Yom HaZikaron, la cerimonia a Roma
“Il dolore ci ricorda
il dono della libertà”

Dal biblico Yonatan, figlio del re Saul, che combatté fino alla morte i filistei. A un altro Yonatan, il 30enne “Yoni” Netanyahu, che perse la vita nell’eroica missione da lui condotta ad Entebbe nel 1976. Tremila anni di storia a separarli ma un comune impegno per la difesa, la sicurezza e il futuro di Israele. L’accostamento tra queste due figure è stato proposto dall’ambasciatore israeliano in Italia Dror Eydar nel corso della cerimonia per Yom HaZikaron tenutasi nel cortile della scuola ebraica di Roma.
“È in occasioni come queste che sento ancora più forte l’orgoglio di essere israeliano e il privilegio che mi è stato dato di vivere in quest’epoca” il messaggio del diplomatico nell’esprimere la sua gratitudine verso chi ha permesso e continua a permettere l’esistenza di uno Stato ebraico.
La cerimonia si è aperta con la lettura dell’Izkhor da parte dell’ambasciatore d’Israele presso la Santa Sede Raphael Schutz, è proseguita con un ricordo del 24enne Angelo Sed, che da Roma fece la scelta dell’Aliyah morendo in un incidente aereo durante un’esercitazione militare, e con la lettura dei salmi 2 e 79 da parte del rabbino capo rav Riccardo Di Segni. L’addetto militare Dror Altman ha poi recitato l’ordine del giorno diffuso dal Capo di Stato Maggiore Aviv Kochavi. Un giorno di dolore “che non ha pace e non dà pace”, la sua sottolineatura. Ma che è anche “un segno della libertà, dell’indipendenza e della sicurezza di cui godono i cittadini di questo Stato”. Lo stesso Altman ha poi portato una sua testimonianza personale dalla guerra del Libano del 2006, facendo memoria di due commilitoni rimasti uccisi durante un’azione.
Nell’intervento della presidente della Comunità ebraica romana Ruth Dureghello il pensiero è andato “a chi da qui è partito per combattere” e non ha fatto ritorno (oltre a Sed sono stati fatti i nomi di Yochai Di Porto e del sopravvissuto alla Shoah Sergio Pavoncello). Nessun altro luogo sarebbe stato più adatto come sede della cerimonia, ha poi aggiunto, La scuola, infatti, “è il luogo pulsante della nostra Comunità; un luogo in cui il motto ‘Am Israel Hai’ prende concretezza”.
Da parte della presidente UCEI Noemi Di Segni l’abbraccio a Israele di tutte le comunità ebraiche italiane, anche guardando all’ultima ondata di attacchi terroristici che hanno colpito il Paese. Un abbraccio, le sue parole, “che avvolge non solo il passato ma si stringe in preghiera a tutti i cittadini israeliani, affinché cessino terrore, ottusità e ostilità che nulla creano e generano soltanto distruzione”.
Coinvolti nella cerimonia, tornata in presenza, gli studenti della scuola ebraica e dei movimenti giovanili.