L'ITALIA EBRAICA SUONA LA CAMPANELLA - IL MESSAGGIO DELLA PRESIDENTE UCEI
“Scuola al via, continuiamo ad essere un esempio”
In occasione dell'inizio del nuovo anno scolastico e dell'apertura di tutte le scuole ebraiche italiane, la Presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni ha inviato il seguente messaggio:
Carissimi studenti, insegnanti, dirigenti e personale scolastico di ogni ordine e grado delle nostre Comunità, inizia oggi un nuovo anno scolastico ricco come mai di sfide e incognite. Le prove che vi attendono sono certamente quelle classiche di sempre ma a queste se ne aggiungono altre – quelle di saper convivere e vincere le difficoltà che ci presenta il virus portando con sé ogni giorno un carico di pazienza e di responsabilità verso sé e verso gli altri. Non tutto sarà così semplice e immediato ma certamente moltissimo è stato fatto in queste ultime settimane e giorni da parte di chi ha curato l’avvio, preparato aule, spazi e procedure per accogliervi – dirigenti, coordinatori di sicurezza, assessori alle scuole e presidenti delle Comunità interessate che desidero ringraziare davvero di cuore.
Dice il Talmud che il mondo si regge sul fiato dei bambini che vanno a scuola. Il riconoscimento dell’imprescindibile cardine in una società costituito dal suo sistema di insegnamento e istruzione. Più esso è efficace, e più una società ha speranza di un futuro. Sulle scuole, dagli asili al liceo, passa il filo che tesse quotidianamente la nostra identità ebraica, e speriamo quindi di poter essere al vostro fianco per rafforzare queste nostre realtà con ulteriori programmi e progetti.
La sfida, per il mondo ebraico italiano, è anche quella di continuare ad essere un esempio e uno stimolo per tutto il Paese. Dalle quattro scuole ebraiche nazionali ai Talmud Torah, un laboratorio aperto di implementazione di valori e cittadinanza consapevole. Un’esperienza incardinata anche nel solido rapporto costruito negli anni con il ministero dell’Istruzione, nei molti progetti e nelle molte iniziative comuni che hanno lasciato il segno. È quella la strada lungo la quale continuare a camminare con orgoglio, tenacia, competenza. Un sentiero tracciato dai plurimillenari insegnamenti della nostra Tradizione, dall’amore per lo studio che ne deriva, dalla necessità che tale sforzo sia messo al servizio di tutte e tutti.
Forse diversamente da altri anni anche l’entusiasmo di tornare è più esplicito che mai come ho potuto raccogliere dai vostri riscontri e dalle prime foto. Le vostre risate e grida di gioia sprigionata di rivedersi sono per noi tutti una grande emozione.
Behazlachà e shanà tova a tutti!
Noemi Di Segni, Presidente UCEI
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L'ITALIA EBRAICA SUONA LA CAMPANELLA - QUI ROMA
A scuola, nel segno della prevenzione
Portico d’Ottavia, prime ore del mattino. Una vitalità prorompente anima finalmente il quartiere. Mancava da troppo tempo quell’allegro vociare di bambini e adolescenti nell’aria. Un vuoto colmato con l’apertura della scuola ebraica, uno degli elementi vitali di “Piazza”. Dopo le scuole ebraiche di Torino, Milano e Trieste, che hanno già aperto negli scorsi giorni, anche a Roma è arrivato il grande giorno. Gioia e anche un po’ di commozione sul volto di molti. Degli studenti, così come dei loro genitori, nonni e accompagnatori. Suona la campanella, finalmente si entra. Accesso ordinato, composto, ma comunque gioioso. E soprattutto nel segno della prevenzione, grazie ai circa 800 test sierologici effettuati all’interno dell’istituto agli alunni delle classi elementari, medie e del liceo. Un test volontario, ma che ha avuto il consenso della quasi totalità delle famiglie. Si tratta del cosiddetto “pungidito”, quello che in pochi minuti dà un esito.
