PREMIATO IL LIBRO RIVELAZIONE DEL 2021

L'inquisizione e la famiglia Netanyahu,
a Joshua Cohen il Pulitzer per la narrativa
 

Acclamato anche in occasione dell'ultima edizione dei National Jewish Book Awards, "The Netanyahus: An Account of a Minor and Ultimately Even Negligible Episode in the History of a Very Famous Family", l'ultimo romanzo dello scrittore statunitense Joshua Cohen, si è aggiudicato il Premio Pulitzer come miglior opera del 2021 nella narrativa. Un libro formidabile nel suo impianto generale, satirico e non solo, e che va ad illuminare "un intreccio micidiale di politica, identità, pregiudizi e umane assurdità”, come raccontavamo su Pagine Ebraiche in occasione dell'uscita di quello che è diventato, in breve tempo, un vero e proprio caso editoriale. 
Quarantuno anni, Cohen è tra gli scrittori più apprezzati della nuova generazione. In Italia i suoi libri sono stati pubblicati da Codice Edizioni, che ha dato alle stampe due suoi romanzi ("Il libro dei numeri"; "Un’altra occupazione") e la raccolta di storie brevi "Quattro nuovi messaggi". 


Una sera d’inverno una famiglia arriva al Corbin College, a nord di New York. È il 1959. Benzion Netanyahu, oscuro studioso israeliano specializzato nell’Inquisizione spagnola, è in lizza per un incarico e a sorpresa si è trascinato dietro la moglie e i figli turbolenti. A occuparsi controvoglia degli ospiti sarà il professor Ruben Blum, che si occupa di storia delle tasse ma in qualità di unico ebreo della facoltà è stato cooptato nella commissione che valuta il candidato.
Da qui The Netanyahus (New York Review Books, 248.pp.), il nuovo romanzo di Joshua Cohen, rimescola fatti e fantasia in una commedia vertiginosa che fra una risata e un’invettiva illumina un intreccio micidiale di politica, identità, pregiudizi e umane assurdità. Il libro prende spunto da un episodio raccontato all’autore dal celebre critico Harold Bloom. A suo tempo Bloom, il difensore del canone letterario occidentale, si era trovato a fare da chaperon a Benzion Netanyahu in visita alla Cornell University dove quest’ultimo, specializzato in storia ebraica del Medioevo e autore di un’opera monumentale e discussa sull’Inquisizione, insegnerà dal 1971 al 1975. La famiglia farà ritorno in Israele l’anno dopo, quando il figlio Yonathan sarà ucciso nell’operazione Entebbe.



Nella finzione letteraria Harold Bloom – ammiratore di Joshua Cohen tanto da includere il suo Il libro dei numeri (Codice Edizioni, 2019) nell’elenco dei 48 romanzi da leggere e rileggere – diventa il professor Ruben Blum a cui tocca valutare Netanyahu malgrado la sua specialità non abbia niente a che fare con l’Inquisizione spagnola. “Sono uno storico ebreo, ma non uno storico degli ebrei”, precisa nelle prime pagine a chiarire che le dinamiche in ballo poco hanno a che fare con il merito accademico. Appena si addentra nelle ricerche di Netanyahu, Blum si rende però conto che stonano con la versione della storia che conosce. Secondo lo studioso israeliano, l’Inquisizione spagnola non discenderebbe infatti dalla volontà di convertire gli ebrei ma dal tragico destino del popolo ebraico, comunque votato alla sofferenza.



