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8 gennaio 2017 - 10 Tevet 5777
PAGINE EBRAICHE 24
ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Benedetto
Carucci Viterbi,
rabbino
Dio si rivolge a Mosè solamente dopo aver visto che si è avvicinato al roveto: ogni chiamata celeste - questa come le altre - non è altro che una risposta ad un movimemto dell'uomo.
 
David Bidussa,
storico sociale
delle idee
Ripresa Palmira, Daesh è tornato a distruggerla. Palmira non è solo un bene culturale dell’umanità violato dal fanatismo. Per la sua storia e per la sua costruzione, per la lingua che circolava nelle sue vie in antichità – l’aramaico –è la testimonianza del “meticciato”, il segno dell’intercultura, più che della multicultura.
 
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Correre per la Memoria
In queste ore prende il via a Roma Run For Mem, la corsa non competitiva dedicata alla Memoria organizzata dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, sotto l’egida della Presidenza del Consiglio dei ministri e in collaborazione con l’Associazione Maccabi Italia e la Maratona di Roma.
Enti, associazioni, comunità religiose, gruppi podistici, tanti comuni cittadini tra i partecipanti. La partenza alle ore 10, da Largo 16 Ottobre. Due i percorsi possibili: uno aperto alle famiglie, di 3,5 chilometri; e uno più competitivo di dieci chilometri, come ricorda oggi tra gli altri il Messaggero. Simbolo e testimone dell’iniziativa, il sopravvissuto alla Shoah e all’attacco terroristico palestinese a Monaco ’72 Shaul Ladany, la cui incredibile storia personale è raccontata oggi nelle interviste di Repubblica Roma e La Stampa. “È un bel progetto, mi piace fare sport e ogni giorno si assottigliano le voci dei testimoni della Shoah, – racconta a Repubblica il marciatore israeliano, rinchiuso a otto anni nel lager nazista di Bergen Belsen – di chi è stato nei campi e può ancora raccontare in prima persona la tragedia che ha vissuto. È importante che le nuove generazioni sappiano cosa accadde dai racconti di chi nei campi c’è stato”. “Ne ha viste tante nella sua vita il professor Ladany, ma non ha mai smesso di marciare. – le parole della presidente UCEI Noemi Di Segni riportate da La Stampa – Con questa iniziativa, aperta a tutta la città, desideriamo affermare la vita, che continua nonostante tutto e nonostante tutti i popoli che hanno cercato nei secoli di sterminare ebrei così come altre popolazioni, con genocidi e massacri. La vita continua e con questa va trasmessa la forza di sopravvivere, di vivere e di avere il coraggio di raccontare quanto accaduto affinché non si ripeta mai più”.

L’unione populista contro quella europea. “Questo sarà l’anno del popolo, l’anno in cui la voce del popolo troverà finalmente ascolto, l’anno di una rivoluzione democratica e non violenta in Europa, l’anno della liberazione e della primavera patriottica”, le parole del leader populista olandese Geert Wilders tra gli applausi dei circa mille partecipanti al congresso che ieri a Coblenza ha riunito per la prima volta sullo stesso palco i leader della destra populista europea. Da Wilders a Marine Le Pen, da Matteo Salvini alla numero uno del tedesco AfD Frauke Petty fino al segretario generale dell’austriaco Fpo Harald Vilimsky, tutti riuniti nel segno di slogan anti-europei, raccontano La Stampa e Repubblica riportando diversi inquietanti aspetti dell’incontro (tra cui le parole di Wilders, “le nostre donne bionde hanno paura dei profughi”).
 
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  davar
il successo della prima edizione a roma
Run for Mem, la grande risposta
di chi corre verso il futuro

Alcune migliaia i partecipanti a Run for Mem, la grande iniziativa tra Sport, Storia e Memoria organizzata dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, sotto l’egida della Presidenza del Consiglio dei ministri e in collaborazione con l’Associazione Maccabi Italia e la Maratona di Roma. Attraverso due percorsi, da 10 e da 3,5 chilometri, i podisti hanno corso tra i luoghi più significativi della storia della Capitale negli anni bui del nazifascismo. Da Largo 16 Ottobre a Via Tasso, da Via Urbana ai Giardini Di Consiglio.
Due testimonial d’eccezione: Shaul Ladany, atleta israeliano sopravvissuto alla Shoah e all'attentato palestinese alle Olimpiadi di Monaco ’72, e l'ex maratoneta romana Franca Fiacconi. "Oggi siamo qua per una causa importante. Difendere la Memoria, renderlo sempre di più un valore vivo" ha dichiarato Ladany alle molte decine di giornalisti che lo hanno seguito in questa giornata speciale insieme alla presidente UCEI Noemi Di Segni, al presidente della Maratona di Roma Enrico Castrucci e al presidente del Maccabi Italia Vittorio Pavoncello.
A partecipare alla gara, insieme a una miriade di enti, associazioni e gruppi podistici, anche il sottosegretario agli Affari Europei Sandro Gozi, che nelle scorse ore ha voluto incontrare Ladany dandogli il benvenuto in Italia nella cornice di Palazzo Chigi. Ha aderito all'iniziativa anche il ministro dello Sport, Luca Lotti, che ha inviato un messaggio di condivisione agli organizzatori.
Introdotto sul palco dal Consigliere UCEI Hamos Guetta, Ladany (nell'immagine in alto davanti al Tempio di Roma prima della corsa) ha ricevuto dal vicesindaco di Roma Luca Bergamo una medaglia commemorativa dell'evento.
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il saluto della presidente ucei noemi di segni
"Sport e Memoria, Run for Mem
è il simbolo di questi valori"

