Dal fiume al mare

Domenica scorsa, in una sola giornata, sono arrivate al mio PC ben due notizie di notevole importanza, al momento ignorate dai media e, di conseguenza, dal grande pubblico.
Palestinian Media Watch, un sito fondamentale che rende disponibili notizie provenienti dal mondo islamico traducendole in inglese, allo scopo di evidenziare il contrasto fra quanto viene detto in arabo per uso interno e quanto comunicato in inglese per imbonire l’opinione pubblica internazionale, era stato bloccato da Youtube, e chi cercava di vedere uno dei numerosi video che erano in rete, leggeva questo comunicato: “Questo video è stato rimosso per una violazione della norma di YouTube che vieta l’incitamento all’odio”.
Chi incita all’odio, chiedo ai lettori? Chi invoca lo sterminio di ebrei e cristiani o chi dà notizia di tali propositi? E’ un fatto di assoluta gravità che i lettori di Moked devono conoscere. Nel frattempo, grazie alle informazioni fatte circolare da blog e mailing list private, e alle numerosissime proteste da questi fatte arrivare, Youtube ha nuovamente abilitato PMW, ma rimane la gravità dell’episodio e del silenzio dei media su di esso, fatti che rappresentano un ulteriore passo in avanti
compiuto dalla progettata (dagli arabi) Eurabia. Sarebbe perciò opportuno che tutti noi cercassimo di prestare la massima attenzione a ciò che accade nel mondo dei media, e soprattutto non ci accontentassimo di ciò che ci propinano i canali ufficiali.
La seconda notizia ricevuta riguarda un articolo scritto da Khaled Abu Toameh, giornalista arabo israeliano, per il Jerusalem Post lo scorso 30 novembre, e del tutto ignorato in Italia. In questo articolo si legge che il Consiglio Rivoluzionario del Fatah, riunito a Ramallah, ha detto NO ad una lunga serie di proposte, che voglio qui riportare:
NO al riconoscimento di Israele come stato ebraico.
NO ad una soluzione che faccia nascere uno Stato Palestinese con frontiere provvisorie.
NO a scambi territoriali tra Israele e Palestinesi.
NO a una ripresa dei negoziati senza un blocco totale delle costruzioni in Giudea, Samaria e Gerusalemme est.
NO ad un accordo tra Israele e USA sul futuro del processo di pace.
NO a forniture di armi americane ad Israele.
NO al riconoscimento dell’importanza del significato del Muro del pianto per gli ebrei.
NO alla nuova legge israeliana che prevede un referendum prima di un eventuale ritiro da Gerusalemme o dal Golan.
Il comunicato si conclude con queste parole: la Rivoluzione fino alla vittoria, fino alla vittoria, fino alla vittoria.
Come sostiene PMW, è importante conoscere quello che dicono gli avversari, non solo quando parlano a beneficio della platea, ma anche quando discutono fra di loro. Perché è solo conoscendo quanto viene detto in arabo che possiamo capire che quello che chiede Hamas è la “Palestina dal fiume al mare”, ossia la cancellazione di Israele, e quello che chiede Fatah – anche se le strategie possono, in qualche dettaglio, differire – è la “Palestina dal fiume al mare”, ossia la cancellazione di Israele: abbiamo o no il diritto di saperlo?

Emanuel Segre Amar

(20 dicembre 2010)