Sionista revisionista, vicino a Jabotinsky e ferocemente contrario a ogni compromesso con il mondo arabo, Benzion Netanyahu considerava di fatto l’intera storia ebraica “una storia di olocausti”. Alla sua morte, nel 2012 a 102 anni, molti critici hanno sottolineato che “sembrava guardare a casi di antisemitismo di epoche precedenti con il filtro dell’Olocausto”, come scrive il New York Times. Nel romanzo, il professor Blum concluderà che c’è poco di accademico in questa teoria che, dice, rasenta il “dogma”. Malgrado ciò non riesce a staccarsene e si avvita in notti insonni che per la prima volta lo vedono riflettere su se stesso, la sua storia e il significato del suo essere ebreo nell’America laica.
Negli Stati Uniti The Netanyahus: An Account of a Minor and Ultimately Even Negligible Episode in the History of a Very Famous Family, come suona il titolo completo, è stato accolto da recensioni entusiastiche. “Nessuno che oggi scriva in inglese è più dotato di Joshua Cohen”, sostiene Nicole Krauss. A partire da una trascurabile scheggia di verità, queste pagine compongono una ricognizione feroce e brillante degli interrogativi che segnano l’identità ebraica fra passato e presente, Israele, l’America e la diaspora – il genere di libro in cui la luce dell’attualità si carica di nuove preziose sfumature.

Daniela Gross 

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L'ARTISTA MICHAEL BEN-DAVID A PAGINE EBRAICHE

"All'Eurovision con Israele, realizzato un sogno"
 

“Essere qui e rappresentare Israele è un sogno. Pensare che fino a poco tempo fa facevo il commesso in un supermercato...”. 
Si dice pronto ed entusiasta Michael Ben-David per il suo esordio sul palcoscenico dell’Eurovision di Torino. A Pagine Ebraiche racconta l’emozione di questo suo debutto internazionale. “È incredibile, sono contento ed orgoglioso. L’atmosfera che si respira qui a Torino è bellissima. Tra i cantanti c’è un ottimo feeling. Io saluto tutti in ebraico, chaim sheli (vita mia), e ci si diverte”. Tra una foto e l’altra all’evento organizzato dall’ambasciata d’Israele in Italia e dal ministero del Turismo israeliano, con decine di persone arrivate a sostenerlo, Ben-David ricorda anche la sua recente visita nella sinagoga di Torino in occasione di Yom HaZikaron. “Cantare la preghiera Avinu Malkenu al tempio - spiega - è stato toccante. Un’emozione difficile da raccontare a parole. Quella sensazione di poter andare ovunque nel mondo e potersi sentire parte di una comunità, di poter condividere la propria identità, il proprio ebraismo. Un momento che conserverò nel cuore”. Nel corso della serata torinese Ben-David, conversando con il portavoce dell’ambasciata israeliana Uri Zirinski, ha presentato una versione acustica della sua I.M. in concorso all’Eurovision. Una canzone che parla di autoaccettazione e di consapevolezza.

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LA COLLABORAZIONE STRATEGICA TRA UNIVERSITÀ DI TRIESTE E PAGINE EBRAICHE

Tradurre per informare, la staffetta dei tirocinanti
 

Succede in ogni università: con l’avvicinarsi della sessione di laurea aumenta la tensione, e oltre allo studio si pensa a verificare la documentazione, per accertarsi che sia tutto a posto. Per gli studenti dell’Università di Trieste che stanno svolgendo il tirocinio presso la redazione di Pagine Ebraiche sono settimane impegnative: non ci sono problemi a concludere il percorso, le ore necessarie a convalidare l’esperienza in UCEI sono tante, ma la Sezione di Studi in Lingue Moderne per Interpreti e Traduttori, la SSLMIT, certamente prepara anche a reggere la pressione. Il piccolo gruppo di traduttori è solido e solidale, e il sistema collaudato: a ogni traduzione corrisponde una revisione, fatta da un altro tirocinante, in modo che la collaborazione sia costante. Oramai da qualche anno è il passaparola a far arrivare i nuovi tirocinanti, che alla fine del percorso, oltre a essere valutati, devono a loro volta consegnare in università una scheda sull’esperienza appena conclusa. A Trieste l’incontro fra coloro che stanno finendo la collaborazione con la redazione e i nuovi candidati ha consolidato una volta di più lo spirito di gruppo e la voglia di mettersi in gioco incrociando il lavoro tra chi traduce in inglese, tedesco, francese, russo e spagnolo. Senza dimenticare il neerlandese, il portoghese e un poco di arabo. E tra poche settimane sarà un piacere poter raccontare le lauree di alcuni di loro e portare loro, come da tradizione, il nostro caloroso mazal tov.

