PAGINE EBRAICHE DI MAGGIO

Europa ebraica, il bivio del futuro

L’ultima indagine svolta dall’American Jewish Joint Distribution Committee fotografa un’Europa ebraica alle prese con molte sfide e incognite. Ma anche con potenzialità ancora non pienamente sviluppate per garantire la continuità di una presenza attraverso le generazioni. A detta degli esperti, il bivio sulla strada che si andrà a percorrere è ormai dietro l’angolo.
È l’argomento al centro del dossier ‘Ebrei d’Europa’ sul numero di maggio di Pagine Ebraiche in distribuzione. Numerosi gli spunti anche per la leadership comunitaria italiana, che su varie questioni sembra emergere con una sua specificità piuttosto forte. “L’antisemitismo è senz’altro un tema di cui tener conto. Ma piuttosto che su quest’aspetto, mi concentrerei sulle minacce e sui problemi di tipo interno. Ad esempio sull’impoverimento demografico, sulla conflittualità tra diverse visioni dell’ebraismo e del mondo, sulla mancanza di ricambio generazionale. Questa indagine suona come un campanello d’allarme”, sottolinea la sociologa del CDEC Betti Guetta.
Il giornale si apre nel segno di una serata speciale organizzata per il prossimo 23 maggio a Roma, dall’UCEI, nel nome di Sarah Halimi. Nel corso dell’incontro interverrà tra gli altri il figlio Yonathan, chiamato a ricordare la madre, restituirci un ritratto del suo lavoro in campo educativo e raccontare gli impegni assunti in sua memoria attraverso il centro comunitario Ohel Sarah (La tenda di Sarah) da lui animato ad Haifa. Con giuristi ed esperti della materia sarà poi affrontato il nodo forse più doloroso: la sentenza della Cassazione francese che, allo stato attuale, ha garantito l’impunibilità del suo assassino. Nelle pagine d’apertura anche uno sguardo ad alcune recenti iniziative digitali dell’Italia ebraica, dal nuovo sito del CDEC dedicato ai partigiani ebrei che liberarono l’Italia dal nazifascismo alla messa in rete, da parte del Meis, della sua mostra Mazal Tov! sul valore e l’impegno del matrimonio.
L’intervista del mese è a Giovanni Maria Flick, illustre giurista e presidente emerito della Corte costituzionale, che si sofferma sulla possibilità che un giorno Putin possa rispondere delle sue azioni davanti a un tribunale internazionale. Oltre a ciò Flick tasta il polso al nostro Paese, analizzando il suo difficile rapporto con la Memoria e lanciando un allarme sul pericolo che le tecnologie finiscano per soppiantare l’uomo. Il tema, di estrema attualità, del suo ultimo libro.
In Eretz l’argomento principale che si affronta è la crisi del governo israeliano, che ha perso la maggioranza in Parlamento e sembra atteso da settimane difficili su vari fronti. Mentre in Orizzonti una testimonianza ci racconta lo stato della Polonia, da tempo un osservato speciale, tra “diritti e contraddizioni”, e in Economia si anticipano alcuni temi legati alla conferenza su agricoltura e innovazione in programma a metà mese a Napoli su iniziativa dell’ambasciata israeliana a Roma.
Tra gli stimoli delle pagine di Cultura uno speciale sul ritorno della storia del cerbiatto Bambi nelle librerie. Non un racconto per bambini, come si è portati a pensare d’istinto influenzati dal cartone animato. Ma piuttosto una parabola dell’odio contro ebrei e minoranze che avrebbe portato l’Europa nel baratro. In Sport una suggestione che sembra farsi concreta: la possibilità che Israele presenti una sua candidatura ad ospitare i Mondiali di calcio del 2030 insieme a Egitto, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti.

