Se non visualizzi correttamente questo messaggio, fai click qui

4 Maggio 2016 - 26 Nissan 5776
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
David
Sciunnach,
rabbino
“Voi dovrete osservare le Mie leggi ed i Miei statuti e grazie ad essi l’uomo che li metterà in pratica vivrà ...” (Vaikrà 18, 5). Ha detto il Grande Rabbì Menachèm Mendèl di Kotzk a proposito di questo verso, che le mitzvòt vanno compiute con il sentimento “Va Chay ba-em – e vivrà in esse”, cioè con vitalità e con fervore e non come un’azione abituale e meccanica.
 
Davide
Assael,
ricercatore
Nel giorno in cui si apre in Turchia il processo nei confronti del grande intellettuale Murat Belge, accusato di aver insultato il sultano Erdogan con i suoi articoli di giornale, la Commissione Europea proporrà la liberalizzazione dei visti per i cittadini turchi, così come previsto dall’accordo del 18 marzo scorso. In cambio il governo di Gavoutoglu sta approvando in fretta e furia una serie di leggi che soddisfino i requisiti richiesti da Bruxelles. Leggi che dovrebbero far avanzare lo stato di diritto in un Paese che ha subito un’involuzione politica come pochi negli ultimi anni. Basta il processo apertosi oggi (uno dei numerosi in corso con accuse analoghe) per capire quale consistenza abbiano le richieste europee. La realtà è che l’Ue ha costruito un accordo guardando solamente alle proprie opinioni pubbliche e mai lo avrebbe fatto decadere, fregandosene bellamente delle persone che si danno fuoco nei campi d’accoglienza turchi e dei loro diritti calpestati. Una pagina infame della storia europea, di cui, temo, si parlerà nei futuri libri di storia.
 
Ddl negazionismo,
l'ok del Senato
Ok del Senato al reato di negazionismo. I sì sono stati 134, i contrari 14 e gli astenuti 36. Viene modificata così la legge Mancino. Il testo, limato rispetto a quello licenziato dalla Camera, torna all’esame di Montecitorio. Come spiega tra gli altri La Repubblica, sparisce la parola ‘pubblicamente’ ma ci deve essere un “concreto pericolo di diffusione” di idee che neghino la Shoah, crimini di genocidio e contro l’umanità.
“La legge sul negazionismo tutela la nostra società”. Sotto questo titolo il Corriere della sera pubblica oggi un’articolata riflessione del presidente del Cdec e Consigliere UCEI Giorgio Sacerdoti. Scrive Sacerdoti: “Con anni di ritardo, dopo palleggiamenti vari di testi non coincidenti tra Senato e Camera, è stato messo a punto un testo che, se non il migliore del mondo, finalmente allinea il nostro diritto a quello degli altri Paesi europei, inserendo un’aggravante specifica nella esistente legge contro il razzismo del 1975, poi completata nel 1993. Si tratta dunque di una norma contro una forma particolarmente subdola di espressione e incitamento al razzismo, non di un nuovo reato tale da limitare la libertà di opinione e il dibattito storico”.
Negare la Shoah non è infatti espressione di un giudizio storico, ricorda ancora Sacerdoti. “Normalmente è una fandonia propalata con intenti razzistici se non eversivi, un’apologia appena mascherata, ed è contro questo pericolo che la norma è rivolta”.

Il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara debutta a New York. Oggi a latere della conferenza all’Onu sull’opera dello scrittore Primo Levi; venerdì invece con una conferenza specifica al Consolato d’Italia. L’ambasciatore è Dario Disegni, presidente del Meis, che sarà protagonista di entrambi gli appuntamenti. Intervistato dal Resto del Carlino, Disegni spiega il senso della sua missione: “Stringere e rendere efficaci le relazioni internazionali, perché un’entità culturale come il Museo Nazionale dell’Ebraismo non può che guardare a orizzonti più vasti. Avviando da subito collaborazioni scientifiche e progetti; ma pensando a ciò che vado a fare a New York, anche seminando interesse e, perché no, attraendo potenziali visitatori e ‘donors’, come si dice là”.

