Sì dei ministri israeliani all’intesa con Ankara
“Israele al fianco della Turchia,
i terroristi non vinceranno”

Schermata 2016-06-29 alle 14.36.22Solidarietà da parte di diversi esponenti della diplomazia e della politica israeliana è stata espressa nelle scorse ore all’indirizzo del popolo turco dopo l’attentato compiuto contro l’aeroporto Ataturk di Istanbul. “Esprimiamo il nostro profondo shock e sdegno per il vile attentato terroristico compiuto da estremisti che santificano la morte anziché la vita”, il messaggio indirizzato da Yuli Edelstein, speaker della Knesset al suo omologo turco Ismail Kahraman. “Purtroppo – ha continuato – come molti altri Paesi, la Turchia è stata vittima di attacchi terroristici omicidi da parte di estremisti che, in nome di Dio, vogliono interrompere il normale vivere civile, seminando paura e terrore per promuovere i loro crudeli obiettivi”. Ad esprimere le sue condoglianze anche il ministro dell’Edilizia Yoav Galant, ex comandante del Comando meridionale delle Forze di difesa israeliane, e tra coloro che ha appoggiato l’accordo di riconciliazione ufficializzato ieri da Israele con la Turchia. L’intesa è stata oggi approvata anche dal gabinetto di sicurezza guidato dal Premier israeliano Benjamin Netanyahu, dopo quattro ore di discussione, con 7 voti favorevoli e 3 contrari. “Tra i paesi che perseguono la pace deve esserci cooperazione – ha dichiarato Galant alla radio dell’esercito israeliano – L’accordo è di vitale importanza per Israele ed ha implicazioni sia per la sicurezza del nostro Paese sia in termini economici”. Il ministro, come già Netanyahu, ha ribadito come questa intesa sia strategica per Israele e lo sia anche rispetto alla lotta globale contro il terrorismo.
“Dobbiamo far sì che la Turchia non sia preda dell’estremismo e rimanga nella parte occidentale del mondo”, ha continuato il ministro, parlando della riconciliazione arrivata dopo sei anni di crisi con Ankara. Una rottura dovuta alla vicenda della Mavi Marmara (in cui nove cittadini turchi morirono in uno scontro con i soldati israeliani mentre erano a bordo di una nave che voleva rompere il blocco imposto da Israele su Gaza) e che ha trovato una sua risoluzione dopo una lunga e complicata trattativa. Non tutti però hanno accettato i termini del negoziato – che tra le altre cose impegna Israele a versare alle famiglie delle vittime della Mavi Marmara un risarcimento in denaro – e tra loro i ministri Naftali Bennett (Educazione), Ayelet Shaked (Giustizia) e Avigdor Lieberman (Difesa) che durante la riunione di gabinetto hanno votato contro al testo dell’intesa con i turchi.
Rispetto a quest’ultima è da escludersi un legame con l’attentato compiuto ieri ad Istanbul, scrive Barak Ravid, analista di Haaretz e giornalista esperto di politica internazionale. “Un tale attacco (compiuto con mitra e cinture esplosive) è difficile da improvvisare ed eseguire all’ultimo minuto, e testimonia come, nonostante gli enormi sforzi turchi nell’investire in intelligence per identificare le cellule di Daesh e contrastare il Pkk, in Turchi vi sia una infrastruttura terroristica efficace che riesce a scivolare sotto i radar dei servizi segreti e colpire obiettivi civili”.
Nel recente passato Erdogan è stato accusato dalla Russia di complicità con l’Isis ovvero di fare affari con loro per il petrolio. “Se Mosca ha le prove che le mostri al mondo”, la risposta del presidente turco. La posizione di Ankara rispetto alla lotta agli islamisti del Califfato è stata più volte criticata dalla Comunità internazionale ma la sua collaborazione rimane strategica così come il suo ruolo di ponte con il mondo musulmano. I vertici della difesa israeliana hanno dichiarato negli scorsi giorni di ritenere importante la riapertura dei rapporti con la Turchia ma d’altra parte, come rilevava una fonte dell’Economist, hanno sottolineato che la situazione è ben diversa rispetto agli anni Novanta (quando Israele e Turchia erano strette alleate). Erdogan in questi anni ha coltivato un rapporto ambiguo con l’Iran: da una parte lo considera una minaccia militare, d’altra intrattiene con Teheran rapporti economici. Per questo, nonostante l’intesa, Israele deve mantenere alta l’attenzione, rilevano fonti militari. La sfida comune contro il terrorismo potrà però essere un ulteriore per consolidare il riavvicinamento dei due Paesi.