Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui       21 Giugno 2021 - 11 Tamuz 5781
LE NOMINE APPROVATE DAL GOVERNO DI GERUSALEMME

Dal Vaticano a Bruxelles, i nuovi ambasciatori d'Israele

Sono 36 i nuovi ambasciatori e consoli generali nominati dal governo israeliano nelle scorse ore. Un rinnovamento importante del corpo diplomatico che tocca alcune posizioni chiave, come la missione israeliana presso l'Unione europea e l'ambasciata presso la Santa Sede. A capo della prima è stato scelto Haim Regev, già vicedirettore del ministero degli Esteri. Mentre il nuovo ambasciatore in Vaticano sarà Raphael Schutz (nell'immagine), già alla guida delle ambasciate di Spagna e Norvegia.
In Europa, anche le sedi di Danimarca, Polonia, Portogallo e Repubblica Ceca hanno visto un cambio al vertice, così come, in Medio Oriente, l'ambasciata di Giordania. Una realtà, quest'ultima, particolarmente importante per Israele visti i delicati rapporti con il re Abdullah II. 
“Lo Stato d'Israele ha bisogno di persone eccellenti per difendere il suo buon nome. - ha dichiarato il ministro degli Esteri Yair Lapid, annunciando l'approvazione delle nomine - Questi sono alcuni dei nostri migliori professionisti, che rappresentano una parte essenziale nel rafforzamento della posizione politica e di sicurezza di Israele nel mondo”. Lapid in queste ore ha inoltre confermato che il 27 giugno intraprenderà la storica missione negli Emirati Arabi Uniti. Sarà il primo viaggio ufficiale di un ministro israeliano nel paese del Golfo. Oltre che il primo viaggio estero di Lapid nelle vesti di nuovo capo della diplomazia israeliana. Un passaggio chiave nei rapporti con gli Emirati, frutto degli storici Accordi di Abramo siglati nel settembre del 2020.

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L'INIZIO DELLO STORICO INCARICO

Germania, il giorno di rav Zsolt Balla
Primo rabbino militare da un secolo

Un giorno storico per la Germania e la sua Comunità ebraica.
Alla presenza delle più alte autorità del Länder, di molti rappresentanti delle istituzioni nazionali e dei vertici dell’ebraismo tedesco, il rabbino Zsolt Balla sta assumendo in questi minuti, in modo ufficiale, l’incarico di rabbino militare. Il primo a svolgere questa funzione da oltre un secolo.
Nato a Budapest, emigrato in Germania nel 2002, rav Balla ha 42 anni ed è il rabbino capo di Lipsia e della Sassonia. Incarichi in cui si è distinto per la sua capacità di coinvolgimento e che continuerà a mantenere anche in futuro.
“Ancora oggi, alla luce di quel che è accaduto in passato, può sembrar strano che un ebreo tedesco voglia servire nell’esercito. Ma il mondo sta cambiando. E lavorerò affinché ciò sia sempre più normale” il messaggio di rav Balla, protagonista di un’ampia intervista di prossima pubblicazione su Pagine Ebraiche.

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LA COMUNITÀ PIEMONTESE E LA PRESENTAZIONE DEL PROGETTO DI RESTAURO

Vercelli e l’antico Aron del Seicento:
una festa per tutta la città

Un tesoro riscoperto. Un momento di festa e ripartenza per tutta la città e per l’ebraismo italiano.
È lo spirito che ha contraddistinto la presentazione, in sinagoga a Vercelli, dell’antico Aron del XVII secolo al centro negli scorsi mesi di un’azione di restauro fortemente voluta dalla presidente della Comunità ebraica vercellese Rossella Bottini Treves, quale ricercatrice storica e detentore di memorie storiche familiari, coadiuvata a livello professionale dall’architetto Paola Valentini e con il sostegno economico della Compagnia di San Paolo, della Fondazione Cassa di Risparmio di Torino e della Fondazione Cassa di Risparmio di Vercelli.
Una cerimonia molto partecipata anche dalle istituzioni vercellesi e biellesi, accorse in sinagoga in gran numero. Con un pensiero rivolto al ricordo del rav Elia Richetti, recentemente scomparso, cui la cerimonia è stata dedicata. Questa data, questa giornata, nascono da un suo preciso progetto concordato con la presidente.
“È stato il nostro modo per dirgli grazie. I suoi insegnamenti, gli insegnamenti di un grande Maestro, sono sempre con noi” sottolinea Bottini Treves. Folta la partecipazione anche dal mondo ebraico. Officiata dal rav Ariel Di Porto, la cerimonia in memoria del rav Richetti ha visto gli interventi del vicepresidente UCEI Giulio Disegni, del presidente della Comunità ebraica di Milano Milo Hasbani, del consigliere veronese dell’Unione Roberto Israel, che ha letto un messaggio di rav Umberto Piperno. La parola è poi passata a rav Amedeo Spagnoletto, direttore del Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara che ha collaborato con la Comunità di Vercelli, per un approfondimento specifico sulla storia e le specificità dell’Aron. Rav Spagnoletto ha illustrato al pubblico la storia e il significato dell’Aron ha Kodesh nella tradizione ebraica con riferimenti ai più antichi esempi di Aron. A seguire la relazione sul restauro conservativo e sul ruolo della Soprintendenza a cura dell’architetto Valentini. Conclusione in musica barocca, con un concerto dello “Oinos Baroque Trio” con la direzione artistica e integrato da Simonetta Heger al clavicembalo. Tra i tanti presenti il presidente della Comunità ebraica torinese e presidente del Meis Dario Disegni e la consigliera UCEI di Mantova Licia Vitali Norsa.

