Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui      16 Maggio 2022 - 15 Iyar 5782
TRA GLI OSPITI, IL PULITZER JOSHUA COHEN E IL PREMIO NOBEL OLGA TOKARCZURK 

Gerusalemme, la festa dei grandi libri

Grandi libri e grandi storie al Festival degli scrittori che ha preso il via a Gerusalemme. Tra i protagonisti di questa edizione, in larga parte in presenza, il premio Nobel per la Letteratura Olga Tokarczuk, il neo Pulitzer Joshua Cohen, Julian Barnes, Hervé Le Tellier, Peter Singer, Yuval Noah Harari e Jonathan Franzen. “È la mia terza volta in Israele. Provo sempre una profonda emozione nel rendermi conto che questo Paese esiste” ha detto Tokarczuk, presentando l’edizione appena tradotta del suo libro del 2014 sul falso messia Jacob Frank. Un’opera che le è costata “otto anni di lavoro, scartabellando anche tanti archivi” e pensata anche per far emergere “come le due culture, quella polacca e quella ebraica, si siano spesso influenzate a vicenda nella loro lunga convivenza una al fianco dell’altra”. Il suo nuovo libro in uscita, ha annunciato, sarà invece un thriller.
Alla scrittrice, durante un precedente incontro con la stampa, è stato chiesto anche un parere sull’aggressione russa all’Ucraina. “La Russia – la sua risposta – è una minaccia al mondo libero: ucraini e polacchi la pensano allo stesso modo”. Un conflitto anacronistico, ha poi aggiunto Tokarczuk, “e che riporta alla mente alcune immagini orribili legate alla seconda guerra mondiale”.
Tra gli eventi più attesi quello con il fresco vincitore del Pulitzer, impostosi con un corrosivo romanzo sulla famiglia Netanyahu incentrato sulla figura dello storico Benzion, il padre dell’ex premier Benjamin. “Con questo mio libro ho cercato di trasmettere cosa abbia significato vivere nell’epoca di Donald Trump” ha detto in una intervista all’Associated Press da Gerusalemme, dove è già da qualche giorno per una residenza artistica. A suo dire infatti entrambi gli uomini politici sarebbero cresciuti all’interno di famiglie “diventate, di fatto, un reality show”. Uno show del quale, volenti o nolenti, “anche noi facciamo parte”.
Sotto i riflettori anche l’Italia, in particolare con la scrittrice Giovanna Giordano i cui romanzi sono in traduzione in ebraico. Il suo intervento nell’ambito del festival, organizzato in collaborazione con l’Istituto italiano di cultura di Tel Aviv, sarà dedicato sulle violenze e ferite del colonialismo fascista in Africa.

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LA CERIMONIA IN SINAGOGA CON IL SINDACO MANFREDI E L'AMBASCIATORE EYDAR

"Napoli e Israele, legame forte"

Il rapporto secolare tra il mondo ebraico e Napoli. Il ruolo della Memoria nella coscienza civile della città attraverso le voci dei Testimoni. Il legame con Israele e le prospettive di collaborazioni future. Sono alcuni dei temi ricordati in queste ore nella sinagoga di Napoli in occasione di un incontro con protagonisti il sindaco Gaetano Manfredi e l'ambasciatore d'Israele Dror Eydar. “C'è un ponte che unisce Israele a questa città. Ed entrambe hanno un cuore grande”, ha sottolineato in apertura la presidente della Comunità partenopea Lydia Schapirer. “Forse non è un caso che l'azzurro colleghi queste due realtà”, ha aggiunto il rabbino capo Ariel Finzi. A ricostruire la storia dell'ebraismo napoletano ai presenti, il Consigliere dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Sandro Temin. In occasione di questo incontro il sindaco Manfredi consegnerà a Tullio Foà una targa come testimonianza del riconoscimento di Napoli per la sua infaticabile trasmissione della Memoria alle giovani generazioni. In serata si aprirà invece la prima edizione della conferenza “Techagriculture meeting Italia-Israele: L’agricoltura incontra l’innovazione”. Un appuntamento organizzato dal 16 al 18 maggio a Napoli dall’ambasciata d’Israele in Italia in collaborazione con Confagricoltura, il Comune e l’Università Federico II.

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LA NOMINA DEL CONSIGLIO DELLA COMUNITÀ

