nel giorno del suo primo insediamento.
Nel suo nome, lo scorso settembre, si era anche aperto il G20 delle religioni svoltosi a Bologna.

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L'ANNIVERSARIO DELLE LEGGI ANTIEBRAICHE DEL 1222

Ebrei d'Inghilterra, la Chiesa si scusa
Un'attesa lunga ottocento anni

Nel 1222 il Sinodo di Oxford adottò delle gravi leggi antiebraiche: ordinò l'interruzione delle relazioni sociali tra ebrei e cristiani; vessò le comunità ebraiche attraverso nuove tasse e costrinse i suoi membri ad indossare un segno distintivo; vietò inoltre la costruzione di nuove sinagoghe. Si arrivò infine nel 1290 all'editto di espulsione degli ebrei dall'Inghilterra. Ci vollero oltre 350 anni perché il provvedimento venisse cancellato. Fatti vergognosi per cui la Chiesa d'Inghilterra ora, a distanza di ottocento anni, ha deciso di chiedere scusa. Lo ha fatto attraverso una cerimonia speciale organizzata alla Christ Church Cathedral di Oxford, alla presenza, tra gli altri, dei rappresentanti dell'arcivescovo di Canterbury Justin Welby. “Il servizio di oggi è un'opportunità per ricordare, pentirsi e ricostruire”, ha commentato Welby. "Preghiamo che ispiri i cristiani di oggi a rifiutare le forme contemporanee di antigiudaismo e antisemitismo e ad apprezzare e ricevere il dono dei nostri vicini ebrei”. Al quotidiano Guardian Jonathan Chaffey, arcidiacono di Oxford, ha evidenziato come sia arrivato il momento per i cristiani di pentirsi per le loro “azioni vergognose” e “riformulare positivamente” le loro relazioni con la comunità ebraica. “Non dimentichiamo che siamo ancora in viaggio. C'è ancora molto che deve essere fatto”, il commento invece del rabbino capo di Gran Bretagna Ephraim Mirvis (nell'immagine nel corso di un'iniziativa a margine della cerimonia). Il rav ha definito le scuse “un'occasione gloriosa, speciale, sorprendente e storica”. Ma dall'altra parte ha voluto sottolineare come il percorso per correggere torti, ingiustizie e incomprensioni sia ancora lungo.

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L'INIZIATIVA NELLA SINAGOGA DI REGGIO EMILIA

Fratelli Sereni, le carte di un dialogo indimenticabile

Un dialogo epistolare appassionante quello che ebbe per protagonisti Enzo ed Emilio Sereni tra Anni Venti e Trenta del secolo scorso. Pagine che, con molte analogie possibili, si inseriscono nella scia di un altro confronto che già aveva opposto due fratelli illustri dell’ebraismo europeo su temi come sionismo, identità, senso del proprio impegno: Gershom e Werner Scholem. È la chiave di lettura proposta da David Bidussa, storico sociale delle idee, nell’ambito di una conferenza sul loro carteggio che si è svolta all’interno della sinagoga di Reggio Emilia, organizzata da Istoreco con la partecipazione anche del rabbino capo di Modena rav Beniamino Goldstein.

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L'INIZIATIVA UCEI IN COLLABORAZIONE CON LA COMUNITÀ E IL MEIS

Ferrara, una giornata per l’incontro

Folta partecipazione da tutta Italia alla domenica intracomunitaria organizzata dall’area Educazione e Cultura UCEI diretta dal rav Roberto Della Rocca a Ferrara, in collaborazione con la Comunità ebraica e il Museo nazionale dell’ebraismo italiano e della Shoah. A fruirne sia adulti che ragazzi, con programmi specificamente declinati secondo le diverse esigenze.
La giornata si è aperta con una visita nelle sinagoghe ferraresi e con il benvenuto del presidente della Comunità Fortunato Arbib, del vicepresidente Andrea Pesaro e del rabbino capo rav Luciano Caro. La successiva visita negli spazi sinagogali è stata poi suddivisa in tre gruppi, coordinati dallo stesso rav, da Shemuel Lampronti e da Luciana Roccas Sacerdoti. A portare i saluti dell’Unione l’assessore Davide Romanin Jacur.

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Molotov Ribbentrop, patto scellerato
Oggi è il giorno X. Mentre scrivo non sappiamo ancora cosa dirà Putin nel celebrare la vittoria sulla Germania nazista mentre piovono le bombe russe sull'Ucraina aggredita. Vorremmo però ricordare in questa occasione, oltre all'indubbia vittoria sul Terzo Reich e all'eroismo del popolo russo e dell'Armata Rossa, anche quel Patto Molotov Ribbentrop del 23 agosto 1939 che preluse all'invasione della Polonia dall'Ovest, ad opera di Hitler, e dall'Est, ad opera di Stalin. 
Anna Foa
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Oltremare - Canzonette
Ci sono cose che dividono e forse divideranno per sempre Israele e l'Italia, e una di queste è la passione sfegatata qui da noi contro la quasi totale assenza di interesse in Italia per l'Eurovision - Song Contest, in breve "Eurovisione". Forse perché prendere parte alla gara rappresenta per Israele un momento di annuale partecipazione a qualcosa di altamente europeo, e quindi solido, serio, quasi nobile, o forse perché siamo il paese in cui nel giorno dell'Indipendenza il Presidente, dopo i discorsi ufficiali e il passaggio di tutta la flotta aerea nei brevissimi cieli nazionali, invece di fare che so, un pranzo di otto portate o una visita ufficiale in uno dei pur moltissimi luoghi di battaglie decisive sui pendii intorno a Gerusalemme, ospita una sessione di "shira be-zibur", sommariamente traducibile come "karaoke per il quale nessuno necessita di testi".
Daniela Fubini
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Storie di Libia - Moshe Labi
Moshe Labi, ebreo di Libia. Nato a Bengasi il 22 febbraio 1931, la lasciò nel 1943. Un tempo si chiamava Cirene. La Libia, ricorda, era suddivisa in due aree: la Tripolitania e la Cirenaica. La prima fu influenzata dall’occupazione dei Fenici che venivano dal Libano, la seconda dalla Grecia. Esse erano indipendenti l’una dall’altra. Quella che chiamiamo oggi Libia nei secoli fu poi occupata da vari Imperi. 
David Gerbi
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