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  26 novembre 2017 - 8 Kislev 5778
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Jonathan Sacks, rabbino
La verità emerge dal disaccordo e dal dibattito. Tolleranza significa fare spazio alla differenza
 
David Bidussa,
storico sociale
delle idee
Torna dopo 70 anni in libreria Moniti all’Europa, la raccolta degli scritti di Thomas Mann, con cui lo scrittore tedesco inaugura la linea culturale di tutti gli esuli contro i sovranisti al potere: riappropriarsi della propria lingua per non farsi espropriare della propria storia dagli autoritarismi e dai nazionalismi di casa propria. La coda lunga del nostro presente inquieto.
 
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Strage nel Sinai, i jihadisti
che minacciano l’Egitto
Non c’è stata ancora una rivendicazione ufficiale dell’attentato alla moschea al Rawda di Bir al Abed, città nel nord del Sinai, in cui sono state uccise oltre 300 persone. Ma tutti i sospetti cadono sui gruppi legati all’Isis nella penisola. Bersaglio dell’attentato – come raccontano Corriere e Sole 24 Ore – la minoranza sufi, corrente dell’Islam che i jihadisti dell’Isis così come quelli di Al Qaeda (presente nella zona e quindi altra possibile responsabile dell’attacco) considerano eretica. Il generale egiziano Al-Sisi, nel discorso tv nella tarda serata di venerdì dopo l’eccidio, ha dichiarato che “le forze armate vendicheranno i nostri martiri e ristabiliranno la sicurezza con forza implacabile”. Affermazioni a cui sono seguiti subito diversi raid aerei in cui sono stati uccisi alcuni terroristi e numerosi “depositi di armi” e mezzi sono stati distrutti. Ma, scrive La Stampa, “il raiss egiziano punta a un’operazione molto più ampia e in profondità. Ci sono stati contatti con il governo e le forze armate israeliane per ottenere nuove deroghe agli accordi di Camp David, che regolano la presenza militare egiziana nel Sinai, per poter inviare migliaia di uomini in più. In realtà l’area grigia dove opera l’Isis nella penisola si estende per circa 6 mila chilometri quadrati”.

Gerusalemme-Riad, convergenze strategiche. Se la cooperazione tra Israele e Egitto avviene oramai alla luce del sole, quello che accade tra israeliani e sauditi rimane ancora sottotraccia: nelle ultime settimane la convergenza di interessi dei due paesi è stata esplicitata dal Capo di Stato Maggiore israeliano Gadi Eisenkot. “Un avvicinamento senza precedenti, – afferma in un’intervista alla Lettura del Corriere il giornalista Ian Black, esperto di Medio Oriente e autore insieme a Benny Morris di un libro sul Mossad – che illumina quanto forte sia la nuova convergenza di interessi tra israeliani e sauditi nel tentativo di frenare la crescita della potenza iraniana, che dall’invasione americana dell’Iraq nel 2003 non ha fatto che consolidarsi”. “Trovo straordinario – spiega Black – che in una intervista il capo di stato maggiore Israeliano abbia offerto di lavorare assieme contro l’Iran. Ma finché resterà vivo il conflitto arabo-israeliano, un’alleanza ufficiale con Riad sarà impossibile”.

Le accuse di Mahmoud Abbas. Tutta colpa di Israele, non ho nessun rammarico. È la sintesi dell’intervista pubblicata da Repubblica oggi e rilasciata dal presidente dell’Autorità nazionale palestinese Mahmoud Abbas, che sostiene che i palestinesi “sono pronti alla pace, se Trump ci aiuta”. Abbas accusa il governo Netanyahu di non credere “più nella soluzione dei due Stati” e poi sostiene di non avere nulla di cui rammaricarsi rispetto quanto fatto fino ad ora in rappresentanza dei palestinesi. Nell’intervista, nessuna domanda scomoda o contestazione alle affermazioni del leader palestinese, che prima arriva ad accusare Israele di applicare l’apartheid e poi sostiene di essere un sostenitore dei processi democratici quando lui stesso è rimasto alla presidenza dell’Anp nonostante il suo mandato sia scaduto da anni.

Fakenews, i siti che aiutano Lega e Cinque Stelle. Un sito web che sostiene in modo ufficiale il leader della Lega Matteo Salvini risultava condividere i codici analytics di Google e l’Id di Google adsense (con cui viene monetizzata la pubblicità online) con siti pro M5S, e siti pro Putin, racconta Jacopo Iacoboni su La Stampa. “L’analisi, resa nota dal New York Times, è in un report della società dell’informatico Andrea Stroppa, consulente tra gli altri di Matteo Renzi, che La Stampa ha potuto consultare, – racconta Iacoboni – e aggiunge importanti dettagli sull’esistenza nei social italiani di sovrapposizioni de facto tra aree politiche diverse in Italia, all’insegna di un nemico comune: il governo, le élite liberal, il Pd, Renzi, la Boschi, la Boldrini, ma anche Monti, Napolitano, la Bonino, Gentiloni, gli immigrati, la società multietnica, gli Stati Uniti, l’euro, l’Europa. Una propaganda spesso xenofoba, sempre anticasta, centrata sull’idea che i politici siano tutti corrotti tranne grillini e leghisti, o sull’esaltazione di Putin”.
 
