Se non visualizzi correttamente questo messaggio, fai click qui

20 Luglio 2017 - 26 Tamuz 5777
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav


Elia Richetti,
rabbino
Dopo la guerra contro Midyàn, il Kohèn Gadòl El’azàr (figlio di Aharòn) si rivolge ai combattenti insegnando loro come casherizzare gli oggetti presi in bottino. Ma la stranezza è che il testo, anziché dire che egli si rivolse ai combattenti che “venivano dalla” guerra, dice “che venivano in” guerra.
 
Leggi

Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
di Gerusalemme
Nel tardo medioevo, espulsi dall’Inghilterra, dalla Francia, dalla Spagna e dal Portogallo, da parti dell’Italia e della Germania, gli ebrei trovavo spesso rifugio più a est, in Polonia, in Lituania, in quelle che sarebbero poi divenute la Bielorussia e l’Ucraina. In quelle terre meno sviluppate rispetto alle regioni dell’Europa occidentale, ma più ospitali, sarebbe iniziato un percorso di diversi secoli di crescita demografica e di consolidamento delle tradizioni dell’ebraismo ashkenazita. Le popolazioni dell’Europa orientale non erano proprio filosemite, ma per molte generazioni gli ebrei poterono per lo meno sopravvivere e moltiplicarsi. Oggi il governo di Israele, maltrattato se non dalla popolazione, per lo meno dalla politica e dai media in Europa occidentale, cerca una parola di comprensione e di appoggio nei paesi ex-filo-sovietici. Vediamo così il Primo ministro in cordiale colloquio con il leader ungherese Orban oltre che con i capi dei governi della Repubblica Ceca, della Slovacchia e della Polonia. Succede così a volte che il dilemma è se scegliere fra quelli che sono contro Israele e quelli che sono contro gli ebrei. Perversa circolarità della storia ebraica.
 
"Meis, una priorità"
In visita a Ferrara, il Presidente del Consiglio Gentiloni ha sottolineato il ruolo centrale del Museo dell’Ebraismo Italiano e della Shoah (Meis) tra i progetti portati avanti dal governo italiano, come raccontano i quotidiani locali (Resto del Carlino e Nuova Ferrara). “Il nuovo progetto di riqualificazione del quartiere della Darsena di Ferrara, in cui è centrale il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah, è tra le priorità del governo e rappresenta il perno del nostro piano di rammendo urbano delle periferie italiane”, ha dichiarato Gentiloni. “L’abbiamo invitato all’inaugurazione ufficiale della mostra che, a dicembre, segnerà una tappa rilevantissima nella realizzazione del Museo”, ha spiegato al Resto del Carlino Dario Disegni, presidente della Fondazione Meis, che si è trattenuto col premier, assieme alla direttrice Simonetta Della Seta, davanti al plastico dell’edificio, così come verrà completato nel 2020. L’invito è per il 13 dicembre prossimo, quando ci sarà l’apertura della mostra sui primi mille anni di presenza ebraica in Italia. La presenza di Gentiloni a Ferrara ha segnato uno dei momenti di lavoro della redazione dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, presente a Ferrara con il laboratorio giornalistico Redazione Aperta, che, nella città estense, è stato organizzato in collaborazione proprio con il Meis.
 
Leggi

  davar
qui ferrara - redazione aperta
Gentiloni in visita alla Darsena:

