LA RUSSIA CONTRO IL PRESIDENTE DELLA CONFERENZA DEI RABBINI EUROPEI
"Agente straniero", l'accusa di Mosca a Goldschmidt
Il rav: "Orgoglioso di essere dalla parte giusta"
Costretto a lasciare la Russia dopo l'invasione dell'Ucraina, rav Pinchas Goldschmidt da oltre un anno critica le azioni del Cremlino. In esilio forzato in Israele per non aver accettato di sostenere l'aggressione a Kiev, il rav ha denunciato le mosse del presidente Putin e si è detto preoccupato per il futuro della Comunità ebraica russa. Lui che per oltre trent'anni ha contribuito a ricostruirla, diventando rabbino capo di Mosca nel 1993. Una carica ricoperta fino al 2022. Poi c'è stato il 24 febbraio e tutto è cambiato. E ora il rav si trova insieme ad altri oppositori ad essere bollato dal Cremlino come agente straniero.
Il ministro della Giustizia, secondo quanto diffuso da un'agenzia di stampa locale, lo accusa infatti di diffondere “false informazioni sulle decisioni prese dalle autorità pubbliche della Federazione Russa e sulle loro politiche”. Inoltre, “si è opposto all'operazione militare speciale in Ucraina”. In risposta a questa notizia il rav, che è il presidente della Conferenza dei rabbini europei dal 2011, ha detto di essere “orgoglioso di essere dalla parte giusta della storia".
(Nella foto: un recente incontro tra rav Goldschmidt e il rabbino capo d'Ucraina rav Moshe Azman)
IL SUCCESSO DELL'UNDER 21 NEI QUARTI DI FINALE DEGLI EUROPEI
Calcio israeliano, un sogno olimpico
Il calcio continua a regalare sorrisi e speranze a Israele. Dopo una primavera in cui i giovanissimi dell'under 20 sono arrivati a un passo dalla finale nei mondiali organizzati in Argentina, ora è il turno dell'under 21 di fare la storia. E un primo importante passo è stato compiuto ieri sera: nei quarti di finale degli Europei in corso in Georgia e Romania la selezione guidata dal commissario tecnico Guy Luzon ha infatti battuto la squadra georgiana. E così, per la prima volta, si è qualificata alle semifinali europee. Un traguardo raggiunto dopo un adrenalinico finale ai calci di rigore nel gremito stadio di Tbilisi. Ad essere decisivo, il portiere Daniel Peretz, eletto uomo del match sia per essere riuscito a neutralizzare gli attacchi georgiani nel corso dei 120 minuti di partita - finita a reti inviolate -, sia per aver parato uno dei due rigori sbagliati dalla squadra di casa. L'ultimo, quello decisivo, calciato da Saba Khvadagiani, è finito contro il palo, aprendo la festa israeliana con i giocatori corsi tutti ad abbracciare un Peretz in lacrime.
IL PRESIDENTE ISRAELIANO HERZOG A COLLOQUIO CON L'OSSERVATORE ROMANO
"Per un accordo di pace serve realismo,
ma anche creatività e inventiva"
Dai rapporti d'Israele e in particolare della sua famiglia con la Chiesa cattolica, alle prospettive di pace con i palestinesi. È un'intervista ampia e molto legata all'attualità quella rilasciata dal Presidente d'Israele Isaac Herzog all'Osservatore Romano. L'occasione per il colloquio, spiega il quotidiano della Santa Sede, sono i trent'anni dagli Accordi di Oslo. Oggi le prospettive di una intesa con i palestinesi sono lontane ed Herzog ne analizza i motivi. “Il primo ostacolo, lo voglio dire con molta franchezza e dolore, è dato dal susseguirsi di azioni di terrorismo contro il nostro popolo, contro civili inermi. E soprattutto ci preoccupano gli atti di terrorismo individuale”, le parole del presidente, che individua altri due problemi principali rispetto alla possibilità di sedersi a un tavolo negoziale. Da una parte le divisioni interne alla leadership palestinese e i gruppi del terrore, dall'altra il futuro di questa leadership. Per il Presidente è infatti evidente come non ci sia stata nel versante opposto una “transizione ad un nuovo gruppo dirigente, non svolgendosi elezioni ormai da molti anni”. Per lui, “per uscire da questo stallo, l’unica vera prospettiva di pace possibile” deve “crescere dal basso; […] che ognuno comprenda i dolori, le sofferenze, dell’altro. Occorre che il processo di pace investa i due popoli, non solo i politici. I due popoli non debbono odiarsi”. In ogni caso, Herzog tiene ad evidenziare come “un buon accordo di pace si nutre non solo di realismo ma anche di creatività ed inventiva. Di questo mi piacerebbe parlare con papa Francesco. Spero presto”.
