Roberto
Della Rocca,
rabbino
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Le
ipotesi esegetiche sui motivi che abbiano spinto Ytrò, il suocero di
Moshè, a convertirsi sono molteplici anche se per nulla
contraddittorie. “E ascoltò Ytrò...” (Shemòt,18; 1). Ma cosa avrebbe
ascoltato Ytrò di così sconvolgente da spingerlo a rivoluzionare la sua
vita? Qualcuno sostiene che avrebbe ascoltato e compreso a fondo la
storia dell’esodo dall’Egitto, altri, invece, la guerra contro Amalék,
paradigma dell’antigiudaismo, e altri ancora il Dono della Torah.
Nell’accettare la legge ebraica, il convertito riceve anche la storia
ebraica.
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Dario
Calimani,
anglista
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I
professori e ricercatori universitari in Italia sono oltre 50.000 (dati
Istat). Di questi, dice la stampa di questi giorni, 168 hanno firmato
per la sospensione dei rapporti con il Technion di Haifa, 'A sostegno
della campagna palestinese per il boicottaggio accademico delle
istituzioni israeliane', quindi nell'ambito di una strategia politica
ben più ampia e di stampo ideologico, che di scientifico e di etico ha
ben poco. Ma la notizia, per il 70% circa, è falsa. Nessun organo di
stampa, infatti, si è preoccupato di verificarla. L'ho fatto io a
campione. Esiste un sito del MIUR (Ministero dell'Istruzione
dell'Università e della Ricerca) sul quale si può verificare
l'organico. Bene, fra i firmatari, gli universitari, quelli veri, sono
una esigua minoranza, diciamo il 20%. La 'folla' degli aderenti alla
petizione è costituita da contrattisti annuali, assegnisti, qualche
dottorando di passaggio, pensionati non più in organico che con la
politica degli scambi culturali e della ricerca non hanno più nulla a
che fare. Tutta gente che il sito del Ministero non riconosce come
'universitari'. Chi ha pensato la raccolta di firme ha certamente
contato sul fatto che nessuno controlla la veridicità delle notizie e
dei numeri. Il Technion di Haifa non ha nulla da temere, anche se sul
piano dell'immagine, l'antisemitismo anti-israeliano ha colpito ancora,
colpendo la cultura.
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MILANO
- Tra terra e cielo. L’albero nella spiritualità ebraica: Meditazioni
ed esperienze intorno a Tu BiShevàt, il Capodanno degli Alberi è questo
il tema della rassegna curata da Davide Assael, Miriam Camerini, Alisa
Luzzattoin che sarà protagonista a Milano fino a domenica 7 febbraio.
Tra gli appuntamenti, la proiezione domani sera all'Università Bicocca
di The Fountain - L’albero della vita, di Darren Aronofsky, 2006, con
al termine un dibattito moderato da Francesca Antonacci. Giovedì invece
andrà in scena al Refettorio Ambrosiano Danzare dentro. Meditazione in
concerto. Domenica si chiude con l'incontro a tre voci Frutti: Davide
Assael, Alisa Luzzatto e Miriam Camerini accompagneranno i
partecipanti, mezz’ora ciascuno, in un viaggio dentro testi antichi e
nuovi, scelti da ognuno dei tre per raccontare l’albero e i molti
diversi modi di accostarsi a un testo.
FIRENZE - La voce dei sommersi allo Stensen: il libro di Carlo Saletti
e “Il figlio di Saul”. Giovedì 4 febbraio all'Auditorium Stensen (viale
Don Minzoni 25) giornata dedicata ai Sonderkommando con la
presentazione del libro La voce dei sommersi e la proiezione de Il
figlio di Saul
A coloro che vissero l’inferno del Lager nel ruolo negletto dei ‘corvi
neri del crematorio’, come li definì Primo Levi, è dedicata l’intera
giornata del 4 febbraio allo Stensen, con la presentazione alla
libreria Alzaia alle 18,30 del libro La voce dei sommersi con l’autore
Carlo Saletti e il giornalista dell’Espresso Wlodek Goldkorn, e la
proiezione alle 21,00 del film Il figlio di Saul di László Nemes,
seguita dall’incontro con Saletti.
Entrambe le opere, libro e film, hanno per oggetto i ‘Sonderkommando’,
le ‘Unità speciali’ dei campi di sterminio nazisti composte per lo più
da ebrei, che, prima di venire uccisi a loro volta, erano obbligati ad
occuparsi della rimozione e cremazione dei cadaveri delle camere a gas.
