LA CANDIDATA VICEPRESIDENTE DEI DEMOCRATICI

"Israele alleato fondamentale degli Stati Uniti"
La politica estera di Kamala Harris 

Dopo aver messo in seria difficoltà Joe Biden in un confronto tra candidati nel luglio 2019, Kamala Harris ha attirato molta attenzione su di sé. Poi la sua candidatura aveva perso forza, fino a dover rinunciare a al sogno della presidenza. Fortemente critica delle politiche di Donald Trump, dal 2010 al 2016 ha ricoperto la carica di procuratore generale della California, seconda donna afroamericana ad aver occupato tale ruolo nella storia del Paese. Ora sarà al fianco dello stesso Biden - nel mentre scelto dai democratici per sfidare Trump - nella corsa alla Casa Bianca. Sarà la Harris infatti a correre come vicepresidente con Biden.
Nata da padre giamaicano e madre di origini indiane, ha raccontato all'American Jewish Committee il suo legame con Israele. “In qualità di membro dell'Intelligence Committee e dell'Homeland Security Committee del Senato, sono profondamente coinvolta nell'assicurare che le relazioni israeliane-americane rimangano forti. E sono orgogliosa di stare fortemente dalla parte degli alleati più importanti dell'America. Quindi lasciatemi essere chiara su ciò in cui credo. Israele è un amico e alleato fondamentale degli Stati Uniti. Sto dalla parte d'Israele sia per i nostri valori condivisi, che sono fondamentali per entrambe le nostre nazioni, sia perché credo che i legami tra il popolo degli Stati Uniti e il popolo d'Israele siano indissolubili”. “Farò tutto ciò che è in mio potere per assicurare un sostegno ampio e bipartisan per la sicurezza di Israele e il diritto all'autodifesa”. Sul conflitto, la Harris afferma che “l'unica soluzione praticabile e l'unico modo in cui Israele può rimanere uno Stato ebraico e democratico sono due Stati per due popoli che vivono fianco a fianco. I palestinesi dovrebbero essere in grado di governarsi nel proprio Stato". 

Leggi

PAGINE EBRAICHE - DOSSIER LIBRI IN VALIGIA

Scoprire Ferrara, con Giorgio Bassani

Per chi è in partenza, quali libri porterete in valigia? Come redazione, con l'aiuto di alcuni amici e collaboratori, ci siamo permessi di darvi qualche suggerimento nel dossier di agosto di Pagine Ebraiche, “Libri in valigia”, spaziando su vari temi e fronti. Di seguito il suggerimento del direttore del Meis, rav Amedeo Spagnoletto.

Inizio una nuova esperienza al Meis di Ferrara. E sento subito la necessità di capire di più di questa città che è come uno scrigno di meraviglie. Che segno profondo ha lasciato qui il Rinascimento. A partire dai bastioni che ti abbracciano senza soffocarti, indicandoti ovunque tu sia la strada maestra per raggiungere il cuore pulsante esteso fra il castello e piazza delle Erbe, oggi Trento e Trieste. Mi incuriosiscono i toponimi e imparo che il corso della Giovecca, una delle arterie principali che dal centro si spingono fino all’arco monumentale che fa da porta detto “la prospettiva”, non è che la copertura della fossa zuecca ai tempi di Ercole d’Este. Affiorara così subito il legame col mondo ebraico, forse un segno del primo insediamento detto zudecca, secondo altri si tratta invece del canale di scolo di acque reflue della lavorazione delle pelli (zudecare-conciare). La città e i suoi ebrei, sono i vuoti che devo al più presto colmare con appropriate letture. Bassani, come no, ma su cosa concentrarmi oltre al Giardino dei Finzi Contini, letto più di una volta. Mi suggeriscono le Cinque storie ferraresi.
È proprio quello che cercavo. Quell’intreccio tra i luoghi e le persone che grazie alla maestria di chi è cresciuto e appartenuto agli uni e agli altri, prendono spessore e forma. Le pagine raccontano di una città che sogna ma forse ancora di più sonnecchia, di una comunità ebraica che nel corso di un secolo perde inesorabilmente tante, troppe foglie.
 

Amedeo Spagnoletto, rabbino - Dossier Libri in valigia, Pagine Ebraiche Agosto 2020

Leggi

PAGINE E SVOLTE CON DAVID BIDUSSA

A scuola, un risveglio epico

“Siamo sempre figli di qualcuno che ci insegna qualcosa. Da soli faremmo pochi passi”, lo ricorda nell'ultima puntata di pagine e svolte lo storico sociale delle idee David Bidussa. Ancora una volta infatti Bidussa ci accompagna a conoscere non solo i testi che hanno segnato la sua formazione ma anche i suoi maestri. In questa puntata si torna decisamente indietro nel tempo, alla scuola media inferiore, quando al futuro storico viene messo in mano dalla sua insegnante, Il risveglio epico, un'antologia che conteneva pezzi da testi classici di tutte le letterature del mondo. “Per noi abituati al sussidiario, era un libro impressionante. Quasi 900 pagine, eppure la grande qualità professionale dell'insegnante di lettere, Maria Cappalli, ci ha fatto amare questo testo come se ogni volta fosse una sorpresa, una scoperta del mondo”.

