DONAZIONE E FORTE GESTO DI GIORGIO NAPOLITANO
"Meis un luogo di Memoria, dialogo e civiltà"

"Un luogo di memoria della storica presenza ebraica in Italia, di testimonianza delle persecuzioni razziali e della Shoah e di promozione del dialogo e della civile convivenza tra culture, religioni e tradizioni diverse".
Per il Presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano sono le caratteristiche che fanno del Museo Nazionale dell'Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara un luogo speciale. Sarà proprio il Meis, con decisione assunta dall'ex Capo dello Stato nelle scorse ore, l'istituzione destinataria del risarcimento disposto a suo favore dal Tribunale civile di Roma per la diffamazione a mezzo stampa operata dal giornalista Alessandro Sallusti in alcuni articoli apparsi sul quotidiano Il Giornale da lui diretto.

Al giornalista, ha reso noto la segreteria di Napolitano, è stata contestato l'utilizzo di termini "allusivi e insinuanti" che "travalicando il limite della continenza e correttezza espressiva" si sono tradotti "in un attacco alla persona e alla dignità".
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L'INTERVISTA DI PAGINE EBRAICHE A RAFFAELLA SADUN, ECONOMISTA AD HARVARD
"L'Italia e la crisi, ecco le lezioni da cogliere"

Puntare sulla parità di genere, sul senso di comunità, sulla formazione di nuovi lavoratori. Lasciare spazio ai giovani non solo nei discorsi pubblici, ma nella realtà, affidando loro responsabilità concrete. E vivendo i loro successi come delle vittorie, non come un pericolo per il proprio futuro. Per l’economista Raffaella Sadun, docente alla prestigiosa Harvard Business School, da questa crisi il nostro paese – e non solo – può trarre diversi insegnamenti. Può essere l’occasione per un cambio di marcia. Anzi deve esserlo, tenendo presente che l’emergenza sanitaria che stiamo vivendo potrebbe ripresentarsi. E per allora non ci dovranno essere scuse: dovremo aver riorganizzato i nostri sistemi in modo da premiare la competenza e il talento.
Famiglia ebraico-romana con ascendenza livornese, un forte legame con il rav Elio Toaff, Sadun ha all’attivo diverse pubblicazioni su temi economici sulle principali testate internazionali.
Segnalata tra i giovani economisti più brillanti al mondo, prima in classifica tra gli italiani, ha fatto parte del gruppo di lavoro guidato dal manager Vittorio Colao che nel 2020 ha presentato al governo 100 progetti prioritari per far ripartire il nostro paese una volta terminata l’emergenza sanitaria.
Partiamo dal suo percorso di studi e di lavoro. Come è arrivata ad insegnare Business Administration ad Harvard?
Ho studiato a Roma, liceo e università. Poi ho fatto un master in Spagna. Il dottorato a Londra, dove ho trovato un gruppo di ricerca con cui mi sono trovata benissimo. Grazie ai miei tutor, che mi hanno innanzitutto insegnato a fare ricerca e non avevano la mentalità gerarchica che abbiamo in Italia, ho iniziato ad essere mandata in giro a fare conferenze. Fino a farne una ad Harvard. Qui il controrelatore è stato molto duro, mi aveva praticamente distrutta durante la conferenza. Ho cercato di rispondere a tutto e alla fine è venuta una persona da me a dirmi: “Penso che ti troveresti bene qui con gli studenti del Master in Business Administration”. Possiamo dire che il mio ingresso ad Harvard sia stata una coincidenza, ma in realtà senza il gruppo di ricerca di Londra, che ha puntato su di me, che ha scelto di mettere davanti i giovani, non ci sarei arrivata. Ci sono posti invece dove i giovani devono stare al loro posto e aspettare di essere chiamati dall’alto.
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YOM HAZIKARON
"L'ora del dolore, l'attesa della gioia"

