Paolo Sciunnach,
insegnante | Ritengo
che non esista affatto il termine “ebreo laico” (“ebraismo laico”) nel
mondo ebraico, perché non esiste una struttura ecclesiastica, siamo
tutti parte del popolo di D-o, ministri di D-o, un popolo di sacerdoti.
Detto questo però è evidente che ci sono ebrei che, in buona fede, si
sentono incapaci di sentirsi ebrei dal punto di vista religioso e,
nondimeno, provano attaccamento per il popolo ebraico. Alcuni ebrei
cercarono di fondare l’esistenza ebraica sulla sola appartenenza
nazionale (secolare) al popolo di Israele e di operare così un distacco
identitario tra il popolo di Israele e la Torah (come stile di vita
religioso).
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Anna
Foa,
storica | Dice bene David Bidussa,
l’Europa è già morta una volta (forse anche più d’una) ed ora
assistiamo di nuovo alla sua agonia. Basta sostituire il Morire per
Danzica al Morire per Aleppo, rallegrarsi dei muri che nascono come
funghi per tenere lontani i fuggiaschi dalla morte e dalla miseria.
Dalle piccole cose alle grandi, è un continuo di indifferenze, egoismi,
chiusure a riccio sul proprio “particulare”. Eppure protestare serve.
Non è un fatto enormemente importante, ma che di fronte alle proteste
la giunta di Trieste sia stata costretta a rimangiarsi il suo rifiuto
di commemorare la proclamazione delle leggi razziste è un fatto
significativo. Dobbiamo essere attenti, lo dico anche per me, a non
distrarci di fronte alle violenze ma nemmeno di fronte alle piccole e
grandi ingiustizie.
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Francia, sondaggio shock
sul radicalismo islamico
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È
il risultato di un’inchiesta condotta in patria dall’Institut Montaigne
che suscita non poche preoccupazioni. In questa categoria, riporta il
Corriere, è stato indicizzato chi afferma la supremazia della legge
islamica su quella della Repubblica ed è favorevole “a comportamenti
vietati come la poligamia o l’indossare il burqa”. Per il 50 per cento
dei giovani musulmani d’Oltralpe l’Islam sarebbe un mezzo “per
affermarsi ai margini della società”.
Stati Uniti, torna l’incubo terrorismo. Scrive Gianni Riotta su La
Stampa: “Dall’Europa è arrivata l’eco di Parigi, Bruxelles e Nizza, i
massacri islamisti nati in casa, di Boston, Orlando e San Bernardino
sono vivi nella coscienza del Paese, ma una settimana fa, alle
celebrazioni per i 15 anni dall’11 settembre 2001 l’ombra del terrore
sembrava in qualche modo esorcizzata, effimera, come la guerra dei
droni che l’America combatte da un bunker in Nevada, con video e
joystick, colpendo bersagli a migliaia di chilometri di distanza”.
Sinagoghe e Comunità a porte aperte per Giornata Europea della Cultura
Ebraica celebrata ieri, che aveva in Milano la città capofila. Scrive
il Corriere: “Tre feste in una si sono celebrate ieri nella sinagoga
centrale di via della Guastalla. La 17esima Giornata Europea della
Cultura, i 150 anni della Comunità ebraica milanese e i 70 del Centro
di documentazione. Filo conduttore, la parola Pace, che nella lingua
ebraica è Shalòm, un vocabolo quotidiano, un saluto”.
A Roma, i quotidiani mettono in rilievo la partecipazione della sindaca
Virginia Raggi. Una visita che, osserva il Corriere, è arrivata “dopo
alcune incomprensioni”. Ma che non ha mancato di suscitare vibranti
commenti di odio (stigmatizzati dalla prima cittadina) da parte di
alcuni suoi sostenitori in rete. Riguardo al Museo della Shoah, la
sindaca ha annunciato: “Siamo riusciti finalmente a sbloccare i fondi
che da anni probabilmente erano impantanati”. Dichiarazioni contestate
da Carla Di Veroli, ex delegata alla Memoria di Roma Capitale: “La
sindaca Raggi e la sua Giunta non hanno ‘sbloccato’ un bel niente.
L’iter è stato sbloccato ad agosto, ma non è ancora definitivo”
(Messaggero).