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YOM HAATZMAUT 5782 - L'INTERVENTO 

Israele, il significato dell’indipendenza
e l’impegno a non restare inerti

La nascita dello Stato di Israele avvenuta nel 1948 ha radicalmente cambiato la coscienza e la percezione che gli ebrei hanno avuto di sé e della relazione con il resto del mondo per molti secoli. Lo Stato ebraico è stato il prodotto di un movimento di pensiero ebraico, minoritario e spesso contrastato, che costituisce ancora una grande sfida intellettuale, sociale e religiosa per l’intero ebraismo sviluppatosi nel corso dei secoli come realtà diasporica.
L’esistenza di uno Stato ebraico non costituisce una sfida solo per la Diaspora, costretta a ridefinire ogni giorno la propria ragione d’essere. Il fatto di avere uno Stato costringe gli ebrei, in particolare quelli israeliani, a confrontarsi con l’intera vicenda storica e identitaria dell’ebraismo. Queste nuove prospettive indicano che il programma sionistico non significa la fine, ma l’inizio di nuove sfide e interrogativi per il pensiero ebraico.
In che modo è vissuto oggi lo Stato dalle diverse correnti religiose? Qual è il messaggio rivolto all’oggi, con il ritorno del popolo ebraico in Eretz Israel dopo tanti secoli di Diaspora? La fondazione di Israele costituisce per tutti “l’inizio del germoglio della nostra redenzione” come si recita nella preghiera per lo Stato entrata in uso in molte sinagoghe del mondo? Come per un caso i festeggiamenti di Yom HaAtzmaut, il giorno dell’indipendenza dello Stato di Israele, cadono nei giorni in cui i segni del lutto del periodo dell’Omer sono più rigorosi. Come se laddove c’è più dolore si trovasse la gioia e viceversa. Con quale potere i rabbini, anche se non tutti d’accordo, hanno potuto aggiungere una festa in un calendario antico? Con quale autorità hanno deciso di interrompere un lutto consolidato da secoli autorizzando per una giornata, pur con molteplici varianti e sfumature diverse, la musica, i balli, la recitazione dell’Hallel, l’omissione del Tachanun (le preghiere di supplica), l’aggiunta di ringraziamento per i miracoli nella penultima benedizione della Amidà come per Chanukkah e per Purim?
Dopo anni dall’istituzione di questa ricorrenza gli interrogativi sulle modalità dei festeggiamenti rimangono; per qualcuno, viceversa, non si sono mai posti e non hanno intaccato più di tanto una struttura religiosa consolidata. Un dato è comunque certo. L’evento stesso della (ri)nascita di Israele come Stato costituisce una sfida per una identità ebraica, composta non solo da fede e valori comuni, ma anche da un sistema normativo, la halakhah, che si è articolato nei secoli sulla prospettiva che vedeva il popolo ebraico come incapace di fatto di assumere funzioni sociopolitiche indipendenti. Il rapporto tra politica e “religione”, tra Stato e halakhah, tra democrazia ed etica ebraica attraversa l’identità non solo di Israele, ma di tutto il popolo ebraico, in Eretz Israel e nella Diaspora.
 

Rav Roberto Della Rocca,
direttore area Formazione e Cultura dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane

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LE CERIMONIE NEL PAESE E LE PAROLE DEL PRESIDENTE HERZOG

"Yom HaZikaron ci ricorda il dovere dell'unità"

“I nostri figli e le nostre figlie, che sono caduti in difesa del nostro stato, hanno combattuto insieme e sono caduti insieme. Non hanno chiesto, né qualcuno ha chiesto loro, se fossero di destra e o di sinistra; religioso o laico; ebreo o no. Sono caduti come israeliani, difendendo Israele. Nei cimiteri, le discussioni tacciono. Tra le lapidi, non un suono. Un silenzio che ci chiede di realizzare, insieme, il loro unico desiderio in punto di morte: la costruzione di Israele. Uniti, forti, responsabili gli uni degli altri. Perché siamo tutti sorelle e fratelli”.
Un appello all’unità in un momento condiviso di ricordo e dolore. A lanciarlo, il Presidente d’Israele Isaac Herzog in occasione dell’inizio delle celebrazioni per Yom HaZikaron, il giorno in cui il paese ricorda coloro che hanno perso la vita per la sua indipendenza e libertà. 28284 persone.
A scandire le diverse cerimonie, le due sirene (alle otto di sera e alle undici del mattino) in cui l’intera Israele si ferma.
“Anche oggi, i nostri nemici si levano contro di noi con odio e terrorismo, e come sempre ci trovano pronti e determinati, con una mano che impugna un’arma e l’altra tesa al dialogo e alla pace”, ha dichiarato Herzog, ricordando anche l’ondata di violenza terroristica che nelle ultime settimane ha segnato il paese. “È proprio in questi momenti strazianti, scortando i nostri eroi ed eroine nei loro ultimi viaggi, insieme alle loro amate famiglie, il cui dolore diventa immediatamente nostro; proprio in questi momenti, scopriamo la pura potenza della nostra grande e meravigliosa nazione, una nazione che sa come superare qualsiasi ostacolo”.

