È passato un anno dalla firma degli storici Accordi di Abramo che hanno portato alla normalizzazione dei rapporti tra Israele, Emirati Arabi Uniti e Bahrein. “Insieme, abbiamo scelto la pace, il progresso e la prosperità rispetto alle nostre differenze passate”, ha dichiarato l’ambasciatore d’Israele all’Onu Gilad Erdan nel corso di una cerimonia dedicata all’anniversario. “Abbiamo scelto di lavorare insieme per cambiare il modo in cui ebrei e arabi si percepiscono l’un l’altro, per promuovere attività economiche congiunte e per affrontare le più grandi sfide in Medio Oriente come un fronte unito”, le parole di Erdan.
Per celebrare l’anniversario, l’ambasciata degli Emirati in Israele ha scelto invece di usare dei manifesti: a Tel Aviv e Gerusalemme sono apparsi in queste ore degli enormi cartelloni dedicati alla firma degli accordi, con sopra la scritta “la pace è il futuro dei nostri figli”.
L'INTERFAITH FORUM DI BOLOGNA SI AVVIA ALLA CONCLUSIONE
"Per il vero Dialogo serve un impegno etico forte"
Dallo sviluppo dei diritti alla promozione di un’autentica parità tra i sessi, dalla prevenzione dei conflitti alla cura dell’ambiente. Ambiti diversi ma spesso intrecciati in cui le religioni hanno la possibilità di svolgere una funzione determinante. Per il Capo dello Stato Sergio Mattarella, nella sua riflessione affidata al G20 Interfaith Forum in svolgimento a Bologna, un apporto prezioso “nella costruzione di una società più giusta, rispettosa della dignità di ogni donna e di ogni uomo”.
Temi di grande attualità che hanno contraddistinto la conferenza internazionale affiliata al G20 con presidenza italiana, con sessioni e incontri incentrati sulle opportunità da cogliere ma anche sulle principali criticità irrisolte. Un tema complesso ma, è stato osservato, ineludibile.
“Il dialogo – ha ricordato d’altronde Alberto Melloni, segretario della Fondazione per le scienze religiose e anima di questo appuntamento – è una cosa difficile perché mette in gioco autenticità e credibilità e non è solo una passerella”. Uno spazio di confronto per affrontare il quale, ha poi aggiunto Melloni, è necessario "un impegno anche etico molto forte".
Un messaggio in linea con quello del rav Riccardo Di Segni, il rabbino capo di Roma che in occasione della conferenza stampa di presentazione del programma tenutasi a inizio settembre aveva ricordato che i problemi “ci sono, sono molto complicati e richiedono una volontà e necessità di abbattere barriere che sono psicologiche, culturali e teologiche”. Proprio il rav Di Segni sarà tra i protagonisti dell’evento conclusivo in programma questo pomeriggio, con ospite d’onore il Primo ministro Mario Draghi.
Sulla soglia del Kippur, preparati alla teshuvà più convinta e sincera, ci si chiede quanto possa valere un impegno che, nella maggior parte dei casi – di tutti i casi – non si intende mantenere o si sa di non essere in grado di mantenere. E non ci si riferisce soltanto al buon proposito di diventare perfettamente Kosher dal punto di vista alimentare. Si pensa al rispetto delle mitzwoth ‘ben amdam laMakom’ tanto quanto di quelle ‘ben adam lechaverò’, che non sono una casuale nota a piè pagina dell’etica ebraica.
Talvolta la mia ignoranza diviene un sottile piacere, segnatamente quando è corredata da una bieca consapevolezza che, non facendosi bastare tanta ignominia, vi aggiunge il pigro rimando ai Maestri romani che tanto amo, affinché, correggendomi, attenuino i danni che la mia ignavia sparge a piene mani. Mi riferisco alle recenti polemiche col cattolicesimo su brani o comunque parti delle Scritture dell’ebraismo.
Cosa accade al mondo cattolico e al suo modo di sviluppare i rapporti con l’ ebraismo? Negli ultimi giorni alcune dichiarazioni e alcuni giudizi riportati dagli organi di stampa, puntualmente resi noti e commentati da Moked, sembrano rimettere in discussione la totale revisione interpretativa dell’ebraismo e la rifondazione costruttiva dei rapporti del mondo cattolico col mondo ebraico maturate a partite dal Concilio Vaticano II.