
Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
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Lungo
il cammino della mia professione, del mio esistere, del mio andare
incontro a tantissime persone, ascolto tante storie, leggo e sento
tante parole. A volte si tratta di incontri interessanti, stimolanti,
preziosi, altre volte le orecchie sanguinano ferite dal numero
esorbitante di “Io” che l’interlocutore inserisce nel suo parlare. “Io
ho fatto così…quando ero in quel ruolo Io ho deciso in quel modo… quel
problema sono Io che l’ho risolto…quella comunità Io l’ho salvata…”. Da
un punto di vista squisitamente linguistico in tutte le principali
lingue europee è considerato maleducazione mettere al primo posto il
pronome di prima persona, singolare o plurale, quando ci si nomina in
compagnia.
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Gadi
Luzzatto
Voghera, Direttore Fondazione CDEC
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L’aumento
del numero di episodi di antisemitismo negli Stati Uniti rischia di
provocare un effetto emulazione di cui in Italia non si sente bisogno.
Il tema è quello non proprio nuovo dell’uso pubblico del linguaggio
antiebraico, delle sue simbologie tradizionali e delle sue ben note ed
efficaci dinamiche comunicative. Un episodio molto recente ha suscitato
un certo allarmismo. A Garbagnate, una località che fa parte della
città metropolitana di Milano, sono stati affissi alcuni manifesti che
riproducono gli stereotipi dell’usura, condannano la società
multietnica, denunciano il declino della società italiana bianca e
cristiana. Non si tratta di manifesti anonimi e non si tratta di una
novità. In realtà la sigla che li firma – Nsab-Mlns – è regolarmente
presente nel panorama politico dell’ultradestra neofascista lombarda da
molti anni, pare abbia anche partecipato a competizioni elettorali e
possiede un regolare sito web che nessuna autorità giudiziaria o di
polizia si è mai sognata di oscurare o segnalare.
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Puglia, migranti morti
Non si esclude il dolo
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Foggia,
nella notte incendio nel ‘gran ghetto’ di Rignano appena sgomberato:
morti due migranti, originali del Mali. Non si esclude il dolo. “Per la
baraccopoli nelle campagne era iniziato lo sgombero per ‘infiltrazioni
criminali’, ma una parte dei 500 lavoratori stagionali si era rifiutata
di abbandonare la struttura” scrive il sito di Repubblica. Nel corso
dell’ultimo anno, viene inoltre spiegato, il ghetto è stato colpito da
due grossi incendi che lo hanno distrutto in parte, ma ogni volta le
baracche di legno erano state ricostruite. Dal 2012 a oggi è il settimo
incendio e quello dalle conseguenze più gravi.
“Quella terapia non è sicura”. Con questa motivazione, un giudice
milanese ha vietato ai genitori di una bambina di tre anni malata di
tumore di rivolgersi a un medico israeliano, ritenuto non idoneo. A
fine ottobre, scrive Repubblica, la famiglia informa di volere
trasferire la bambina in Israele per una biopsia. L’Istituto dei tumori
di Milano, l’unico centro in Italia ad avere un reparto pediatrico, fra
quelli che si occupa solo di tumori, avverte i genitori della piccola
delle probabili controindicazioni che possono accompagnare la scelta.
La terapia seguita a Milano ha infatti dato risultati confortanti. “È
in oncologia – scrive Repubblica – in condizioni di stabilità, non si
propongono cambi terapeutici. Eppure il consulto con il professore
Shlomi Constantini dà un esito differente: secondo l’israeliano, la
malattia è meno aggressiva di quanto riscontrato in Italia e consiglia
una terapia molecolare”.
Di diverso avviso il tribunale: “Quando si tratta di minori, le scelte
terapeutiche devono essere orientate al migliore interesse del bambino”.
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nomina al leggendario castello di miramare Crescita culturale e delle risorse Contessa, da Israele a Trieste
Prima
presa di contatto, in queste ore a Trieste, per la direttrice del
prestigioso Museo dell’arte ebraica italiana Umberto Nahon di
Gerusalemme Andreina Contessa. L’illustre studiosa è stata nominata,
ieri in serata, alla direzione del museo, del parco e della riserva
naturale marina del Castello di Miramare, che alle porte della città
giuliana costituisce uno dei principali richiami trainanti del turismo
culturale italiano.
Giunta
da Israele per una visita lampo all’affascinante e leggendario
comprensorio voluto da Massimiliano d’Asburgo all’apice dell’Adriatico,
e alle strutture che già oggi richiamano circa 300 mila visitatori
l’anno, al margine dei suoi primi contatti ufficiali la studiosa ha
voluto subito rendere una visita informale alla sinagoga di Trieste e
alle altre realtà della Comunità ebraica di Trieste. Accompagnata dal
direttore della redazione giornalistica dell’Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane Guido Vitale, Andreina Contessa ha avuto così modo di
visitare anche la sinagoga e il museo ebraico triestino e di incontrare
per un breve saluto fra gli altri gli assessori comunitari Livio
Vasieri e Davide Belleli, il segretario generale Paolo Levi con Liora
Misan, il direttore del museo triestino Ariel Haddad.
