Israele, la crisi sanitaria non arretra al vaglio nuove misure
Evitare che la pressione sugli ospedali diventi insostenibile. È l’obiettivo in queste ore del governo israeliano di fronte a una crisi sanitaria che per il momento non accenna ad arretrare nonostante il lockdown. Il paese dalla vigilia di Rosh HaShanah – il capodanno ebraico – è entrato in una nuova quarantena nazionale ma il numero dei contagi per il momento continua ad essere molto elevato. Nelle ultime 24 ore sono stati segnalati 3858 nuovi casi con 668 persone in gravi condizioni, di cui 159 attaccate ai respiratori. Sono 1285 le persone che hanno perso la vita a causa del coronavirus in Israele. E le previsioni degli esperti non sono tranquillizzanti. “Dal momento che il 20% dei pazienti gravemente malati muore a causa del virus, le nostre previsioni mostrano un aumento di 6000 casi di questo tipo entro la metà di novembre e una stima di 1.200 decessi, nel peggiore dei casi; nel migliore, i casi gravi saranno 3500 e 700 i decessi”, la stima di Eran Segal, ricercatore dell’Istituto Weizmann e parte del team di consulenza per la Commissione contro il coronavirus. A fronte di questi dati, le autorità stanno vagliano l’adozione di misure ancora più restrittive: l’ulteriore limitazione della presenza nei luoghi di lavoro, la chiusura delle sinagoghe, l’imposizione di nuove limitazioni alle preghiere pubbliche e la chiusura di tutti i mercati. Misure che il Commissario contro la pandemia Ronni Gamzu vorrebbe fossero applicate prima di Yom Kippur (tra una settimana) mentre, riportano i media israeliani, il Premier Benjamin Netanyahu preferirebbe spostarne l’inizio a dopo la solennità ebraica. L’obiettivo in ogni caso, ha spiegato alla Knesset il vice direttore generale del Ministero della Salute, Itamar Grotto, è di ridurre il tasso di infezione da coronavirus da quasi il 12% attuale al 7%. Solo allora, la posizione di Grotto, il blocco nazionale potrà essere revocato.
In questa atmosfera complicata, il sistema sanitario continua ad operare a pieno regime, ma un altro esperto, il professore dell’Università Ebraica Yinon Ashkenazy, ha avvertito il governo che la soglia degli 800 pazienti gravemente malati, ovvero il numero che corrisponde alla piena capacità degli ospedali del Paese, sarà superata entro la fine della settimana. Un avvertimento a prepararsi a una fase ancor più difficile.
dr