“Quelli che seminano tra le lacrime, raccoglieranno nella gioia” (Salmo 126). Con una citazione dai salmi, il Presidente d’Israele Reuven Rivlin ha voluto aprire il suo discorso per Yom HaZikaron, il giorno in cui Israele ricorda coloro che hanno perso la vita per la sua indipendenza e libertà. Il paese, simbolicamente, si raccoglie nel cordoglio prima di festeggiare Yom HaAtzmaut (il Giorno dell’Indipendenza). Versa lacrime prima di gioire.
“Quando il Signore restaurò le fortune di Sion, noi eravamo come sognatori’ (Salmi 126)”, l’altro salmo citato da Rivlin. “Piangere e sognare – ha affermato il presidente – Che la memoria di coloro che sono caduti nelle guerre di Israele sia impressa nel cuore della nazione per la gloria del mondo di generazione in generazione”. Tante in queste ore le voci delle famiglie in lutto a cui televisioni, radio e giornali danno spazio per condividere le loro esperienze insieme all’intera nazione. Tra loro lo scrittore David Grossman, che nel 2006 perse il figlio Uri nella guerra del Libano. Sulle pagine di Haaretz ha raccontato cosa significa convivere con il lutto: “Dopo i primi anni, durante i quali il dolore è acuto e terribile, arrivano gli anni in cui la ferita comincia ad essere coperta da strati di realtà e di quotidianità. Ci sono cose che devono essere fatte. C’è il lavoro, ci sono le relazioni con la famiglia e gli amici. Ci sono tutti gli obblighi della vita e anche le sue gioie. C’è il coronavirus e c’è la politica e ci sono, per contrasto, nuovi bambini che nascono nella famiglia in lutto. Ci sono anche distrazioni dal dolore. Per qualche momento qua e là, sembra che ci si dimentichi che sia mai successo”.
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IL RITORNO IN AULA DI LILIANA SEGRE
"Caso Zaki, Italia non sia indifferente"
Ritorno in Senato, nell’aula di Palazzo Madama, per Liliana Segre. La senatrice a vita è oggi a Roma per votare a favore della mozione che prevede la concessione della cittadinanza onoraria a Patrick Zaki, il ricercatore dell’Università di Bologna detenuto, in spregio ai più elementari principi di civiltà, nelle carceri egiziane. Una vicenda che si trascina da oltre un anno, scandita anche da vari e infruttuosi tentativi diplomatici intrapresi con le autorità del Cairo.
“Ho firmato con profonda convinzione la mozione” le parole con cui la Testimone della Shoah ha annunciato la propria presenza a Palazzo Madama. “La detenzione di Zaki – ha affermato – è una violazione clamorosa dei diritti umani e civili che lo Stato democratico italiano non può accettare senza fare il possibile per ottenere la liberazione del prigioniero, a partire dalla concessione immediata della cittadinanza”.
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L'EMISSIONE DEL FRANCOBOLLO CELEBRATIVO
Settimia Spizzichino: una vita di Memoria

Settimia Spizzichino era nata due volte: a Roma, il 15 aprile del 1921. E poi di nuovo, come avrebbe più volte rimarcato, un altro 15 aprile. Quello del 1945. Il giorno in cui tornò libera.
“Io della mia vita voglio ricordare tutto, anche quella terribile esperienza che si chiama Auschwitz. Per questo, credo, sono tornata”, la frase che riassumeva la forza della sua testimonianza.
Unica tra le donne catturate il 16 ottobre 1943 a fare ritorno, fu prima deportata ad Auschwitz. E poi da lì affrontò la "marcia della morte" fino a Bergen-Belsen. Esperienze drammatiche ripercorse non solo in innumerevoli interventi nelle scuole ma anche in un libro, Gli anni rubati, scritto insieme a Isa Di Nepi Olper.
A cento anni dalla "prima" nascita, cioè domani, il Ministero dello Sviluppo Economico, accogliendo una richiesta dell'UCEI, emetterà un francobollo in suo ricordo. Un'occasione per ripercorrere il segno profondo lasciato dal suo coraggio e dal suo appassionato impegno civico. La cerimonia sarà trasmessa in diretta, a partire dalle 11, sulla pagina Facebook e sulla webtv dell’Unione.
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IL NUOVO LIBRO DI MILENA SANTERINI
"Lotta contro l'antisemitismo è una difesa per tutti"

