Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui     26 Gennaio 2022 - 24 Shevat 5782

LA RELAZIONE ANNUALE SULL'ANTISEMITISMO DELL'OSSERVATORIO DEL CDEC

"Crescono disorientamento e disagio sociale.
Così l'odio antisemita rialza la testa"

“Per molti in Italia c’è un antisemitismo che si potrebbe definire ‘a bassa intensità’ che è però pervasivo e continuamente messo in circolazione. Un antisemitismo ‘a bassa intensità’ non significa un antisemitismo senza conseguenze: è proprio il fatto che diventa senso comune, che lo rende pericoloso perché finisce per derubricare atti di antisemitismo e razzismo per ‘cose normali’, non intenzionali, innocue, scherzi senza conseguenze”. È quanto si legge nella Relazione annuale sull’antisemitismo in Italia a cura dell’Osservatorio Antisemitismo della Fondazione del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea. Nell’ampio e articolato report incentrato sugli avvenimenti del 2021, l’Osservatorio analizza e mette in relazione il difficile contesto sociale con l’emergere e radicalizzarsi di diverse forme di antisemitismo. “Alla luce di queste ricerche si rinforza l’idea che parlare di un unico antisemitismo rischia di essere fuorviante. – spiega a Pagine Ebraiche la sociologa Betti Guetta, responsabile dell’Osservatorio – Ci sono forme diverse di pregiudizio, di destra, di sinistra, religioso ma anche quello cospirativista no vax. A volte i piani si intrecciano, ma non sempre. E per arginare il fenomeno è necessario individuarne l’origine”. Per la sociologa uno dei temi su cui è necessario focalizzare l’attenzione è “l’aumento del rancore sociale. Spesso questo parte dall’online, ma poi lo vediamo avere effetto anche nell’offline, nella vita reale. E questo accade anche per l’antisemitismo: non dobbiamo pensare che quello che inizia in rete rimanga virtuale”. Nella ricerca, in riferimento ai numeri degli atti antisemiti, si sottolinea in particolare come da tempo non venivano registrati sei casi violenti in un solo anno. E il 2022 è iniziato già con il gravissimo episodio in provincia di Livorno, dove la vittima era un giovanissimo di 12 anni. “Questi episodi non sono casuali. Dobbiamo tenere a mente che l’ebreo rimane il bersaglio preferito dell’aggressività sociale, è lo sfogatoio del disagio”, sottolinea Guetta.
In una società in cui, dati Censis alla mano, gli italiani hanno sempre meno fiducia nelle istituzioni e non trovano una rappresentanza “capace di immaginare un futuro” il rifugio più facile è quello del capro espiatorio. “E così si saldano i pregiudizi più antichi, ben radicati nel pensiero comune, con le nuove teorie complottiste”.

I DISPOSITIVI SANITARI DONATI AL POLICLINICO GEMELLI DI ROMA

Lotta alla pandemia, Israele al fianco dell'Italia
"Una donazione nel segno della solidarietà" 

Dai ventilatori per i pazienti ai camici e mascherine per i medici. Sono alcuni dei dispositivi sanitari necessari nella lotta contro il Covid-19 donati nelle scorse ore da Israele al Policlinico Universitario Gemelli di Roma. La donazione, spiega l'ambasciata in Italia, è parte dell’iniziativa “Better Together”, promossa dall’Agenzia d’Israele per la Cooperazione Internazionale allo Sviluppo (MASHAV). Obiettivo: contribuire alla lotta globale contro la pandemia e, più nello specifico, a contrastare la variante Omicron. Nel segno del motto più forti insieme. “La pandemia Codiv-19 è stata una sfida epocale, sia in termini di complessità nella riorganizzazione degli spazi destinati all’accoglienza e alle cure dei pazienti, che in termini di investimenti necessari per personale, strumentazioni e dispositivi di protezione individuale”, ha evidenziato il direttore generale del Gemelli Marco Elefanti, ricevendo, per mano dell'ambasciatore d'Israele Dror Eydar, il materiale sanitario. “Durante questo periodo così difficile, la Fondazione Policlinico Gemelli ha potuto contare sul fondamentale sostegno di tanti sostenitori. Le donazioni ricevute hanno contribuito agli acquisti straordinari di strumentazioni e dispositivi e hanno consentito il potenziamento del personale medico/infermieristico e gli investimenti in infrastrutture edili e tecnologiche. Il gesto di oggi, da parte dell’Ambasciata d’Israele, si inscrive in questa ondata di solidarietà e ci riempie di orgoglio; vogliamo rappresentare dunque tutta la nostra gratitudine per il dono di questi dispositivi medici in un momento in cui la pandemia non è affatto archiviata e ci costringe a non abbassare la guardia”. Un tema, quello di come affrontare la crisi sanitaria in modo congiunto, toccato anche dall'ambasciatore Eydar. "La collaborazione tra Israele e Italia nel settore sanitario è molto intensa e questo gesto è un segno dell’amicizia tra i nostri popoli. Sin dall’inizio della pandemia, i Ministeri della Salute hanno intrattenuto consultazioni per la condivisione di know-how e buone pratiche”, ha dichiarato il diplomatico durante l'incontro.

