Israele – Bilancio, tempo di tagli e nuove tasse

Il nuovo ministro delle Finanze Yair Lapid ha presentato in questi giorni la proposta di legge di bilancio per il biennio 2013-2014, nodo che costrinse Benjamin Netanyahu a invocare le elezioni anticipate lo scorso autunno. Nonostante i numeri dell’economia israeliana siano migliori di quelli di tanti paesi occidentali (tasso di crescita annua del 3 per cento, inflazione all’1,6 per cento, tasso di disoccupazione al 6,5 per cento, il più basso degli ultimi trent’anni), la necessità di porre un freno al deficit costringe a tagli profondi. Previsti dunque oltre 30 miliardi di shekel in meno nei prossimi 18 mesi (pari a 6 miliardi e 400 milioni di euro), cui si andranno ad aggiungere nuove tasse con introito previsto attorno ai 12-14 miliardi di shekel (circa 3 miliardi di euro). Misure che serviranno a riportare il rapporto deficit-Pil nello Stato ebraico sotto il 3 per cento, ma che si annunciano dolorose. Verranno infatti toccati tra l’altro trasporti, infrastrutture, educazione, difesa. Si parla di un aumento dell’1 per cento delle aliquote sulle tasse per il reddito personale e per quello di impresa, aumento dell’Iva, aumento delle tasse sulla proprietà.
“Non è un piano semplice, ma dobbiamo guardarlo come un’opportunità di ridisegnare le nostre priorità come Stato – ha spiegato Lapid – Affermare che è necessario aiutare i meno fortunati senza spiegare dove è possibile reperire i fondi non è politica, è empatia, ma l’empatia non può sostituire la politica. Sono convinto che chiunque studi questo programma fino in fondo, si accorgerà che parla di speranza”.

(24 aprile 2013)