IL PIANO DI NETANYAHU E L'APPELLO DEL PREMIER BRITANNICO JOHNSON
"Parlo a Israele da amico e vi chiedo:
non procedete con l'annessione"

Silenziato dal Premier Benjamin Netanyahu, il ministro della Difesa - e Premier alternativo - Benny Gantz aveva ragione su un punto: la data del 1° luglio per avviare il piano di annessioni in Cisgiordania non era "sacra”. Gantz lo aveva dichiarato di recente spiegando che la data scelta dal capo del governo di Gerusalemme per iniziare la sua annunciata annessione di alcuni territori della Cisgiordania sarebbe potuta cambiare. Arrivati al 1° luglio i fatti danno ragione al ministro della Difesa: il progetto di Netanyahu, che ha generato un dibattito internazionale molto acceso, è stato posticipato. Parlando alla radio dell'esercito, il ministro della Cooperazione regionale Ofir Akunis, considerato molto vicino al leader del Likud, ha confermato che il processo di annessione non inizierà in queste ore, spiegando che i funzionari israeliani stanno ancora lavorando agli ultimi dettagli con la controparte americana. Secondo Akunis il piano prenderà il via nelle prossime settimane ma non è ancora chiaro in quale forma. Diverse voci si sono levate contro il progetto di Netanyahu, promosso sulla scia del piano dell'amministrazione Trump per risolvere il conflitto tra israeliani e palestinesi. Tra queste anche alcune considerate molto vicine alle posizioni di Gerusalemme e in particolare quella del conservatore Boris Johnson (nell'immagine, un recente incontro con Netanyahu a Londra). Il Premier britannico ha firmato un editoriale sul popolare quotidiano israeliano Yedioth Ahronoth, chiedendo al collega israeliano di ripensarci e non proseguire con l'estensione della sovranità sulla Valle del Giordano e su altri insediamenti in Cisgiordania.
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MUSEO DELL'EBRAISMO ITALIANO, IL BILANCIO DI SIMONETTA DELLA SETA
“Meis, quattro anni indimenticabili”

“Quando sono arrivata a Ferrara, nel giugno del 2016, c’erano due stanze in una palazzina e un grande cantiere tutto intorno. C’era inoltre un diffuso scetticismo in città. Oggi il Meis è una realtà importante, percepita in tutto il mondo. Il risultato di quattro anni di intenso sforzo fisico e intellettuale da parte di un gruppo di lavoro che ha messo insieme, in modo efficace, diverse professionalità. Un’esperienza che ha lasciato il segno”.
Per Simonetta Della Seta si aprono in questi mesi nuove sfide e nuove prestigiose opportunità di lavoro in Israele. È però anche il tempo dei bilanci. In particolare sull’esperienza da poco conclusasi come direttrice del Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara. Dalla creazione dei primi gruppi di lavoro alla definizione della narrazione museale, dalle politiche di comunicazione in Italia e nel mondo al passaggio di consegne con il neo direttore, il rav Amedeo Spagnoletto: molti i temi su cui ha scelto di soffermarsi insieme alla redazione di Pagine Ebraiche.
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MELAMED
La scuola da ripensare a breve e lungo termine
Il documento sulla riapertura delle scuole, dopo il confronto degli organismi nazionali con quelli territoriali e con le forze sociali, è stato emanato. Sono state introdotte modifiche che cercano di rispondere alle richieste delle diverse rappresentanze sociali. L’impegno del Governo per un investimento economico maggiore e le garanzie sull’assunzione di nuovo personale sembra avere placato gli animi. Tale disponibilità si propone di rispondere alle necessità connesse con la riapertura delle scuole a settembre, tenendo conto della sicurezza sanitaria.
Il documento tocca peraltro altri temi che hanno implicazioni rilevanti anche per il futuro non immediato e che rischiano di essere banalizzate dato l’accento posto sull’emergenza. Ne indichiamo quattro che, a nostro avviso, rivestono una particolare importanza.
Il primo riguarda l’autonomia scolastica: la materia è già normata ma va precisata e garantita attraverso disposizioni che consentano ai dirigenti di operare con tranquillità e titolarità di mezzi. Si tratta di una materia giuridica e amministrativa che ha una specifica valenza e che va affrontata in forma nuova ora che ne è stata sottolineata l’importanza ed evidenziate le esigenze economiche ai fini di una effettiva operatività.
Saul Meghnagi, Consigliere UCEI
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LA SITUAZIONE POLITICA IN GRAN BRETAGNA
Ripulire il partito dagli antisemiti e sfidare Johnson,
gli obiettivi del laburista Keir Starmer