Napoli, rav Ariel Finzi nuovo rabbino capo

Clima di gioia ed emozione tra gli ebrei napoletani per la nomina a rabbino capo di rav Ariel Finzi, festeggiata nel corso di una recente iniziativa in sinagoga. Approdato in città nell’autunno del 2015 con il titolo di maskil, rav Finzi ha svolto le funzioni di rabbino con proprio rabbino di riferimento dapprima rav Elia Richetti z.l. e poi rav Riccardo Di Segni.
Nel corso di questi anni, in modo infaticabile e costante, ha organizzato lezioni per gli iscritti e per il Progetto Meridione, di cui è diventato responsabile, preparando diversi Bar e Bat Mitzvah e contribuendo, d’intesa con il Consiglio, a quell’immagine di accoglienza e familiarità che caratterizza la Comunità. Il 31 marzo scorso ha poi conseguito il titolo rabbinico maggiore e il 6 maggio quello di rabbino capo, con il quale in futuro guiderà, dal punto di vista religioso, la Comunità stessa.
Per festeggiare rav Finzi iscritti, non iscritti, semplici amici della Comunità si sono riuniti nel Beth haKnesset locale per una festosa cerimonia in cui la presidente Lydia Schapirer, nel congratularsi per il titolo appena ottenuto, ha consegnato al rav un pregiato talled in seta come dono di una Comunità che è apparsa sempre al suo fianco nel corso dei suoi ultimi studi.
La presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni ha donato invece un quadro, sottolineando l’importanza di questa investitura e il sostegno dell’UCEI. Apprezzamento per la nomina è stato espresso anche da Miriam Rehbun, presidente della sezione napoletana dell’Adei Wizo.

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L'ALLARME DELL'ANTI-DEFAMATION LEAGUE DOPO LA STRAGE DI BUFFALO

"Odio e violenza, il suprematismo bianco
è una minaccia esistenziale per Usa"

Quanto accaduto a Buffalo, negli Stati Uniti, è “un atto di terrorismo interno”. Non ha dubbi il Presidente Usa Joe Biden nel definire l'ennesima strage compiuta da un suprematista bianco nel paese. “Un crimine ripugnante e motivato dall'odio razziale, perpetrato in nome della disgustosa ideologia del nazionalismo bianco”, ha aggiunto Biden. Dieci le persone assassinate dall'attentatore, il diciottenne Payton Gendron. Come ha scritto lui stesso nel manifesto pubblicato in rete, si è trattato di un'azione progettata nei minimi dettagli. Il suo primo obiettivo era quello di “uccidere quanti più neri possibile”. E per questo ha scelto un'area specifica di Buffalo, dove ha colpito armato di fucile d'assalto, indossando un'armatura tattica, un elmetto e una body camera con cui ha filmato la strage in live streaming. Il video è stato quasi subito eliminato dalla piattaforma in cui è stato pubblicato. La volontà di Gendron era quella di emulare in tutto e per tutto il terrorista che più lo ha ispirato: Brenton Tarrant. L'uomo che a Christchurch, in Nuova Zelanda, ha massacrato 51 persone in una moschea in nome della teoria cospirazionista della sostituzione dei bianchi. Una teoria che il giovane attentatore di Buffalo ha fatto sua, come evidenzia il direttore dell'Anti-Defamation League Jonathan Greenblatt. Gendron “è stato pesantemente influenzato dall'ideologia suprematista bianca, compresa la teoria cospirativa della 'Grande Sostituzione', virulentemente antisemita e razzista. Non fraintendetemi: questo è lo stesso odioso veleno antisemita che ha ispirato i killer di Pittsburgh, Poway, El Paso e Charleston”, sottolinea il numero uno della ong americana che si occupa di lotta all'antisemitismo e a ogni forma d'odio. “Si è trattato dell'ennesimo attacco prevedibile da parte di un convinto suprematista bianco che si è imbevuto di odiose teorie cospirative online e poi è passato all'azione violenta, questa volta prendendo di mira soprattutto vittime di colore. - le parole di Greenblatt - Non possiamo rimanere compiacenti di fronte a questa continua e grave minaccia alla sicurezza nazionale. Bisogna fare di più, ora, per contrastare la violenza razzista e antisemita propinata dall'estrema destra”.

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IL CONGRESSO A VERONA

Medicina e innovazione, l’esempio di Israele

Il 24 e 25 maggio si svolgerà a Verona, al centro congressi Palaexpo di Veronafiere, il terzo congresso di Innovabiomed sulle innovazioni nel campo della medicina. Relatori di alto profilo scientifico e professionisti del settore si confronteranno su tecnologie biomediche di ultima generazione, nuovi percorsi della ricerca, PNRR e fondi per l’innovazione. Il titolo di questo congresso è “The transition in healthcare” e ha lo scopo di favorire l’incontro e il confronto fra imprese del settore biomedicale e fornitori specializzati, medici, amministratori e personale della sanità, professionisti, investitori, start-up, ricercatori, docenti e giovani interessati al settore. Il programma della due giorni prevede convegni, tavole rotonde, workshop e un’area business con la presenza di aziende altamente innovative.