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  davar
i lavori sotto la sorveglianza del rabbinato
Bologna, l'antico cimitero
torna sotto la legge ebraica

Nella parashà di Chajé Sarà, che abbiamo letto due settimane fa, assistiamo ad un lungo discorso fra Abramo ed Efron re dei Chittiti per aver un pezzo di terra, dove seppellire Sara, sua moglie.
La condizione era quella che Sara, fosse sepolta in un luogo separato da chi non fosse appartenuto alla tradizione abramitica.
Per questo Abramo è disposto a pagare una somma ingente di danaro.
Questa mattina 26 novembre 2017 - 8 Kislev 5778, si è completata la sepoltura di 300 corpi (circa) di ebrei sepolti nell'antico cimitero di Bologna rinvenuto e dopo accurati accertamenti reputato l"orto ebraico".
Il campo fu acquistato da un appartenente ad una famiglia ebraica bolognese, ad uso di cimitero per gli ebrei, verso la seconda metà del 1300, ma poi, dopo la bolla papale del 1569, con cui si cacciavano gli ebrei da Bologna, anche i corpi sepolti in quel luogo, dovevano essere portati via, pena la loro distruzione e cancellazione di ogni traccia di esso.
Oggi, con la conclusione della loro sepoltura, possiamo essere tranquilli che questi poveri resti di ebrei abbiano trovato un riposo eterno.
Iavò alehem shalom ve ianuchu al mishkevotam - giunga su di essi la pace e riposino nei loro sepolcri.

Alberto Sermoneta, rabbino capo di Bologna
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il messaggio della presidenza ucei
"Attentato nel Sinai, un dolore
che deve svegliare le coscienze"

