Il nostro 20 settembre
Il 20 settembre del 150° dell’Unità d’Italia ci ricorda che l’ebraismo italiano, prima di potersi dire totalmente emancipato, dovette attendere ancora nove anni, sino al 1870 quando, a seguito degli eventi di Porta Pia e la fine del potere temporale del papato, si smantellò finalmente anche il ghetto di Roma: “solo” per questo fatto questa data riveste quindi per noi una particolare importanza. Ma il 20 settembre è anche l’occasione annuale nella quale riemergono le istanze di quella Laicità dello Stato che la Costituzione sancisce ma che in realtà assai patisce e che ritengo debba essere a noi ebrei assai cara. Accanto alla istanze laiche riemergono poi quelle laiciste, rispettabili ovviamente ma diverse dalle prime, mentre di recente si assiste anche ad un tentativo della Chiesa cattolica di “coprire” e in qualche modo “impossessarsi” dell’Unità d’Italia che, esulando dal filone cattolico liberale e da singoli suoi esponenti, certamente come istituzione non amò ed anzi avversò. Ma in questo anniversario sarebbe a mio parere opportuno che riemergesse, ricorrendo anche il secolo e mezzo dalla scomparsa del grande statista, l’importanza del concetto di separazione tra sfera pubblica e sfera religiosa sottolineata e predicata da Cavour. Per paradossale che possa apparire ad alcuni, l’adozione pratica di questo principio consentirebbe a questo paese di elaborare in maniera matura ed utile tematiche che, invece, vengono trattate strumentalmente se non anche ricostruendo barricate che, alla fin fine, ci dicono che evidentemente 150 anni non sono stati ancora sufficienti.
Gadi Polacco, consigliere della Comunità ebraica di Livorno