Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui     1 Aprile 2022 - 29 Adar 5782
IL TITOLO RABBINICO MAGGIORE CONSEGUITO A MILANO

Rav Paolo Sciunnach, Rav Ariel Finzi
Due nuovi rabbini per l'Italia ebraica

Lo spazio da dare alla kavanah, e cioè “l’intenzione del cuore, la gioia, consapevolezza e passione” per compiere un precetto. La posizione della halakhah, la Legge ebraica, a proposito della figura moderna della spia che opera per Israele. Quali, ad esempio, le eccezioni contemplate.
È approfondendo anche questi temi, oggetto delle rispettive tesi, che rav Paolo Sciunnach e rav Ariel Finzi hanno conseguito il titolo rabbinico maggiore andando a concludere un percorso di studi intenso e serrato. Un traguardo festeggiato in queste ore in tutto l’ebraismo italiano.
Sei le fasi di cui si compone l’esame per ottenere il titolo: interrogazioni su Tanakh, Talmud, Halakhah. E ancora la discussione della tesi, il tema, la simulazione di un discorso pubblico. Per entrambi una prova superata brillantemente. Ad esaminarli a Milano una commissione composta da cinque rabbini: rav Alfonso Arbib, rav Riccardo Di Segni, rav Alberto Moshe Somekh, rav Ariel Di Porto, rav Yakov Simantov.
“Il raggiungimento di un traguardo cui mi ero prefisso di arrivare da molto” commenta rav Sciunnach, nato a Genova nel 1977, maskil del Collegio rabbinico italiano dal 2010 e attuale docente di Ebraismo presso la scuola ebraica di Milano. Un percorso caratterizzato anche da interruzioni non irrilevanti, ma in qualche modo sempre funzionali. Come, sottolinea, “gli anni trascorsi in una yeshivah di Bnei Brak, dal 2004 al 2008”. Tra gli argomenti approfonditi in sede d’esame le caratteristiche peculiari dell’ebraismo italiano, a livello sia nazionale che locale, in relazione all’ortodossia. Un’analisi che si è dipanata “su un piano storico, ma che si è anche incentrata sull’individuazione di possibili soluzioni”. Anche in ambito di impegni educativi e formativi da attivare, “non necessariamente rivolti a un solo pubblico giovanile”. La semikhah, prosegue il rav, “apre finalmente tutte le porte: l’idea è di dare un contributo all’ebraismo italiano, non escludendo anche l’ipotesi di svolgere la funzione di rabbino di una Comunità”.
Un fronte sul quale è impegnato da tempo rav Ariel Finzi, rabbino di Napoli dal 2015. Nato a Torino, è maskil dal 2002 e nel suo passato può vantare una significativa esperienza in azienda (è laureato in ingegneria). “Il coronamento di un lungo percorso di studi”, dice di questa nuova tappa. La motivazione per andare avanti gli è arrivata proprio dalla Comunità di Napoli che, spiega il rav, “mi ha sempre dato un supporto eccezionale, facendomi venire la voglia di concluderlo”. La sua tesi era interamente in ebraico ed è stata dedicata a una figura “che mi ha sempre affascinato” e alla quale ha dedicato anche alcune conferenze. Quella cioè di Eli Cohen, agente segreto che operò per conto di Israele in Siria. Talmente abile in questo suo incarico da arrivare a ricoprire la carica di viceministro della Difesa di Damasco. La sua storia, con un finale purtroppo tragico, è stata al centro di una popolare serie tv con principale interprete Sacha Baron Cohen. Un esempio, il tema esposto davanti alla commissione, “della possibilità che vi è nell’ebraismo di affrontare davvero ogni argomento”.

(Nell’immagine: rav Paolo Sciunnach e rav Ariel Finzi al termine dell’esame per ottenere il titolo rabbinico maggiore; con loro anche rav Alfonso Arbib, il presidente dell’Assemblea rabbinica italiana)

Leggi

LA COMUNICAZIONE DI PALAZZO CHIGI

Fine dello stato di emergenza,
nuove regole per i luoghi di culto

La fine dello stato di emergenza comporta anche nuove disposizioni per i luoghi di culto, comprese le sinagoghe. In una comunicazione diffusa dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri si annuncia infatti la cessazione dei protocolli dedicati alle confessioni religiose che facevano riferimento al DCPM del 2 marzo 2021 a partire dalla data odierna. Tra gli obblighi che vanno a decadere quello della distanza interpersonale di un metro. Per gli organismi competenti resterà comunque l’opzione – rende noto Palazzo Chigi, rivolgendosi anche all’UCEI – “di fornire in autonomia ogni opportuna indicazione circa le misure precauzionali da adottare, tenuto conto delle prescrizioni tuttora vigenti a livello normativo”. Tra le altre, si ricorda, l’utilizzo della mascherina negli ambienti al chiuso. Ancora vietati gli assembramenti.