 
Leggi

  davar

voto a larga maggioranza
Negazionismo, ok del Senato "Tutela per tutta la società"
Sì del Senato al disegno di legge sul negazionismo: 134 i voti favorevoli, 14 i contrari, 36 gli astenuti.
“Desidero esprimere la condivisione e il pieno convincimento della fondatezza delle argomentazioni che è stata posta a sostegno dell’avvenuta approvazione da parte del Senato dell’emendamento presentato dall’onorevole Nico D’Ascola sul disegno di legge sul negazionismo” afferma il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna”.
“Il testo approvato, che dovrà ora passare l’ultimo esame della Camera, costituirà un fondamentale strumento nella lotta a ogni forma di odio senza ledere in alcun modo l’irrinunciabile diritto alla libertà di opinione e di ricerca storica. Una vittoria di tutti” sottolinea il presidente UCEI.
“La legge sul negazionismo tutela la nostra società”. Sotto questo titolo il Corriere della sera pubblica oggi un’articolata riflessione del presidente del Cdec e Consigliere UCEI Giorgio Sacerdoti che riportiamo integralmente.


Una legge che tutela la nostra società

Ha scritto Primo Levi rimeditando la sua esperienza di deportato ad Auschwitz nella poesia Se questo è un uomo: “Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case…considerate se questo è un uomo che lavora nel fango, che muore per un sì o per un no. Considerate se questa è una donna senza capelli e senza nome senza più forza per ricordare. Meditate che questo è stato: vi comando queste parole. Scolpitele nel vostro cuore…ripetetele ai vostri figli”

La negazione della Shoah è una della menzogne più sfacciate tra quelle propalate con gli scritti e soprattutto via web da chi, volutamente dimentico della tormentata storia dell’Europa del XX secolo, vorrebbe riscriverla per fare dimenticare i crimini del nazifascismo come se non fossero mai stati commessi, assolvendone i loro responsabili, così minando la base democratica che le società europee faticosamente si sono date dopo tante traversie.

L’Unione Europea con una decisione che risale al 2008, frutto di un attento esame e accurati bilanciamenti, ha inserito la negazione della Shoah e degli altri più gravi crimini internazionali, condannati dal Tribunale di Norimberga e poi nello Statuto della Corte Penale Internazionale, approvato a Roma nel 1998, tra le forme di razzismo che gli Stati membri dell’Unione devono perseguire, quando espressa con l’intento o la idoneità di incitare alla violenza e all’odio. Un intento e un pericolo presenti nella negazione della Shoah, non così normalmente nella negazione di altri crimini storicamente accertati.

Con anni di ritardo, dopo palleggiamenti vari di testi non coincidenti tra Senato e Camera, il Senato si appresta a votare finalmente un testo che, se non il migliore del mondo, finalmente allinea il nostro diritto a quello degli altri paesi europei, inserendo un’aggravante specifica nella esistente legge contro il razzismo del 1975, poi completata nel 1993. Si tratta dunque di una norma contro una forma particolarmente subdola di espressione e incitamento al razzismo, non di un nuovo reato tale da limitare la libertà di opinione e il dibattito storico. La discussione sul perché e sul come delle persecuzioni antisemite del nazismo e del fascismo, persino la minimizzazione della gravità dei fatti, resta perfettamente libera e ciascuno è padrone di esprimersi al riguardo, così come è a sua volta libera la critica di giudizi infondati, avventati o in mala fede al riguardo. Il negare la Shoah non è espressione di un giudizio storico; normalmente è una fandonia propalata con intenti razzistici se non eversivi, un’apologia appena mascherata, ed è contro questo pericolo che la norma è rivolta. Certo, normalmente chi vuole fare apologia di un reato inneggia ai suoi autori. Nel caso del negazionismo invece, coloro che in mala fede lo diffondono, assolvendo i criminali (condannati esattamente settanta anni fa dal Tribunale di Norimberga, cioè dalla giustizia degli uomini ma anche davanti al tribunale della Storia) accusano le vittime e i loro discendenti, in modo subdolo e particolarmente odioso, di essersi inventati le persecuzioni, per chissà quali fini inconfessabili.