È in libreria La mente ostile. Forme dell’odio contemporaneo (ed. Cortina), il nuovo saggio della professoressa Milena Santerini, dal gennaio del 2020 coordinatrice nazionale per la lotta contro l'antisemitismo.
Il volume sarà presentato questo pomeriggio alle 18, nel corso di un evento online organizzato dalla Fondazione Corriere della sera cui interverranno, oltre all'autrice, l'ex direttore del quotidiano Ferruccio De Bortoli, la presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni, il direttore dell'Unar Triantafillos Loukarelis, l'arcivescovo di Bologna Matteo Maria Zuppi.
Per gentile concessione dell'autrice ve ne proponiamo un brano.
L’odio sembra una realtà dominante nella storia dell’umanità e nel mondo globale, diviso e polarizzato. Il noi si contrappone ad un loro, percepiti non come singoli individui, ma come un gruppo nemico verso cui si nutre pregiudizio e intolleranza: stranieri, ebrei, rom, donne, musulmani, omosessuali, persone fragili… Ma la nostra mente è per natura ostile? Il cervello è irrimediabilmente programmato per l’odio? Anche se meccanismi automatici e inconsci spingono gli esseri umani a percepire con paura le diversità, le neuroscienze attuali descrivono menti empatiche, che si rispecchiano e si identificano con l’altro in modo innato. In realtà, sono le politiche dell’odio che costruiscono il nemico e ci manipolano, creando una vera e propria macchina del linguaggio ostile – dagli haters ai troll – che ha trovato il suo habitat ideale in Internet. Sappiamo come la stessa definizione di “hate speech” sia sfuggente, ma allo stesso tempo – proprio in quanto arcipelago di fenomeni diversi – diventi particolarmente adatto a prosperare e proliferare in forma liquida, in un ambiente altrettanto fluido. Sono ormai dilaganti forme di aggressività e ostilità destrutturate, banalizzate e popolari, in apparenza non ideologiche ma non per questo meno pericolose. Il confine tra libertà d’espressione e violenza è davvero sottile: la tolleranza o l’indifferenza verso la penetrazione di parole ostili può avere conseguenze devastanti, sia nella vita privata di persone scelte come vittime, sia nel caso del supporto fornito da alcuni siti al terrorismo di matrice islamica o al sovranismo bianco di stampo razzista.
Le folle emotive rincorrono fake news e complottismi, le posizioni si polarizzano, la violenza può diventare estrema. Mutano continuamente le forme di odio collettivo: il razzismo da biologico diventa culturale, l’antisemitismo subisce pericolose metamorfosi, cambia l’aggressività contro le donne. In questo panorama, l’antisemitismo può sembrare “un odio come un altro” ma non è così. In un certo senso, l’impronta demonologica dell’ostilità contro gli ebrei fa da matrice a tutte le altre, rappresenta un archetipo di odio che si ripete nel tempo. Ecco allora il carattere del tutto anomalo, irrazionale e incoerente dell’antisemitismo (emerso pienamente nel caso della pandemia da Coronavirus), le somiglianze ma anche le differenze con il razzismo.
Milena Santerini, coordinatrice nazionale per la lotta contro l'antisemitismo
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LA TESTIMONIANZA DEL RAV DAYAN, AL SUO FIANCO A VENEZIA
"Rav Richetti, la sua umiltà un segno di grandezza"
Ho avuto l’onore di conoscere e lavorare con rav Elia Richetti come suo vice rabbino a Venezia dal 2004 al 2010. In tanti hanno già ricordato e hanno lodato la sua magnifica voce, la sua personalità cordiale, il suo essere un uomo di gioia.
Rav Richetti era un ebreo la cui esistenza consisteva nella santificazione del nome di Dio tramite il suo comportamento, il suo atteggiamento, il suo cammino.
Durante gli anni di collaborazione ci furono varie occasioni in cui il rav avrebbe potuto perdere la pazienza con facilità e discostarsi dalla sua tranquillità contagiosa. Invece rispondeva sempre con rispetto. Con tanta umiltà, mai con rabbia.
Nei tanti incontri di lavoro ho potuto constatare la sua umiltà, anche se a volte alcuni la consideravano impropriamente una debolezza. Era invece un segno di grandezza, il suo modo di seguire l’Halakhah.
Rav Abraham Dayan, rabbino capo della comunità ebraica di Livorno,
già vice rabbino a Venezia
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IL RICORDO DELL'INSEGNANTE UCCISO UN SECOLO FA DAI FASCISTI
"Carlo Cammeo, una vita per la libertà"

