Benedetto
Carucci Viterbi,
rabbino
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Dio
si rivolge a Mosè solamente dopo aver visto che si è avvicinato al
roveto: ogni chiamata celeste - questa come le altre - non è altro che
una risposta ad un movimemto dell'uomo.
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David
Bidussa,
storico sociale
delle idee | Ripresa
Palmira, Daesh è tornato a distruggerla. Palmira non è solo un bene
culturale dell’umanità violato dal fanatismo. Per la sua storia e per
la sua costruzione, per la lingua che circolava nelle sue vie in
antichità – l’aramaico –è la testimonianza del “meticciato”, il segno
dell’intercultura, più che della multicultura.
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Correre per la Memoria
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In
queste ore prende il via a Roma Run For Mem, la corsa non competitiva
dedicata alla Memoria organizzata dall’Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane, sotto l’egida della Presidenza del Consiglio dei ministri e
in collaborazione con l’Associazione Maccabi Italia e la Maratona di
Roma.
Enti, associazioni, comunità religiose, gruppi podistici, tanti comuni
cittadini tra i partecipanti. La partenza alle ore 10, da Largo 16
Ottobre. Due i percorsi possibili: uno aperto alle famiglie, di 3,5
chilometri; e uno più competitivo di dieci chilometri, come ricorda
oggi tra gli altri il Messaggero. Simbolo e testimone dell’iniziativa,
il sopravvissuto alla Shoah e all’attacco terroristico palestinese a
Monaco ’72 Shaul Ladany, la cui incredibile storia personale è
raccontata oggi nelle interviste di Repubblica Roma e La Stampa. “È un
bel progetto, mi piace fare sport e ogni giorno si assottigliano le
voci dei testimoni della Shoah, – racconta a Repubblica il marciatore
israeliano, rinchiuso a otto anni nel lager nazista di Bergen Belsen –
di chi è stato nei campi e può ancora raccontare in prima persona la
tragedia che ha vissuto. È importante che le nuove generazioni sappiano
cosa accadde dai racconti di chi nei campi c’è stato”. “Ne ha viste
tante nella sua vita il professor Ladany, ma non ha mai smesso di
marciare. – le parole della presidente UCEI Noemi Di Segni riportate da
La Stampa – Con questa iniziativa, aperta a tutta la città, desideriamo
affermare la vita, che continua nonostante tutto e nonostante tutti i
popoli che hanno cercato nei secoli di sterminare ebrei così come altre
popolazioni, con genocidi e massacri. La vita continua e con questa va
trasmessa la forza di sopravvivere, di vivere e di avere il coraggio di
raccontare quanto accaduto affinché non si ripeta mai più”.
L’unione populista contro quella europea. “Questo sarà l’anno del
popolo, l’anno in cui la voce del popolo troverà finalmente ascolto,
l’anno di una rivoluzione democratica e non violenta in Europa, l’anno
della liberazione e della primavera patriottica”, le parole del leader
populista olandese Geert Wilders tra gli applausi dei circa mille
partecipanti al congresso che ieri a Coblenza ha riunito per la prima
volta sullo stesso palco i leader della destra populista europea. Da
Wilders a Marine Le Pen, da Matteo Salvini alla numero uno del tedesco
AfD Frauke Petty fino al segretario generale dell’austriaco Fpo Harald
Vilimsky, tutti riuniti nel segno di slogan anti-europei, raccontano La
Stampa e Repubblica riportando diversi inquietanti aspetti
dell’incontro (tra cui le parole di Wilders, “le nostre donne bionde
hanno paura dei profughi”).
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il successo della prima edizione a roma
Run for Mem, la grande risposta
di chi corre verso il futuro
Alcune
migliaia i partecipanti a Run for Mem, la grande iniziativa tra Sport,
Storia e Memoria organizzata dall’Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane, sotto l’egida della Presidenza del Consiglio dei ministri e
in collaborazione con l’Associazione Maccabi Italia e la Maratona di
Roma. Attraverso due percorsi, da 10 e da 3,5 chilometri, i podisti
hanno corso tra i luoghi più significativi della storia della Capitale
negli anni bui del nazifascismo. Da Largo 16 Ottobre a Via Tasso, da
Via Urbana ai Giardini Di Consiglio.
