Rassegna stampa
Il governo respira
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Rosh haShanah all'aperto
Un Rosh haShanah molto particolare: la capienza delle sinagoghe drasticamente ridotta a causa del Covid-19, in Israele come in diaspora abbiamo visto fare tefillòt all’aperto, abbiamo avuto tanta gente che è rimasta fisicamente fuori dal tempio oltre a chi ha rinunciato a priori ad avvicinarsi. Si può vedere in questo anche un messaggio positivo: uscire fuori, cercare l’ebreo che alla sinagoga non arriva. L’aprirsi all’esterno è sempre un gesto di speranza. In tempi di troppe controversie interne – il kotel con le suddivisioni in capsule non è forse un’immagine plastica delle nostre divisioni? - potrebbe simboleggiare al contrario un desiderio di riunificazione, lo shofar che suona per strada essere visto come un originario richiamo a raccolta del popolo intero. Un percorso, quello dell’uscire fuori dalle mura del tempio alla ricerca degli altri, sicuramente da proseguire.
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Rispettarsi fra esseri umani
Nulla sembra venire senza motivo. Nulla è lasciato al caso. E ogni frammento vale la pena di essere sondato.
In questi giorni di pentimento e di 'ritorno' a un comportamento corretto nei riguardi del prossimo e della tradizione ricevuta, mi sono chiesto perché, quando si sale alla lettura del Sefer, e prima di pronunciare il Barechù, vi sia l'uso (soprattutto presso i sefarditi) di pronunciare la formula 'HaShem 'immachem', a cui ci si sente rispondere 'Yevarechechà HaShem'.
Si scopre, grazie al figlio che ti siede accanto al Beth HaKeneseth, che la doppia formula deriva dal libro di Ruth, dove Boaz così saluta i suoi mietitori ('HaShem 'immachem') e così quelli gli ricambiano il saluto ('Yevarechechà HaShem').
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Una pace sotto silenzio
I mass media italiani hanno inquadrato gli accordi di pace fra Israele, Bahrein ed Emirati Arabi Uniti a stregua di una vicenda pittoresca, animata da protagonisti che oscillerebbero fra mitomania, ottusità, efferatezza ed insensibilità, privilegiando la denigrazione del soggetto (per loro politicamente impresentabile) a scapito dell'oggetto (la pace). Purtroppo, Alfred Nobel non previde l'assegnazione del Premio Nobel per la Guerra, il quale raccoglierebbe anche oggi dei consensi unanimi.
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Yamim noraim
Eccoci giunti a quella fase esclusiva che la vita ebraica contempla come dovere insieme religioso e morale tra Rosh haShanah e Kippur: gli Yamim noraim, i dieci giorni "terribili" di pentimento. Solo l'ebraismo richiede questa apertura totale sulla dimensione profonda dell'individuo, questa immersione nella propria coscienza davanti a se stessi, al prossimo, all'Onnipotente. Un periodo di revisione, di analisi interiore, di autocritica, di impegno al miglioramento, una resa dei conti totale e a tutto campo.
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Angurie combustibili
Chi è stato in Israele e in altri paesi del Medio Oriente avrà notato con sorpresa l’abbondanza e la frequenza di negozi e banchi dei mercati che offrono semi di vario tipo, non per la semina, ma per il piacere del palato del consumatore. Spesso sono abbrustoliti, altre volte sono salati o grossolanamente canditi con zucchero. Sulla loro varietà torneremo in futuro, ma oggi è interessante considerare un caso particolare che Israele ha affrontato e risolto in modo molto “verde”. Una frazione importante di questi semi sono quelli delle angurie che ben essiccati vengono offerti al consumo. La quantità di semi richiesta dal mercato è così importante che le coltivazioni locali di anguria forniscono al settore alimentare circa 2.800 tonnellate di semi l’anno.
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