Istanbul, torna l’orrore

rassegnaContinua a salire il bilancio delle vittime (36 morti, 147 feriti) dell’attentato all’aeroporto internazionale di Istanbul, dove ieri sera un commando jihadista composto da sette uomini armati di mitra e cinture esplosive è entrato in azione.
“Proprio nel momento più delicato, mentre la Turchia stava cercando di ridisegnare la propria strategia politica nella regione, abbandonando le pulsioni islamistiche più estreme, arrivano i colpi più pericolosi dei terroristi più fanatici” scrive Antonio Ferrari sul Corriere, ricordando il ripristino delle relazioni tra Gerusalemme e Ankara siglato appena poche ore prima.
Osserva sullo stesso quotidiano Guido Olimpio: “Il massacro avrà nuove ripercussioni nel campo della sicurezza che vanno oltre la Turchia. Già dopo l’attentato in Belgio si è discusso come proteggere meglio gli aeroporti. Risposta non facile. Gli scali sono già dei bunker, ma ai terroristi – quale che sia la loro appartenenza – è sufficiente agire all’esterno. Tra i taxi, vicino alle fermate delle navette e nei saloni dei check in. È chiaro che servono nuovi filtri per tenere lontani gli ‘assalitori’, ma dove inizia la prima linea di difesa? All’ingresso? Lungo la strada che porta all’installazione aeroportuale? Il setaccio stretto – come quello adottato con efficacia in Israele – comporta tempi d’attesa lunghi e molte risorse. Senza dimenticare che il numero dei potenziali target è drammaticamente alto”.
“L’ombra dell’Isis si allunga sull’intesa con Israele”, il titolo di una articolata riflessione di Fabio Nicolucci sul Messaggero. “L’attentato che ha sconvolto Istanbul ieri sera è l’ultimo di una vecchia serie o il primo di una nuova? Dopo la conta dei morti e il lavoro dei soccorritori e dei medici, questa è la domanda alla quale occorrerà dare una risposta se si vuole approntare una efficace risposta strategia difensiva”.

Fa il giro della rete la testimonianza di Edoardo Semmola, collega del Corriere Fiorentino, per molte ore l’unico testimone oculare italiano a parlare con i media. In collegamento con Skytg24 grazie a un ponte telefonico realizzato dall’ufficio stampa UCEI, Semmola ha raccontato l’angoscia di quei minuti mentre ancora si sparava.

“I Cinque Stelle sono un movimento riformista euroscettico che sta andando straordinariamente bene. Hanno preso Roma! La loro è una posizione coerente. Loro non credono che in questa fase l’Italia dovrebbe lasciare l’Unione europea. Ma questo non vuol dire che le cose possano cambiare nel giro di qualche anno. Chi chiede le riforme, una volta che si accorgesse che le riforme non avvengono, potrebbe decidere di andare via”. Così il leader dell’Ukip Nigel Farage in una intervista con la Stampa (Marco Zatterin).

Sull’Osservatore Romano una recensione di Anna Foa al libro Un raccolto d’oro: Il saccheggio dei beni ebraici (Einaudi. Storia Vol. 67). “La Polonia è, in assoluto, il Paese con il maggior numero di Giusti, oltre seimila. Ma è anche il Paese in cui, fondandosi su un antisemitismo diffuso, già emerso ben prima dell’invasione – spiega la storica – la collaborazione delle persone ‘comuni’ alla Shoah fu più vasta”.

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked

(29 giugno 2016)