Nel corso dell'inaugurazione della prima corsa per la Memoria Run For Mem, organizzata dall'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane in collaborazione con la Maratona di Roma e con l'Associazione Maccabi Italia, la presidente dell'Unione Noemi Di Segni ha rivolto alle centinaia di persone presenti il seguente saluto.

Un caloroso benvenuto a tutti
Un pensiero innanzitutto di cordoglio alle vittime del terremoto e della slavina e di vicinanza ai feriti e di chi in queste ore soffre.

Quest’anno abbiamo scelto un modo nuovo, forse coraggioso, per celebrare il Giorno della Memoria attraverso un evento sportivo. Memoria della Shoah del popolo ebraico, memoria dello sterminio, memoria dell’abisso umano, memoria della vita negata in mille diversi modi – memoria che oggi affermiamo attraverso un messaggio di vita, di energia, di aggregazione.
Memoria verso il nostro futuro che desideriamo sognare e vivere.
La vita c’era prima, la vita c’è dopo. Lo sport, l’energia sprigionata dalla corsa, lo stare assieme è un modo per affermare questo valore. Questo diritto inviolabile.
Si corre ogni giorno ma dobbiamo portare con noi le tappe del nostro passato, e ricordare che il percorso che ci attende inizia con quello tracciato dagli eventi passati e che attraverseremo oggi assieme.
Si cade, ci si fa male; ci hanno fatto cadere, ci hanno fatto male, ma noi ci alziamo e ricominciamo a correre. Ricominciamo a vivere. Come singoli, come popolo, come collettività, come italiani, come europei.
Oggi noi non siamo soli - corrono assieme a noi tante persone che portano con sé il loro credo e la loro religione.
Grazie Shaul per essere qui assieme a noi, per essere un esempio di vita e di energia.
Grazie a tutti. Pronti al via.

Noemi Di Segni
presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
 
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qui torino - la giornata di studi
Un Sefer per rav Dario Disegni
Dalla Torah al Talmud, dal Talmud alla Torah. È in svolgimento la Giornata di studio organizzata nel cinquantesimo anniversario della scomparsa di rav Dario Disegni, uno dei grandi rabbini del Novecento italiano. Una giornata che si è aperta con un importante e inaspettato evento, la concessione in prestito d’uso alla Comunità ebraica di Torino di un piccolo Sefer Torah, una volta custodito al Tempio Italiano di Gerusalemme. A donare il Sefer Torah sono Delia e Noemi Tedeschi, in ricordo del loro nonno Ettore Tedeschi, il quale nato a Genova nel 1876 ebbe modo di relazionarsi direttamente con rav Disegni, che nel 1909 svolse il suo primo incarico proprio nella Comunità ebraica di Genova.

Alice Fubini
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qui torino - la giornata di studi
Disegni, Maestro del Novecento
È ancora in corso, oggi a Torino, il convegno rabbinico in onore del rav Dario Disegni in occasione dei cinquant'anni dalla sua scomparsa. Tanti i rabbini italiani intervenuti all'incontro, opportunità di studio, ma anche un momento per ricordare una delle più importanti figure dell'ebraismo italiano del secolo scorso.
Fiorentino, classe 1878 rabbino per molti anni a Verona, cappellano militare in zona di confine durante la prima guerra mondiale, una piccola parentesi all'estero tra Bucarest e per un anno nella Tripoli coloniale, poi rabbino capo a Torino sotto il fascismo, la guerra, il suo stoico, e forse testardo, rimanere al suo posto fino all'ultimo prima di nascondersi nell'astigiano, la perdita di una figlia ed una nipote per mano nazifascista ad Auschwitz, a lui il difficile compito della ricostruzione comunitaria del dopoguerra con il supporto all'Orfanotrofio Israelitico di Torino, la vicinanza alle famiglie uscite mutilate dalla Shoah. Negli ultimi anni del suo mandato nel capoluogo piemontese è stato anche direttore della scuola rabbinica Marguglies di Torino, che da dopo la sua morte porta anche il suo nome.