È quindi auspicabile ma anche doveroso che il Parlamento ponga fine a questa omissione ed eserciti le funzioni di tutela della società che competono alla politica. Saranno sperabilmente rari i casi in cui la norma troverà applicazione. Ma la norma penale è anche chiamata ad una funzione preventiva e a dare un segnale di consapevolezza morale su quello che è legittimo e quello che è inaccettabile, soprattutto in questi momenti delicati in cui l’Europa sembra quasi smarrita e dimentica delle sue radici.

Giorgio Sacerdoti,

presidente della Fondazione Cdec e consigliere Ucei
Leggi

salvini - la domanda di pagine ebraiche 
"Fascismo come comunismo Sono ormai concetti superati"
“Onorevole Salvini, lei è apparso tra un gruppo di ebrei romani proponendosi di risolvere il problema degli urtisti. D’altro canto l’abbiamo vista scendere in piazza con gruppi dell’estrema destra italiana, autoproclamatisi ‘fascisti del terzo millennio’. Mondo ebraico e fascismo sono evidentemente incompatibili e il fascismo non è un’ideologia del passato ma una ferita aperta. Lei lo condanna in modo inequivocabile? Considera l’antifascismo un valore?”.
Questa la domanda che abbiamo posto al leader leghista Matteo Salvini nel corso della presentazione del libro autobiografico “Secondo Matteo” svoltasi all’Associazione della Stampa Estera.
Rispondendo con grande serenità, l’europarlamentare ha tenuto a rassicurare sul fatto che l’alleanza con l’estrema destra apparterrebbe a una fase del suo passato politico e che avrebbero valore invece gli impegni più recenti. Come, da lui stesso citati, l’incontro con gli urtisti e la visita in Israele delle scorse settimane.
“Mi sento – ha concluso Salvini – antifascista così come anticomunista. Sono contro tutti i regimi totalitari e comunque tali ideologie appartengono al passato e non credo costituiscano una minaccia nel presente”.


a.s twitter @asmulevichmoked
Leggi

QUI MILANO, QUI BERGAMO
Testimone, studioso, etologo

I tanti volti di Primo Levi
Continua in queste ore all’Università di Milano Bicocca la due giorni di convegno (apertasi ieri all’università di Bergamo) dedicata a “Primo Levi etologo e antropologo”. Un programma fitto, con ospiti prestigiosi, ciascuno a portare il proprio contributo per cercare di dare un assaggio dell’immenso lascito dello scrittore torinese,  riconosciuto come una delle voci più importanti della Shoah ma la cui opera va ben al di là di questo fondamentale tema. Ad aprire a Bergamo i lavori, presieduti nel corso della mattina da Marco Belpoliti (relatore nella sessione pomeridiana), erano stati gli interventi di Francesco Remotti, docente dell’università di Torino, e di Marco Aime, dell’Università di Genova, a cui era seguita la riflessione di Manuela Consonni, docente della Hebrew University di Gerusalemme e direttrice del Centro Internazionale Vidal Sassoon per lo Studio dell’Antisemitismo.
Leggi

qui new yorK - OMAGGIO A PRIMO LEVI
Dopo la Shoah, tra scienza, responsabilità e umanesimo
Il messaggio e le testimonianze di Primo Levi per capire cosa è accaduto dopo la Shoah. Su questo verte il convegno organizzato in queste ore nella sale delle Nazioni Unite a New York in occasione delle celebrazioni di Yom Ha Shoah, il giorno che nel mondo ebraico – 27 di Nissan – ricorda l’immane tragedia del Novecento in cui furono assassinati sei milioni di ebrei. “Dopo la Shoah – Primo Levi e le connessioni tra scienza, responsabilità e umanesimo”, il titolo della tavola rotonda incentrata sullo scrittore torinese e organizzata dal Holocaust and United Nations Outreach Programme assieme al Centro Primo Levi di New York. Tra i protagonisti di questo appuntamento internazionale dalla grande valenza simbolica, che si concluderà con l’intervento del regista John Turturro, Dario Disegni, invitato a pronunciare un indirizzo di saluto, nella duplice veste di presidente del Museo nazionale dell’ebraismo italiano e della Shoah di Ferrara e di vicepresidente del Centro Internazionale di Studi Primo Levi.
Leggi

omaggio a elèna mortara di veroli
Un premio nel nome di EdgardoS
Un libro che “fornisce un racconto affascinante del legame tra lo scrittore Victor Séjour, il caso del rapimento del bambino ebreo Edgardo Mortara e l’autrice”. Con queste parole la European Association for American Studies (EAAS) motiva la sua decisione di conferire il prestigioso American Studies Network Book Prize 2016 a Elèna Mortara per il suo Writing for justice (Dartmouth College Press, 2015). Un lavoro che permette agli studi americani, spiega la giuria, di fare molti passi avanti e in diverse direzioni.
Leggi