Su Repubblica ampia intervista all’ex arbitro israeliano Abraham Klein,
che diresse tra le altre la celeberrima Italia-Brasile al Mondiale del
1982. Per Klein la direzione di quella partita, senza supporti
tecnologici, fu “un capolavoro”. Anche se fece discutere l’annullamento
di un goal regolare a Giancarlo Antognoni che avrebbe chiuso il match
sul 4-2 evitando l’assedio finale carioca. Episodio che i due
protagonisti, come vi abbiamo svelato su Pagine Ebraiche di luglio,
avrebbero poi chiarito molti anni dopo durante un incontro informale a
Tel Aviv.
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milano - di segni al memoriale della shoah
Cultura, Memoria e solidarietà
Il Binario 21 protagonista
Ore
intense di incontri e di interventi hanno contrassegnato questa
Giornata europea della cultura ebraica a Milano, la città capofila
2016. La presenza nella città lombarda della Presidente dell’Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni, che in mattinata ha
aperto la manifestazione assieme al ministro della Difesa Roberta
Pinotti, al sindaco di Milano Giuseppe Sala, al rabbino capo Alfonso
Arbib e ai presidenti della Comunità milanese Raffaele Besso e Milo
Hasbani, si è conclusa con un sopralluogo al Memoriale della Shoah
Binario 21.
Guidata dal vicepresidente della Fondazione Roberto Jarach, la
Presidente UCEI ha visitato la struttura assieme al Segretario generale
Gloria Arbib soffermandosi sui grandi lavori realizzati che fanno di
Binario 21 una struttura d’avanguardia per la tutela e la diffusione
della Memoria e della coscienza civile, sui progetti ancora da
completare, a cominciare dalla realizzazione del grande polo
bibliotecario che farà del Memoriale un centro di cultura viva. Molta
attenzione è stata dedicata alle enormi potenzialità delle strutture,
ma anche ai contenuti già accessibili, fra cui gli allestimenti
dedicati all’educazione alla Memoria, così come un’affascinante
esposizione temporanea, visitabile fino al prossimo 15 dicembre,
realizzata in collaborazione con l’istituto di cultura cinese Confucio
e dedicata agli ebrei rifugiati a Shangai durante la Shoah.
La
presidente dell’Unione ha apprezzato anche le attività del Memoriale
per l’accoglienza dei rifugiati, un impegno delicato e importante che
si protrae ormai da molti mesi e coinvolge la grande struttura interna
al corpo della Stazione centrale con una vasta area temporaneamente
destinata al pernottamento, l’assistenza e la cura delle popolazioni
che provengono in condizioni di enorme difficoltà dalle zone di crisi.
Con questo impegno per l’assistenza e l’aiuto dei rifugiati, hanno
convenuto Di Segni e Jarach, il Memoriale trova un utilizzo solo
apparentemente lontano dalla sua destinazione originaria, ma in realtà
quantomai vicino alla vocazione di perseguire la tutela di chi soffre,
la giustizia e i valori delle società plurali che hanno sempre
contrassegnato il percorso bimillenario dell’ebraismo italiano.
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Qui Milano - Otto per Mille
Una giornata per la cultura,
ogni giornata per le risorse
Qualcosa
si muove. E non solo per i temi forti della cultura che nei diversi
linguaggi espressi dal mondo ebraico ha trovato, in occasione della
Giornata europea della cultura ebraica, una grande, felice occasione di
incontro con la cittadinanza italiana e con le Istituzioni. Ma anche
sul piano della maturità che si fa strada nel comprendere che per una
minoranza la sfida delle risorse, la capacità di finanziare i propri
progetti e i propri sogni, resta il nodo essenziale da sciogliere, il
passaggio inevitabile di tutti coloro che vogliono garantire un futuro
all’ebraismo italiano.
Grazie quindi a tutti gli italiani che hanno compreso come la cultura e
la comunicazione ebraica, essenziali a tutta la società italiana e non
solo agli ebrei, ha bisogno di risorse e in questa stagione di scelte
per l’Otto per mille 2016 ha bisogno di attenzione, di sensibilità, di
scelte attente e responsabili.
Grazie ai leader comunitari e a tutti gli amici dell’ebraismo italiano
che danno ascolto all’appello congiunto della presidente e
dell’assessore alle Finanze dell’Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane, Noemi Di Segni e Guido Guetta, a una maggiore sensibilità
riguardo al problema delle risorse.
