Vincitori e sconfitti
“L’uomo deve essere al contempo se stesso e una parte integrata del tutto, fedele alla sua casa e alla sua origine e profondamente rispettoso dell’origine degli altri. Deve possedere sia la saggezza del dubbio che il fuoco della fede. In un mondo in cui siamo fondamentalmente degli estranei, il comandamento ‘E amerete lo straniero’ non è semplicemente un desiderio altruistico, ma il cuore stesso della nostra esistenza”.
Isaac Bashevis Singer scrisse queste parole nel testo “Yiddish, lingua dell’esilio” contenuto in un volume a cura di Douglas Villiers del 1976. Questo “essere se stessi e parte integrata del tutto” ha forse degli echi buberiani e sfugge all’uomo specie quando nuoce, o peggio elimina, un proprio simile. Se come è scritto nella Mishnah “chi distrugge un anima è come se distruggesse il mondo intero” distruggere un altro individuo (o viceversa salvarlo) significa anche di conseguenza distruggere se stessi e il proprio mondo. Non ci possono mai essere vincitori se si persegue l’annientamento dell’altro ma soltanto sconfitti.
Francesco Moises Bassano
(1 aprile 2022)