JCiak – Ken Loach va al boicottaggio

Tutta colpa dei Radiohead. Alla notizia che il gruppo suonava in Israele (ieri, per la cronaca), Ken Loach ha visto rosso ha riversato la sua collera sui social. “I Radiohead – ha twittato il regista – devono decidere se schierarsi con gli oppressi o con gli oppressori. La scelta è semplice”.
La risposta non si è fatta attendere. “Suonare in un paese non significa sostenere il suo governo”, ha ribattuto il cantante Tom Yorke. “Abbiamo suonato in Israele per vent’anni, con diversi governi, alcuni più liberali di altri. Come abbiamo fatto in America”.
La cosa poteva chiudersi qui, se non fosse saltato fuori che – malgrado il suo rovente appello al boicottaggio – l’ultimo film di Ken Loach Io, Daniel Blake è in proiezione nella sale israeliane. Ipocrisia o, come si è affrettato a chiarire il regista, un banale disguido? La polemica è esplosa e Ken Loach si è chiamato fuori, annunciando che ogni penny proveniente dalla distribuzione israeliana sarà devoluto a “organizzazioni palestinesi di base che combattono l’oppressione” ma la questione rimane bruciante.
A sentire il regista, cui dobbiamo lavori magistrali quali Piovono pietre (1993) o Il vento che accarezza l’erba (2006), la proiezione del suo ultimo film sarebbe frutto di un errore indipendente dalla sua volontà. Nella concitazione dell’ultimo festival di Cannes, un agente ignaro delle posizioni politiche del maestro – che in passato aveva minacciato di non prendere parte a festival che coinvolgessero Israele – avrebbe venduto i diritti di distribuzione di Io, Daniel Blake proprio agli israeliani.
Il distributore locale Guy Shani però non ci sta. “La questione è assurda”, dice. “Dal 1993 abbiamo comprato ogni film di Ken Loach, tranne due, e non abbiamo mai avuto alcun problema. Il regista punisce o cerca di punire le persone sbagliate perché il pubblico dei cinema Lev in cui si proiettano i suoi film ha una mentalità aperta e crede nella libertà di parola”. “Mostriamo i suoi film da tempo e ogni anno l’ho pagato”, conclude Shani.
Il dettaglio deve però essere sfuggito a Loach e ai suoi collaboratori, lo sceneggiatore Paul Laverty e la produttrice Rebecca O’Brien, che in una lettera al Guardian hanno precisato di aver sempre rispettato l’appello al boicottaggio e avere “incoraggiato altre persone che lavorano nel campo delle arti a fare lo stesso”.
“Respingiamo – scrivono i tre – l’accusa di esserci esonerati dal boicottaggio culturale”. Gli incassi delle involontarie proiezioni israeliane di Io, Daniel Blake, hanno assicurato, andranno a organizzazioni palestinesi previa consultazione con il movimento Bds. Gli incassi potrebbero essere meno cospicui del solito, visto che a questo punto potrebbe essere il pubblico a boicottare il loro fim, come da molti suggerito in questi giorni sui social media. Vada come vada, la morale è tutta nel tweet del frontman dei Radiohead. “La musica, l’arte e l’accademia ci parlano di andare al di là dei confini non di costruirli, di mentalità aperte non chiuse, di umanità condivisa, dialogo e libertà di espressione. Spero che questo sia chiaro, Ken”.

Daniela Gross

(20 luglio 2017)