Due
testimonial d’eccezione: Shaul Ladany, atleta israeliano sopravvissuto
alla Shoah e all'attentato palestinese alle Olimpiadi di Monaco ’72, e
l'ex maratoneta romana Franca Fiacconi. "Oggi siamo qua per una causa
importante. Difendere la Memoria, renderlo sempre di più un valore
vivo" ha dichiarato Ladany alle molte decine di giornalisti che lo
hanno seguito in questa giornata speciale insieme alla presidente UCEI
Noemi Di Segni, al presidente della Maratona di Roma Enrico Castrucci e
al presidente del Maccabi Italia Vittorio Pavoncello.
A
partecipare alla gara, insieme a una miriade di enti, associazioni e
gruppi podistici, anche il sottosegretario agli Affari Europei Sandro
Gozi, che nelle scorse ore ha voluto incontrare Ladany dandogli il
benvenuto in Italia nella cornice di Palazzo Chigi. Ha aderito
all'iniziativa anche il ministro dello Sport, Luca Lotti, che ha
inviato un messaggio di condivisione agli organizzatori.
Introdotto
sul palco dal Consigliere UCEI Hamos Guetta, Ladany (nell'immagine in
alto davanti al Tempio di Roma prima della corsa) ha ricevuto dal
vicesindaco di Roma Luca Bergamo una medaglia commemorativa
dell'evento. Leggi
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il saluto della presidente ucei noemi di segni
"Sport e Memoria, Run for Mem
è il simbolo di questi valori"
Nel
corso dell'inaugurazione della prima corsa per la Memoria Run For Mem,
organizzata dall'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane in
collaborazione con la Maratona di Roma e con l'Associazione Maccabi
Italia, la presidente dell'Unione Noemi Di Segni ha rivolto alle
centinaia di persone presenti il seguente saluto.
Un caloroso benvenuto a tutti
Un pensiero innanzitutto di cordoglio alle vittime del terremoto e
della slavina e di vicinanza ai feriti e di chi in queste ore soffre.
Quest’anno abbiamo scelto un modo nuovo, forse coraggioso, per
celebrare il Giorno della Memoria attraverso un evento sportivo.
Memoria della Shoah del popolo ebraico, memoria dello sterminio,
memoria dell’abisso umano, memoria della vita negata in mille diversi
modi – memoria che oggi affermiamo attraverso un messaggio di vita, di
energia, di aggregazione.
Memoria verso il nostro futuro che desideriamo sognare e vivere.
La vita c’era prima, la vita c’è dopo. Lo sport, l’energia sprigionata
dalla corsa, lo stare assieme è un modo per affermare questo valore.
Questo diritto inviolabile.
Si corre ogni giorno ma dobbiamo portare con noi le tappe del nostro
passato, e ricordare che il percorso che ci attende inizia con quello
tracciato dagli eventi passati e che attraverseremo oggi assieme.
Si cade, ci si fa male; ci hanno fatto cadere, ci hanno fatto male, ma
noi ci alziamo e ricominciamo a correre. Ricominciamo a vivere. Come
singoli, come popolo, come collettività, come italiani, come europei.
Oggi noi non siamo soli - corrono assieme a noi tante persone che portano con sé il loro credo e la loro religione.
Grazie Shaul per essere qui assieme a noi, per essere un esempio di vita e di energia.
Grazie a tutti. Pronti al via.
Noemi Di Segni
presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
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qui torino - la giornata di studi
Disegni, Maestro del Novecento
È
ancora in corso, oggi a Torino, il convegno rabbinico in onore del rav
Dario Disegni in occasione dei cinquant'anni dalla sua scomparsa. Tanti
i rabbini italiani intervenuti all'incontro, opportunità di studio, ma
anche un momento per ricordare una delle più importanti figure
dell'ebraismo italiano del secolo scorso.
Fiorentino, classe 1878 rabbino per molti anni a Verona, cappellano
militare in zona di confine durante la prima guerra mondiale, una
piccola parentesi all'estero tra Bucarest e per un anno nella Tripoli
coloniale, poi rabbino capo a Torino sotto il fascismo, la guerra, il
suo stoico, e forse testardo, rimanere al suo posto fino all'ultimo
prima di nascondersi nell'astigiano, la perdita di una figlia ed una
nipote per mano nazifascista ad Auschwitz, a lui il difficile compito
della ricostruzione comunitaria del dopoguerra con il supporto
all'Orfanotrofio Israelitico di Torino, la vicinanza alle famiglie
uscite mutilate dalla Shoah. Negli ultimi anni del suo mandato nel
capoluogo piemontese è stato anche direttore della scuola rabbinica
Marguglies di Torino, che da dopo la sua morte porta anche il suo nome.