Leggi

Teshuvà
“Quando una donna prolificherà” (waiqrà 12;2). I Maestri di Israele si chiedono il motivo perché il Santo Benedetto Egli sia non crea l’umanità con le Sue mani, bensì ha comandato agli uomini di generare figli, per mantenere in essere il mondo. A questo rispondono che se D-o avesse creato ogni uomo con le Sue mani, non avrebbe dato a nessuno la possibilità di sbagliare e commettere delle colpe. 
 
Rav Alberto Sermoneta
Il dubbio
“Molti miei conoscenti strapparono i manifesti; io mi astenni, pensando che essi offendevano tutta Torino e toccava agli altri strapparli, come io avrei strappato quelli contro una categoria di cittadini a cui non appartengo, ma poi mi convinsi che il mio ragionamento era troppo fine e che la prova di coraggio dei miei amici veniva apprezzata dalla popolazione.” Il dubbio espresso da Emanuele Artom nei suoi diari dell’ottobre 1941 a proposito dei manifesti antisemiti comparsi per le strade di Torino è per certi versi simile, anche se fortunatamente in forma assai meno tragica, a quello che si presenta davanti a noi insegnanti ebrei nelle scuole pubbliche in molte occasioni. 
Anna Segre
Vincitori e sconfitti
“L’uomo deve essere al contempo se stesso e una parte integrata del tutto, fedele alla sua casa e alla sua origine e profondamente rispettoso dell’origine degli altri. Deve possedere sia la saggezza del dubbio che il fuoco della fede. In un mondo in cui siamo fondamentalmente degli estranei, il comandamento ‘E amerete lo straniero’ non è semplicemente un desiderio altruistico, ma il cuore stesso della nostra esistenza”.
Isaac Bashevis Singer scrisse queste parole nel testo “Yiddish, lingua dell’esilio” contenuto in un volume a cura di Douglas Villiers del 1976. Questo “essere se stessi e parte integrata del tutto” ha forse degli echi buberiani e sfugge all’uomo specie quando nuoce, o peggio elimina, un proprio simile.
 
Francesco Moises Bassano
Un nuovo punto di partenza
Il Sud d’Italia ha un nuovo Chakham: Ariel Finzi, rabbino della Comunità ebraica di Napoli, ha conseguito la Semikhà con una tesi dal titolo “Domande halachiche relative alla figura moderna della spia che opera per lo stato d’Israele, con riferimenti al caso reale di Eli Cohen”. Questo grande e importante traguardo conclude un impegnativo percorso fatto senza sacrificare l’impegno con la Comunità di Napoli. 
 
Daniele Coppin
Pagine Ebraiche 24, l'Unione Informa e Bokertov sono pubblicazioni edite dall'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. L'UCEI sviluppa mezzi di comunicazione che incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Le testate giornalistiche non sono il luogo idoneo per la definizione della Legge ebraica, ma costituiscono uno strumento di conoscenza di diverse problematiche e di diverse sensibilità. L’Assemblea dei rabbini italiani e i suoi singoli componenti sono gli unici titolati a esprimere risoluzioni normative ufficialmente riconosciute. Gli utenti che fossero interessati a offrire un proprio contributo possono rivolgersi all'indirizzo comunicazione@ucei.it Avete ricevuto questo messaggio perché avete trasmesso a Ucei l'autorizzazione a comunicare con voi. Se non desiderate ricevere ulteriori comunicazioni o se volete comunicare un nuovo indirizzo e-mail, scrivete a: comunicazione@ucei.it indicando nell'oggetto del messaggio "cancella" o "modifica". © UCEI - Tutti i diritti riservati - I testi possono essere riprodotti solo dopo aver ottenuto l'autorizzazione scritta della Direzione. l'Unione informa - notiziario quotidiano dell'ebraismo italiano - Reg. Tribunale di Roma 199/2009 - direttore responsabile: Guido Vitale.

IL RICORDO DELL'ECCIDIO DELLE FOSSE ARDEATINE

24 marzo 1944, Roma non dimentica

Quello del Capo dello Stato Sergio Mattarella con le Fosse Ardeatine è un legame profondo. Qui scelse di recarsi nel suo primo atto da Presidente della Repubblica, il 31 gennaio del 2015. La prima di una serie di visite tra cui, particolarmente significativa, quella del 2017 insieme al suo omologo tedesco Frank-Walter Steinmeier. Questo pomeriggio, come ogni 24 marzo, nell’anniversario dell’eccidio, percorrerà e sosterà in quei luoghi di morte ma anche di necessario impegno, per chi è venuto dopo, affinché simili orrori non si ripetono.
La giornata commemorativa si è aperta stamane davanti al Tempio Maggiore di Roma, con un momento di raccoglimento e con la deposizione delle corone insieme alla Regione Lazio e all’amministrazione capitolina. Tra i partecipanti il presidente della Regione Nicola Zingaretti, la presidente della Comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello, il rabbino capo rav Riccardo Di Segni, il consigliere UCEI Davide Jona Falco.
Un anniversario, ha evidenziato la Comunità ebraica, “che ancora oggi ci impone una riflessione morale sui principi di libertà collettivi e individuali su cui si basa la nostra democrazia”.