"Meis, una priorità del governo"
“Il nuovo progetto di riqualificazione del quartiere della Darsena di Ferrara, in cui è centrale il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah – MEIS, è tra le priorità del governo e rappresenta il perno del nostro piano di ‘rammendo urbano’ delle periferie italiane”.
In visita ieri al capoluogo estense, il Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha chiaramente indicato nel MEIS il pezzo forte del programma che, in qualche modo ideato a suo tempo dall’archistar Renzo Piano, impegna ora il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica a finanziare per 18 milioni di euro – “in arrivo in settembre”, ha assicurato – il Comune di Ferrara.
Risorse che, tra lavori di urbanizzazione e infrastrutturazione (piste ciclabili e parcheggi, reti fognarie e del gas, impianti di illuminazione), serviranno a “ricucire” tra loro molti elementi dell’area cittadina affacciata su un ramo del Po, con la “Porta del MEIS” a collegare, attraverso le Mura, il fiume, il nascente Museo e il centro storico.
“È un pezzo di città che torna a vivere” – ha affermato il premier a Palazzo Savonuzzi, mentre il sindaco Tiziano Tagliani e l’architetto Davide Tumiati, dirigente della Pianificazione territoriale, gli illustravano il dettaglio del maxipiano, su cui l’Amministrazione punta molto per elevare la qualità urbanistica, estendere la rete dei collegamenti viari e contrastare la conflittualità e l’insicurezza dell’area. Le attese sono appuntate soprattutto sul MEIS, ma a contribuire al risultato finale saranno anche un deciso impulso al verde pubblico, la riqualificazione dell’area camper dell’ex MOF (mercato ortofrutticolo), dove dovrebbe trovare spazio pure la nuova caserma della Polizia Municipale, e la sede del Cus canottaggio.
Se Gentiloni ha manifestato un generale apprezzamento per questo disegno, si è detto particolarmente colpito dal fatto che il primo lotto del MEIS sia ormai giunto a compimento, come ha sottolineato il presidente del Museo Dario Disegni, presente al blitz del premier insieme alla direttrice, Simonetta Della Seta: “Abbiamo invitato Gentiloni – ha spiegato Disegni davanti al plastico che mostra come il MEIS diventerà nella sua veste definitiva, nel 2020 – all’inaugurazione ufficiale della mostra sui primi mille anni di presenza ebraica in Italia che, il 13 dicembre, segnerà una tappa fondamentale nella realizzazione del Museo”.
E con la collaborazione del MEIS, non a caso proprio dalla Darsena di San Paolo la redazione UCEI è salpata l’altro giorno nell’ambito dell’agenda di “Redazione Aperta”, il laboratorio giornalistico giunto quest’anno alla nona edizione. Attraverso un insolito itinerario fluviale, i giornalisti di “Pagine ebraiche” hanno potuto scoprire il territorio ferrarese giungendo fino alla delizia estense di Villa Mensa. La prima di una serie di iniziative che il Museo intende rivolgere al pubblico, ponendosi come punto di accesso privilegiato – e sempre più sicuro e qualificato – alla città e ai suoi tesori.

Daniela Modonesi

gadi piperno ottiene il titolo
Un nuovo rav per l'Italia ebraica
Una settimana intensa questa al Collegio rabbinico italiano. Dapprima gli esami annuali dei diversi corsi, quello medio (Maskil e Bagrut) e il corso superiore, in cui numerosi allievi e allieve hanno sostenuto con successo e in alcuni casi molto brillantemente le prove scritte e orali; poi il titolo di Bagrut assegnato a Grazia Gualano e infine, ieri, il titolo di Chakham (Rabbino Maggiore) a Gadi Piperno, dopo un lungo esame orale durato tutta la giornata a coronamento di un percorso impegnativo di diversi anni. Alla presenza della commissione composta dal direttore rav Riccardo Di Segni, da rav Alberto Piattelli, rappresentante della Presidente dell’Ucei, da rav Alfonso Arbib, membro della consulta rabbinica, e dai docenti di Talmud e Halakhà i rabbanim Gad Eldad, Beniamino Goldstein e Ron Klopstock, Gadi ha esposto i libri biblici di Ezrà e Nechemià, da lui scelti per l’esame finale, evidenziando fra l’altro alcune analogie fra il ritorno a Sion dopo l’esilio babilonese e il movimento sionista del Novecento, per passare poi alla discussione di un brano del Talmud del trattato di Ketubbot riguardo ai diritti della moglie. A seguire l’esposizione di risposte su quesiti halakhici posti al candidato una settimana prima sulle regole dello Shabbat, sul diritto matrimoniale e su alcune complessità poco note del divieto di prestare a interesse. Dopo la pausa pranzo ci si è avviati alla conclusione dell’esame, alla presenza di numerosi ospiti nel frattempo sopraggiunti, parenti, amici e autorità, fra cui la presidente dell’Ucei Noemi Di Segni, la presidente della Comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello, il direttore del Progetto Talmud Clelia Piperno, il decano dei rabbini italiani rav Vittorio Chaim Della Rocca e suo figlio rav Roberto Della Rocca, direttore del Dec, in cui Gadi svolge un ruolo fondamentale soprattutto per l’ebraismo del sud-Italia, e Riccardo Pacifici, attualmente presidente del Bet Michael, il bet hakeneset che Gadi ha guidato per diversi anni. La sessione pomeridiana è iniziata con la discussione della Tesi, dedicata a rav David Pardo, una delle glorie rabbiniche dell’ebraismo italiano dei secoli scorsi; Gadi ha poi esposto alla commissione cosa si proporrebbe di fare per individuare e risolvere le criticità dell’ebraismo italiano e infine si è cimentato in una prova di derashà, discorso pubblico, sul divieto della maldicenza, rilevando quanto sia importante parlarne oggi, in un momento in cui i social network alimentano a dismisura questo problema.