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Israele blinda Ramallah
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“A
fronte di “futuri concreti attentati”, l'esercito israeliano ha deciso
di bloccare il transito non autorizzato da e per Ramallah, in
Cisgiordania. Fonti delle esercito parlano di una misura presa per
“motivi operativi” e per scongiurare nuovi attacchi, in particolare
alla luce dell'attentato compiuto domenica da un agente delle forze di
sicurezza palestinesi che ha aperto il fuoco contro un posto di blocco
israeliano. Da Ramallah, dopo il blocco, accusano Gerusalemme di
operare “una punizione collettiva”. Intanto a Gaza si parla di nuovi
tunnel realizzati dal movimento terroristico di Hamas per colpire
Israele: “se ci colpiranno dai tunnel sotterranei risponderemo con una
forza maggiore rispetto a quella usata durante l'operazione Margine
Protettivo (2014)” ha avvisato il Primo ministro israeliano Benjamin
Netanyahu (Avvenire).
A Firenze il Memoriale italiano di Auschwitz. Dopo le polemiche e la
richiesta di rimozione da parte della direzione del Museo di Auschwitz,
il Memoriale italiano, originariamente posto proprio nel complesso
museale dell'ex campo di sterminio, è arrivato nelle scorse ore a
Firenze. Il Memoriale, realizzato negli anni '80 con la collaborazione
di diversi artisti e scrittori tra cui Primo Levi, sorgerà nel Centro
per l’arte contemporanea EX3 di Firenze. I tempi per la ricostruzione
sono stimati in circa due anni (Corriere Fiorentino e Repubblica
Firenze).
Urtisti, la revoca dello stop a San Pietro. Per quattro giorni,
(lunedì, martedì, giovedì e venerdì) dieci tra camion bar e urtisti,
storici venditori di souvenir appartenenti per lo più alla comunità
ebraica romana, potranno tornare a vendere i loro prodotti in piazza
San Pietro. A sancirlo, riportano Corriere e Repubblica nelle proprie
pagine romane, un'ordinanza del commissario Francesco Paolo Tronca, che
modifica parzialmente il blocco imposto dalla giunta Marino sulla
presenza di ambulanti nell'area. Una decisione di buon senso, dichiara
a Repubblica Fabio Gigli, presidente degli urtisti di Roma “anche se,
spiega parliamo nel nostro caso di poche postazioni mentre il resto
della categoria da mesi fa i conti con la carenza più totale di soste,
di luoghi dove lavorare".
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parlano gli studenti italiani dell'università
Tra eccellenza e integrazione,
la realtà del Technion di Haifa
“Per
quattro anni ho visto con i miei occhi ragazzi ebrei, musulmani,
cristiani e drusi sedersi nelle stesse aule e passeggiare l’uno di
fianco all'altro nel pieno rispetto del prossimo”. Questa la frase che
sintetizza l'esperienza di Nathan Nacamulli, laureato in Ingegneria
Civile e Ambientale, al Technion di Haifa. Come lui, sono molti gli
studenti ed ex studenti italiani dell'ateneo pronti a smentire
l’appello per il boicottaggio lanciato negli scorsi giorni da un gruppo
di accademici italiani. “Collaborare con il Technion significa rendersi
attivamente partecipi del regime di occupazione, colonialismo e
apartheid d’Israele e in questo modo essere complici del sistema di
oppressione che nega ai palestinesi i loro diritti umani più
fondamentali”, il delirante atto di accusa dei firmatari.
“Personalmente
posso dire di aver studiato in complete sintonia in classe con studenti
arabi israeliani residenti a Gerusalemme est, oppure di aver lavorato
in gruppo con studenti cinesi, tibetani e indiani
che non hanno mai posto barriere politiche alla collaborazione negli
studi”, sottolinea Manuela Vaturi, che da un anno lavora come ingegnere
civile dopo aver concluso i suoi studi al politecnico israeliano.
“Come italiano, non mi identifico quando sento queste accuse dettate
dall'ignoranza, la cui falsità è testimoniata dall'alta percentuale di
studenti arabi israeliani che frequentano con profitto il Technion”,
aggiunge Dan Terracini, che dopo la mechinah inizia ora i suoi studi di
ingegneria elettrica.
“Ricordo che amavo pregare a Minchah, la preghiera pomeridiana, in un
angolo poco frequentato della facoltà”, la testimonianza di Nacamulli.
