22 giugno 2016 - 16 Sivan 5776

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29 Giugno 2016 - 23 Sivan 5776
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Ephraim Mirvis,
rabbino capo d'Inghilterra
e del Commonwealth
Il tempo delle divisioni è finito. Per tutti. Sia per chi sta esultando, sia per chi prova apprensione per il futuro. È fondamentale che le fasce vulnerabili della società non subiscano i contraccolpi di questa campagna e che la leadership morale del nostro paese nel mondo non sia intaccata.
 
Davide
Assael,
ricercatore
Il terribile attentato all'aeroporto di Istanbul mostra una volta di più l'instabilità del Paese ed il totale fallimento della politica doppiogiochista ed ambigua fino all'inverosimile di Erdogan. In questo quadro, si inserisce l'accordo appena siglato con Israele. Firma importante sia perché rappresenta l'unica novità nella regione dopo l'accordo USA-Iran, sia perché compatta per la prima volta il fronte sunnita. Il nuovo patto implica, infatti, un riavvicinamento con l'Egitto di Al Sisi, prima messo all'indice per il trattamento riservato alla Fratellanza Musulmana vicina ad Erdogan, e con l'Arabia Saudita, che approva tutto from behind, come dicono in America. Convitato di pietra la Russia di Putin, a cui è arrivata la tanto attesa lettera di scuse per l'abbattimento del caccia dell'anno scorso. Insomma, Al Sisi, Erdogan, monarchia saudita, Putin, non esattamente un fronte democratico. La domanda è, cosa c'entra Israele con questi qui? Ancor più facile la risposta: perché dall'altra parte chi c'era?
 
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Istanbul, orrore jihadista
Continua a salire il bilancio delle vittime (36 morti, 147 feriti) dell’attentato all’aeroporto internazionale di Istanbul, dove ieri sera un commando jihadista composto da sette uomini armati di mitra e cinture esplosive è entrato in azione.
“Proprio nel momento più delicato, mentre la Turchia stava cercando di ridisegnare la propria strategia politica nella regione, abbandonando le pulsioni islamistiche più estreme, arrivano i colpi più pericolosi dei terroristi più fanatici” scrive Antonio Ferrari sul Corriere, ricordando il ripristino delle relazioni tra Gerusalemme e Ankara siglato appena poche ore prima.
Osserva sullo stesso quotidiano Guido Olimpio: “Il massacro avrà nuove ripercussioni nel campo della sicurezza che vanno oltre la Turchia. Già dopo l’attentato in Belgio si è discusso come proteggere meglio gli aeroporti. Risposta non facile. Gli scali sono già dei bunker, ma ai terroristi – quale che sia la loro appartenenza – è sufficiente agire all’esterno. Tra i taxi, vicino alle fermate delle navette e nei saloni dei check in. È chiaro che servono nuovi filtri per tenere lontani gli ‘assalitori’, ma dove inizia la prima linea di difesa? All’ingresso? Lungo la strada che porta all’installazione aeroportuale? Il setaccio stretto – come quello adottato con efficacia in Israele – comporta tempi d’attesa lunghi e molte risorse. Senza dimenticare che il numero dei potenziali target è drammaticamente alto”.
“L’ombra dell’Isis si allunga sull’intesa con Israele”, il titolo di una articolata riflessione di Fabio Nicolucci sul Messaggero. “L’attentato che ha sconvolto Istanbul ieri sera è l’ultimo di una vecchia serie o il primo di una nuova? Dopo la conta dei morti e il lavoro dei soccorritori e dei medici, questa è la domanda alla quale occorrerà dare una risposta se si vuole approntare una efficace risposta strategia difensiva”.
 
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  davar
il sì dei ministri all'accordo con ankara
"Israele al fianco della Turchia,

i terroristi non vinceranno"
Solidarietà da parte di diversi esponenti della diplomazia e della politica israeliana è stata espressa nelle scorse ore all’indirizzo del popolo turco dopo l’attentato all’aeroporto Ataturk di Istanbul. “Esprimiamo il nostro profondo shock e sdegno per il vile attentato terroristico compiuto da estremisti che santificano la morte anziché la vita”, il messaggio indirizzato da Yuli Edelstein, speaker della Knesset al suo omologo turco Ismail Kahraman. “Purtroppo – ha continuato – come molti altri Paesi, la Turchia è stata vittima di attacchi terroristici omicidi da parte di estremisti che, in nome di Dio, vogliono interrompere il normale vivere civile, seminando paura e terrore per promuovere i loro crudeli obiettivi”. Ad esprimere le sue condoglianze anche il ministro dell’Edilizia Yoav Galant, ex comandante del Comando meridionale delle Forze di difesa israeliane, e tra coloro che ha appoggiato l’accordo di riconciliazione ufficializzato ieri da Israele con la Turchia. L’intesa è stata oggi approvata anche dal gabinetto di sicurezza guidato dal Premier israeliano Benjamin Netanyahu, dopo quattro ore di discussione e con 7 voti favorevoli contro 3 astenuti.
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orrore a istanbul - LA TESTIMONIANZA
"L'inferno mentre partivamo

