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Con la scomparsa a 93 anni del Gran Rabbino Capo emerito Ovadia Yosef, termina in Israele e nel mondo ebraico sefardita l’epoca dei grandi maestri di levatura mondiale. Ovadia Yosef è stato uno dei più carismatici e amati decisori rabbinici del XX secolo e la prova si è avuta al suo monumentale funerale cui hanno partecipato non meno di 500mila persone. Il suo contributo all’ebraismo è stato duplice. Da un lato ha cercato di unificare i molti e diversi usi delle molteplici comunità sefardite in un unico sistema coerente di universale applicazione. Dall’altro ha affontato con molto coraggio i problemi emergenti dalla società contemporanea e non ha rifiutato il confronto con la modernità e con idee rivali sul terreno delle questioni più spinose. Basti l’esempio del suo riconoscimento senza riserve dell’appartenenza all’ebraismo della comunità ebraica etiope, osteggiata in altri ambienti rabbinici. Ma come altre grandi figure prima di lui (per esempio il Rabbi di Lubavitch), Ovadia Yosef non ha lasciato una chiara indicazione sulla sua successione. Il movimento politico-religioso da lui creato, Shas, rimane cosí acefalo o peggio diviso fra diversi possibili pretendenti alla leadership. Se è prevedibile un grande successo elettorale alle amministrative del prossimo 22 ottobre, resta da vedere che cosa succederà dopo. E per capire il problema ricordiamo una sola emblematica immagine. Al funerale del grande estinto, una delle omelie richiamava il pubblico a gettare via quel diabolico strumento di corruzione che è il cellulare smartphone. E dai tetti delle case e dalle cime degli alberi migliaia di giovani uomini vestiti di nero riprendevano e registravano quell’omelia con il loro smartphone.

Sergio Della Pergola, Università Ebraica di Gerusalemme

(10 ottobre 2013)