In pensione dal 1959, rimase comunque autorità importante all'interno della Comunità al fianco del suo successore, rav Sergio Sierra fino alla morte avvenuta nel gennaio del 1967, esattamente cinquant'anni fa. Commosso il ricordo della moglie del rabbino Sierra che racconta della stanchezza di rav Disegni (nell'immagine, da destra a sinistra, i nipoti del rav, Giulio e Dario Disegni, rispettivamente vicepresidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e presidente della Comunità ebraica di Torino, e rav Giuseppe Momigliano, rabbino capo di Genova) nei suoi ultimi anni di mandato: “Ci teneva che fosse Sergio a sostituirlo. Per più di un anno ricordo le sue chiamate a mio marito a Roma per convincerlo a sostituirlo. Anche quando mio marito accettò non volle mai sedersi sullo scranno riservato al rabbino capo: la vera autorità morale era ancora lui. Tutti i suoi allievi della scuola, finita la funzione venivano da lui per ricevere una benedizione”. Va riconosciuto infatti che sotto la sua direzione il collegio rabbinico di Torino ha vissuto il suo massimo prestigio internazionale.

Filippo Tedeschi
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qui venezia - le iniziative per il 27 gennaio
“Ricordo, una sfida attuale”
Questa mattina al teatro Goldoni si è svolta la cerimonia cittadina del Giorno della Memoria con gli interventi del sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, e del presidente della Comunità ebraica Paolo Gnignati. A seguire il concerto del Maestro Massimo Somenzi, che ha eseguito al pianoforte alcune musiche di Ernest Bloch.
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qui milano - la scrittrice al teatro parenti
Edith e il tatuaggio dell'anima
Un evento di particolare importanza avrà luogo oggi a Milano, in occasione della Giornata della Memoria. Si tratta di un omaggio alla scrittrice Edith Bruck, che avrà luogo al Teatro Franco Parenti (diretto da Andrée Ruth Shammah) a partire dalle ore 18.30. La grande scrittrice sarà presente e verrà intervistata da Paola Mortara (CDEC): una occasione da non perdere per chi si trova a Milano. La serata inizierà con la proiezione del documentario su Edith Bruck, Il tatuaggio dell’anima, prodotto dal CDEC, che sarà presentato dal regista Raphael Tobia Vogel. Seguirà l’intervista e quindi la presentazione del nuovo romanzo  della scrittrice, La rondine sul termosifone, edito da La Nave di Teseo, dedicato alla sua storia d’amore con il marito Nelo Risi, il poeta e regista recentemente scomparso dopo lunga malattia. La presentazione sarà introdotta da Furio Colombo e accompagnata da letture dal testo lette da Colette Shammah.
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Sorgente di vita 
Memoria, l’emozione dei ragazzi
Il viaggio della memoria di oltre 100 studenti provenienti da tutta Italia apre la puntata di Sorgente di vita di questa sera, domenica 22 gennaio: la visita al campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau insieme a due testimoni, Andra e Tatiana Bucci, alla Ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli e alla Presidente dell’UCEI, Noemi Di Segni. Le emozioni provocate dai racconti delle sopravvissute, la visita di ciò che rimane delle strutture del campo, la conoscenza della storia per una iniziativa rivolta al mondo della scuola promossa, come ogni anno, dal Ministero dell’Istruzione e dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Segue un servizio sul ritorno a Varsavia del giornalista Wlodek Goldkorn.
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pilpul

La violenza come abito
Il terrorismo parrebbe costituire un fenomeno destinato ad essere perennemente uguale a se stesso. In realtà, se le sue abominevoli modalità di manifestazione non mutano, trattandosi di azioni particolarmente violente contro indifesi ed innocenti, (intenzionate quindi a causare danni irreparabili per le vittime e ad accrescere lo stato di ansia, se non di paura, tra la collettività colpita), non si può dire che nella sua interna composizione, caratterizzata da una multiformità di agenti, protagonisti e motivazioni, rimanga la medesima cosa, ossia corrispondente a quanto già è stato. Nel caso del terrorismo di radice islamista, poi, registriamo un progressivo mutamento.

Claudio Vercelli
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Levi Papers - Arriva la mia volta
Il foglietto di carta è stato tagliato con le forbici in modo rapido per inserirlo nel libro, così che il bordo non è perfettamente dritto. Si tratta della aggiunta n.15. Va collocata alla pagina 39 della edizione De Silva, un brano nuovo che entra nell’edizione Einaudi del 1958. Il foglio inizia con “…è rigorosamente proibito”, e termina con: “Quando arriva la mia volta…”. Sono due frasi della prima edizione tra cui Primo Levi introduce il pezzo nuovo. Li ha ribattuti per far capire dove va inserito il testo del foglietto. Le righe nuove sono solo sei, battute a macchina: “Chi fa rispettare il divieto è un gigantesco Häftling francese, il quale risiede nella guardiola che sta fra le porte dei due ambulatori. È uno dei pochi funzionari francesi del campo: né si pensi che il passare la propria giornata fra le scarpe fangose e sbrindellate costituisca un piccolo privilegio. Basta pensare a quanti entrano in Ka-Be colle scarpe, e ne escono senza averne più bisogno...”.

Marco Belpoliti, scrittore
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