E grazie al copresidente della Comunità ebraica di Milano Milo Hasbani,
che intervenendo a fianco del copresidente Raffaele Besso
all’inaugurazione della Giornata della cultura ha ricordato a tutti
come l’impegno per le risorse e per l’otto per mille sia una priorità
di tutti coloro che credono all’ebraismo italiano e lavorano per il suo
futuro.
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qui milano - giornata della cultura ebraicA
"Grazie ai milanesi per l'affetto
e la grande partecipazione"
“Grazie
per essere qui così numerosi”. A parlare dal palco dell’auditorium del
Museo della Scienza e della Tecnologia, l’assessore alla Cultura della
Comunità ebraica di Milano Davide Romano. Davanti, una sala gremita di
milanesi, accorsi per partecipare alle iniziative pomeridiane del
programma della Giornata Europea della Cultura Ebraica di cui Milano in
questa diciassettesima edizione è stata città capofila. Dal divertente
scambio tra il rabbino e sofer Amedeo Spagnoletto e lo storico
dell’arte Philippe Daverio sul rapporto tra l’ebraismo e la scrittura,
alle riflessioni di rav Roberto Della Rocca, direttore dell’area
Cultura e formazione dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane,
assieme al filologo Giulio Busi e alla traduttrice Sara Ferrari, fino
allo spettacolo musicale Caffè Odessa, il pubblico ha seguito con
grande partecipazione e coinvolgimento i diversi incontri organizzati
in questo giorno di festa e di apertura del mondo ebraico alla società
italiana. A inaugurare la Giornata, l’incontro in sinagoga dedicato al
Potere della parola – titolo con cui a Milano è stato declinato il tema
di questa edizione, “Lingue e dialetti ebraici” – con ospite d’onore il
ministro della Difesa Roberta Pinotti e con gli interventi tra gli
altri del sindaco di Milano Beppe Sala, della presidente dell’Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni e del rabbino capo
Alfonso Arbib. “È stata una giornata lunga e impegnativa – ha
sottolineato in chiusura Gadi Schoenheit, viceassessore alla Cultura
della Keillah milanese e tra gli ideatori, insieme all’assessore
Romano, del fitto programma di ieri – Siamo contenti e orgogliosi per
la risposta del pubblico. Abbiamo addirittura dovuto mandare via molta
gente in fila perché la sala era già strapiena. Ci dispiace per chi non
è riuscito a entrare ma siamo felici di tanta partecipazione”.
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QUI
ROMA - IL FESTIVAL DI LETTERATURA EBRAICA
Da Israele al giudaico-romanesco
l'arte di giocare con le parole
Un’indagine
sul linguaggio come entità sfaccettata, composta di forme ed
espressioni diverse. Così nel corso dell’incontro intitolato “La forma
delle parole: libri di letteratura israeliana rivisitati da artisti
italiani”, svoltosi nel pomeriggio di ieri a Roma, si è sviluppato il
tema portante della Giornata Europea della Cultura Ebraica, quest’anno
dedicata a “Lingue e dialetti ebraici”. Al centro il progetto ExLibris,
raccontato dal suo curatore, l’architetto David Palterer, il quale lo
ha ideato per raccogliere fondi a finanziamento dell’IIFCA, la
Fondazione Italia Israele per la Cultura e le Arti. Ne hanno discusso
con lui il critico d’arte Marco Tonelli e l’artista Alfredo Pirri,
moderati dall’assessore alla Cultura della Comunità ebraica di Roma
Giorgia Calò. Nato come stimolo per riflettere sul potere dei libri,
mediatori tra culture diverse, ExLibris ha coinvolto numerosi artisti
italiani e internazionali, che hanno rielaborato le copie di opere di
altrettanti scrittori israeliani lavorando sulla copertina o tra le
pagine e realizzando, in alcuni casi, vere e proprie sculture. L’evento
era patrocinato dall’IIFCA stessa, dalla Comunità ebraica di Mantova e
dal Politecnico di Milano – Polo Territoriale di Mantova, promotori
dell’iniziativa e della mostra “Gerusalemme di Lettere” allestita
presso il Museo di Palazzo Bondoni Pastorio di Castiglione delle
Stiviere (Mantova), che era stata inaugurata proprio in occasione della
scorsa Giornata della cultura ebraica.