A Tel Aviv abbiamo saputo" 
“Siamo decollati dall’Ataturk ad attentato in corso, il che effettivamente è strano. Ma noi non sapevamo nulla. Abbiamo scoperto cosa era accaduto a Istanbul solo quando siamo atterrati a Tel Aviv e abbiamo acceso i cellulari”. Nell’aereo della Turkish Airlines in cui si trovava Dodi Hasbani, partito da Milano in direzione Israele per affari, nessuno, a parte probabilmente l’equipaggio, era al corrente del terribile attentato compiuto da un gruppo di terroristi all’entrata dell’aeroporto Ataturk di Istanbul. Oltre 40 le vittime e più di 230 i feriti per un attacco che al momento non ha ancora una chiara rivendicazione ma è stato da molti ricondotto al movimento dell’Isis. “Sono arrivato a Istanbul da Milano alle 18.30 (ora italiana) e quando sono uscito al mio gate c’erano degli israeliani in coda che partivano per Tel Aviv – racconta a Pagine Ebraiche Dodi, fratello del presidente della Comunità ebraica di Milano Milo Hasbani – All’inizio pensavo fosse il mio volo invece era un altro che partiva sempre per Israele. Noi ci siamo imbarcati con un po’ di ritardo, alle 20.55 (ora italiana), quindi proprio pochi minuti prima dell’attentato (iniziato intorno alle 21.00).
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orrore a istanbul - il ponte telefonico  
"Il nostro morale è a pezzi,

per fortuna soltanto quello"
Sta facendo il giro della rete la testimonianza di Edoardo Semmola, giornalista del Corriere Fiorentino, per molte ore l’unico italiano all'aeroporto di Istanbul a parlare con i media.
In collegamento con SkyTg24 grazie a un ponte telefonico organizzato dall’ufficio stampa dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Semmola ha raccontato l’angoscia di quei minuti (mentre ancora si sparava).
“Qui nessuno ci dice niente, nessuno parla inglese, ho saputo che c’era stato un attentato grazie ai messaggi da casa. Ho sentito del rumore, non le esplosioni. La polizia ci ha presi in gruppo e fatti spostare in fila da dove eravamo. Qui è un grandissimo caos” ha spiegato il collega a Sky.
Per poi aggiungere, una volta finito l’incubo: “Bilancio di fine serata: stiamo bene. Molto scossi ma bene. Abbiamo visto molto sangue e macerie. Sentito rumori che nessuno dovrebbe sentire. Siamo in albergo con il morale a pezzi. Ma solo con quello…”.

qui vicenza
Il Talled e la via etica della seta Si rinnova l'antica tradizione
Si rinnova in Italia, dopo più di 60 anni, un’antica e suggestiva tradizione legata alla realizzazione del Talled, lo scialle ebraico utilizzato per i momenti di preghiera (sia individuale che collettiva).
Nella giornata di domani, a Nove, provincia di Vicenza, il rabbino capo di Roma rav Riccardo Di Segni parteciperà infatti a tutte le fasi relative alla produzione del cordoncino di seta utilizzato per gli Tzizit, le frange che sono collocate ai quattro angoli del Talled.
Un’iniziativa resa possibile grazie al recente ripristino di un macchinario che trasforma i bozzoli in filo di seta presso una filanda, ubicata presso il laboratorio orafo D’orica, risalente al 1971 e oggi unica nel suo genere in Europa per la seta di alta qualità.
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rabbinato italiano, i nuovi incarichi
Ari, rav Arbib alla presidenza
Cambio al vertice dell’Assemblea Rabbinica Italiana, il cui Consiglio direttivo ha designato ieri alla presidenza il rabbino capo di Milano rav Alfonso Arbib.
Rav Arbib succede a rav Giuseppe Momigliano, rabbino capo di Genova e presidente Ari nell’ultimo biennio, cui è stata assegnata la vicepresidenza.
Nel Consiglio anche rav Ariel Di Porto, rabbino capo a Torino; rav Riccardo Di Segni, rabbino capo a Roma; rav Adolfo Locci, rabbino capo a Padova.

