Elia Richetti,
rabbino
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I
Chachamim mettono in risalto che l’espressione “Wa-yìchan sham Israel
néghed ha-hàr” (“si accampò lì Israele di fronte al monte”), messa al
singolare, indica che in quel momento c’era un’eccezionale unità di
intenti. Il versetto successivo si apre con le parole “U-Moshè ‘alà”
(“Moshè salì”): ciò significa che quando un gruppo è unito, coeso,
anche chi lo rappresenta ne è innalzato.
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Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
di Gerusalemme
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In
occasione della visita a Roma del presidente iraniano Rouhani, alcune
statue di nudi ai Musei Capitolini sono state pudicamente coperte con
dei pannelli bianchi dai quattro lati. In segno di rispetto. Perché lui
non lo ha mai visto. Quando gli scappa usa un software telematico di
progettazione iraniana. Poi a cena, non sono stati messi in tavola
vini. Ora, seriamente, queste sono forme abbiette di annullamento di se
stessi di fronte all’ospite. Che quando sarà ospitante non si sognerà
di usare reciprocità dei confronti dell’ospite. Dunque di nuovo niente
vino. In termini di cultura è come se dicesse: quello che è tuo è mio e
quello che è mio è mio. Secondo Mishnah, Pirqé Avot, 5,11, chi fa così
è un malvagio.
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“La Memoria viva,
impegno di tutti”
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“Auschwitz,
il buco nero della Storia, ci interpella costantemente, ci costringe
ogni volta a tornare sul ciglio dell’abisso e a guardarvi dentro, con
gli occhi e la mente pieni di dolore e rivolta morale”. Ampia risonanza
mediatica per le parole pronunciate dal presidente della Repubblica
Sergio Mattarella in occasione della solenne cerimonia per il Giorno
della Memoria svoltasi ieri al Quirinale alla presenza delle più alte
cariche dello Stato. Un intervento che trova oggi grande spazio sui
giornali assieme a quello del presidente dell’Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane Renzo Gattegna, che ha sottolineato il valore di un
evento che “vuole ricordarci il dovere della Memoria e l’importanza e
l’attualità del suo messaggio”. Molti i moniti a non dimenticare, tra
cui quello via twitter del premier Matteo Renzi. Impegno di Memoria
diffuso su tutto il territorio: a Firenze, grande emozione per il
conferimento della cittadinanza onoraria alle sorelle Andra e Tatiana
Bucci, già protagoniste in mattinata di un partecipassimo evento (oltre
8mila studenti) al Palamandela. Il Corriere della sera riporta le
parole del rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni, che ieri ha detto:
“Presentare gli ebrei solo come vittime è un’immagine di morte
dell’ebraismo che dev’essere contrapposta all’immagine in cui in realtà
crediamo. Quella di vita”. Tante le istituzioni presenti anche al
concerto in memoria di Arturo Toscanini promosso dall’UCEI
all’Auditorium Parco della Musica di Roma, ricorda il Messaggero.
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qui roma - giorno della memoria
La musica della libertà
“Il
Giorno della Memoria non è solo una commemorazione di vittime innocenti
della furia e della ferocia nazista e fascista, risponde alla necessità
civile e morale di raccogliere il testimone, conservare il ricordo e
far sì che le sofferenze e il sacrificio della vita di milioni di
persone non sia stato vano”. Con queste parole il presidente
dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna ha aperto,
dal palco dell’Auditorium Parco della musica di Roma il concerto
tenutosi in occasione del Giorno della Memoria. Ideato e organizzato da
Viviana Kasam e Marilena Citelli Francese, l’appuntamento ha avuto un
parterre d’eccezione, che ha riempito la grande sala per una serata in
cui il racconto delle gesta di Arturo Toscanini – cui ha dato la voce
Umberto Orsini – si è intrecciato con la
musica che il maestro diresse a Tel Aviv nel 1936, durante il concerto
che sancì la nascita della Palestine Orchestra, che sarebbe diventata
nel ’48 la Israel Philarmonic Orchestra (IPO). Agli orchestrali della
Filarmonica Toscanini di Parma, diretta il 27 gennaio da Yoel Levi, si
sono aggiunti tre musicisti d’eccezione giunti a rappresentare
simbolicamente la continuità con il progetto di Bronislaw Huberman, il
grande violinista polacco che, capito con grande anticipo cosa stava
succedendo in Europa si dedicò a creare in Palestina un’orchestra
composta dei musicisti ebrei cacciati dalle grandi orchestre
all’avvento del nazismo.
