“Rav Richetti, la sua voce
un dono per tutti noi”
Ho avuto l’onore di conoscere e lavorare con rav Elia Richetti come suo vice rabbino a Venezia dal 2004 al 2010. In tanti hanno già ricordato e hanno lodato la sua magnifica voce, la sua personalità cordiale, il suo essere un uomo di gioia.
Rav Richetti era un ebreo la cui esistenza consisteva nella santificazione del nome di Dio tramite il suo comportamento, il suo atteggiamento, il suo cammino.
Durante gli anni di collaborazione ci furono varie occasioni in cui il rav avrebbe potuto perdere la pazienza con facilità e discostarsi dalla sua tranquillità contagiosa. Invece rispondeva sempre con rispetto. Con tanta umiltà, mai con rabbia.
Nei tanti incontri di lavoro ho potuto constatare la sua umiltà, anche se a volte alcuni la consideravano impropriamente una debolezza. Era invece un segno di grandezza, il suo modo di seguire l’Halakhah.
L’umiltà lo portò ad essere sempre felice e ad accettare che tutto arriva dal Signore.
Sapeva indirizzare la Comunità secondo le esigenze nella Kashrut e l’insegnamento ai ragazzi del Talmud Torà. Ebbe un grande successo nell’alzare il livello della Kasherut tramite il panificio, il tradizionale forno dei biscotti kasher le-Pesach, la casa di riposo, la caffettiera e il centro comunitario.
Al Talmud Torà aveva un modo suo d’insegnare: sapeva trasmettere il materiale didattico in modo piacevole, anche tramite il gioco, il teatro, la musica, con serietà e soprattutto come un grande papà che voleva bene a tutti i suoi allievi. Sapeva abbassare il suo livello per spiegare ai bambini le storie di Sefe, o le piaghe e l’uscita dall’Egitto, come se si trovassero lì, in quel momento, sulla riva del mare.
Rav Richetti ha messo in pratica il versetto: “Qabed et Hashem me-Onechà” – “Onora il Signore con i tuoi averi…” (prov.3,9) Dicono i Maestri che me-Onechà si legge me-Ghronechà, che sarebbe “dalla tua gola”.
A significare che se si ha una bella voce e la si usa per cantare e ringraziare il Signore lo si sta onorando al meglio; quando rav Richetti leggeva la Parashah di Beshalach con il canto del mare il pubblico si sentiva alla riva del Mar Rosso, quando leggeva la Parashah Yitrò o a Shavù’ot i Dieci Comandamenti sotto al Monte Sinai.
Ci sarebbe ancora tanto da raccontare sul rav Richetti, ma ogni cosa avrà il suo momento e il suo luogo.
Mercoledì scorso, a due giorni dal funerale, ho ricevuto un messaggio da New York da parte di un ebreo libanese. Mi riferiva che anche lì è stato fatto un limud in memoria del rav, conosciuto alcuni anni fa.
Questo è il suo merito. “Ashrè mi shebà le-Qan ve-Talmudò be-Yadò – Felicità a colui che arriva con il suo Talmud (le sue Mitzvot e lo studio di Torà) nel mondo a venire”.
Che la sua memoria sia benedetta e si possa tutti noi vedere insieme l’arrivo del Mashiàch.
Amen
Rav Abraham Dayan, rabbino capo della comunità ebraica di Livorno,
già vice rabbino a Venezia