…Istanbul

Il terribile attentato all’aeroporto di Istanbul mostra una volta di più l’instabilità del Paese e il totale fallimento della politica doppiogiochista e ambigua fino all’inverosimile di Erdogan. In questo quadro, si inserisce l’accordo appena siglato con Israele. Firma importante sia perché rappresenta l’unica novità nella regione dopo l’accordo USA-Iran, sia perché compatta per la prima volta il fronte sunnita. Il nuovo patto implica, infatti, un riavvicinamento con l’Egitto di Al Sisi, prima messo all’indice per il trattamento riservato alla Fratellanza Musulmana vicina ad Erdogan, e con l’Arabia Saudita, che approva tutto from behind, come dicono in America. Convitato di pietra la Russia di Putin, a cui è arrivata la tanto attesa lettera di scuse per l’abbattimento del caccia dell’anno scorso. Insomma, Al Sisi, Erdogan, monarchia saudita, Putin, non esattamente un fronte democratico. La domanda è, cosa c’entra Israele con questi qui? Ancor più facile la risposta: perché dall’altra parte chi c’era?

Davide Assael, ricercatore

(29 giugno 2016)