QUI ROMA - segnalibro
Giovanni Pico e la cabbalà,

gli studiosi a confronto
Il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni e la storica Anna Foa tra i protagonisti della presentazione dello studio Giovanni Pico e la cabbalà, curato da Fabrizio Lelli per la Leo S. Olschki Editore, presentato oggi a Palazzo Montecitorio.
Far luce sulla cruciale riflessione di Giovanni Pico della Mirandola in relazione alle dinamiche intellettuali del suo tempo, analizzando anche i meccanismi della ricezione della cabbalà pichiana in età moderna e contemporanea. Questo l’obiettivo del lavoro di Lelli, che inquadra la straordinaria fascinazione che il noto umanista e filosofo ebbe per gli studi cabalistici e il contributo che lo stesso offrì, in questa prospettiva, al mondo culturale di allora e alle generazioni che sarebbero seguite.
Un’iniziativa che è stata anche l’occasione per un introdurre un grande convegno di studi che si svolgerà a Mirandola dal 9 al 12 giugno e che, coordinata dalla Foa, ha registrato tra gli altri un interessante confronto tra il rav Riccardo Di Segni e Moshe Idel sulla ricezione della cabbalà nel Cinquecento e una riflessione conclusiva di Saverio Campanini.
In apertura gli interventi introduttivi di Renata Bertoli, presidente del centro internazionale di cultura internazionale Giovanni Pico della Mirandola, e della studiosa Miryam Silvera, in rappresentanza sia dell’Università di Tor Vergata che del master in cultura ebraica e comunicazione dell’UCEI di cui è coordinatrice.
A fare gli onori di casa la vicepresidente della Camera Marina Sereni. Un saluto inoltre anche dalla presidente della Comunità ebraica romana Ruth Dureghello, dalla direttrice del Centro Romano di Studi sull’Ebraismo Marina Formica e dal sindaco di Mirandola Maino Benatti.

(Nell’immagine il rabbino capo rav Riccardo Di Segni, la storica Anna Foa e la presidente della Comunità ebraica Ruth Dureghello durante la conferenza)

Leggi

qui roma - il convegno 
Diritto e tradizioni religiose

Una sfida sempre attuale
Come si conciliano millenarie tradizioni religiose con le leggi del mondo di oggi? E come far fronte alle nuove sfide in materia di libertà religiosa che l'Europa si trova davanti mentre il fenomeno delle migrazioni diventa sempre più massiccio? Questi i vasti quesiti su cui si è discusso ieri a Roma nel corso del seminario intitolato appunto "Diritto e tradizioni religiose", promosso dalla Pontificia Università Lateranense, nella cui sede si è svolto, insieme alla Comunità ebraica di Roma. Dopo i saluti del rettore Enrico Dal Covolo, della presidente della Comunità Ruth Dureghello e dei deputati Simone Baldelli ed Emanuele Fiano, e un'introduzione del consigliere comunitario Daniel Funaro, hanno offerto i loro differenti punti di vista il rav Benedetto Carucci Viterbi, preside della scuola ebraica si Roma, Silvia Angeletti, docente di diritto ecclesiastico all'Università di Perugia, il professor Lorenzo Cavalaglio (Pontificia Università Lateranense), e Vincenzo Zeno Zencovich, professore di diritto comparato all'Università di Roma Tre, moderati da Matteo Nacci (Pontificia Università Lateranense).
Leggi

