Ripulire il partito dagli antisemiti, l’obiettivo del laburista Keir Starmer
La gestione dell’emergenza sanitaria sta mettendo in seria difficoltà il Premier Boris Johnson. Il bilancio delle vittime in Gran Bretagna è altissimo e i ritardi sulle chiusure – dovuti alle scelte di Johnson – hanno avuto effetti catastrofici. “Avrebbe voluto essere il nuovo Churchill e invece nel momento più importante Johnson sta dimostrando di non avere le carte del grande condottiero”, spiega a Pagine Ebraiche Antonello Guerrera, corrispondente da Londra per il quotidiano Repubblica. In una recente intervista rilasciata allo stesso Guerrera, il grande storico britannico Simon Schama – autore del monumentale La storia degli ebrei (Mondadori) – spiegava come in questo momento di profonda crisi sanitaria, sociale ed economica si senta ancor più il bisogno di una guida carismatica, come accadde durante e dopo la seconda guerra mondiale con Winston Churchill e l’americano George Marshall. “Non ne vedo però in giro” di questi personaggi, sottolineava Schama. E mentre si è in attesa di qualcuno di questa caratura, chi in Gran Bretagna si sta facendo notare è il leader dell’opposizione a Johnson: Keir Starmer, 57enne, ex procuratore della Corona, da aprile alla guida del Labour. Starmer sta cercando di risollevare il suo partito dopo anni di corbynismo e radicalizzazione a sinistra. Non è un caso, ha sottolineato Guerrera – protagonista dell’ultimo videopilpul -, che per farlo sia partito dall’antisemitismo. “La lotta all’antisemitismo interno è stato uno dei punti principali del nuovo corso avviato da Sir Keir Starmer. Appena eletto alla guida del Labour è andato a visitare la Comunità ebraica a significare quanto lui tenga a riconnettere il partito con questo mondo, rimasto shoccato dal comportamento di Jeremy Corbyn, che non ha mai chiesto scusa”.
“La lotta all’antisemitismo interno è stato uno dei punti principali del nuovo corso avviato da Sir Keir Starmer. Appena eletto alla guida del Labour è andato a visitare la Comunità ebraica a significare quanto lui tenga a riconnettere il partito con questo mondo, rimasto shoccato dal comportamento di Jeremy Corbyn, che non ha mai chiesto scusa”. Mai nemmeno quando era stato incalzato in prima serata da un giornalista affinché riconoscesse il problema di antisemitismo tra le sue fila. Un problema tanto grave da aver costretto persino il rabbino capo del Commonwealth rav Ephraim Mirvis ad intervenire – fatto rarissimo – nella campagna elettorale della scorsa estate e invitare a non votare per Corbyn. “Starmer ha decisamente cambiato passo tanto da aver licenziato di recente la ministra all’Istruzione ombra Rebecca Long-Bailey, corbynista di ferro, per aver condiviso sui social un’intervista ad un’attrice in cui quest’ultima teorizzava che ad aver insegnato ad uccidere ai poliziotti americani siano stati agenti israeliani. Una teoria del complotto che è costato a Long-Bailey il posto, cosa che mai sarebbe successa sotto Corbyn”.