a.t. social @ada3ves

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ISRAELE PROTAGONISTA AL CYBERTECH EUROPE DI ROMA

"Sicurezza, serve uno scudo digitale"
 

Tra le più importanti iniziative al mondo nel suo ambito, Cybertech Europe è ormai un appuntamento imprescindibile per molte aziende italiane e straniere che operano nel settore della cybersicurezza. Ancora di più alla luce dei numerosi stravolgimenti apportati dal Covid e in ragione del protrarsi di una guerra il cui impatto si tocca con mano anche in questa sfera.
“Costruire una resilienza collettiva attraverso uno sviluppo della sicurezza”, “Uomo e tecnologia nel mondo digitale”, “Velocità e conoscenza dell’avversario”, tra i temi più significativi affrontati nel corso della giornata inaugurale della fiera apertasi quest’oggi a Roma, al Centro Congressi La Nuvola, di nuovo in presenza dopo l’interruzione causata dalla pandemia.
“In un mondo sempre più interconnesso, la protezione di dati e infrastrutture digitali ha un ruolo chiave per la nostra sicurezza. Uno scudo digitale serve a garantire servizi essenziali nella vita di tutti i giorni e salvaguardare settori critici come quello energetico, dei trasporti, delle comunicazioni” le parole di Alessandro Profumo, amministratore delegato di Leonardo.
Anche Israele, tra i Paesi leader a livello internazionale, protagonista dell’evento con un proprio padiglione ricco di proposte.

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LA PRESENTAZIONE DEL PROGETTO DEL CDEC

Partigiani ebrei: i nomi, le storie
 

Online simbolicamente dal 25 aprile scorso, il sito resistentiebrei.cdec.it rappresenta un passaggio importante nel lavoro della Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano. Una piattaforma in cui scoprire le storie di uomini e donne ebrei italiani che durante il biennio 1943-1945 furono parte attiva della Resistenza. Al momento nel database si trovano oltre 240 nomi legati alla lotta contro il nazifascismo in Campania, Lazio e Toscana. Ma il progetto – come aveva raccontato a Pagine Ebraiche la sua referente, la storica Liliana Picciotto – proseguirà, risalendo nel tempo tutta la penisola. “L’idea dell’intero progetto è quello di restituire agli ebrei un’immagine che non sia solo quella di vittime" spiega Picciotto, alla guida di un gruppo di lavoro dedicato. "Era del resto il progetto iniziale del Cdec e dei suoi giovani fondatori: dare voce ai resistenti ebrei e alle loro storie”. Proprio Picciotto, in dialogo con lo storico della Resistenza Mirco Carrattieri, presenterà nel pomeriggio (ore 18.00) la ricerca e il nuovo portale sul canale social del Cdec, con la partecipazione anche del presidente della Fondazione Giorgio Sacerdoti, del direttore Gadi Luzzatto Voghera e della responsabile dell'Archivio e della digital Library Laura Brazzo. A portare i propri saluti saranno l'ambasciatore di Germania in Italia Viktor Elbing, la presidente UCEI Noemi Di Segni e il presidente dell'Istituto Parri Paolo Pezzino.