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la giornata della cultura ebraica in italia
Da Torino a Trieste fino a Napoli una Giornata di grandi incontri
Settantaquattro
le città, in tutta Italia, coinvolte in questa 17esima edizione della
Giornata Europea della Cultura Ebraica. Incontri, tavole rotonde,
mostre, concerti: un'offerta variegata, che ha raggiunto un folto
pubblico in tutto il paese. Da Torino a Trieste, da Merano a Napoli,
visitatori e curiosi hanno potuto conoscere i vari aspetti della
cultura ebraica, comprendere l'impronta lasciata dagli ebrei nella
Penisola e la vitalità e il legame tuttora forte delle Comunità con il
territorio. Pubblichiamo alcune immagine, testimonianza del grande
successo in tutta Italia dell'iniziativa della Giornata della Cultura.
(Nell'immagine, il concerto tenutosi nella sinagoga di Casale Monferrato)
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Qui roma - Fondazione Museo della Shoah
Memoria, un servizio per la città
Per
una Fondazione che ha la sua sede in largo 16 ottobre, è un atto
doveroso ripartire quest’anno proprio da quella data e da quell’evento
che colpirono tragicamente la Comunità ebraica ma anche tutta la città
di Roma. Con questa considerazione il presidente Mario Venezia ha
presentato questa mattina, nel corso di una conferenza stampa, il
programma espositivo della Casina dei Vallati, che ospita la Fondazione
Museo della Shoah. La prima mostra a introdurre la programmazione del
2016-2017, che apre al pubblico oggi, è infatti intitolata “16 ottobre
1943 – la razzia”, a cura dello storico Marcello Pezzetti, e racconta
il giorno in cui ebbe luogo il rastrellamento di più di mille ebrei
residenti nella Capitale, effettuato da unità tedesche. Molte altre le
iniziative, tra mostre, viaggi, seminari e convegni, previste dalla
Fondazione e descritte nel corso della conferenza, alla quale hanno
partecipato, oltre a Venezia e Pezzetti, anche l’assessore alla
Crescita culturale del Comune di Roma Luca Bergamo e la presidente del
I municipio Sabrina Alfonsi. E per l’anno prossimo sono previsti anche
alcuni passi avanti per quanto riguarda la costruzione del Museo della
Shoah, la cui sede si troverà a Villa Torlonia, grazie all’avanzamento
della predisposizione dei fondi necessari programmata per il 2016 da
parte del Comune.
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NUMEROSI I LEADER EBRAICI PRESENTI
Israele, Dialogo, minoranze
Al via la tre giorni di Assisi
Uno
sguardo ampio, per abbracciare nella loro complessità le tante sfide
che investono oggi i leader religiosi in tempi segnati da crescente
odio, fanatismo, tensione sociale. Sono in pieno svolgimento i lavori
dell'incontro in tre giornate “Assisi. Thirst for Peace” organizzato
nella città umbra dalla Comunità di Sant'Egidio per riflettere sui
punti di più stretta attualità dell'agenda internazionale ed elaborare
strategie a breve e lungo termine che uniscano, andando oltre le
diverse appartenenze.
Una sfida condivisa da alcune centinaia di rappresentanti comunitari
arrivati o in arrivo ad Assisi, tra cui numerosi esponenti
dell'ebraismo italiano e mondiale (per l'Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane partecipa ai lavori il rav Giuseppe Momigliano).
“Lo scontro con la violenza estremista è anche uno scontro culturale. E
quindi la cultura può prevalere sull'oscurantismo” ha detto ieri il
capo dello Stato Sergio Mattarella, dando il via al meeting. Domani
invece i partecipanti incontreranno e si confronteranno con papa
Bergoglio, che si fermerà ad Assisi l'intera giornata.
Tra i temi trattati in queste prime ore una riflessione sui punti fermi
e le nuove domande nel dialogo tra ebrei e cristiani (sessione
coordinata da David Rosen dell'American Jewish Committee, ad offrire
una propria lettura anche il presidente dei rabbini italiani Alfonso
Arbib), ma anche approfondimenti sulla convivenza tra religioni diverse
in Israele, sul dramma dei migranti, sulla sfida dell'integrazione. A
parlare dell'attualità dello “spirito di Assisi” è stato invece il
rabbino argentino Abraham Skorka, amico personale di Bergoglio dai
tempi di Buenos Aires.