Il 13 aprile del 1921 veniva ucciso a Pisa l'insegnante Carlo Cammeo. Ebreo, militante socialista, fervente antifascista. Il centesimo anniversario dal suo assassinio è stata l'occasione di una solenne cerimonia svoltasi alla presenza, tra gli altri, del sindaco Michele Conti.
La testimonianza di Maurizio Gabbrielli, presidente della Comunità ebraica cittadina.
Carlo Cammeo è stato assassinato 100 anni fa nel giardino della scuola dove insegnava, e nonostante sia trascorso un intero secolo il messaggio del suo sacrificio è oggi più che mai attuale e carico di significato.
La sua vita fu improntata ai valori dello studio e sacrificata a quello della libertà, così come testimonia il suo epitaffio: “Per sicaria mano fascista cadeva assassinato il 13 aprile 1921, Carlo Cammeo glorificando con il sangue la santità della scuola e la sua fede nell’idea socialista”.
A sintesi di questo tutt’oggi si possono vedere sulla sua tomba i simboli dei principi che ressero la sua esistenza: un libro aperto, che rappresenta l’amore per lo studio e per la sua professione di maestro, e una falce e martello, a testimonianza della sua fede politica.

Forse, unica testimonianza in italia di questi simboli, incisi su una pietra tombale.
Pochi sanno che negli anni Trenta la Comunità fu obbligata a cancellare tali simboli perché ritenuti sovversivi, ma nel 1945 la famiglia li fece scolpire nuovamente.
Questo atto porta con sé il messaggio profondo di amore per la vita, per lo studio e per la libertà che oggi viene celebrato insieme alla figura di questo nostro illustre concittadino e correligionario.
Maurizio Gabbrielli, presidente Comunità ebraica di Pisa
(Nell'immagine in alto un momento della cerimonia, in basso un dettaglio della tomba)
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Ticketless - Pomodori e funghi velenosi
 Mi è stato chiesto di sottoscrivere la Jerusalem Declaration on Antisemitism (Jda), un documento di circa duecento studiosi e studiose che si occupano di storia dell’antisemitismo, della Shoah, degli ebrei e delle vicende mediorientali, soprattutto in rapporto a Israele. Molti amici italiani hanno firmato. Con una garbata mail ho risposto di no. Vorrei qui spiegare le ragioni del mio rifiuto, solo in parte riconducibile sia alla triste mia memoria degli appelli mediorientali d’Italia, sia alla cronica difficoltà a sottoscrivere cose che non siano state scritte da me.
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Lo scontro Iran-Israele
 È davvero difficile gestire una relazione politica, troppi gli elementi contingenti, le variabili che possono intervenire. La crescita della temperatura fra Israele ed Iran che si registra da diverse settimane sembra confermare questa regola. Il punto di partenza è che il regime di Teheran è un regime ostile allo Stato ebraico, antisemita e che l’Iran, ma sarebbe meglio dire Persia, è una nazione aggressiva con tradizione e cultura imperiale.
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Periscopio - Illuminate
 Come sicuramente molti lettori anch’io ho partecipato, in occasione dello Yom haShoah, all’iniziativa “Illuminate”. Per chi non lo sapesse, si tratta di un commovente programma telematico, che permette a chi lo voglia di accendere una candela in memoria di una delle vittime della Shoah, il cui nome è ufficialmente iscritto nel sacrario dello Yad Vashem.
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