L’esigenza di questo impegno è stata manifestata dalla dirigenza della Comunità ebraica, che ha deciso di procedere in questa direzione insieme all’Ospedale israelitico e alla sezione romana dell’Associazione Medica Ebraica. A quest'ultima il compito di coordinare lo sforzo odierno.
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DA GERUSALEMME, IL RICORDO DI SERGIO DELLA PERGOLA
Roberto Finzi (1941-2020)
Lascia un grande vuoto la scomparsa di Roberto Finzi, tra i più importanti studiosi dell'antisemitismo in Italia. Tra i suoi libri più recenti Breve storia della questione antisemita, pubblicato nel 2019 da Bompiani. E inoltre L’antisemitismo. Dal pregiudizio contro gli ebrei ai campi di sterminio (Giunti-Castermann), L’università italiana e le leggi antiebraiche (Editori Riuniti), Il pregiudizio. Ebrei e questione ebraica in Marx, Lombroso, Croce (Bompiani).
Di seguito, il ricordo del professor Sergio Della Pergola, demografo dell'Università Ebraica di Gerusalemme.
Con profonda tristezza leggo della scomparsa dello storico Roberto Finzi, al quale mi legava da molti anni una sincera amicizia. Roberto ha scritto alcuni dei lavori più importanti sull’antisemitismo in generale, e più particolarmente sull’atteggiamento della società intellettuale e accademica italiana nei confronti degli ebrei prima e dopo la seconda guerra mondiale. È stato il primo a richiamare l’attenzione sul vergognoso comportamento delle università italiane nei confronti degli accademici ebrei espulsi ed emarginati dalle loro cattedre e dai lori incarichi e mai reintegrati nei ranghi come spettava loro. Ha messo in luce l’ipocrisia di grandi figure del pensiero italiano come Benedetto Croce nei confronti degli ebrei nel dopoguerra. È stato un grande e appassionato amico di Israele, le cui vicende di questi ultimi anni ha seguito con grande attenzione e con la profonda preoccupazione di chi ama veramente questo paese.
Lo ricorderemo per le sue osservazioni profonde e critiche ma sempre animate da un sottile senso dell’umorismo, e per la sua sincera battaglia per una società civile pienamente inclusiva della compagine ebraica e dei suoi diritti.
Sia il suo ricordo in benedizione.
Sergio Della Pergola
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REDAZIONE APERTA
Dall'informazione all'imprenditoria, la crisi
e la necessità di ripensare il lavoro
Dalle grandi aziende alle redazioni giornalistiche, l'emergenza sanitaria ha aperto nuove prospettive e molti interrogativi in materia di organizzazione del lavoro. Come gestire il lavoro a distanza; come rispettare le misure anti-contagio senza perdere il valore aggiunto della condivisione dello stesso spazio lavorativo; come tutelare le fasce più deboli e colpite dalla crisi. Sono alcuni dei temi su cui si è confrontata la redazione dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane nel corso dell'ultima edizione del laboratorio giornalistico Redazione aperta, organizzato a Trieste nei giorni del forum scientifico internazionale Esof2020. Del futuro del giornalismo e del riassetto delle redazioni ha parlato in particolare il presidente dell’Assostampa del Friuli-Venezia Giulia Carlo Muscatello (nell'immagine a sinistra), ricordando come lo smart working permetta nuove possibilità ma richieda tutele chiare. Da tempo le organizzazioni di categoria dei giornalisti e degli editori lavorano al rinnovo del Contratto Nazionale di lavoro giornalistico, e la pandemia, ha spiegato Muscatello, ha evidenziato ulteriori temi di confronto. Non solo, l'emergenza sanitaria ha ricordato al grande pubblico l'importanza del giornalismo professionale per la salute di una democrazia, ha sottolineato il presidente dell’Assostampa del Friuli-Venezia, una qualità che deve essere tutelata anche sotto il profilo delle garanzie contrattuali, pur in un mercato segnato dalla crisi economica. Nel confronto con la redazione UCEI, Muscatello ha inoltre richiamato le iniziative dal significativo valore simbolico portate dal sindacato dai giornalisti assieme ad altre realtà, come l'inaugurazione a Trieste a inizio estate della “Panchina della libertà di stampa”. Un luogo fisico per ricordare il ruolo dell'informazione libera e i valori enunciati nell'articolo 21 della Costituzione. “La panchina è un luogo tra i più 'sociali' e democratici che vi siano, dove tutti i cittadini possono sedere, fermarsi per riposare un po', pensare, colloquiare reciprocamente e, perché no, leggere con calma un giornale”, le sue parole in occasione dell'inaugurazione. E il tema della socialità e la sua importanza anche nei luoghi di lavoro è stato uno degli argomenti toccati nell'incontro con Roberto Morelli (nell'immagine a destra), chief marketing officer della Illycaffè. “L'idea nuova in assenza di contatto fisico è difficile che emerga”, ha spiegato Morelli, evidenziando come come la pandemia abbia fatto emergere la necessità di contemperare una richiesta di maggior flessibilità e adozione dello smartworking con un'altrettanto importante richiesta di condividere gli spazi e il confronto in presenza.
