Lo scontro Iran-Israele
È davvero difficile gestire una relazione politica, troppi gli elementi contingenti, le variabili che possono intervenire. La crescita della temperatura fra Israele ed Iran che si registra da diverse settimane sembra confermare questa regola. Il punto di partenza è che il regime di Teheran è un regime ostile allo Stato ebraico, antisemita e che l’Iran, ma sarebbe meglio dire Persia, è una nazione aggressiva con tradizione e cultura imperiale. Lo ha dimostrato anche la sua capacità di penetrazione in Siria, approfittando dello scenario creato dalla crescita dello Stato islamico. Qual è il modo di contenere un Paese simile? L’amministrazione Obama, nell’unico momento in cui ha dimostrato un piglio decisionale in politica estera, aveva tentato l’arma dell’inclusione, pensando che l’ingresso nella comunità internazionale avrebbe consentito controlli sui siti nucleari, favorito la parte più dialogante del regime, diminuito il tasso di aggressività nell’area. Qualche segnale positivo a mio modo di vedere era emerso: ricordate le parole di Rohani per Rosh HaShanà nel 2015? Con Trump, è noto, si è cambiato rotta, tornando all’imposizione di sanzioni pesanti. Il risultato è che i siti iraniani sono tornati ad arricchire pericolosamente l’uranio e che Israele se la deve vedere come sempre da solo, con i mezzi che ha a disposizione. Insomma, in una relazione non sempre la pressione esercita gli effetti sperati. Sarà interessante osservare quale direzione seguirà Biden.
Davide Assael, Presidente Associazione Lech Lechà
(14 aprile 2021)