Dall’informazione all’imprenditoria, la crisi
e la necessità di ripensare il lavoro

Dalle grandi aziende alle redazioni giornalistiche, l’emergenza sanitaria ha aperto nuove prospettive e molti interrogativi in materia di organizzazione del lavoro. Come gestire il lavoro a distanza; come rispettare le misure anti-contagio senza perdere il valore aggiunto della condivisione dello stesso spazio lavorativo; come tutelare le fasce più deboli e colpite dalla crisi. Sono alcuni dei temi su cui si è confrontata la redazione dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane nel corso dell’ultima edizione del laboratorio giornalistico Redazione aperta, organizzato a Trieste nei giorni del forum scientifico internazionale Esof2020. Del futuro del giornalismo e del riassetto delle redazioni ha parlato in particolare il presidente dell’Assostampa del Friuli-Venezia Giulia Carlo Muscatello, ricordando come lo smart working permetta nuove possibilità ma richieda tutele chiare. Da tempo le organizzazioni di categoria dei giornalisti e degli editori lavorano al rinnovo del Contratto Nazionale di lavoro giornalistico, e la pandemia, ha spiegato Muscatello, ha evidenziato ulteriori temi di confronto. Non solo, l’emergenza sanitaria ha ricordato al grande pubblico l’importanza del giornalismo professionale per la salute di una democrazia, ha sottolineato il presidente dell’Assostampa del Friuli-Venezia, una qualità che deve essere tutelata anche sotto il profilo delle garanzie contrattuali, pur in un mercato segnato dalla crisi economica. Nel confronto con la redazione UCEI, Muscatello ha inoltre richiamato le iniziative dal significativo valore simbolico portate dal sindacato dai giornalisti assieme ad altre realtà, come l’inaugurazione a Trieste a inizio estate della “Panchina della libertà di stampa”. Un luogo fisico per ricordare il ruolo dell’informazione libera e i valori enunciati nell’articolo 21 della Costituzione. “La panchina è un luogo tra i più ‘sociali’ e democratici che vi siano, dove tutti i cittadini possono sedere, fermarsi per riposare un po’, pensare, colloquiare reciprocamente e, perché no, leggere con calma un giornale”, le sue parole in occasione dell’inaugurazione. E il tema della socialità e la sua importanza anche nei luoghi di lavoro è stato uno degli argomenti toccati nell’incontro con Roberto Morelli, chief marketing officer della Illycaffè. “L’idea nuova in assenza di contatto fisico è difficile che emerga”, ha spiegato Morelli, evidenziando come come la pandemia abbia fatto emergere la necessità di contemperare una richiesta di maggior flessibilità e adozione dello smart working con un’altrettanto importante richiesta di condividere gli spazi e il confronto in presenza. “Il contatto informale sul lavoro rappresenta un patrimonio inestimabile di conoscenze”, ha sottolineato Morelli, richiamando anche la necessità di investire sui trasporti, sulla mobilità delle persone. Un tema che lo stesso Morelli ha sviluppato in un recente articolo sul quotidiano Il Piccolo, legato al ruolo di Trieste e alla necessità che rimanga ben collegata con il resto del paese. Una riflessione valida per la città giuliana ma non solo: “Anche se abbiamo scoperto le pseudo-comodità e i risparmi delle videoconferenze, è la possibilità di movimento delle persone che fa e farà l’economia. – scrive Morelli – Le aziende s’insediano dove possono accedere, le opportunità sorgono dove le persone vogliono vivere e dove le merci girano rapidamente e senza ostacoli. L’isolamento delle città comporta distacco e impoverimento culturale, sociale ed economico”.