DALL'ACCOGLIENZA ALLE RACCOLTE DI BENI PER I PROFUGHI

Dalla parte dell'Ucraina, l'impegno dell'Italia ebraica 

“Chi può apra le porte per dare accoglienza o per aiutare le persone in arrivo. Sarà sempre più importante coordinare i nostri sforzi”. Il mondo ebraico italiano in queste settimane si è mobilitato per dare il proprio contributo nell’aiutare la popolazione ucraina. Come raccontato su queste pagine, diverse realtà ebraiche si sono impegnate nel dare accoglienza o raccogliere i beni di prima necessità per aiutare i profughi del conflitto scatenato in Ucraina dalla Russia ormai un mese fa.
“C’è grande desiderio e impegno a fare, sarà importante però creare una rete tra le Comunità per collaborare, evitando così il rischio di disperdere energie e creare confusione”, spiega il vicepresidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Milo Hasbani, referente per le iniziative di accoglienza per UCEI e Comunità ebraica di Milano. “In queste settimane il lavoro è stato intenso. A Milano abbiamo trovato una sistemazione a una famiglia di cinque persone, accolta poco fuori città. Sono andato insieme a loro a presentare la famiglia ospitante, che ha dato un benvenuto veramente caloroso. Ha fatto dei doni ai ragazzi e cercato di mettere il più possibile a proprio agio queste persone che si portano dietro un carico emotivo veramente pesante. Avevano una vita in Ucraina, sono professionisti che lì avevano un lavoro, vogliono tornare appena possibile a casa loro”. Un sentimento, il desiderio di tornare in Ucraina, condiviso dalle altre persone incontrate fino a qui, aggiunge Hasbani. “Abbiamo trovato una sistemazione a una ragazza di 29 anni. La madre è andata in Israele, ma lei vorrebbe tornare in Ucraina”. Diverse persone della Comunità assieme a Lela Sadikario dell’American Jewish Joint Distribution Committee si sono prese cura di lei, aiutandola nelle questioni burocratiche, sanitarie, nel prendere un abbonamento ai mezzi. “Sono cose apparentemente semplici, ma serve organizzazione per fornirle e buona volontà”. In arrivo c’è anche un’altra giovane di 26 anni, così come una famiglia di quattro persone: madre, gemellini di undici mesi e nonna. “Stiamo sistemando un appartamento che può accogliere tre famiglie, ma servono i mobili. Stiamo recuperando letti, armadi, tavoli, e cosi via. Per questo è stata fatta una richiesta agli iscritti della comunità per avere aiuto”. Serve fornire l’immobile di tutto il necessario per essere abitabile, ma anche garantire altro. Da qui il lancio della raccolta organizzata alla Comunità per venerdì 24 marzo (8.30 – 15.30). Alimenti, beni per la prima infanzia, per l’igiene personale, ma anche posate e piatti di carta, nell’elenco di cosa si può donare. Un’altra raccolta, aperta a tutta la città è invece in programma domenica davanti al Memoriale della Shoah, con la partecipazione di diverse sigle cittadine e la collaborazione dei City Angels. “Dalla parte dell’Ucraina” l’emblematico titolo dell’iniziativa.
“Parte del materiale raccolto servirà per i prossimi arrivi. Dobbiamo essere consapevoli che siamo solo all’inizio. In Polonia e nelle altre realtà di confine hanno già superato i limiti”. Chi è appena tornato dal confine polacco è la delegazione dell’Hashomer Hatzair, con un furgone partito da Roma, con tappa a Milano, carico di beni di prima necessità da distribuire in un campo profughi e da spedire in Ucraina. “Siamo andati a Przemysl dove l’Hashomer assieme a un’altra ong israeliana, Natan, gestisce un asilo per bambini all’interno di un enorme centro commerciale ora adibito a luogo di accoglienza. Li abbiamo trovato la shlicha da Roma Shiry Caftori e il suo compagno Itai Ben Nun – ha raccontato a Pagine Ebraiche Riccardo Correggia, partito da Milano assieme a Tamar Fiano – L’impatto è stato forte. Ci sono persone ovunque perché il flusso degli arrivi è continuo. Le persone sono divise, più o meno, per le nazioni che poi le accoglieranno. Noi come Hashomer ci occupiamo dei più piccoli: ci sono bambini dai due-tre anni fino a dodici anni all’incirca”.

