Lino Capolicchio (1943-2022)

Lutto nel mondo del cinema e del teatro per la scomparsa dell’attore Lino Capolicchio.
Nato a Merano, era cresciuto a Torino e si era formato a Roma, dove nelle scorse ore si è spento, frequentando in gioventù l’Accademia nazionale d’arte drammatica Silvio d’Amico. Nella sua interpretazione più celebre era stato Giorgio, il protagonista del Giardino dei Finzi-Contini nella trasposizione cinematografica del capolavoro di Bassani da parte del regista Vittorio De Sica. Un ruolo destinato a dargli enorme visibilità anche internazionale, nel segno dei numerosi riconoscimenti conquistati all’estero: dall’Orso d’Oro al Festival di Berlino del 1971 al Premio Oscar come miglior pellicola l’anno successivo. A Capolicchio era anche andato il David di Donatello.
“Nella mia carriera – la sua testimonianza a Pagine Ebraiche in occasione di una sua visita al Meis per l’inaugurazione della mostra ‘Il giardino che non c’è’ – ho ricevuto circa cinquemila lettere di ammiratrici da tutto il mondo. Una volta mi scrisse una fan persino dal Giappone, dicendosi pronta a venire a Roma per sposarmi… E quasi tutte si erano innamorate di me per il personaggio di Giorgio. Senza che potessimo prevederlo, Il Giardino dei Finzi-Contini ci aveva trasformati in icone, oggetti del desiderio, fissandoci per sempre nell’immaginario collettivo”. La prima del film si tenne a Gerusalemme. “Una sera – raccontava ancora Capolicchio – mi trovai a cena con Moshe Dayan, il ministro della Difesa, e seduto accanto al Primo ministro Golda Meir. Che, dopo essersi girata a guardarmi diverse volte, mi disse: ‘Scusi la domanda, ma lei è ebreo? Perché nel film sembra proprio che lo sia’. E io, dopo un attimo di imbarazzo, le risposi che non mi risultava, ma che cercavo sempre di entrare in profondità nei ruoli, di documentarmi”. In effetti, aggiungeva l’attore, “a uno degli aiuto-registi di De Sica, Giorgio Treves, che era ebreo, avevo fatto parecchie domande per prepararmi meglio”. E molte delle cose “che ho imparato da lui e da Bassani – concludeva – sono diventate un pezzo di me”.
Sia il suo ricordo di benedizione.

(Nell’immagine Lino Capolicchio in visita al Meis)

(4 maggio 2022)