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qui milano - il vicesindaco di tel aviv in visita
"Keillah, impegno che emoziona"
“È
sempre emozionante vedere come l'ebraismo della Diaspora conserva e
custodisce le proprie tradizioni, costruisce le proprie Comunità,
creando asili, scuole ebraiche, case di riposo. In Israele queste cose
sono date per scontate mentre qui a Milano, come altrove nella
Diaspora, ci si rende conto di come non lo siano. Si sente la
solidarietà, quel senso di responsabilità comunitario”. Parole del
vicesindaco di Tel Aviv Mehereta Baruch-Ron, che nelle scorse ore ha
visitato la Scuola ebraica di Milano. In città per diversi impegni
istituzionali, Baruch-Ron sarà presente alla cerimonia a Palazzo Marino
per il premio di “uomo dell'anno 2016” consegnato dagli Amici del Museo
d’Arte di Tel Aviv a don Virginio Colmegna (presidente della Fondazione
Casa della carità “Angelo Abriani”), alla presenza dei sindaci di
Milano e Tel Aviv Giuliano Pisapia e Ron Huldai. Il vicesindaco della
città israeliana porterà una testimonianza personale sulla condizione
di migrante, raccontando la propira esperienza dall'Etiopia ad Israele,
viaggio difficile e pericolo percorso a 10 anni assieme alla sua
famiglia. Nel corso della mattinata il vicesindaco Baruch-Ron ha
visitato le strutture della Comunità ebraica milanese, salutando alcuni
studenti della scuola. A rappresentare la Keillah, tra gli altri, i
presidenti Milo Hasbani e Raffaele Besso e del rabbino capo della città
Alfonso Arbib.
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qui verona
“Noi, la Memoria, il futuro”
Si
sono concluse a Verona le cerimonie ufficiali organizzate con il
patrocinio del prefetto Salvatore Mulas e del sindaco Flavio Tosi. Le
iniziative hanno coinvolto, oltre alla Comunità ebraica e ad altre
associazioni, anche Aned, Appia, Anpi e Istituto Storico della
Resistenza.
Per l’ultimo evento un folto pubblico si è ritrovato in una giornata
nebbiosa e fredda di fronte al grande monumento raffigurante un nodo di
filo spinato opera del Maestro Pino Castagna, dove è stata deposta una
corona dall’assessore Gian Arnaldo Caleffi in rappresentanza del Comune
di Verona (Caleffi ha portato i saluti del sindaco e della città).
Dario Basevi, in rappresentanza del comitato che aveva promosso la
realizzazione dell’imponente monumento realizzato dal Maestro, presente
alla cerimonia, ha ricordato l’importanza di tale opera per la città
(che purtroppo durante l’ultima guerra è stata sede delle truppe
tedesche del Nord Italia e ha coordinato le deportazioni verso i campi
di sterminio). Basevi ha poi invitato il rabbino Yosef Labi e il
sacerdote don Carlo Merlo, incaricato per i rapporti con le altre
religioni e in rappresentanza del vescovo, a leggere l’uno in ebraico e
l’altro in italiano il salmo 23 che avevano scelto per l’occasione.
Bruno Carmi, presidente Comunità ebraica di Verona Leggi
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Il Memoriale viaggiante |
Doppiata
anche per quest'anno la Giornata della Memoria, giunge in Italia il
Memoriale italiano di Auschwitz, da anni al centro di polemiche,
equivoci e incertezze. L'opera, installata nel 1980 nella sezione
italiana del campo di sterminio, si deve alla collaborazione
interdisciplinare tra architetti, artisti, scrittori e musicisti: Primo
Levi, Lodovico Belgiojoso, Luigi Nono, Gianfranco Maris, Pupino Samonà.
Certamente il complesso rappresenta la sensibilità artistica e
politico-sociale dell'epoca in cui fu concepita, ivi compresi i simboli
del comunismo e una concezione della Memoria basata sull'impatto
impressionistico dell'arte e non sulla tecnica didattica e pedagogica.
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
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Storie - L’arte “degenerata” |
Fino
al 5 febbraio è in corso nel comune di Bisuschio (Varese) l’esposizione
“Propaganda degenerata - L'arte tra persecuzione e propaganda dalla
collezione Gianfranco Moscati”. Tra la seconda metà dell’800 e la fine
degli anni ‘30, “degenerato” era tutto ciò che si allontanava (in
termini estetici e razziali, nella “forma” e nella “sostanza”) dalla
tradizione culturale germanica e in seguito da quella nazista.
Il 15 novembre del 1933 il ministro della Propaganda nazista Joseph
Goebbels costituì la Camera della Cultura del Reich, che di fatto
stabiliva quali artisti potevano lavorare e cosa si potesse mostrare al
pubblico.
Mario Avagliano
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Technion, progresso e umanità |
Studiare
al Technion è stata un’esperienza costruttiva, non solo dal punto di
vista accademico ma anche umano. Non voglio parlare del livello
accademico dell’università, che si sa, è molto alto tanto che il
Technion compare sempre tra gli istituti migliori nelle classifiche
mondiali. Vorrei più che altro parlare del contributo ‘umano’ che il
Technion continua a dare alla società israeliana e a quella
palestinese, ma anche a livello mondiale.
Hannah Levy
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