Il lavoro è diviso in turni con la presenza di volontari che sanno ucraino o russo e l’obiettivo è quello di alleggerire questi bambini dall’enorme stress. “Ovviamente comunicare senza sapere la lingua è difficile, ma ci sono altri modi. Io ho giocato con loro a calcio e ci sono tante attività: si disegna, si balla, si guardano film. Ho visto diversi bambini che con i lego hanno fatto la bandiera ucraina”. Tra le immagini rimaste impresse, il muro di disegni che continua a riempirsi e un piccolo addormentatosi su una pila di peluche.

(Nelle immagini, il centro per l'infanzia gestito dall'Hashomer Hatzair a Przemysl, sul confine tra Polonia e Ucraina, e i giovani dell'Hashomer Riccardo Correggia e Tamar Fiano)

Leggi

PAGINE EBRAICHE DI MARZO - DOSSIER LIBIA

Una storia di sofferenza e rinascita

Nel giugno 1940 l’Italia entra in guerra, Balbo muore in un incidente aereo e il maresciallo Graziani lo sostituisce come governatore della Libia. Graziani lancia la sua offensiva contro l’Egitto, rifiutando l’aiuto tedesco (e in tal modo prevenendo per il momento l’ingresso dei tedeschi nel Paese). Già nel settembre del 1940 Mussolini ordina l’internamento dei cittadini stranieri e di quelli considerati pericolosi nei campi di concentramento, ma solo alcuni ebrei vi vengono rinchiusi, prima a Tajura e poi a Buerat Al-Hsun.
Gli inglesi tra il dicembre 1940 e l’aprile 1941 avanzano in Cirenaica prendendosi Derna, Tobruk e Bengasi. Poi vengono respinti, si riprendono brevemente la Cirenaica, per essere poi nuovamente respinti da Rommel. Bengasi tra il 1941 e il 1942 cambia fronte ben cinque volte. Nel settembre 1941 Bastico, nominato governatore di Libia, chiede alle autorità della madrepatria l’autorizzazione allo sfollamento della popolazione straniera dalla Cirenaica. L’operazione è rivolta principalmente contro gli ebrei sospettati di aver collaborato con il nemico nel periodo in cui è la zona è stata sotto il suo controllo. Ma le vicende belliche impediscono che la manovra, pur approvata da Mussolini, si realizzi fino al 1942.
Alla fine di gennaio 1942 circa trecento ebrei di Tripoli con cittadinanza inglese sono inviati a Napoli su un cargo bestiame, per essere poi condotti in tre campi di concentramento: Arezzo, Civitella del Tronto e Bagno a Ripoli.
Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 i tedeschi assumono il controllo diretto dell’Italia e la situazione degli ebrei peggiora enormemente. Il 28 ottobre 1943 le SS inviano gli ebrei libici del campo di Civitella del Tronto a Crocetta, vicino Chieti, per lavorare sulla linea del fronte, lungo il fiume Sangro. Donne e bambini vengono lasciati indietro. 370 cittadini inglesi del campo di Civitella, in quattro trasporti, tra il gennaio e l’agosto 1944, vengono deportati a Bergen Belsen, il resto viene invece mandato al campo di Fossoli, vicino Carpi. Nel maggio del 1944 anche questo gruppo viene deportato in Germania.

Maurice Roumani

Leggi

Machshevet Israel - Sentieri in utopia
L’articolo giustamente allarmato di Borillo e Gabanelli sul Corriere della Sera del 21 marzo mette in evidenza i pericoli reali di una prossima carenza di derrate alimentari che finora venivano importate dall’Ucraina. Nulla da obiettare, però a mali estremi, estremi rimedi. Il motivo per cui si importavano era la convenienza commerciale: produrli in casa era troppo costoso ed era conveniente rivolgersi a mercati che praticassero prezzi più bassi. La guerra ha fatto “evaporare” la convenienza in poche ore. .
Roberto Jona
Leggi
Facebook
Twitter
Link
Website
Copyright © *|CURRENT_YEAR|* *|LIST:COMPANY|*, All rights reserved.
*|IFNOT:ARCHIVE_PAGE|* *|LIST:DESCRIPTION|*

Our mailing address is:
*|HTML:LIST_ADDRESS_HTML|* *|END:IF|*

Want to change how you receive these emails?
You can update your preferences or unsubscribe from this list.

*|IF:REWARDS|* *|HTML:REWARDS|* *|END:IF|*