Molto atteso, questo pomeriggio, l'intervento del rabbino Israel Meir
Lau. Sopravvissuto ai campi di sterminio, il rav incontrerà alcune
delegazioni studentesche e spiegherà loro perché “non c'è futuro senza
Memoria”.
(Nell'immagine rav Momigliano con il responsabile della Comunità di Sant'Egidio a Genova Andrea Chiappori)
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IL CONVEGNO MEDICO IN CORSO A SALUZZO
L'esperienza italiana e israeliana
a confronto sulle emergenze
Entrano
nel vivo a Saluzzo i lavori del seminario binazionale che vede
specialisti italiani e israeliani impegnati in quattro giorni dedicati
alla gestione delle emergenze mediche. Il convegno, che da oggi propone
anche esercitazioni pratiche, è stato organizzato dall’Associazione
medica ebraica (Ame), dagli Amici del Magen David Adom (Mda) e
dall’Azienda sanitaria di Cuneo, grazie all'appoggio del “Disaster
Medicine Service” della Regione Piemonte. E proprio in apertura dei
lavori il dottor Giorgio Mortara, nel suo multiplo ruolo di Presidente
dell'Ame, Vicepresidente e Assessore alle politiche sociali dell'Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane ha voluto sottolineare la proficua
collaborazione ricordando all'ottantina di partecipanti medici,
infermieri e paramedici del 118 - provenienti da Piemonte, Liguria e
Lombardia - che, "è grazie all’esperienza e alla tenacia del dottor
Mario Raviolo e della sua equipe del 118 se è stato possibile
realizzare con l’Asl di Cuneo e Saluzzo, con la collaborazione con Mda,
questo primo corso".
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INFORMAZIONE – INTERNATIONAL EDITION
Legge contro il negazionismo,
la riforma spiegata all’estero
"L’Italia
ha una legge contro il negazionismo della Shoah: dopo un iter durato
anni, il Parlamento italiano ha negli scorsi mesi ratificato la riforma
definitiva. A spiegarne contenuto, impostazione e centralità, il
giurista e presidente della Fondazione Centro di Documentazione Ebraica
Contemporanea Giorgio Sacerdoti, che traduce e commenta il testo
nell’odierna uscita di Pagine Ebraiche International Edition.
Una giornata a Ferrara, alla riscoperta di una comunità antica,
radicata sul territorio, che ha annoverato iscritti illustri (come lo
scrittore Giorgio Bassani) e che oggi raccoglie la grande sfida e
opportunità di essere casa del futuro Museo dell’Ebraismo Italiano e
della Shoah. La racconta nella sua rubrica Altrove/Elsewhere, il
professor Daniel Leisawitz del Muhlenberg College (Allentown,
Pennsylvania, USA), che riferisce anche di un felice incontro fortuito
in yogurteria con Davide, un membro della Comunità, occasione per
scambiarsi storie e esperienze sulla vita ebraica sulle due sponde
dell’Atlantico. Leggi
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Oltremare - Culture |
La
tenerezza che mi fanno, lo dico con vera spocchia da israeliana, tutte
le Giornate della Cultura Ebraica e della Memoria e di cose ebraiche in
generale nella diaspora. Mi fanno un effetto un po’ madeleine
dell’intelletto, di cosa bella e perduta, di sapore che quando lo
ritrovi per caso ti dà una frustata alle papille gustative e ti fermi
lì in mezzo a una piazza a recuperare ricordi di passati lontani e
tempi paralleli a volte non vissuti di persona ma soltanto studiati sui
libri di storia e fatti propri; come se si potessero avere multipli
passati e alberi genealogici tripli o quadrupli.
E mentre in Europa producono madeleine in abbondanza anche per il
futuro, succede qui nel nostro angoletto di paradiso che compaiono
trafiletti sui giornali per dare notizia di due nuovi corsi di studio
in cultura ebraica nei paesi arabi, in coordinamento fra la Ben Gurion
e la Tel Aviv University. Ma come nuovi? Metà della popolazione
israeliana viene da paesi arabi, e un banale corso universitario sulla
loro cultura geograficamente immensa e millenaria fa notizia?
Daniela Fubini, Tel Aviv
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