  pilpul
Ticketless - Notizie vere e false
“La guerra e le false notizie”, di cui ebbe a scrivere un grande storico, Marco Bloch, per quanto possa sembrare anomalo, caratterizza anche la storia degli ebrei. Un poderoso volume pubblicato dall’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito ci aiuta a sfatare una leggenda che ha ancora larga circolazione in Italia ossia che a sparare per primo a Porta Pia sia stato il capitano Giacomo Segre. La scelta, s’è ripetuto e si continua a ripetere, sarebbe caduta su di lui per annullare la probabile scomunica papale. Dove sia nata la notizia falsa è difficile dire, magari per assonanza con un dato storico vero, anzi verissimo: la vendita dei beni ecclesiastici per effetto della Legge Siccardi. La scomunica per chi acquistava beni della Chiesa era certa e largamente documentata è la mediazione degli ebrei, che attirarono su di sé il risentimento dei clericalli, ma anche la gratitudine dei contadini. Come spiegò Luigi Einaudi la mediazione ad alto rischio rese possibile nell’Italia settentrionale l’unica rivoluzione agraria giunta a buon fine, ciò che consentì ai contadini di possedere finalmente la terra arata con il sudore delle loro fronti. “Verosimilmente falsa” la notizia invece su Giacomo Segre: quella di Porta Pia, “non fu una scelta pianificata dai vertici dell’Esercito, ma si verificò solamente per un gioco del fato” (A. Zarcone, Il generale Roberto Segre, 2016).
Vere sono invece le notizie che l’autore di questo volume ci fornisce, con ricca documentazione inedita, su Giacomo Segre, ma anche sulla genealogia sabaudo-militaresca (la famiglia era originaria di Saluzzese, se intrecciata con Cesare Segre non saprei dire). Il Piemonte, si sa, è stata terra di caserme. Spicca la sfortunata vicenda di Roberto Segre, cui la sorte fu meno generosa. Dopo la prima guerra militare fu coinvolto in uno scandalo costruito a bella posta per interrompere la luminosa carriera. La storia narrata in questo libro, che si segnala per l’acribia archivistica, rafforza l’ipotesi di una presenza ebraica nelle gerarchie militari dell’Italia unita di non piccolo conto.


Alberto Cavaglion
Leggi

Periscopio - I teppisti noBrigata
Le solite, squallide gazzarre organizzate in occasione delle manifestazioni del 25 aprile, con i soliti teppistelli impegnati a impedire la partecipazione alle sfilate dei rappresentanti della Brigata Ebraica – in perfetta continuità e sintonia di spirito con coloro che il 25 aprile del 1945 (vista, come si dice a Napoli, la “mala parata”) andavano scappando o nascondendosi, o si affrettavano a sostituire le braccia tese con i pugni chiusi – sollecitano, come sempre, alcune considerazioni. Devo dire che, pur condividendo ovviamente tutte le espressioni di condanna – comunque, come sempre, troppo poche – che sono state pronunciate nei confronti di questi squallidi individui, non mi trovo pienamente d’accordo con alcuni di questi commenti critici, laddove gli squadristi sono stati definiti ‘ignoranti’, e sono stati invitati ad andare a studiare la storia. Secondo me, i loschi figuri, anche se probabilmente ignoranti, della storia hanno comunque capito benissimo l’essenziale

Francesco Lucrezi, storico
Leggi



moked è il portale dell'ebraismo italiano
Seguici su  FACEBOOK  TWITTER
Pagine Ebraiche 24, l'Unione Informa e Bokertov sono pubblicazioni edite dall'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. L'UCEI sviluppa mezzi di comunicazione che incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Gli utenti che fossero interessati a offrire un proprio contributo possono rivolgersi all'indirizzo desk@ucei.it  Avete ricevuto questo messaggio perché avete trasmesso a Ucei l'autorizzazione a comunicare con voi. Se non desiderate ricevere ulteriori comunicazioni o se volete comunicare un nuovo indirizzo e-mail, scrivete a: desk@ucei.it indicando nell'oggetto del messaggio "cancella" o "modifica". © UCEI - Tutti i diritti riservati - I testi possono essere riprodotti solo dopo aver ottenuto l'autorizzazione scritta della Direzione. l'Unione informa - notiziario quotidiano dell'ebraismo italiano - Reg. Tribunale di Roma 199/2009 - direttore responsabile: Guido Vitale.