La catena da spezzare

A proposito dell’orribile assassinio di Willie Monteiro Duarte, David Bidussa si chiedeva se si potesse parlare di forza dell’odio e di banalità del male. Credo proprio di si, nel senso almeno in cui spiegava questi due termini. Forza dell’odio, riportandola all’educazione, come gesto interno ad un processo educativo. Guardando alle frasi dette da coloro che avrebbero avuto il compito di educare questi assassini, senz’altro. Abbiamo sentito dire “che ha mai fatto, ucciso un immigrato!”, oppure, con linguaggio camorrista, che l’amico “aveva cantato”. Anche di banalità del male è legittimo parlare, in termini sempre di acquiescenza, indifferenza. Resta la domanda di come si possa sfuggire al destino che ti segna l’educazione, se chi ha subito violenza sia sempre destinato a farla subire a sua volta, se a chi viene insegnata con l’esempio l’indifferenza e l’insignificanza dell’altro debba farsene a sua volta sempre portatore. Forse è questa catena che bisogna soprattutto spezzare, ricordando che nella storia c’è stato anche chi, con grande fatica, è riuscito a interrompere il suo destino di odio e a trasformare la violenza subita in amore e rispetto dell’altro. Non è facile ma bisogna provare.

Anna Foa, storica