AGGRESSIONE ANTISEMITA IN TOSCANA, LA SOLIDARIETÀ DELLE ISTITUZIONI

"Non sottovalutiamo i gesti d'intolleranza"

“Questo episodio non riguarda soltanto la famiglia del giovane e la comunità ebraica, alle quali va la mia solidarietà e vicinanza, ma tutti i cittadini che credono nei valori della democrazia, della tolleranza e del rispetto di ogni fede religiosa”, sottolinea la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese in una nota. “Desta sgomento e tristezza – aggiunge poi – che siano anche degli adolescenti ad utilizzare espressioni e insulti razziali che offendono la memoria delle tante vittime dell’Olocausto sul cui valore universale non è tollerabile alcun arretramento”. A prendere posizione anche il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, che dice: “Si tratta di un atto grave, che va condannato e che richiama tutti noi all’impegno quotidiano nell’educazione delle nuove generazioni al rispetto e al rifiuto di ogni forma di violenza e discriminazione. Sono vicino al ragazzo che ha subito questo attacco e alla sua famiglia, tutta la comunità scolastica lo è”. Così l’ex ministra Lucia Azzolina: “L’aggressione antisemita in provincia di Livorno è vergognosa e ancor più scioccante perché la vittima ha appena 12 anni. Il padre ha giustamente denunciato, questi episodi non vanno sottovalutati”.
Dal parlamentare dem Emanuele Fiano la richiesta, alla comunità di Campiglia Marittima e al sindaco Alberta Ticciati, “di interloquire con le ragazzine protagoniste dell’aggressione, anche con loro bisogna parlare e spiegare e capire perché siano arrivate a questo”.

27 GENNAIO - LA CERIMONIA A ROMA

Ebrei di Libia, la Memoria da condividere

Per la prima volta in Europa il prossimo 27 gennaio si svolgerà a Roma una cerimonia commemorativa specificamente dedicata agli ebrei di Libia che furono vittima del nazifascismo. L’iniziativa, promossa dallo psicanalista David Gerbi, Presidente di ASTREL Associazione Salvaguardia Trasmissione Retaggio Ebrei di Libia, si svolgerà davanti al monumento che ricorda gli ebrei libici al cimitero del Verano.
Vittime del nazifascismo, spiega, lo furono in particolare a Giado, Sidi Azaz, Buerat El Hsum, Auschwitz-Birkenau, Reichenau e Bergen Belsen. Tutto questo, il monito di Gerbi, “fa parte della storia e deve essere approfondito perché pochi ricordano”.

27 GENNAIO - LA SAPIENZA E LE INIZIATIVE NEL SEGNO DELL'ACCORDO QUADRO

"Memoria, pilastro fondamentale della didattica"

Molte iniziative sono nate e nasceranno ancora nell’ambito dell’accordo quadro sulla Memoria siglato in ottobre presso l’Università La Sapienza. Contraenti, oltre al prestigioso ateneo, l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara, la Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano, la Fondazione Museo della Shoah di Roma e la Comunità ebraica della Capitale.
Il Giorno della Memoria rappresenta, in questo senso, un’occasione per cogliere nuovi frutti. Tra le tante attività in programma un seminario dal titolo “Ebraismo e modernità. Tra storia e memoria” al via quest’oggi con l’introduzione della professoressa Irene Kajon, la proiezione domani del documentario “Uno specialista. Ritratto di un criminale moderno” sul processo ad Adolf Eichmann, il concerto “Musiche dalla Shoah” con le opere di compositori reclusi nei lager nazisti e l’intitolazione di un’aula in onore della fisica Nella Mortara che fu vittima della persecuzione antisemita (l’evento si aprirà con un saluto della senatrice a vita Liliana Segre). Sempre domani sarà presentato il libro di Sami Modiano “For This I Lived – My life at Auschwitz-Birkenau and other exiles”, edito nella versione inglese da Sapienza Università Editrice con la prefazione della rettrice Antonella Polimeni.