(Nell'immagine, la cerimonia della lettura dei nomi al Memoriale nazionale dei caduti d'Israele)

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YOM HAZIKARON 5782 - LA CERIMONIA A ROMA

“Nel dolore, celebriamo il dono della libertà”

Dal biblico Yonatan, figlio del re Saul, che combatté fino alla morte i filistei. A un altro Yonatan, il 30enne “Yoni” Netanyahu, che perse la vita nell’eroica missione da lui condotta ad Entebbe nel 1976. Tremila anni di storia a separarli ma un comune impegno per la difesa, la sicurezza e il futuro di Israele. L’accostamento tra queste due figure è stato proposto dall’ambasciatore israeliano in Italia Dror Eydar nel corso della cerimonia per Yom HaZikaron tenutasi nel cortile della scuola ebraica di Roma.
“È in occasioni come queste che sento ancora più forte l’orgoglio di essere israeliano e il privilegio che mi è stato dato di vivere in quest’epoca” il messaggio del diplomatico nell’esprimere la sua gratitudine verso chi ha permesso e continua a permettere l’esistenza di uno Stato ebraico.
La cerimonia si è aperta con la lettura dell’Izkhor da parte dell’ambasciatore d’Israele presso la Santa Sede Raphael Schutz, è proseguita con un ricordo del 24enne Angelo Sed, che da Roma fece la scelta dell’Aliyah morendo in un incidente aereo durante un’esercitazione militare, e con la lettura dei salmi 2 e 79 da parte del rabbino capo rav Riccardo Di Segni. L’addetto militare Dror Altman ha poi recitato l’ordine del giorno diffuso dal Capo di Stato Maggiore Aviv Kochavi. Un giorno di dolore “che non ha pace e non dà pace”, la sua sottolineatura.

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YOM HAZIKARON 5782 - IL CANTANTE ISRAELIANO BEN DAVID IN SINAGOGA 

Torino, un canto per non dimenticare

Un momento di raccoglimento per Yom HaZikaron, recitando nel silenzio del Tempio grande di Torino la preghiera Avinu Malkeinu. Così il cantante israeliano Michael Ben David, che rappresenterà il suo paese all’Eurovision Song Contest, ha voluto celebrare il giorno dedicato ai caduti d'Israele. “Non importa dove sarò nel mondo o in quale situazione, Yom Hazikaron è il giorno più difficile ed emozionante per me. - ha scritto Ben David sui suoi profili social - Oggi rendiamo onore alla memoria di tutti quegli uomini e donne che hanno perso la vita difendendo il nostro paese e a tutte le innocenti vittime del terrorismo”. Incontrando la dirigenza della Comunità ebraica di Torino, città dove si terrà l'Eurovision dal 10 al 14 maggio, Ben David ha partecipato alle preghiere in sinagoga assieme alla delegazione israeliana.