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QUI VERCELLI

L’Aron e la complessa sfida del restauro

Progettare, prefigurare qualcosa che ancora non c’è, non un modello ideale e astratto, anzi qualcosa di molto concreto, che si inserisce in un contesto definito da mille dettagli di cui occorre tenere conto, misure, materiali, risorse, linguaggi formali, ma che nello stesso tempo impone un elevato rischio di scelte arbitrarie e spesso irreversibili. Il progetto costituisce un impegno difficile e pieno di incertezze, che spesso rimanda a termini indeterminati come arte, creatività, estro, ispirazione.
Restaurare, ossia reintegrare e conservare manufatti esistenti, che appartengono alla storia più o meno recente, secondo l’opinione di molti anche autorevoli esponenti della disciplina, sembra configurare un compito molto più rassicurante, che richiede certo molte competenze, il dominio di tecniche complesse, una capacità di indagine meticolosa, una sensibilità affinata dall’esperienza, la capacità di fermarsi al momento giusto. Ma generalmente si ritiene che imponga di agire all’interno di un campo assai meno pervaso di incertezze.
Ma è davvero così netta la linea di confine che divide le due discipline? Si può davvero affermare che una operazione di restauro implichi la conoscenza dell’arte, la convivenza con l’arte, muovendosi tuttavia all’interno di un impianto metodologico che impone al restauratore di astenersi da ogni soggettiva interpretazione, da qualsiasi tentazione di affermazione di una propria personalità, riducendo al sottotono la ricostruzione delle lacune, rendendo riconoscibili le integrazioni contemporanee, garantendo la reversibilità e dunque la possibilità di riportare l’opera alla sua consistenza originale, prima delle opere di restauro?
La monumentale sinagoga di Vercelli, voluta con l’entusiastico slancio da una comunità israelitica da poco affrancata dalle discriminazioni, fu realizzata dall’architetto Locarni nel 1878, e presto si rivelò sovradimensionata per una popolazione ebraica ormai in declino. Nei polverosi e reconditi ambienti che, insieme alla scenografica sala di preghiera, la compongono sono conservate le tracce meno appariscenti della storia di quella comunità.
Li giaceva da tempo un Aron Ha Kodesh (armadio sacro) già in uso nel ghetto di Vercelli, prima della realizzazione della sinagoga ottocentesca. La sua fattura composita – il corpo centrale seicentesco, barocco, decorato con finti marmi un po’ grossolani, i due eleganti pannelli laterali contenenti testi di preghiere, risalgono invece al ‘700 – lasciano pensare che già dai tempi del ghetto all’origine del manufatto vi fossero elementi provenienti da qualche precedente installazione.
Il corpo centrale presentava due vistose lacune: le due colonne corinzie che dovevano sorreggere la trabeazione erano sparite, senza lasciare altra traccia che una vecchia e preziosa fotografia di Giorgio Avigdor, in cui l’Aron risultava integro di tutte le sue parti ma i dettagli delle colonne, allora decorate in finto marmo verde, si intuivano appena. Si poneva un problema peraltro ricorrente nell’esecuzione di qualsiasi restauro, il conflitto tra due opposte ragioni tra cui il restauratore deve scegliere uno specifico punto di equilibrio: privilegiare la percezione dell’opera riportata alla sua completezza originale o lasciare che le vicende della storia depositassero sull’opera le proprie tracce?

