Oltremare – Regole
Questa mattina il Ministero della Salute israeliano ha comunicato che un nuovo certificato di vaccinazione unificato prenderà il posto di quelli che fino ad oggi identificava un modo diverso gli israeliani vaccinati e quelli che hanno avuto il coronavirus e come conseguenza sono immuni. Il nuovo certificato varrà per tutti indistintamente fino alla fine del 2021 e bisogna affrettarsi a scaricarlo perché i precedenti stanno tutti per scadere, essendo passati i sei mesi dall’inizio della campagna vaccinale. E capisco con che invidia occhi italiani possono leggere queste righe, ma vorrei soffermarmi su di un dettaglio forse secondario, che però a lungo andare darà molto lavoro a psicologi e psichiatri (chi ha scelto queste carriere magari decenni fa mai avrebbe pensato di avere così tanto lavoro come oggi, scommetto).
Il fatto è che qui possono esserci guerre lampo, cessate il fuoco ridicoli che permettono ai nostri nemici di riarmarsi con armi sempre più precise, possiamo perfino cambiare Primo Ministro, una cosa che i più reputavano ormai impossibile, ma una cosa resta immutabile, ed è che da quando è iniziata la pandemia non abbiamo vissuto quasi mai un giorno in cui non cambiassero leggi o disposizioni legate al coronavirus. Cercare di stare aggiornati è una inutile corsa contro il tempo. Ogni lista di cose ammesse e cose vietate smette di essere precisa nell’istante stesso nel quale viene pubblicata, e parliamo di online, mica di vecchia carta bollata. Perfino adesso, a crisi largamente superata, c’è chi si annoia, evidentemente, e pensa bene di dover trovare qualcosa da modificare, aggiornare, migliorare. E va bene, che ci facciano il certificato nuovo. E che ci dicano fino a quando vale, salvo poi comunicarci a sorpresa (sorpresa?) che la data cambierà (sono pronta a scommettere il mio certificato vecchio). Poi però che nessuno si stupisca se i livelli di ansia e contemporaneamente di apatia si innalzano verso vette mai viste. E ci si ricordi che noi siamo il popolo che discute e litiga da sempre con la Torah, un codice di regole fermo nel tempo da un paio di migliaia di anni, centro di gravità permanente per tutto il popolo – laici e critici compresi. Abbiamo l’abitudine inveterata alle regole magari ostiche, magari antiche, magari da interpretare, ma ferme lì da sempre. Un mondo fatto di regole liquide che cambiano senza preavviso non è per noi: speriamo che la pandemia finisca presto anche per questo.
Daniela Fubini