Gadi ha ricevuto il massimo dei voti, 110/110 con una speciale menzione per la Tesi. Chazaq weematz! “Che tu possa studiare e insegnare, osservare e mettere in pratica e rendere grande la Torah”.

Gianfranco Di Segni,

coordinatore del Collegio rabbinico italiano

i lavori della commissione jo cox
Boldrini, appello contro l'odio:

"Agiamo prima che ci travolga"
“C’e in Italia, come in Europa, una piramide dell’odio che si fonda su uno strato di stereotipi negativi, rappresentazioni false dei fenomeni sociali e si diffonde a macchia d’olio grazie ad un linguaggio ostile sempre più normalizzato e banalizzato: contro tutto questo dobbiamo reagire prima che l’onda di piena dei portatori di odio ci travolga”. Così la Presidente della Camera Laura Boldrini nell’intervento tenuto in occasione della presentazione dei lavori conclusivi della Commissione sull’intolleranza, la xenofobia, il razzismo e i fenomeni di odio che porta il nome della deputata inglese Jo Cox, uccisa poco più di un anno fa.
Intervenendo ieri a Latina, all’intitolazione del parco cittadino alla memoria dei giudici Falcone a Borsellino, la Presidente Boldrini aveva sottolineato: “Educare alla legalità significa il rispetto degli altri, del bene comune, amare il proprio Paese, difendere la Patria, trasmettere i valori della nostra Costituzione che è il frutto più alto della resistenza al fascismo. Voglio ricordare qui a Latina che l’apologia del fascismo è un reato”.
Leggi


qui ferrara - redazione aperta
Meis, nuovi incontri nel Museo

Un viaggio tra domande e musica
Continuano al Meis, il Museo nazionale dell’ebraismo italiano e della Shoah, le attività aperte a tutta la cittadinanza e collegate alla presenza a Ferrara della redazione giornalistica dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Parallelamente ai lavori senza sosta che avvicinano la data di apertura della prima sezione della sede museale fervono all’interno della palazzina che si affaccia sulla Via Piangipane le attività culturali. Oltre alle visite guidate che hanno presentato alla redazione sia l’avanzamento dei lavori che l’area già aperta al pubblico – “Lo Spazio delle Domande” è un allestimento che coinvolge sia le sale espositive di Via Piangipane che il giardino interno – si è tenuto ieri un incontro con Massimo Acanfora Torrefranca. Durante l’incontro, intitolato “Musica – musiche ebraiche: un mare di trasformazioni” il noto e affermato musicologo ha condotto il pubblico giunto ad affollare la sala del Meis lungo un affascinante percorso che ha saputo scuotere molte certezze, offrendo in cambio una ricchezza di spunti e suggestioni che in molti hanno chiesto di poter approfondire in successivi incontri.
Leggi

jciak 
Ken Loach va al boicottaggio
Tutta colpa dei Radiohead. Alla notizia che il gruppo suonava in Israele (ieri, per la cronaca), Ken Loach ha visto rosso ha riversato la sua collera sui social. “I Radiohead – ha twittato il regista – devono decidere se schierarsi con gli oppressi o con gli oppressori. La scelta è semplice”.
La risposta non si è fatta attendere. “Suonare in un paese non significa sostenere il suo governo”, ha ribattuto il cantante Tom Yorke. “Abbiamo suonato in Israele per vent’anni, con diversi governi, alcuni più liberali di altri. Come abbiamo fatto in America”.
La cosa poteva chiudersi qui, se non fosse saltato fuori che – malgrado il suo rovente appello al boicottaggio – l’ultimo film di Ken Loach Io, Daniel Blake è in proiezione nella sale israeliane.