L’alto
incarico conferito alla studiosa italo-israeliana, che costituisce un
riconoscimento degli investimenti sulla cultura del Governo israeliano,
della Sinagoga italiana di Gersusalemme e della comunità degli Italkim
nel suo insieme, vede la concessione al museo e al parco di Miramare
dell’autonomia gestionale e finanziaria, un privilegio concesso dal
governo solo alle strutture di maggiore richiamo e di migliore
potenzialità di crescita.
Il provvedimento assunto dal ministro della Cultura Dario Franceschini
si inquadra nel progetto complessivo di rilancio delle potenzialità
culturali ed economiche del paese attraverso gli investimenti sui beni
artistici e sulla programmazione culturale. Una svolta che promette di
rivoluzionare le prospettive di crescita del sistema Italia attraverso
una determinata strategia di crescita culturale. Leggi
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nuove idee per la "piccola gerusalemme" Pitigliano, futuro da protagonista
Il
futuro della Pitigliano ebraica, la “piccola Gerusalemme”, al centro
dell’incontro che la Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane Noemi Di Segni e il Presidente della Comunità ebraica di Livorno Vittorio Mosseri hanno avuto con il sindaco del comune toscano
Pier Luigi Camilli. Un incontro nel segno della progettualità, per la
valorizzazione e la tutela dell’immenso patrimonio culturale custodito
a Pitigliano, dal complesso museale all’antico cimitero ebraico
cittadino.
Una sfida, è stato sottolineato, che passa da un sempre più stretto
coordinamento tra le istituzioni locali, la Comunità ebraica livornese,
l’UCEI, il lavoro dell’associazione “La piccola Gerusalemme” guidata da
Elena Servi. Al sindaco Camilli è stato inoltre illustrato il progetto
UCEI dedicato agli itinerari ebraici e al virtual tour, che potrebbe
presto interessare anche la realtà di Pitigliano.
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L'INAUGURAZIONE IL 26 MARZO Bologna, la nuova sinagoga
"Luogo di identità e incontro"
“La nuova sinagoga, tra le sinagoghe della Diaspora”.
Domenica 26 marzo si candida ad essere una giornata memorabile per la
Comunità ebraica bolognese, attesa dall’inaugurazione ufficiale del suo
nuovo Tempio piccolo. Uno spazio dedicato alla preghiera, all’incontro,
alla cultura. E una giornata per raccontare il grande lavoro che ha
permesso la realizzazione di questo ambiente, svolto con il
fondamentale contributo della Soprintendenza archeologica e di quella
architettonica.
A fare gli onori di casa saranno il presidente della Comunità ebraica
bolognese Daniele De Paz e il rabbino capo Alberto Sermoneta, le cui
parole apriranno la giornata. Interverranno anche la presidente
dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni, il
presidente della Fondazione Beni Culturali Ebraici in Italia Dario
Disegni, i rabbini Adolfo Locci e Giuseppe Momigliano.
Una giornata fitta di appuntamenti, che si aprirà al mattino e che
proseguirà anche con una qualificata tavola rotonda moderata dal
direttore della redazione giornalistica UCEI Guido Vitale con
protagonisti il rav Alberto Somekh, l’architetto Andrea Morpurgo, il
docente universitario Rony Hamaui e il professor Giuseppe Costantini. Leggi
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per 44 anni rabbino capo a padova Rav Achille Viterbo (1933-2017)
Profondo
cordoglio tra gli ebrei italiani per la scomparsa di rav Achille Shimon
Viterbo, 83 anni, storico rabbino della Comunità ebraica di Padova
(svolse questo incarico dal 1955 fino al 1999) e per molti anni anche
suo segretario.
Nato a Tunisi, rav Viterbo aveva conseguito il titolo di Maskil al
Collegio Rabbinico Italiano di Roma nel gennaio del 1956 e la Semikhà
nel 1963. Negli ultimi anni viveva a Gerusalemme, dove aveva coronato
il suo ideale sionista.
I vertici dell’ebraismo italiano e del rabbinato, la Comunità ebraica
di Padova, la Comunità ebraica italiana in Israele. La commozione è
grande per un uomo che ha lasciato un segno vivo del suo passaggio e
del suo magistero.
La
redazione si inchina alla memoria del Rav ed è vicina ai suoi
familiari. Partecipante attivo, sensibile e garbato nel corso della sua
presenza a Trieste ai lavori del laboratorio giornalistico Redazione
aperta, il rav Viterbo non ha mai fatto mancare il dono raro e prezioso
della sua attenzione, della sua curiosità e della sua saggezza.
Il suo ricordo sia di benedizione.
Nelle immagini due momenti della partecipazione del Rav Viterbo a
Redazione aperta, con i giornalisti dell’Unione e con il sociologo
Roberto Weber in un confronto dedicato allo sviluppo della Community,
ai rapporti fra mondo ebraico e società e alla raccolta delle risorse
che garantiscano il futuro dell’ebraismo italiano.
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Conoscere l'italiano
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A qualcuno interessa che si studi l’italiano?