Oltre a Linor KatzGabriel Vole e Yitzhak Tuné era infatti sul palco il
contrabbassista Gabriel Volè, nipote di quel Jacob Surowicz che fu il
braccio destro di Huberman e suonò quella sera del ’36 diretto da
Arturo Toscanini. Il numero speciale di Pagine Ebraiche intitolato
“Toscanini, la musica della libertà”, distribuito in centinaia di copie
a tutti
gli ospiti della serata, ha offerto la possibilità di approfondire i
dettagli della vicenda raccontata durante la serata da Orsini. I testi
del musicologo Enrico Fubini, di Piero Melograni, autore di un libro
dedicato al grande maestro, di Josh Aronson, autore del film Orchestra
of Exiles di cui alcuni frammenti sono stati mostrati durante
la serata e dell’ebraista Maria Teresa Milano hanno avuto anche un
lettore d’eccezione: l’ex presidente della Repubblica Giorgio
Napolitano, infatti, ha assistito al concerto sfogliando una copia di
Pagine Ebraiche, il giornale dell’ebraismo italiano. La musica di
Rossini, Brahms, Schubert, Mendelssohn Bartholdy e Weber, che ha
riportato la sala al grande concerto del 1936 e il ricordo di Toscanini
e Huberman hanno mostrato una volta di più – nell’anniversario
dell’apertura dei cancelli di Auschwitz – come resistere al male fosse
possibile. Perché “ognuno di noi ha il dovere di far proprio
quell’esempio, per difendere la dignità umana e la vita di tutti coloro
che sono vittime di persecuzioni e discriminazioni”.
Ada Treves twitter @atrevesmoked
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27 gennaio – L’inaugurazione del Memoriale
Bologna, la piazza della Memoria
Due
blocchi di acciaio alti dieci metri dominano la piazza tra via dei
Carracci e il ponte di Via Matteotti. Si fronteggiano imponenti,
lasciando una fessura angusta da cui poter passare. Una sensazione di
oppressione coglie chi la attraversa così come oppressa fu l’Europa
sotto il nazifascismo. Celle vuote e ordinate frazionano i due blocchi
ricordando il vuoto doloroso lasciato da chi fu deportato. Da questo 27
gennaio anche Bologna ha il suo Memoriale della Shoah, inaugurato
proprio per il Giorno della Memoria di fronte a una folla di persone,
testimonianza dell’impegno della città a non dimenticare. “Questo
Memoriale è nato dall’impegno congiunto delle istituzioni per far sì
che vi sia una Memoria viva”, le parole di Daniele De Paz, presidente
della Comunità ebraica di Bologna che ha promosso il progetto con il
supporto, tra gli altri, dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane,
della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, del Comune di Bologna,
dell’Ordine degli Architetti e delle Ferrovie dello Stato. “Questa
installazione così come il Memoriale di Milano sono un monito contro
l’indifferenza”, ha dichiarato il vicepresidente dell’UCEI Giulio
Disegni, ricordando come “la Memoria deve essere una lezione
soprattutto per i più giovani perché siano vigili e attivi contro il
pregiudizio”.
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qui roma - memoria "Libertà, il bene più prezioso"
“Non
portate mai odio, non date mai dispiacere ai genitori, non date mai
ascolto a compagni che vorrebbero portarvi sulla cattiva strada,
rispettate sempre le idee degli altri e tenete sempre presente che
nessuno al mondo ha il diritto di toglierci la libertà”. È il messaggio
alle nuove generazioni di Alberto Mieli, 90 anni, uno degli ultimi
testimoni italiani di Auschwitz ancora in vita. Un insegnamento che
Mieli, conosciuto anche come Zi Pucchio, rilancia attraverso un nuovo
libro, Eravamo ebrei. Questa era la nostra unica colpa (ed.Marsilio),
scritto a quattro mani con la nipote Ester, e raccontato anche su
Pagine Ebraiche di Febbraio, che è grande protagonista in questi giorni
di Memoria. Leggi
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qui milano - segnalibro Stessa Storia, nuovi linguaggi
"Cosa
interessa un quindicenne di oggi?". È questa la domanda pratica che
secondo lo storico e direttore della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli
David Bidussa deve porsi chi vuole guardare al passato in modo da
trarne un vero significato, chi vuole trasmettere la Storia in modo che
essa abbia un rapporto e un ruolo nel presente. Da questa necessità
della storiografia contemporanea nasce la ricerca di forme, metodi e
collaborazioni nuove, che è stata l'oggetto di un incontro,
significativamente svoltosi nel Giorno della Memoria, alla libreria
Feltrinelli di piazza Duomo a Milano, intitolato “Quante storie.