La gestione dell'emergenza sanitaria sta mettendo in seria difficoltà il Premier Boris Johnson. Il bilancio delle vittime in Gran Bretagna è altissimo e i ritardi sulle chiusure – dovuti alle scelte del Premier britannico – hanno avuto effetti catastrofici. “Avrebbe voluto essere il nuovo Churchill e invece nel momento più importante Johnson sta dimostrando di non avere le carte del grande condottiero”, spiega a Pagine Ebraiche Antonello Guerrera, corrispondente da Londra per il quotidiano Repubblica. In una recente intervista rilasciata allo stesso Guerrera, il grande storico britannico Simon Schama – autore del monumentale La storia degli ebrei (Mondadori) – spiegava come in questo momento di profonda crisi sanitaria, sociale ed economica si senta ancor più il bisogno di una guida carismatica, come accadde durante e dopo la seconda guerra mondiale con Winston Churchill e l'americano George Marshall. “Non ne vedo però in giro” di questi personaggi, sottolineava Schama. E mentre si è in attesa di qualcuno di questa caratura, chi in Gran Bretagna si sta facendo notare è il leader dell'opposizione a Johnson: Keir Starmer, 57enne, ex procuratore della Corona, da aprile alla guida del Labour. Starmer sta cercando di risollevare il suo partito dopo anni di corbynismo e radicalizzazione a sinistra. Non è un caso, ha sottolineato Guerrera, che per farlo sia partito dall'antisemitismo. “La lotta all'antisemitismo interno è stato uno dei punti principali del nuovo corso avviato da Sir Keir Starmer. Appena eletto alla guida del Labour è andato a visitare la Comunità ebraica a significare quanto lui tenga a riconnettere il partito con questo mondo, rimasto shoccato dal comportamento di Jeremy Corbyn, che non ha mai chiesto scusa”.
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"PAGINE E SVOLTE" CON DAVID BIDUSSA
Carlo Levi tra paura e libertà
Quando guardiamo l’oceano siamo abituati a far perdere la nostra vista nell’orizzonte, a cercare di guardare oltre, di guardare l’infinito. Nel suo Paura della libertà, spiega lo storico sociale delle idee David Bidussa, Carlo Levi ci invita a cambiare prospettiva. Siamo nell’inverno del 1940 e Levi si trova nell’estremo della Bretagna, davanti ha l’Atlantico. Ma invece che guardare l’oceano, il noto intellettuale ci invita a guardare verso est, volgendo le spalle all’Atlantico. “Perché è importante questa giravolta? Perché nel momento in cui Levi scrive queste note nel suo quaderno (che diventeranno Paura della libertà), l’Europa è sulle soglie di essere completamente invasa dal nazismo e quindi ha la sensazione di essere sull’ultima propaggine della terra della libertà”. Fermo con le spalle al mare, con qualcosa di pauroso che sta marciando verso di lui, senza sapere se dopo ci sarà un futuro, evidenzia Bidussa, analizzando le riflessioni che furono il motore con cui Levi scrisse Paura della libertà. Un libro al centro di questa puntata della rubrica “pagine e svolte” in cui Bidussa accompagna gli ascoltatori nella sua biblioteca virtuale. Anche questa lettura – come altri esempi delle puntate precedenti – gli fu consigliata da un suo professore, Remo Modei, “il cui corso era sulla sfida di pensare nei tempi bui”. Una sfida sempre attuale.
Ascolta qui l'ultima puntata.
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Rassegna stampa
Frontiere, la lista Ue (senza Israele)
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Ticketless - I modernisti, gli ebrei e l’ebraismo
 Segnalo questa settimana l’ultimo numero di “Modernism”, rivista annuale di storia del riformismo religioso in età contemporanea – Annual Journal of Contemporary Religious Reformism (Morcelliana). Mi limito ad un semplice cenno, il volume richiederebbe altra analisi. Il fascicolo s’intitola I modernisti, gli ebrei e l’ebraismo ed è stato curato da Alfonso Botti, Cristiana Facchini e Paolo Zanini. Il tema non è privo di attualità e a quella stagione quanti hanno a cuore il pluralismo e la libertà religiosa dovrebbero ritornare a riflettere. Nella tragedia del modernismo si specchiarono tutte le minoranze religiose. S’è parlato anche di un modernismo islamico.
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Periscopio - Una sentinella di civiltà e democrazia
 Segnaliamo, per il grande interesse suscitato e la grande rilevanza degli argomenti trattati, una teleconferenza – organizzata dalla Federazione delle Associazioni Italia-Israele, dalle Associazioni Italia-Israele di Napoli, Salerno, Poggiomarino e Campania-Bezalel e dalla Comunità ebraica di Napoli – svolta recentemente da Noemi Di Segni, Presidente dell’UCEI, sul tema “UCEI ed ebraismo mondiale. Italia, Europa, Israele”. Un titolo, evidentemente, di notevole latitudine, eppure riduttivo rispetto ai problemi affrontati nel corso della relazione e del dibattito ad essa seguito, legati anche a realtà esterne rispetto agli scacchieri europeo e mediorientale (come, per esempio, le prospettive internazionali aperte dall’esito delle prossime elezioni statunitensi).
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