Daniela Gross
Leggi

BARTALI IL GIUSTO, CONFUSIONE SUL WEB
Le ragioni della ricerca storica

e la smania di visibilità
“Il grande ciclista italiano Gino Bartali salvò davvero degli ebrei durante la Shoah”? Se lo chiede l’ex direttore della Fondazione Cdec Michele Sarfatti, in un testo apparso in inglese sulla testata web The Tablet.
Un intervento destinato a far discutere e che sembra voler gettare un’ombra sui lavori della commissione dei Giusti dello Yad Vashem, che ha riconosciuto il ciclista come tale nel 2013 e che ha tra i suoi più autorevoli componenti il demografo Sergio Della Pergola.
Il testo lancia l’attacco a Bartali e alla Commissione del prestigioso istituto israeliano prendendo praticamente come unico riferimento un libretto del 1978, opera del giornalista Alexander Ramati, che racconta la Assisi “underground”: e cioè la rete di assistenza clandestina che fece del Comune umbro un luogo di salvezza per numerosi perseguitati, in particolare ebrei, con il coinvolgimento tra gli altri proprio di Bartali. Come noto a chi si è addentrato in questa vicenda in modo non superficiale, la testimonianza più fragile e meno attendibile su quei giorni. Dimentica però che da allora molte cose si siano mosse, diversi cassetti si siano aperti, alcuni testimoni rimasti nell’ombra siano usciti allo scoperto in modo inconfutabile. Ma di questo l’articolo non fa menzione, limitandosi ad attaccare il facilmente attaccabile Ramati e trascurando la significativa mole di materiale su Ginettaccio che è stato possibile portare all’attenzione della più autorevole e credibile istituzione al mondo ad occuparsi oggi di Shoah.
Manca ad esempio ogni riferimento alle numerose vicende inedite ricostruite dal giornale dell’ebraismo italiano Pagine Ebraiche negli scorsi anni. Vicende che, da scoop giornalistici che hanno fatto parlare i quotidiani di mezzo mondo, sono presto diventate testimonianze concrete, pagine vive di Memoria consegnate ai funzionari del Memoriale e poi approfondite dai diversi team di lavoro incaricati di sgombrare scientificamente il campo da ogni possibile dubbio e incongruenza.
Su tutti la vicenda di Giorgio Goldenberg, un ebreo fiumano che a Pagine Ebraiche (dicembre 2010) ha raccontato di essere stato nascosto dal campione di Ponte a Ema in un appartamento di sua proprietà a Firenze in compagnia della sorellina, del cugino e dei genitori. “Se sono vivo lo devo a Bartali” ci aveva raccontato Goldenberg, da poco scomparso, che allo Yad Vashem si è presentato poche settimane dopo sia con una deposizione scritta che con diverse prove documentali di questa pagina di coraggio.
Era stato proprio il giornale dell’ebraismo italiano, nella primavera del 2010, a lanciare una campagna di sensibilizzazione e nuova documentazione sul Bartali meno conosciuto. Mancavano allora prove certe, inoppugnabili, qualcosa che mettesse d’accordo tutti i membri della Commissioni.
Il lavoro giornalistico della redazione, supportato tra gli altri dall’attività di Sara Funaro, psicologa e oggi assessore al Comune di Firenze, ha poi lasciato il testimone a quello portato avanti dagli storici e dai membri della Commissione.
E così, grazie anche a questo impegno, qualche lacuna è stata colmata. Checché ne dicano oggi gli accademici ansiosi di ottenere visibilità anche al costo di ricorrere alla faciloneria e alla facile emotività propagata dal sistema dell’informazione e dei social network.

as
Leggi

bartali il giusto, confusione sul web
"Azione diffamatoria indegna"
È doloroso che un ricercatore eccellente e stimato come Michele Sarfatti si sia prestato a questa trama di cui non comprendo le fondamenta e la logica.
La commissione per i Giusti delle Nazioni di cui faccio parte (anche se non ho partecipato al voto sul fascicolo Bartali perché discusso in una sotto-commissione diversa dalla mia) ha basato il suo giudizio su un’ampia massa di testimonianze orali e scritte la cui attendibilità è fuori di ogni dubbio. Di Bartali sono state esaminate in particolare due azioni: il suo ruolo di messaggero di carte importanti per la salvezza di ebrei, che venivano consegnate fra gli altri a Natan Cassuto, allora Rabbino di Firenze e legato alla rete del Cardinale Dalla Costa; e l’avere messo un appartamento di sua proprietà a disposizione di ebrei.
Questi sono fatti comprovati con certezza. L’azione diffamatoria in corso è indegna di chi voglia occuparsi seriamente delle vicende del periodo bellico e della Shoah.