Linguaggi della memoria”. A confrontarsi Riccardo Chiattelli, direttore
del canale televisivo laeffe, Danilo De Biasio, giornalista di Radio
Popolare, e lo storico Carlo Greppi, figure professionali diverse
impegnate nel comune obiettivo di andare, in sostanza, oltre il libro
di Storia. Leggi
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italia-iran - informazione Tante domande, nessuna risposta
Un
giornalista di Pagine Ebraiche mette il presidente Rouhani in
imbarazzo. Il Corriere della Sera racconta così nella sua edizione
fiorentina (con una punta di malcelato campanilismo) la scomoda domanda
sui diritti civili posta ieri dal redattore dell’Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane Adam Smulevich al leader della crudele teocrazia. Una
domanda, naturalmente, rimasta senza risposta, che sta facendo il giro
della rete e delle redazioni di mezzo mondo suscitando una marea di
reazioni, ma anche ammirazione per la fermezza dimostrata dalla
redazione, che così si è rivolta al leader sciita al termine di una
conferenza stampa autoreferenziale, rigidamente controllata da
funzionari di Teheran e guardie della rivoluzione: “Presidente, come
pensa che possiamo avere fiducia nelle sue parole, nei suoi annunci
propagandistici, nel fatto che oggi ‘a Roma splende il sole’, come ha
detto poco fa, se il paese sotto la sua presidenza continua ad essere
nelle prime posizioni delle classifiche mondiali della negazione dei
diritti?”. Leggi
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livelli di guardia - la domanda che mancava Non siamo di certo noi
quelli da ringraziare Chi,
ormai stordito dal rombo incessante della propaganda, perde il suo
tempo a ossequiare eroi, autentici o di cartapesta che siano, è ora
servito. Nella galleria mitologica pronta all’uso può tranquillamente
includere anche i giornalisti della redazione dell’Unione delle
Comunità Ebraiche Italiane che hanno valorosamente sbugiardato e
ridicolizzato la protervia del presidente iraniano Rouhani. Ora che
fioccano le pacche sulla spalla, tuttavia, qualche domanda sarebbe il
caso di porla a noi stessi e non solo al leader di una feroce
teocrazia. In effetti, abbiamo spesso le risposte pronte, ma la
domanda, qual era? Volevamo dimostrare che il leader iraniano né voleva
né poteva rispondere ai nostri interrogativi? Non direi, perché questo
lo sapevamo già. Volevamo piuttosto mettere a nudo come la conferenza
stampa conclusiva della sua infelice visita in Italia fosse una
sceneggiata dove non solo le risposte erano scontate, ma soprattutto le
uniche domande ammesse erano state concordate in anticipo. Questo non è
un problema per l’Iran, è un problema per l’Italia e per il suo sistema
dell’informazione e della politica. Per tutti, anche per gli amici che
una domanda vera al Rouhani di turno non sono andati a porla e si sono
ben guardati di dare atto che altri l’hanno fatto al loro posto.
gv Leggi
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Mi
scuso, e spero che i lettori mi perdoneranno. Oggi sento il bisogno,
l’imperativo morale di parlare di Memoria, non si può non parlare di
Memoria, di Shoah, di antisemitismo vecchio e nuovo, di razzismo e di
razzismi. Ma oggi – perso nel mare di quanto ho letto, visto, ascoltato
in questi giorni – non trovo più le parole.
Stefano Jesurum, giornalista
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In ascolto - Musica e umanità |
È
il 19 gennaio 1942. Adolf Eichmann effettua la sua visita a Terezin, un
luogo dalle tante funzioni: campo di raccolta per ebrei cechi, ghetto
per anziani e per ‘privilegiati’, ma soprattutto ghetto modello,
strumento della propaganda nazista. In quella che Chaim Potok avrebbe
definito “fucina di cultura” vengono internati intellettuali e
conferenzieri, scrittori, artisti, educatori e straordinari musicisti.
Maria Teresa Milano
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Time out - Paragoni
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Si
compie un errore nel comparare la Shoah ad altri drammi. Nella sua
unicità, la Shoah serve ad insegnare, attraverso la sua memoria, come
non si debba mai restare indifferenti verso le tragedie che accadono
ancora oggi. Non per questo però possiamo permetterci di fare paragoni.
Daniel Funaro
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Ve lo prometto, vi tradirò |
Nelle
ultime settimane, a partire dai primi di gennaio, i libri che ho letto
si dividono in due categorie: i Belli e gli Altri. Il problema è che
gli Altri sono tutti di autori italiani contemporanei, e i Belli sono
quasi tutti di scrittori che scrivono in inglese o francese o spagnolo,
e per lo più sono anche piuttosto morti.
Valerio Fiandra
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Un popolo |
In
questi giorni ci siamo tutti occupati del Giorno della Memoria, in
questo processo ci siamo posti – ognuno a suo modo – rispetto al mondo,
ci siamo concentrati su chi ha fatto cosa nel bene e nel male verso il
popolo ebraico.
Michele Steindler
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