Sottolineature e omissioni

Nell’aprile 2002, intervenendo nel dibattito sul controverso film di Costa-Gavras, Amen, critico nei confronti del silenzio tenuto dalla Santa Sede durante la Shoah, Caterina Maniaci lamentò dalle colonne di Libero la mancanza di un film che narrasse le vicende degli ebrei salvati grazie a Pio XII.
La fiction Sotto il cielo di Roma risponde precisamente a questo appello, narrando le concitate vicende dal bombardamento di San Lorenzo del 19 luglio 1943 alla liberazione della città attraverso il punto di vista di alcuni membri della comunità ebraica e soprattutto del pontefice. Pio XII è, infatti, al centro di ogni passaggio narrativo. È lui che promulga in prima persona l’ordine di prestare accoglienza ai rifugiati, che negozia argutamente con le autorità tedesche, e che decide eroicamente di restare al suo posto pur essendo consapevole di essere oggetto di un piano di rapimento efficace dal punto di visto drammatico quanto dubbio da quello storico.
Per presentare questo quadro sostanzialmente agiografico, la miniserie attua alcune omissioni. Ad esempio, non viene fatta alcuna menzione della storia plurisecolare di pregiudizio antiebraico che aveva influenzato in maniera non trascurabile la risposta cattolica alle discriminazioni antiebraiche. Basti ricordare che ancora nell’agosto 1943 padre Tacchi Venturi scrisse al Segretario di stato Maglione di aver seguito le sue disposizioni e di non aver chiesto al governo Badoglio l’abrogazione in toto della legislazione razzista, “la quale, secondo i principii e la tradizione della Chiesa Cattolica, ha bensì disposizioni che vanno abrogate, ma ne contiene pure altre meritevoli di conferma”.
Dall’allora cardinale Pacelli nella stesura dell’enciclica Mit Brennender Sorge, molto critica nei confronti del Terzo Reich, nulla viene detto della sua decisione di archiviare un’altra enciclica di più ancora esplicita condanna del razzismo nazista, la Humani Generis Unitas, commissionata da Pio XI poco prima della morte. Ancora, agli spettatori non vengono offerte molte indicazioni per comprendere quali fossero le priorità strategiche del Vaticano; non si fa cenno all’anticomunismo che spingeva Pio XII a mantenere un profilo il più possibile neutrale, in modo da porre il Vaticano nella condizione di poter fungere da mediatore nei dialoghi di pace e così garantire alla Germania il ruolo di baluardo europeo contro l’influenza bolscevica, vista come vero nemico mortale della cristianità.
Pur non presentando errori particolarmente marchiani (anche se colpisce il fatto che le irruzione nei conventi vengano presentate come iniziativa tedesca, mentre in realtà furono condotte dagli italiani della Banda Koch), la tesi generale della miniserie non mancherà di suscitare delle reazioni. Può darsi che abbia ragione Corrado Augias nel definire, su la Repubblica, Sotto il cielo di Roma un prodotto teso a tracciare un profilo di Pacelli che ne faciliti il processo di santificazione.
Di sicuro è un altro importante tassello nell’ormai pluridecennale dibattito sul ruolo svolto da Pio XII durante la Shoah, che si va ad aggiungere ad altre tre opere che generarono enormi controversie: il testo teatrale di Rolf Huchhuth Il Vicario (1963), la cui messa in scena a Roma nel 1965 fu interrotta dalla polizia; il film Rappresaglia (George Pan Cosmatos, 1973), che condusse a un processo penale per diffamazione contro gli autori; e il già citato Amen. La speranza è che questa volta i toni siano meno accesi e sia possibile avere un dibattito pubblico più posato su quello che rimane un tema centrale nel rapporto tra ebrei e cattolici.

Emiliano Perra, storico