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L'INIZIATIVA DELLA FONDAZIONE MUSEO DELLA SHOAH DI ROMA

Memoria viva, gli studenti italiani
in piedi per Sami Modiano

Trecento studenti e 50 docenti da tutta Italia nella rete delle attività educative della Fondazione Museo della Shoah si sono ritrovati al Teatro Vascello di Roma per una giornata all’insegna della condivisione di esperienze, traguardi e speranze.
L’incontro è stato l’occasione per condividere alcuni elaborati svolti durante l’anno dagli studenti e per soffermarsi sia sugli obiettivi raggiunti che sugli impegni futuri legati ai progetti di alternanza/lavoro in essere. In questo ambito la Fondazione ha ad esempio siglato nel 2021 un protocollo d’intesa con il ministero dell’Istruzione dal titolo “Studiare, conoscere e insegnare la Shoah”.
A dare il benvenuto ai partecipanti il presidente della Fondazione Mario Venezia, il responsabile della didattica Marco Caviglia e Alessia Salmoni, vicepresidente del XII Municipio. Con loro anche il Testimone della Shoah Sami Modiano, infaticabile nel suo impegno di Memoria e trasmissione di valori alle nuove generazioni.

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LE PRIME DUE PIETRE D'INCIAMPO NELLA CITTÀ VENETA

Gilda Forti e Tullio Basevi,
Verona non dimentica

Verona. Via Duomo 5 e vicolo Stella 6. Da oggi chi passerà per queste due strade si imbatterà nel ricordo di Gilda Forti e Tullio Basevi. I loro nomi sono infatti incisi nelle prime due Pietre d’inciampo della città. Anche Verona entra così nel grande progetto di Memoria diffusa rappresentata dalle Stolpersteine, le pietre ideate dall’artista tedesco Gunter Demnig per ricordare chi dai lager nazisti non fece più ritorno. Come Gilda Forti, 50 anni, arrestata a Verona il 25 novembre 1944 e assassinata a Ravensbrück. E suo cugino, Tullio Basevi, maestro di musica di 55 anni, arrestato il giorno precedente e assassinato a Flossenburg.
La posa delle pietre a loro dedicate – che ha vista un’ampia e commossa partecipazione – ha rappresentato il complimento del progetto “La grande Storia e le piccole storie” finanziato dalla Regione Veneto e realizzato dall’Associazione Figli della Shoah sezione di Verona.
Ad apporre la prima pietra intitolata a Forti, Roberto Israel, Consigliere della comunità ebraica veronese e responsabile della sezione locale dell’Associazione Figli della Shoah. La seconda Stolperstein è stata invece apposta dai parenti di Tullio Basevi, Susanna Basevi e Gaudio Pedalino.

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LA PRESENTAZIONE DEL LIBRO NELLA COMUNITÀ PIEMONTESE

I Carmi e Casale Monferrato, una saga familiare

L’espressione “saga familiare” non sembra davvero esagerata per definire “Alla vita, le Chaym”, il volume scritto da Bruno Carmi presentato ieri nella sede della Comunità ebraica di Casale Monferrato. Soprattutto vedendo i Carmi riuniti nel cortile delle Api: una ventina tra i fratelli di Bruno – Elio e Adriana – figli e nipoti.
La prima menzione del cognome legato a Casale è del 1679 e la certezza che li troveremo ancora per lungo tempo in questi cortili è una gioia per i tanti amici della famiglia (e della Comunità ebraica, con cui il cognome si identifica) venuti per testimoniare il loro affetto e riconoscenza per quanto i Carmi hanno fatto per la città. Non c’è più un posto a sedere in vicolo Salomone Olper. A intervenire al fianco dell'autore, il fratello Elio Carmi nella veste di presidente della Comunità di Casale e lo storico Alberto Cavaglion.

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Memoria e rivolte
Si parla molto in questi giorni di ebrei e Resistenza, sfatando da più parti il mito della passività ebraica. Il CDEC, con Liliana Picciotto, sta conducendo ricerche di ampio raggio sui partigiani ebrei italiani. E due giorni fa ho partecipato alla Casa della Memoria di Roma ad una discussione interessante sul bel libro di Luciano Susini, La Resistenza ebraica in Europa. E allora, mi viene spontaneo ricordare che oggi, 16 maggio, è l’anniversario della rivolta del 1944 dei Rom ad Auschwitz-Birkenau. 
Anna Foa
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Oltremare - Fight Club 2022
Come molti nuovi israeliani, ho un passato di frequenti, a volte eccessivamente frequenti, viaggi aerei. E molto prima di decidere di venire a vivere qui, quei viaggi erano intercontinentali lunghi dieci ore e oltre, a seconda degli scali. Sono passata abbastanza velocemente dal primo volo, credo per Roma, quando ero ragazzina, molto emozionata e interessata a tutto quel che vedevo, a voli emozionanti perché mi portavano in luoghi nuovi, all'alba dei low cost e al tramonto degli inter-rail.
Daniela Fubini
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Storie di Libia - Manuela Buaron
Manuela Buaron, ebrea di Libia, nata a Tripoli nel 1958. La sua, racconta, era una famiglia non troppo osservante. Sua madre Rachele era una Abravanel e sua nonna una Labi, famiglie molto religiose che vantavano nella loro genealogia anche dei famosi rabbini. Hanno tramandato le tradizioni ebraico tripoline a tutti i loro discendenti e anche lei le ha trasmesse ai suoi figli. 
David Gerbi
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