L'APPOSIZIONE DI 24 NUOVE STOLPERSTEINE A MILANO

"Ora abbiamo un luogo dove ricordare"

Moisé Varon porta il nome del bisnonno. E non nasconde la commozione di vedere quel nome inciso in una Pietra d’inciampo, assieme a quello della bisnonna Rebecca Yohai e della zia Signurù. “Mi sarebbe piaciuto conoscerli. Erano studiosi di Torah. Persone perbene”, racconta davanti alle Pietre poste in queste ore nei pressi di quella che fu la loro abitazione fino al 5 dicembre 1943. Arrivati negli anni Trenta da Gallipoli (o Gelibolu), in Turchia, a Milano, i Varon vivono nella periferia della città, nelle case popolari del quartiere Baggio. Moisè è venditore ambulante, Rebecca casalinga, la figlia Signurù fa l’operaia. Il loro obiettivo è costruirsi un futuro e una nuova vita a Milano, ma ben presto si scontrano con l’antisemitismo di Stato e le leggi razziste. Fino al tragico epilogo con l’arresto nel dicembre del 1943. Detenuti a San Vittore, ne verranno prelevati il 30 gennaio 1944 per essere deportati dai sotterranei della Stazione Centrale. Dal luogo dove oggi sorge il Memoriale della Shoah. Il 6 febbraio 1944 vengono assassinati all’arrivo ad Auschwitz-Birkenau. La figlia Signurù si è spenta prima, probabilmente nel corso del viaggio. “Non avevamo un posto dove ricordarli. Ora esiste e sarà mia premura passare di qui. Mio padre Vitali sarebbe contento di questa dimostrazione di rispetto”, afferma il nipote Moisé Varon. Le tre Stolpersteine dedicate ai suoi parenti, in via delle Forze Armate 179 sono le prime poste a Milano in questo 2022. Nel corso della mattinata altre undici pietre sono state posizionate per commemorare altrettante storie di deportati, ebrei e non, uccisi durante la Shoah.

DALLA LIGURIA ALL'EMILIA-ROMAGNA, LE CERIMONIE PER LE STOLPERSTEINE

“Pietre d’inciampo, una traccia importante”

Prosegue, in tutta Italia, la posa delle pietre d’inciampo. Un grande “museo diffuso” che nelle scorse ore ha fatto tappa anche a Genova e Forlì con nuove toccanti cerimonie. Sei quelle posizionate nel capoluogo ligure, di cui quattro di fronte alla sinagoga di via Bertora in memoria di Albino Polacco, il custode del Tempio, della moglie Linda e dei loro figli Carlo e Roberto. In precedenza due altre stolpersteine avevano trovato collocazione in Salita S. Francesco al civico 7 per onorare la memoria di Emanuele Cavaglione e Margherita Segre. Nell’occasione di queste cerimonie il presidente della Comunità ebraica genovese Ariel Dello Strologo ha ripercorso tra le altre la drammatica storia del custode Polacco “che fu preso dai nazisti e costretto, con la minaccia di uccidere i figli, a chiamare tutti gli ebrei raggiungibili telefonicamente per partecipare a una riunione che, in realtà, serviva come trappola”. Tra gli intervenuti anche il rabbino capo rav Giuseppe Momigliano, il console generale tedesco Ingrid Jung, il sindaco Marco Bucci e alcuni studenti della scuola De Scalzo Polacco. “Oggi ci sono tanti travisamenti della Memoria. Ritengo che questi momenti in cui si ricordano le vittime siano momenti che lasciano una traccia importante”, il pensiero del rav.

27 GENNAIO - LE INIZIATIVE DELLA REGIONE TOSCANA

Voci e Testimoni a confronto

A venti anni dal primo Treno della Memoria l’impegno profuso dalla Regione Toscana in questo ambito si conferma di grande impatto. Principale momento di incontro il tradizionale meeting con migliaia di studenti toscani in programma nella giornata di domani. Centinaia le scuole collegate per un evento che si terrà, per il secondo anno consecutivo, a distanza. In cabina di regia l’antropologo Ugo Caffaz, storico animatore del Treno e di altre iniziative che hanno lasciato il segno.
Il meeting si aprirà alle 9.30 con un estratto da un lavoro congiunto svolto da Enrico Fink, Orchestra Multietnica di Arezzo e Alexian Santino Spinelli sulle culture musicali del popolo ebraico e rom. Interverranno poi l’assessora alla cultura della Memoria Alessandra Nardini oltre allo stesso Caffaz, al presidente del Consiglio regionale Antonio Mazzeo, al direttore dell’Ufficio scolastico regionale Ernesto Pellecchia e a Bernard Dika, consigliere del Presidente Giani per le politiche giovanili.

SEGNALIBRO

Shoah, il trauma e l’elaborazione

Per il Giorno della Memoria i Centri romani della Società Psicoanalitica Italiana hanno scelto di presentare Trauma della Shoah, ebraismo e psicoanalisi, libro di Alberto Sonnino pubblicato di recente dai tipi della Franco Angeli. Il volume raccoglie contributi dell’autore prodotti in un arco di tempo ampio per essere destinati a più occasioni: conferenze, celebrazioni, pubblicazioni specialistiche o altro, su argomenti e problematiche ebraiche, dall’etica al pensiero, fino all’elaborazione del trauma della Shoah, nei sopravvissuti e nelle generazioni a loro successive così come nei discendenti dei carnefici, tema quest’ultimo relativamente inedito.
L’iniziativa si terrà il 27 gennaio alle 21. Con Sonnino saranno tra gli altri Giovanni Grasso, portavoce del Presidente della Repubblica uscente Sergio Mattarella, e Giorgio Caviglia, professore ordinario all’Università di Napoli.