Perché i giovani escono dalla scuola superiore senza una conoscenza
adeguata dell’italiano? La lettera dei 600 docenti universitari che
lamentava le scarse competenze linguistiche degli studenti ha suscitato
grande scalpore. Personalmente non ho in tasca una ricetta vincente per
risolvere il problema, ma credo che potrebbe essere utile se a scuola
le ore di italiano potessero essere usate per far lezione di italiano.
Tra pochi mesi concluderò i miei primi 25 anni di insegnamento e in
ciascuno di questi (tranne quello in cui avevo una cattedra di solo
latino, che anche per questo è stato quasi un anno di vacanza), nella
scuola media e nella scuola superiore, nella scuola ebraica e nella
scuola pubblica, ho dovuto lottare con le unghie e con i denti per
salvare un numero ragionevole di ore di italiano dall’assalto di
laboratori, conferenze, cinema, attività manuali e ricreative, corsi di
architettura o di economia, ecc. Inizialmente credevo che la difficoltà
a utilizzare le ore di italiano per fare italiano fosse dovuta alla
peculiare identità di una scuola ebraica; ben presto, però, ho scoperto
che non è così: il problema non è, per esempio, il tempo dedicato alla
recita di Purim (che comunque è un laboratorio teatrale) o alla stesura
di racconti e riflessioni su temi ebraici (fa sempre bene cimentarsi
nella scrittura creativa o argomentativa). Il problema è tutto il
resto, tutto ciò che affolla le ore di una scuola pubblica o di una
scuola ebraica più o meno nella stessa misura, tutto ciò che dovrebbe
essere, nelle intenzioni, una pausa nell’attività didattica e finisce
invece per sovrapporsi alla didattica e sostituirla.
In certi anni mi impuntavo di più, in altri mi riproponevo di lasciar
perdere e di non prendere le cose troppo a cuore, salvo poi faticare a
trovare le date per svolgere le dovute tre prove scritte in ciascun
quadrimestre. Succede in tutte le materie, naturalmente, ma ho
l’impressione che con l’italiano succeda di più, come se l’italiano
fosse considerato una specie di jolly, una materia generica che
comprende tutte le altre e quindi può legittimamente ospitare al
proprio interno qualunque contesto in cui i presenti comunichino tra di
loro in lingua italiana. Curiosamente gli insegnanti di altre materie
che lamentano la scarsa conoscenza dell’italiano da parte degli allievi
sono spesso i primi a cercare di impadronirsi delle ore di italiano per
fare altro: evidentemente sono giunti alla convinzione che
l’insegnamento dell’italiano sia sostanzialmente inutile.
Probabilmente occorre un ripensamento sull’impostazione generale della
scuola, sugli orari, sui programmi, ecc. (ricordiamo tra l’altro che la
riforma Gelmini ha tolto dal ginnasio un’ora settimanale di italiano ma
nessuno pare essersi scandalizzato più di tanto). Intanto varrebbe la
pena di chiedersi: quello della scarsa conoscenza dell’italiano da
parte degli studenti è un problema che la società italiana vuole
davvero risolvere o è un argomento di conversazione qualunque, tanto
per lodare il buon tempo antico?
Anna Segre, insegnante
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Chi boicotta Israele
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La
parola boicottagio deriva dal nome del capitano inglese Charles C.
Boycott, che fu amministratore dei possedimenti del conte di Erne, un
ricco latifondista irlandese del diciannovesimo secolo. Poiché Boycott
era solito vessare crudelmente i contadini a lui sottoposti, l”Irish
land legue” intraprese contro di lui una lotta non violenta che
consisteva nell’isolamento e nella non collaborazione. Nessuno gli
rivolse più la parola, né intraneva alcun rapporto con questo
personaggio, fintanto che fu costretto a dimettersi. Quando si pensa
alla parola boicotaggio oggi, viene in mente la pratica di non
acquistare determinati tipi di prodotti derivanti da una certa azienda
o provenienti da un dato regime autoritario.
Francesco Moises Bassano
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BDS, le parole dell'odio
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Chi
tra noi spera sinceramente in un futuro di pace per il Medio Oriente si
sente obbligato ad agire per cercare di ottenere quel risultato. E
siccome le mostruose violazioni dei diritti umani che avvengono in
Siria, in Iraq, in Egitto, in Iran ecc. sembrano essere troppe, troppo
abnormi, troppo devastanti per essere contrastate efficacemente, allora
ecco che l’attenzione si rivolge all’unico Paese nel quale è possibile
appellarsi impunemente alla libertà di parola, alla democrazia ed ai
diritti umani a sostegno delle battaglie etiche e morali.
Lisa Billig, American Jewish Committee
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Fare la differenza
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Mi
ha sempre colpito con quanta cura e precisione la Torà descriva come
costruire l’Arca e il Tabernacolo. D’altra parte Dio aveva a che fare
con gli ebrei usciti dall’Egitto: immagino dei buoni operai abituati a
costruire altro dal quale allora tanti dettagli dovevano servire,
forse, a segnalare la differenza.
Ilana Bahbout
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