"L'attentato alla moschea di Bir al-Abed, nel Sinai, lascia senza fiato e genera quel grido di dolore con il quale si spera di svegliare le coscienze di chi sostiene il terrore anche con l'indifferenza o con l'illusione che riguardi solo il lontano deserto".
Dinanzi alle centinaia di innocenti, tra cui molti bambini, uccisi nel nome di un'ideologia devastante e per ciascuno di loro l'eco del nostro grido di dolore deve arrivare lontano e desidero per questo esprimervi la più sentita vicinanza. A voi che rappresentate l'Islam in Italia e al corpo diplomatico egiziano. A voi che con quotidiane fatiche, partecipazione, dialogo e valori coltivate nella nostra società italiana la fiducia in un Islam che fa fiorire il deserto dell'ignoranza e della crudeltà". A dichiararlo in una nota alle Associazioni musulmane è la Presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni.
Sottolinea ancora la Presidente UCEI: "L'ennesima violazione di un luogo di preghiera, consacrato alla vita è invece devastato dal terrorismo e dalla sua potenza distruttrice e questa grave violazione deve imporci una riflessione e un concreto agire. Dobbiamo rafforzare la collaborazione tra le diverse religioni, unite da una prospettiva di pace,  fede della vita e rispetto reciproco. L'Islam moderato, largamente maggioritario nel nostro paese e nel mondo, deve saperci guidare con ancora più determinazione in questa direzione".
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qui roma - tempio maggiore
Luce accesa contro la violenza
Ottantaquattro vittime tra gennaio e settembre. Mentre 8480, nello stesso periodo, sono state le denunce per stalking; 9618 i maltrattamenti in famiglia; 3059 le violenze sessuali. Una lievissima flessione complessiva rispetto al 2016, ma i numeri mostrano ancora con evidenza la gravità di un fenomeno che non smette di essere d’attualità. E così nella giornata mondiale contro la violenza sulle donne l’Italia si è confrontata in diverse forme su questo tema drammatico.
L’ha fatto in molteplici forme, con le testimonianze nelle più alte sede istituzionali. Ma anche attraverso iniziative simboliche, per lanciare un chiaro messaggio all’opinione pubblica. Significativa l’adesione della Comunità ebraica romana, che (con il supporto di Acea) ha fatto illuminare la facciata del Tempio maggiore di arancione. Una decisione che è stata presa, ha sottolineato tra gli altri la presidente Ruth Dureghello, per portare attenzione sulla necessità “di un impegno concreto contro questo fenomeno”.
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qui roma - Oratorio Panzieri-Fatucci, 80 anni 
“Identità viva nell’ora più buia”
Nella Roma sotto occupazione nazista, con il pericolo nascosto dietro ogni angolo, fu l’unica sinagoga in funzione clandestinamente. Una luce accesa di identità, a pochi metri in linea d’aria dal Portico d’Ottavia teatro della drammatica razzia del 16 ottobre.
Nato come oratorio per anziani e malati nel 1937, e poi rinato come Tempio dei Giovani in tempi più recenti, l’oratorio Panzieri-Fatucci festeggia 80 anni di vita. E lo fa con diverse iniziative dedicate a due rabbini protagonisti di quella eroica resistenza al male: rav Davide Panzieri, che condusse le funzioni religiose fino alla Liberazione di Roma, e rav Amadio Fatucci, che fu invece catturato e trucidato alle Fosse Ardeatine.
“Durante l’occupazione nazista l’oratorio è stato il Ner Tamid, il lume sempre acceso della comunità, l’unica sede da cui si levava verso l’Alto una pur minima preghiera collettiva. Poi, in un momento di stagnazione delle strutture ufficiali, impassibili alla richiesta di rivitalizzare servizi liturgici avvertiti come freddi e pomposi, il Tempio ha raccolto e indirizzato una protesta sana e costruttiva, offrendo un modello di calore umano, partecipazione sentita, momenti conviviali e studio di Torà, una scuola per molti di chazanut, una palestra di addestramento per maestri e comunicatori, una rete di amicizia e solidarietà, un luogo di accoglienza di turisti e visitatori” riconosce il rabbino capo rav Riccardo Di Segni.
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qui roma
“La prevenzione fa la differenza”
Prevenire è meglio che curare, insegnano i saggi. E questo a maggior ragione vale per le carie, la patologia che maggiormente incide in termini di costi diretti per lo Stato e le famiglie. Per questo la Giornata della prevenzione dentale organizzata dalla sezione romana dell’Associazione Medica Ebraica al Centro Pitigliani ha costituito uno spazio di confronto ideale per interrogare gli esperti, porre quesiti e ricevere risposte all’altezza.
Dopo i saluti di Jacopo Castelnuovo e Fabio Gaj, l’approfondimento è andato in due direzioni: una sessione (con interventi di Livia Ottolenghi, Cesare Perugia e Burcin Sonmez) è stata dedicata ai bambini, mentre la seconda agli adulti e alla terza età (ad intervenire Simone Verardi). A concludere l’evento un confronto con diversi dentisti che fanno parte dell’Ame. “Professionisti di gran livello, impegnati in numerosi casi anche nelle nostre istituzioni. A partire dall’Ospedale israelitico” sottolinea Ottolenghi. Attenzione generale agli stili di vita, all’alimentazione, ai danni provocati dal fumo. Tanti i temi toccati nel corso della mattinata, nel corso della quale è emerso come siano ancora diversi milioni gli italiani che si disinteressano alla prevenzione. Con conseguenze, in molti casi, facilmente immaginabili.
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sorgente di vita
Omaggio a Lele Luzzati
Si apre con un servizio su Emanuele Luzzati, a dieci anni dalla scomparsa, la puntata di Sorgente di Vita in onda domenica 26 novembre. Genova ha reso omaggio al grande illustratore, disegnatore, scenografo e costumista, con una mostra al Museo ebraico visitabile fino al 20 dicembre. Dalle vetrate della sinagoga agli oggetti rituali, dalle illustrazioni alle ceramiche, dai manifesti ai costumi di scena, la curatrice Danièle Sulewicz, collaboratrice di Luzzati per oltre 50 anni, ha voluto raccontare il maestro a trecentosessanta gradi. 
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pilpul

La lamentocrazia
La non notizia è che una giovane signora inglese, tale Sarah Hall, madre di due bambini in età scolare, ha chiesto di rimuovere dal programma didattico, o comunque dall’uso da parte dell’istituto d’istruzione che suo figlio frequenta, la fiaba della «bella addormentata», uno dei temi più diffusi nella cultura popolare. Per le cronache, i motivi dell’amore tormentato e sofferto, come anche e soprattutto dell’evoluzione e delle trasformazioni del corpo, entrambi racchiusi nella parabola favolistica, furono raccolti in un’unica trama dall’italiano Giambattista Basile già nel XVII secolo e poi ripresi, in molteplici versioni, dai fratelli Grimm, da Charles Perrault, da Walt Disney, da Italo Calvino e da tanti altri ancora. Il grande psicoanalista e studioso Bruno Bettelheim, nel suo «The Uses of Enchantment: The Meaning and Importance of Fairy Tale», pubblicato più di quarant’anni fa, identificava il significato del testo, in tutte le sue molteplici versioni, nel tentativo di rendere conto ai bambini del percorso della vita come di un processo di discontinuità, dove il mutamento fisico è un fattore fondamentale nella costruzione della propria identità soggettiva.

Claudio Vercelli
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