LA PELLICOLA IN PRIMA SERATA SU RAI1

Salvarsi nel lager (con il farsi)

In occasione delle celebrazioni per il Giorno della Memoria, Rai1 propone questa sera, in prima visione, il film di Vadim Perelman, “Lezioni di persiano”. Ambientato in Francia nel 1942, la pellicola racconta di Gilles, ebreo belga, che per scampare a un’esecuzione sommaria mente spacciandosi per persiano grazie a un libro in farsi in suo possesso. Per una strana casualità si troverà a insegnare tale lingua - che lui non conosce affatto - al direttore del campo nazista Koch che, una volta terminata la guerra, sogna di aprire un ristorante in Iran. "Il giovane prigioniero, figlio di un rabbino, deve insegnare una lingua di cui non conosce una sola parola. - si evidenziava su Pagine Ebraiche presentando il film in occasione della sua uscita nelle sale - Essere credibile è questione di vita o di morte. E inventarsi un vocabolario non basta, deve trovare un modo per ricordarlo, senza potersi scrivere neppure una parola, e riuscire a convincere un ufficiale nazista sempre più sospettoso. O forse pienamente consapevole della truffa".

DIPLOMA UNIVERSITARIO UCEI

Aramaico, un fascino antico e moderno

La lingua aramaica, come l’ebraico, può essere considerato a buon diritto una lingua santa: se ne trovano numerose attestazioni nella Bibbia ed è stata parlata ininterrottamente per migliaia di anni fino ai nostri giorni. La città di Ma’lula in Siria ne è un esempio: qui viene parlata una delle numerose varianti dell’aramaico. Nella lezione di domenica scorsa tenuta in videoconferenza da Michael Ryzhik, professore ordinario di Lingua ebraica medievale e giudeo-italiano e direttore del Dipartimento di Ebraico e Lingue semitiche presso l’Università Bar-Ilan a Ramat Gan, gli studenti del Diploma Universitario in Studi Ebraici UCEI ne hanno appreso diverse informazioni.

Ticketless - Poesie
Non è un lavoro uscito per il 27 gennaio 2022 che vorrei oggi consigliare, ma è destinato, ci si augura, a un largo uso nel mondo della scuola. Un dittico di “voci narrative sulla Shoah”. Una doppia antologia che s’intitola Nel buco nero di Auschwitz. La seconda parte è uscita nell’anno che appena s’è concluso ed è dedicata alla prosa. Oggi però io vorrei risalire alla prima, uscita nel 2019 e destinata a rimanere, a quanto sembra per un po’, un unicum. Un’antologia dei poeti che hanno scandagliato quel buco nero.
Alberto Cavaglion
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Periscopio - La casa di Caifa
A proposito della rappresentazione, nell’Inferno dantesco, della figura di Caifa, abbiamo osservato come il supplizio tutto particolare riservato al Sommo Sacerdote risponda alla geometrica raffigurazione dei premi e delle pene elaborata nel poema, la quale è elaborata non solo per esprimere i diversi livelli di santità o di responsabilità delle varie anime incontrate dal poeta nel suo viaggio, ma anche per sintetizzare, a livello artistico, l’insieme della religiosità cristiana, così come da lui concepita. 
Francesco Lucrezi
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Un palcoscenico grande quanto la Terra
Più che le mutate situazioni geopolitiche, fu la musica a far crollare il Muro di Berlino, simbolo materiale e metastorico della Guerra Fredda costruito nell’agosto 1961 nel cuore della allora ex capitale del Reich; dal 1950 in poi, ogni tentativo dei regimi socialisti di mettere al bando e contrastare l’inarrestabile uragano musicale proveniente dall’Occidente fallì miseramente.
Francesco Lotoro
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La nostra cittadina brucia
Nel 1936, dopo un pogrom che aveva avuto luogo nella città polacca di Przytyk, Mordecai Gebirtig, poeta ebreo polacco, nato a Cracovia (Polonia) nel 1877, scrisse "Undzer shtetl brent!"- La nostra cittadina brucia. Durante la guerra, la canzone divenne un simbolo nei ghetti di Cracovia, Varsavia, Vilna e in tanti campi di concentramento e ispirò molti giovani a ribellarsi contro i nazisti. Gebirtig venne ucciso nel giugno del 1942 durante un rastrellamento nel ghetto di Cracovia.
Angelica Edna Calò Livne
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