QUI ROMA - LA PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI WALTER ARBIB

"Tripoli e gli eroi dell'Alitalia: vivo grazie a loro"
 

Non c’è emergenza o crisi in cui Walter Arbib non sia intervenuto, anteponendo a ogni altra considerazione la sua umanità, il suo agire per un principio supremo senza confini né appartenenze. In pagine appassionanti lo racconta “Fermi, non sparate sono Walter!”, la sua biografia scritta dal giornalista israeliano Yossi Melman.
Pubblicato ora anche in Italia dall’editore Salomone Belforte, il libro ripercorre l’incredibile vita di questo filantropo figlio della Libia ebraica sradicata dalle violenze del giugno del 1967 che dice di sentirsi ugualmente a casa “in Italia, in Israele e in Canada” e la cui prospettiva è il mondo nel senso più ampio del termine. Dal Sud Est asiatico travolto dallo tsunami, al Medio Oriente più ostile ad Israele, fino all’Ucraina sotto attacco russo, non ha mancato di darne prova negli scenari più intricati. Tra le pagine più significative della sua biografia, tradotta dall’inglese dalla giornalista Rossella Tercatin, quelle in cui è descritto il coraggio del personale dell’Alitalia che gli tese una mano per aiutarlo a lasciare il Paese natio attraversato dai feroci tumulti antisemiti che determinarono la fine di questa millenaria storia e presenza. “Eroi che rifiutarono l’indifferenza”, le parole pronunciate da Arbib durante una partecipata serata romana organizzata per rivolgere loro, a 55 anni da quei fatti, il suo commosso “grazie”.

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IL VIA ALLE ATTIVITÀ CON UNA CONFERENZA DI SERGIO DELLA PERGOLA

Un osservatorio contro l'antisemitismo,
nel nome di Enzo Sereni 

“La nostra è un’organizzazione apolitica ma il nome che abbiamo scelto è comunque la testimonianza di una certa simpatia verso quel sionismo socialista di cui fu una figura esemplare. Un simbolo ‘vivo’, in cui in tanti di noi si riconoscono”.
Da qui – spiega il giurista Emanuele Calò, che ne è il direttore – la scelta di intitolare ad Enzo Sereni un osservatorio appena costituito che vede il coinvolgimento di accademici ed esperti del diritto in molte declinazioni e che ha come sua prima finalità quella di contrastare il fenomeno dell’antisemitismo “lasciando un segno negli ambienti giuridici, anche attraverso scritti e pubblicazioni”. Il primo di “una serie che auspichiamo proficua di eventi” sarà una conferenza online del professor Sergio Della Pergola, emerito di demografia presso l’Università ebraica di Gerusalemme, che inaugurerà le attività sociali trattando il tema delle “manifestazioni e percezioni” dell’antisemitismo nell’Europa contemporanea. 

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L'arena
Da due anni buoni si vive come in un tempo sospeso. Prima la pandemia, ora una guerra che rischia di arrivarci in casa. In emergenze globali come queste la tentazione è di rifugiarsi in un eremo per non vedere e non sentire. L’unico modo per evitare l’angoscia e la stretta al cuore. E invece, alla fine, qualcosa ti dice dentro che non ti puoi tirare indietro davanti alla disperazione degli altri. E al posto dell’eremo, l’arena. Per il resto, devi continuare a vivere come se il domani fosse immancabilmente prospero e sereno. Incredibilmente, prospero e sereno.
Dario Calimani
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Non esistono scorciatoie
Di recente si sono registrate diverse opinioni sull’approccio da tenere verso Fratelli d’Italia. Naturalmente, ciascuna opinione dipende dal retroterra culturale e dalle curiosità di ciascuno. Nel mio caso, m’incuriosisce l’atteggiamento nei riguardi della costruzione europea. Non a caso i Trattati di Roma sono stati stipulati nel 1957, in un momento di grande fiducia nell’avvenire. 
Emanuele Calò
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Antisemitismo al quadrato
Le scuse di Putin a Bennett per le sciagurate valutazioni ed esternazioni del suo ministro degli esteri Lavrov erano abbastanza prevedibili dato il rischio che comporta per la Russia una posizione nettamente antisemita; così come era inevitabile la loro accettazione da parte del premier israeliano, che non può permettersi una aperta ostilità nei confronti di Mosca con l’esercito russo presente in Siria e la forte componente russofona della popolazione di Israele.
David Sorani
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