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ADEI WIZO, I VINCITORI DELL'ULTIMA EDIZIONE DEL PREMIO ADELINA DELLA PERGOLA

Elon e Pinto, pagine di vita e identità

“Tutti noi dedichiamo la vita a cercare di fare ritorno alla patria intesa come quel luogo dentro di noi dove sappiamo chi siamo e da dove veniamo. Siamo tutti sempre alla ricerca di questo senso di appartenenza. Siamo sempre per strada con l’aspirazione di ritornare a casa nostra”. Ricerca e aspirazione che per Emuna Elon, giornalista e scrittrice israeliana, si è tradotta nel raccontare la storia di Yoel Blum, protagonista del suo ultimo libro La casa sull’acqua (Guanda). Blum, in visita al Museo Ebraico di Amsterdam, in un filmato d’archivio scopre un’immagine del padre, morto in un campo di concentramento, di sua madre e di sua sorella insieme ad un bambino che non è lui. Comincia così “un’avventura alla ricerca della verità, che lo porterà a mettere insieme, pezzo dopo pezzo, la sua storia e quella della sua famiglia”. “Un’avventura a cui ho participato anch’io, al fianco del mio protagonista”, ha raccontato Elon al pubblico del Premio Letterario Adei Wizo dedicato alla memoria di Adelina Della Pergola. A vincerlo, in questa ventiduesima edizione, proprio La casa sull’acqua, presentato dalla stessa autrice in dialogo con il giornalista del Corriere della Sera Gian Antonio Stella. Ad essere premiato nella sezione ragazzi - durante l’incontro online introdotto dalla presidente dell’Adei Wizo nazionale Susanna Sciaky e dal saluto di Mara Della Pergola - anche L’uomo che salvò la bellezza di Francesco Pinto (HarperCollins).

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IL VIAGGIO DEL CICLISTA GIOVANNI BLOISI NEI LUOGHI DELLE STRAGI NAZIFASCISTE

Dal Piemonte alla Liguria, la Memoria corre in bici

Giovanni Bloisi, il 'Ciclista della Memoria', è partito questa mattina da piazza XVIII dicembre, luogo di Torino in cui cento anni fa undici persone morirono nel primo eccidio fascista nel cuore della città. Nelle prossime due settimane Bloisi toccherà in bicicletta i luoghi delle stragi nazifasciste. “Plaudo a Bloisi, un testimone di quanto ancora oggi sia importante ricordare la nostra storia per non cadere negli stessi errori”, le parole di Dario Disegni, presidente della Comunità ebraica di Torino che ricorda di aver conosciuto il ciclista a Ferrara l'anno scorso per la commemorazione dell'eccidio del Muretto del Castello Estense, dove furono fucilate dai fascisti undici persone. 
Alla partenza di Bloisi, in sella alla sua bici attrezzata di tenda e viveri, c'erano anche, tra gli altri, la vicesindaca di Torino Michela Favaro, il vicepresidente di Istoreto, Luciano Boccalatte, ed Elisabetta Bozzi, vicepresidente Anpi Magenta.

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LA MOSTRA INAUGURATA A TORINO

Zevi Apfelbaum, i colori d’Israele

Quello che colpisce nella pittura di Zavi Apfelbaum è il senso del colore e una freschezza di pennellate che restituiscono, da soli, un’immagine per certi aspetti diversa da quella che siamo stati tante volte abituati a percepire guardando a Israele. Un’immagine, la sua, solare e poetica al tempo stesso. La mostra dell’artista israeliana, curata da Ermanno Tedeschi e inaugurata ieri a Torino nelle sale dello storico Teatro Paesana, restituisce uno sguardo in cui sono protagonisti la terra, la vita e la luce. Ed è uno sguardo di significativo interesse, perché estremamente variegato e originale. Pochi artisti passano con mano così disinvolta, come sa fare Apfelbaum, dai paesaggi di mare o di montagna alle architetture urbane, dalla realtà del kibbutz ai ritratti di persone colte nella loro sfera quotidiana. I dipinti esposti a Torino offrono al visitatore uno spaccato particolare delle bellezze naturalistiche di cui è ricco Israele, dalle ruvide montagne non distanti da Gerusalemme alle ampie distese di verde, al mare e alla spiaggia.