In pensione dal 1959, rimase comunque autorità importante all'interno
della Comunità al fianco del suo successore, rav Sergio Sierra fino
alla morte avvenuta nel gennaio del 1967, esattamente cinquant'anni fa.
Commosso il ricordo della moglie del rabbino Sierra che racconta della
stanchezza di rav Disegni (nell'immagine, da destra a sinistra, i
nipoti del rav, Giulio e Dario Disegni, rispettivamente vicepresidente
dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e presidente della
Comunità ebraica di Torino, e rav Giuseppe Momigliano, rabbino capo di
Genova) nei suoi ultimi anni di mandato: “Ci teneva che fosse Sergio a
sostituirlo. Per più di un anno ricordo le sue chiamate a mio marito a
Roma per convincerlo a sostituirlo. Anche quando mio marito accettò non
volle mai sedersi sullo scranno riservato al rabbino capo: la vera
autorità morale era ancora lui. Tutti i suoi allievi della scuola,
finita la funzione venivano da lui per ricevere una benedizione”. Va
riconosciuto infatti che sotto la sua direzione il collegio rabbinico
di Torino ha vissuto il suo massimo prestigio internazionale.
Filippo Tedeschi Leggi
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Sorgente di vita
Memoria, l’emozione dei ragazzi
Il
viaggio della memoria di oltre 100 studenti provenienti da tutta Italia
apre la puntata di Sorgente di vita di questa sera, domenica 22
gennaio: la visita al campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau insieme
a due testimoni, Andra e Tatiana Bucci, alla Ministra dell’Istruzione,
Valeria Fedeli e alla Presidente dell’UCEI, Noemi Di Segni. Le emozioni
provocate dai racconti delle sopravvissute, la visita di ciò che rimane
delle strutture del campo, la conoscenza della storia per una
iniziativa rivolta al mondo della scuola promossa, come ogni anno, dal
Ministero dell’Istruzione e dall’Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane. Segue un servizio sul ritorno a Varsavia del giornalista
Wlodek Goldkorn. Leggi
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La violenza come abito |
Il
terrorismo parrebbe costituire un fenomeno destinato ad essere
perennemente uguale a se stesso. In realtà, se le sue abominevoli
modalità di manifestazione non mutano, trattandosi di azioni
particolarmente violente contro indifesi ed innocenti, (intenzionate
quindi a causare danni irreparabili per le vittime e ad accrescere lo
stato di ansia, se non di paura, tra la collettività colpita), non si
può dire che nella sua interna composizione, caratterizzata da una
multiformità di agenti, protagonisti e motivazioni, rimanga la medesima
cosa, ossia corrispondente a quanto già è stato. Nel caso del
terrorismo di radice islamista, poi, registriamo un progressivo
mutamento.
Claudio Vercelli
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Levi Papers - Arriva la mia volta |
Il
foglietto di carta è stato tagliato con le forbici in modo rapido per
inserirlo nel libro, così che il bordo non è perfettamente dritto. Si
tratta della aggiunta n.15. Va collocata alla pagina 39 della edizione
De Silva, un brano nuovo che entra nell’edizione Einaudi del 1958. Il
foglio inizia con “…è rigorosamente proibito”, e termina con: “Quando
arriva la mia volta…”. Sono due frasi della prima edizione tra cui
Primo Levi introduce il pezzo nuovo. Li ha ribattuti per far capire
dove va inserito il testo del foglietto. Le righe nuove sono solo sei,
battute a macchina: “Chi fa rispettare il divieto è un gigantesco
Häftling francese, il quale risiede nella guardiola che sta fra le
porte dei due ambulatori. È uno dei pochi funzionari francesi del
campo: né si pensi che il passare la propria giornata fra le scarpe
fangose e sbrindellate costituisca un piccolo privilegio. Basta pensare
a quanti entrano in Ka-Be colle scarpe, e ne escono senza averne più
bisogno...”.
Marco Belpoliti, scrittore
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