Franco Lattes, architetto

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L'INIZIATIVA CONGIUNTA DI ROMA E LAZIO

“Nelle curve, senza violenza e razzismo”

No all’odio, no alla violenza. È il messaggio lanciato da Fondazione SS Lazio 1900 e Roma Cares, protagoniste di un incontro amichevole di calcio (tre contro tre) svoltosi nell’ambito dello Uefa festival di Piazza del Popolo.
Tra i partecipanti, assieme ad ex calciatori delle due squadre capitoline e rappresentanti del mondo dell’informazione e delle comunità religiose, il vicepresidente della Comunità ebraica Ruben Della Rocca. 

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QUI CASALE MONFERRATO

Da Salomone Rossi a Vivaldi,
in sinagoga torna la musica

Ritornare a suonare è un po’ come ritornare a vivere. Per questo la Comunità ebraica di Casale Monferrato ha voluto festeggiare la Giornata della Musica, svoltasi ieri, con un concerto in sinagoga.
Con la speranza che possa essere il prodromo di una stagione musicale che si è interrotta per la pandemia dopo una decina di anni di concerti sotto la guida del direttore artistico Giulio Castagnoli. Senza contare la presenza costante della musica, in tutta la sua storia, in vicolo Salomone Olper. Per Elio Carmi, il presidente della Comunità ebraica monferrina, introdurre il concerto è stata anche l’occasione per ricordare rav Elia Richetti, esperto di melodie ebraiche (nigunim), in particolare proprio quella barocca.

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IL LIMMUD A TRENTA GIORNI DALLA SCOMPARSA

“Dalida, un esempio per tutti noi
a livello professionale e umano”

Colleghi di lavoro, Consiglieri dell’Unione, esponenti del rabbinato. Molte voci e testimonianze in memoria di Dalida Sassun (1967-2021), responsabile dell’area amministrazione UCEI, nell’ambito di un limmud organizzato a trenta giorni dalla scomparsa. Il ricordo di una grande professionista e di una persona affabile e sempre disponibile. Un solido punto di riferimento, in oltre vent’anni di lavoro, per tutte le Comunità ebraiche italiane. “Dalida è la prima persona con la quale ho lavorato gomito a gomito. Abbiamo condiviso giornate lunghe, intere. Mi ha insegnato moltissimo dal punto di vista tecnico-professionale, ma anche umano. Il suo saper insegnare, suggerire, proporre percorsi e soluzioni alternative resterà per sempre indelebile accanto a me”, il pensiero espresso in apertura di limmud dalla presidente UCEI Noemi Di Segni. Clicca qui per rivedere l’iniziativa, trasmessa sul canale social e sulla webtv dell’Unione

 

Il giorno della vergogna
Il 10 giugno 1940, l'Italia di Mussolini entrava in guerra a fianco della Germania di Hitler. Cominciava, in Italia, l'internamento degli ebrei stranieri, quei rifugiati tedeschi e austriaci che erano rimasti per la maggior parte nel paese nonostante l'espulsione decretata dalle leggi razziste del 1938, non per un occhio di riguardo del regime ma perché nessuna altra nazione voleva accettarli. Il 20 giugno le divisioni italiane attaccavano la Francia, già quasi sconfitta dai nazisti. Fu un atto vergognoso, che impressionò molto in Italia gli oppositori antifascisti, che suscitò in loro disprezzo.
Anna Foa
Oltremare - Regole
Questa mattina il Ministero della Salute israeliano ha comunicato che un nuovo certificato di vaccinazione unificato prenderà il posto di quelli che fino ad oggi identificava un modo diverso gli israeliani vaccinati e quelli che hanno avuto il coronavirus e come conseguenza sono immuni. Il nuovo certificato varrà per tutti indistintamente fino alla fine del 2021 e bisogna affrettarsi a scaricarlo perché i precedenti stanno tutti per scadere, essendo passati i sei mesi dall'inizio della campagna vaccinale.
Daniela Fubini
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Controvento - Il sonno dei bambini
Ma è vero che i neonati devono imparare a dormire da soli fin di primissimi giorni di vita, e che è fondamentale educarli al sonno negli orari che stabiliamo noi, secondo i protocolli consigliati dai pediatri e dagli scienziati dell’infanzia?
Viviana Kasam
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Storie di Libia - Penina Meghnagi Solomon
Penina, nata a Tripoli, ebrea di Libia da molte generazioni. Il padre era spedizioniere e si occupava di import ed export ed era riconosciuto campione di nuoto della Libia. La madre, casalinga, si prendeva cura della famiglia pur potendo disporre di una persona che accudiva la casa. Amava cucire, ricamare e ricevere ospiti. Tutta la famiglia rispettava le regole di una tranquilla convivenza fatta di grande attenzione verso l’inevitabile intolleranza di alcuni residenti.
David Gerbi
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