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INTERPRETÒ IL PROTAGONISTA DEL FILM TRATTO DAL GIARDINO DEI FINZI-CONTINI

Lino Capolicchio (1943-2022)

Lutto nel mondo del cinema e del teatro per la scomparsa dell’attore Lino Capolicchio.
Nato a Merano, era cresciuto a Torino e si era formato a Roma, dove nelle scorse ore si è spento, frequentando in gioventù l’Accademia nazionale d’arte drammatica Silvio d’Amico. Nella sua interpretazione più celebre era stato Giorgio, il protagonista del Giardino dei Finzi-Contini nella trasposizione cinematografica del capolavoro di Bassani da parte del regista Vittorio De Sica. Un ruolo destinato a dargli enorme visibilità anche internazionale, nel segno dei numerosi riconoscimenti conquistati all’estero: dall’Orso d’Oro al Festival di Berlino del 1971 al Premio Oscar come miglior pellicola l’anno successivo. A Capolicchio era anche andato il David di Donatello.
“Nella mia carriera – la sua testimonianza a Pagine Ebraiche in occasione di una sua visita al Meis per l’inaugurazione della mostra ‘Il giardino che non c’è’ – ho ricevuto circa cinquemila lettere di ammiratrici da tutto il mondo. Una volta mi scrisse una fan persino dal Giappone, dicendosi pronta a venire a Roma per sposarmi… E quasi tutte si erano innamorate di me per il personaggio di Giorgio. Senza che potessimo prevederlo, Il Giardino dei Finzi-Contini ci aveva trasformati in icone, oggetti del desiderio, fissandoci per sempre nell’immaginario collettivo”.
 

(Nell’immagine Lino Capolicchio in visita al Meis)

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IL PROVVEDIMENTO APPROVATO DAL CONSIGLIO REGIONALE

Definizione di antisemitismo dell’Ihra,
la Campania dice sì all’unanimità

Il Consiglio regionale della Campania ha approvato la definizione operativa di antisemitismo dell’International Holocaust Remembrance Alliance. Al voto, che ha visto l’unanimità dei consensi, si è arrivati da una iniziativa dei consiglieri Francesco Borrelli (Europa Verde) e Diego Venanzoni (Pd). Soddisfazione è stata espressa sia dalla presidente della Comunità ebraica di Napoli Lydia Schapirer che dal presidente della Federazione Italia-Israele Giuseppe Crimaldi. “La Comunità di Napoli accoglie con immenso piacere la notizia dell’adozione della definizione di antisemitismo dell’Ihra. Un atto di grande significato e sensibilità”, ha affermato Schapirer. “Un principio importantissimo, e quanto mai attuale. Un passo di grande civiltà”, il pensiero di Crimaldi.

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Ticketless - Partigiani della pace
Lo so, c’è molta retorica a buon mercato nei confronti giornalistici tra la Resistenza ucraina e la Resistenza italiana del 1943-1945. Il paragone tende alla semplificazione, alla strumentalizzazione. Sono due contesti storici differenti, due momenti diversi, attori non paragonabili tra loro eccetera eccetera. Però, intorno al 25 aprile di questo dolente 2022, mi ha infastidito ascoltare, dalla voce di persone che stimo, la seguente, assurda affermazione: i nostri genitori sarebbero saliti in montagna “per portare la pace”. Questa non è retorica, ma un’autentica stupidaggine. Mi ha amareggiato vederla in bocca a persone come me cresciute alla lezione dei piccoli maestri partigiani. Per portare la pace i partigiani hanno fatto la guerra, hanno imparato a usare le armi. 
Alberto Cavaglion
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Periscopio - La lingua dell'abisso
Dicemmo, aprendo la nostra ricognizione sul tema “Dante e gli ebrei”, che con tale espressione si possono intendere tre cose distinte: come vengano trattati gli ebrei e l’ebraismo (sul piano umano, storico, teologico) nelle opere dantesche, e segnatamente nella Commedia; come le parole del poeta siano state utilizzate, o strumentalizzate, ai fini della raffigurazione degli ebrei e dell’ebraismo; come, infine, gli ebrei, nei vari contesti spaziali e temporali, abbiano fatto riferimento alla poesia dantesca e ai suoi contenuti. 
Francesco Lucrezi
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