L'ebraico di Leopardi, formazione di un autodidatta
Aveva 15 anni Giacomo Leopardi quando iniziò ad interessarsi allo studio dell’ebraico, da autodidatta, sfogliando i libri del padre. Tra cui una Bibbia poliglotta.
Un interesse che avrebbe influenzato profondamente la sua opera e di cui però poco in genere si sa e pochissimo è stato scritto. A correggere la rotta l’impegno di una giovane studiosa, Miriam Kay, tra le vincitrici della sedicesima edizione del Premio “G. Leopardi” assegnato annualmente a tesi di laurea distintesi per il contributo offerto alla comprensione del grande poeta e del suo lascito intellettuale. Quella di Kay, discussa all’Università Sapienza nel 2020, si intitola “La più antica immaginazione. Leopardi e l’ebraico: testi, lingua e stile" e ha tra gli obiettivi quello di individuare le coordinate cronologiche dell’apprendimento di questa lingua, nonché di restituire un quadro il più possibile completo dei testi che Leopardi potrebbe aver utilizzato a tal fine. In questa direzione – afferma Kay, oggi dottoranda in Studi Italianistici all’Università di Pisa in cotutela con l’Université Sorbonne Nouvelle di Parigi – sono stati svolti l’analisi e il commento delle osservazioni sull’ebraico contenute nello Zibaldone e si è poi passati alle prove giovanili di traduzione dall’ebraico in diverse lingue di arrivo. Un tema affascinante, ma quasi del tutto inesplorato.
Chi per esigenze lavorative, chi per arricchimento del suo bagaglio culturale, chi per riscoprire la propria identità. La scelta di studiare l’ebraico, prendendo parte alle lezioni dell’Ulpan Italia Online, ha molte ragioni. Ma a formarsi – afferma Luisa Basevi, che ne è l’insegnante – “è sempre un forte spirito di comunità” che unisce gli studenti. Così è stato “anche nei mesi che hanno preceduto il sostenimento degli esami di certificazione dell’Università Ebraica di Gerusalemme” svoltisi a Roma negli scorsi giorni, su iniziativa dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Oltre una trentina i partecipanti, giunti da molte città, con una forte diversificazione anche di tipo anagrafico.
Si apre con un servizio sulla mostra “Il tempo ritrovato”, dedicata agli architetti ebrei espulsi dagli ordini professionali con le leggi antiebraiche del 1938, la puntata di Sorgente di vita in onda stamane su Rai Tre. Visitabile al MAXXI di Roma fino a settembre, e presentata nell’ambito del progetto multidisciplinare “Architecture and remembrance”, sostenuto dalla Commisione europea, l’esposizione racconta, tra documenti, progetti, disegni e planimetrie, le storie di nove architetti ebrei che contribuirono a disegnare il profilo delle città italiane.
L’edizione odierna esce grazie alla disponibilità del direttore responsabile uscente, che in attesa del compimento dell’iter predisposto dall’Ente editore per riassegnare l’incarico e su richiesta dell’Ente stesso, si è reso disponibile a garantire provvisoriamente i requisiti di legge. La redazione esprime la propria gratitudine per questo suo gesto.