la nota del presidente ucei
"Raduno neonazista in Veneto,

le istituzioni intervengano"
Il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna dichiara:
"Movimenti neonazisti da tutta Europa, che si richiamano apertamente a quell'ideologia malata oltre che al fascismo e ad altre dottrine di chiara matrice razzista, xenofoba e antisemita, si sono dati appuntamento dal primo al tre luglio a Torri del Benaco, in provincia di Verona, per una tre giorni di eventi organizzata da Forza Nuova con il patrocinio dell'amministrazione cittadina.
Un fatto gravissimo, che intendiamo denunciare con le più ferme parole di condanna assieme alla Comunità ebraica veronese e all'Associazione Figli della Shoah.
L'auspicio è inoltre che il prefetto di Verona possa intervenire per impedire lo svolgimento di questa orrenda iniziativa".

qui san marino - oltreconfine
Il Talmud e la sfida del dialogo
Grande interesse a San Marino per l’incontro sul significato, l’attualità e la sfida del Talmud, anche alla luce del recente avvio della traduzione in italiano, che ha visto protagonista il rabbino capo di Ferrara rav Luciano Caro.
L’incontro, organizzato dalla Segreteria alla Cultura, dal Centro studi sull’emigrazione (Università di San Marino) e dal Forum sul dialogo, ha visto la partecipazione inoltre di monsignor Andrea Turazzi, vescovo di San Marino-Montefeltro, e di Patrizia Di Luca, responsabile del Centro di ricerca sull’emigrazione – Museo dell’Emigrante.
“Si è trattato del primo di alcuni incontri dedicati al dialogo interreligioso che si terranno nel prossimo autunno” spiega quest’ultima.
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I DUE BANDI DELLA COMUNITà
Torino cerca figure professionali,
un internal auditor e un docente

Aperti a tutti gli iscritti a una comunità ebraica italiana i bandi lanciati nelle scorse ore dalla Comunità di Torino per la selezione di un’internal auditor, con il compito di verificare il bilancio e la situazione patrimoniale di ogni comparto comunitario, fornendo analisi, valutazioni, raccomandazioni, informazioni sulle attività prese in esame, e per la selezione di personale docente per la scuola primaria Colonna e Finzi.
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  pilpul
Ticketless - Davanti a
Decisamente più fortunata del suo omologo di Predappio, la sindaca di Nonantola. Non deve fare i conti con una ahimé troppo lacrimata sepoltura, ma ha il rasserenante dovere di ricordare la vicenda dei bambini di Villa Emma, una delle storie della Shoah in Italia più toccanti e significative, come ci è noto da parecchi grazie ai lavori di Klaus Voigt.
Presto a Nonantola sorgerà un memoriale in ricordo del salvataggio di quei bambini, purtroppo non sarà possibile restaurare la Villa che li ospitò, proprietà privata. Del memoriale nascituro già si può avere notizia visitando il sito www.davantiavillaemma.org. Prato Galli, alle porte di Nonantola lungo via Mavora, è una costruzione situata proprio davanti a Villa Emma. Un convegno internazionale, la settimana scorsa, ha visto convenire a Nonantola storici e architetti e operatori del settore museale. Bisogna saper fare di necessità virtù. Del resto, nella storia della cultura, la preposizione “davanti a” non teme la concorrenza della preposizione “in”. Un leale duello non solo grammaticale.


Alberto Cavaglion
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RiMEIScolando - Lezioni
Sono stata fortunata. Grazie al fatto di essere stata invitata ad insegnare nel programma del Master in Cultura Ebraica e Comunicazione organizzato dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Il mio corso, titolato “Il sionismo: dalle origini alla fondazione dello Stato di Israele”, si è appena concluso. Ho salutato, fino agli esami si intende, il gruppo degli otto fedelissimi studenti. Sono stati quindici incontri molto intensi.

Simonetta Della Seta,
direttore Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah

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Periscopio - Brexit
Può capitare di volere dedicare a un medesimo evento due commenti di tenore esattamente opposto, uno di desolata amarezza, l’altro di rabbia distruttiva? A me capita oggi, a proposito della Brexit.
Il primo commento che avrei voluto scrivere è, infatti, il seguente. Appartengo a una generazione a cui hanno insegnato, fin da bambini, che era finita, o avrebbe dovuta finire per sempre, l’età delle guerre, delle divisioni, delle esclusioni, delle contrapposizioni, e che si sarebbe dovuti entrare, sempre di più, sempre più a fondo, in quella della pace, dell’unione, delle inclusioni, della solidarietà. L’Europa, in questa visione, certamente un po’ retorica, ingenua e romantica, era soprattutto un sentimento, una visione, un progetto dovuto, necessario, irreversibile.


Francesco Lucrezi, storico
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