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PAGINE DI LETTERATURA CON ALBERTO CAVAGLION
Sciascia e lo smemorato di Collegno
“Il 10 marzo del 1926, alle 9.50 il custode del cimitero israelitico di Torino, Tommaso Cibrario, vede un uomo d'aspetto miserabile avviarsi frettoloso e guardingo verso l'uscita. Poiché dai primi del mese basi funerarie di bronzo erano scomparse dalle tombe di quel cimitero, il custode ebbe il sospetto che quell'uomo ne avesse appena trafugata una”. Da questo episodio, con protagonista il cosiddetto smemorato di Collegno, prende il via la riflessione-inchiesta di Leonardo Sciascia in Teatro della memoria (Adeplhi). Quali sono le implicazioni, secondo Sciascia, di questo avvenimento che prende il via nell'antico cimitero ebraico di Torino e nel pieno della fascistizzazione dell'Italia? Lo spiega il critico Alberto Cavaglion nella nuova puntata di pagine di letteratura.
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QUI FIRENZE - IL TESTO PER ROSH HASHANAH CURATO DA RAV SPAGNOLETTO
“Nuovo machazor, un segno di vitalità”
“Trovo significativo che anche in questo momento così particolare la Comunità di Firenze abbia scelto di investire su educazione, radici, consapevolezza. Un lavoro che andrà davvero a beneficio di tutti”.
Il rav Amedeo Spagnoletto presenta così il nuovo machazor (libro di preghiera) per Rosh Hashanah, il capodanno ebraico, realizzato seguendo quello che è l’uso locale. Curato dallo stesso rav, già rabbino capo del capoluogo toscano e oggi direttore del Meis, è il risultato di una stretta collaborazione con il Consiglio comunitario, il suo successore, rav Gadi Piperno, alcuni esperti di minhag fiorentino che si sono prestati a rivederlo con attenzione.
Il machazor sarà presentato nel pomeriggio, insieme a un siddur per ragazzi recentemente pubblicato in occasione di un bar mitzvah svoltosi a Firenze, nel secondo giorno di Shavuot: a raggiungere la maggiore età religiosa era stato allora il tredicenne Elia Yaakov Catalucci.
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GECE 2020 - IL RICONOSCIMENTO IN OCCASIONE DELLA MANIFESTAZIONE A FIUGGI
Menorah di Anticoli, premiato David Meghnagi
L’assegnazione del Premio Menorah di Anticoli ha segnato la ventunesima edizione della Giornata Europea della Cultura Ebraica a Fiuggi. Ad ottenere il riconoscimento, assegnatogli nelle scorse ore in presenza, lo psicoanalista, docente universitario e assessore alla Cultura UCEI David Meghnagi.
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QUI ROMA - IL SALUTO DI LIDIA CALÒ ALLA COMUNITÀ EBRAICA
"Lavorare con i giovani, niente di più bello"
Per oltre vent’anni alla guida del Dipartimento Educazioni e Giovani della Comunità ebraica romana, Lidia Calò ha la voce emozionata. L’inizio del nuovo anno coincide infatti con la fine del suo lungo incarico, per effetto di una scelta di vita che si è concretizzata negli scorsi giorni: quella di trasferirsi in modo definitivo a Gerusalemme, dove risiedono il marito e due dei loro figli.