Ascolta qui

LO STORICO CLAUDIO VENZA RICORDA IL DIRETTORE DI A-RIVISTA ANARCHICA

Paolo Finzi, tra ebraismo e anarchia

“Non tu ma l’opera che hai inizia- to ti rende indispensabile per l’umanità!” Scrisse così il poeta anarchico e ebreo Erich Mühsam (1878 – 1934), ucciso dai nazisti nel campo di concentramento di Orianenburg. Parole che Francesco Moises Bassano ha richiamato per ricordare la figura di un altro anarchico, recentemente scomparso: Paolo Finzi. A lui, al suo lavoro come direttore di A-Rivista Anarchica, al suo rapporto con l’ebraismo e alla sua visione di libertà è dedicato un recente colloquio della redazione di Pagine Ebraiche con lo storico Claudio Venza, già professore di Storia della Spagna contemporanea all’Università di Trieste. “Finzi era una persona molto attenta, puntuale, puntigliosa. Era rispettoso dell’interlocutore, lo ascoltava e spesso gli chiedeva di collaborare ad A-Rivista Anarchica. Una realtà che lui portava avanti da quasi trent’anni praticamente da solo. Era per lui un impegno a tutto tondo. ‘L’amor mio’ come diceva una canzone”, spiega Venza, ritraendo poi il carattere di Finzi legato alla sua visione del mondo.

Leggi


Rassegna stampa

Joe Biden sceglie Kamala Harris,
la prima vice afroamericana

Leggi

 

 


 

Ticketless - La vispa Franca
Vorrei unirmi al cordoglio per la scomparsa di Franca Valeri. Non lo farò tuttavia con parole mie, ma con quelle di un suo compagno di scuola, che nel 2020 avrebbe compiuto cent’anni e vedo che non è stato ricordato sui giornali come avrei desiderato. Intendo dire Cesare Cases, frequentatore delle lezioni di ebraico della signorina Rocca a Milano, prima in una casa privata poi, dopo la Conciliazione che aveva reso obbligatorio l’insegnamento della religione, nella stessa scuola di via Spiga. Il saggio autobiografico di Cases, da cui traggo il brano, uscito prima in un numero del 1978 del “Ponte” dedicato alle leggi razziali, è stato da poco ristampato dalle edizioni dell’Asino a cura di Luca Baranelli e mi è accaduto di scriverne su questa rubrica.
Ricorda dunque Cases: “Qui in via Spiga la bambina ebrea più vivace si chiamava Franca Norsa, e la conoscevo già perché era figlia di un amico d’infanzia di mio padre, ora ingegnere e dirigente della Breda. Non era una scolara modello e mi ricordo che una volta la signorina Rocca disse che io le bagnavo il naso, al che lei eseguì fulmineamente introducendomi un dito in bocca e portandoselo al naso: forse una delle prime gag di colei che più tardi doveva diventar celebre col nome di Franca Valeri".
Alberto Cavaglion
Leggi
Somiglianze
Diciamo la verità, non ci voleva un genio di analista politico per capire che Netanyahu non avesse alcuna intenzione di rispettare il patto stipulato con Benny Gantz, che prevedeva una sua cessione di potere.
Davide Assael
Leggi
Periscopio -  Poteri terzi
Ho da sempre una grande stima per Valentino Baldacci, opinionista di prestigio di questo giornale, e mio amico personale da lunghi anni, e sono quasi sempre d’accordo con le sue acute analisi, improntate a grande equilibrio e lucidità, e atte a fungere da fecondi spunti di sollecitazione culturale, anche andando contro le comode opinioni dominanti.
Proprio questa stima e questa amicizia, perciò, mi obbligano a prendere le distanze dal modo in cui Baldacci ha formulato alcune sue opinioni nel pezzo intitolato “La crisi dei poteri terzi”. Ci tengo a dire, però, che credo che quello dell’articolista mi pare soprattutto un errore di comunicazione, nel senso che il lettore potrebbe attribuire alle sue parole un senso che egli certamente non intendeva dare. Capita, e a me capita certamente spessissimo.
Francesco Lucrezi
Leggi
Pagine Ebraiche 24, l'Unione Informa e Bokertov sono pubblicazioni edite dall'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. L'UCEI sviluppa mezzi di comunicazione che incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Gli utenti che fossero interessati a offrire un proprio contributo possono rivolgersi all'indirizzo comunicazione@ucei.it Avete ricevuto questo messaggio perché avete trasmesso a Ucei l'autorizzazione a comunicare con voi. Se non desiderate ricevere ulteriori comunicazioni o se volete comunicare un nuovo indirizzo e-mail, scrivete a: comunicazione@ucei.it indicando nell'oggetto del messaggio "cancella" o "modifica". © UCEI - Tutti i diritti riservati - I testi possono essere riprodotti solo dopo aver ottenuto l'autorizzazione scritta della Direzione. l'Unione informa - notiziario quotidiano dell'ebraismo italiano - Reg. Tribunale di Roma 199/2009 - direttore responsabile: Guido Vitale.
Twitter
Facebook
Website