Sergio Della Pergola, Università Ebraica di Gerusalemme

  pilpul
Setirot - Che cosa chiediamo
Triste constatazione: da anni, ormai decisamente troppi, chiediamo alla galassia musulmana di affrontare in prima persona, di petto, con forza il proprio “scandalo”, ovvero l’orrore assassino con cui una (fortunatamente) piccola porzione di quel mondo va insanguinando il presente della Storia. Qualcosa, certo, si è mosso, ma non abbastanza. E così, se da un lato noi continuiamo a chiedere all’Islam una maggiore incisività nella lotta al proprio interno contro i terroristi, i fanatici, i predicatori di morte, dall’altro lato guardiamo con enorme preoccupazione e – perché no? – un angosciante senso di déjà vu l’aumentare del clima razzista anti straniero/migrante/diverso fomentato gaglioffamente da chi cerca consenso e voti soffiando sulla esasperazione.
Non bastano, giustamente, le voci di intellettuali e capi spirituali che gridano nel deserto la loro condanna. Non bastano i casi di famiglie e compagni di moschea che denunciano figli e amici in odore di radicalizzazione. Chiediamo di più, com’è sacrosanto che sia. E però nel medesimo tempo, invece di “esaltare” queste figure giuste e coraggiose, invece di dar loro una mano nel renderle note e propagandarle, c’è chi le sminuisce o, peggio, le dileggia.


Stefano Jesurum, giornalista
Leggi


In ascolto - Despacito israeliano
L’estate è la stagione per eccellenza dei tormentoni musicali; dalla poltrona del dentista fino al bar sulla spiaggia, quest’anno “entriamo senza pagare come i calciatori di serie A” con J Ax e Fedez, mentre l’improbabile coppia Rovazzi – Morandi “ci fa volare-e ci fa volare-e” e Gabbani ci mette in guardia sulle spiagge arroventate: “lasciate ogni speranza voi che entrate”.
Accanto agli immancabili Ed Sheeran, Ofenbach e Katy Perry, anche quest’anno, dopo due estati dominate da Alvaro Soler, la radio trasmette un grande successo in spagnolo: “Despacito”, una canzone del portoricano Luis Fonsi, che è uscita a gennaio (in Italia è arrivata a febbraio) e la settimana scorsa ha raggiunto oltre 2.5 miliardi di visualizzazioni su You Tube, diventando il quinto video più visto in assoluto.


Maria Teresa Milano
Leggi

Partire da Auschwitz
Per il secondo anno di fila l’Ugei organizza un Viaggio della Memoria per i giovani ebrei italiani. Dal 29 ottobre al 1° novembre visiteremo Dachau e Monaco, Salisburgo e Mauthausen (qui per ulteriori informazioni e per procedere all’iscrizione). Ma prima di partire, forse, può essere utile riflettere sul significato di questa esperienza.

Giorgio Berruto
Leggi


Unità di popolo
“Le tribù di Ruben e di Gad, la loro eredità, / come la metà della tribù di Manasse, / sulla riva orientale del Giordano hanno avuto già”, riassume poeticamente in rima Massimo Foa z.l. nella parashà di Mas’è che leggiamo questo Shabbat (Torah in rima, Accademia Vis Vitalis Editore 2011, p. 271, ovvero BeMidbar 34, 14, dove si prosegue ripetendo di nuovo che “queste due tribù e metà tribù…”).

Sara Valentina Di Palma
Leggi

Haviva Reik
Il Kibbutz Sasa è ancora comunitario, cioè è un kibbutz dove sono ancora vivi i principi che hanno dato valore a questa forma speciale di vita. Una comunità di oltre 80 famiglie condivide cultura, avvenimenti e economia senza differenza di professione o salario.

Angelica Edna Calò Livne
Leggi



moked è il portale dell'ebraismo italiano
Seguici su  FACEBOOK  TWITTER
Pagine Ebraiche 24, l'Unione Informa e Bokertov sono pubblicazioni edite dall'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. L'UCEI sviluppa mezzi di comunicazione che incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Gli utenti che fossero interessati a offrire un proprio contributo possono rivolgersi all'indirizzo desk@ucei.it  Avete ricevuto questo messaggio perché avete trasmesso a Ucei l'autorizzazione a comunicare con voi. Se non desiderate ricevere ulteriori comunicazioni o se volete comunicare un nuovo indirizzo e-mail, scrivete a: desk@ucei.it indicando nell'oggetto del messaggio "cancella" o "modifica". © UCEI - Tutti i diritti riservati - I testi possono essere riprodotti solo dopo aver ottenuto l'autorizzazione scritta della Direzione. l'Unione informa - notiziario quotidiano dell'ebraismo italiano - Reg. Tribunale di Roma 199/2009 - direttore responsabile: Guido Vitale.