Instancabile animatrice di attività e progetti, Lidia ha affidato a un commovente messaggio il suo saluto all’Italia ebraica. “Ero appena adolescente – spiega – quando ho capito cosa avrei voluto fare da grande. Non c’è stato un momento che non ho condiviso e respirato con i miei amati giovani, con i miei bambini, con tanti genitori, con colleghi, con assessori e collaboratori. Siamo cresciuti insieme e abbiamo vissuto la Comunità in tutte le sua ricchezza, nel suo attivismo, nei suoi cambiamenti, nella sua resilienza, nella sua spiritualità”.
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QUI CASALE MONFERRATO
Una festa per i volontari
Giornata di festa e di auguri a Casale Monferrato. La Comunità ebraica locale, che si sta preparando alle celebrazioni di Rosh Hashanah, ha dedicato ieri una piccola iniziativa ai volontari che hanno concluso il corso per le guide e ora avranno il compito di condurre nel complesso della sinagoga e dei musei le migliaia di visitatori che vi arrivano ogni anno.
Condotto dal presidente della Comunità ebraica casale Elio Carmi, da chi scrive in qualità di direttore dei musei e dalla professoressa Betty Masera, il corso era partito ai primi del 2020. Interrotto per il lockdown, ha potuto essere completato solo ora.
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LA RACCOLTA FONDI PER LE FAMIGLIE IN DIFFICOLTÀ IN ISRAELE
Solidarietà, la campagna del Keren Hayesod
Una maratona di 48 ore per raccogliere fondi da destinare a progetti a sostegno delle fasce più deboli e bisognose della popolazione in Israele. “Heartbests”, per i bimbi sotto i 3 anni di famiglie disfunzionali. “Amigour”, che accoglie nelle sue case protette anziani, in maggioranza sopravvissuti alla Shoah, fornendo loro una vecchiaia dignitosa. E “Soldati soli” che supporta l’Aliyah dei giovani in Israele senza le loro famiglie.
Sono gli obiettivi del crowdfunding lanciato ieri dal Keren Hayesod, il braccio operativo di raccolta fondi del movimento sionista e dell’Agenzia Ebraica che festeggia quest’anno 100 anni dalla fondazione. Un obiettivo per il quale vale il principio “tutto o niente”. Se non si arriverà all’obiettivo prefissato l’intera cifra sarà infatti persa. Anche l’Italia partecipa a questa sfida. Clicca qui per maggiori informazioni.
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La catena da spezzare
A proposito dell’orribile assassinio di Willie Monteiro Duarte, David Bidussa si chiedeva se si potesse parlare di forza dell’odio e di banalità del male. Credo proprio di si, nel senso almeno in cui spiegava questi due termini. Forza dell’odio, riportandola all’educazione, come gesto interno ad un processo educativo. Guardando alle frasi dette da coloro che avrebbero avuto il compito di educare questi assassini, senz’altro. Abbiamo sentito dire “che ha mai fatto, ucciso un immigrato!”, oppure, con linguaggio camorrista, che l’amico “aveva cantato”. Anche di banalità del male è legittimo parlare, in termini sempre di acquiescenza, indifferenza.
Anna Foa
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Oltremare - In castigo
Ammetto che mi hanno preso alla sprovvista. Con tutto che bastava guardarsi intorno, anche senza ascoltare le notizie ogni sera e veder spuntare sui teleschermi a reti unificate il primo ministro fin troppo spesso. Passi che a Purim eravamo già tutti sul chi va là, a distanza ma quasi tutti ancora ignari e senza mascherine. Passi anche Pesach, festeggiato a dir poco in sordina e ciascuno nella propria casa. È stata dura, ma almeno era primavera. Ma adesso un nuovo lockdown, per iniziare di tre settimane ma se non stiamo buoni e non facciamo i bravi cittadini potrebbe essere anche più lungo, che già adesso ingloba, mastica e fa sparire tutte le feste autunnali.
Daniela Fubini
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