Tea for Two – Il grande sonno

silvera giustaQualche sorso di tea addietro, magnificavo di Neuland, il coraggioso libro di Eshkol Nevo. Coraggioso perché lungo, complesso e con un fantastico pizzico di presunzione. La verità è che ero arrivata solo a metà del volume, piuttosto grassoccio, e credevo ingenuamente che l’altra metà sarebbe volata in un attimo. Nel frattempo ho preso la mia valigia di cartone e mi sono trasferita. Ho preso quaderni ed agenda e ho iniziato, alla mia veneranda età, a lavorare. Il risultato? Non sono riuscita più a leggere nemmeno dieci pagine. E sì che avevo tempo, ma di Shabbat cadevo in un sonno profondo e vagamente disperato che non lasciava spazio ad altro se non a qualche breve sfogliata di giornale patinato. Dopo un mese di grande sonno, ho preso la mia decisione: avrei finito Neuland. Sarei approdata in questa benedetta terra nuova. Armata di torta ed avvolta da una coperta ce l’ho fatta, sono riuscita a finire il meraviglioso libro di Nevo intervallando lacrime a bocconi di dolce. Ed ho capito anche il motivo del sonno: era banalmente un modo di sfuggire alle emozioni, rintanandosi in un bozzolo di lenzuola per sopravvivere all’emotività da sempre sia cavallo di battaglia che carico di dolore. Essere emotivi ti costringe a vivere con un cartello di avvertenza sulla schiena, tipo uomo sandwich, che infonde terribile inquietudine nei tuoi vicini. Mentre leggevo Nevo dovevo fermarmi perché la sua, di emotività, mi schiaffeggiava in pieno viso. Liberando le lacrime in compagnia di Dori e Inbar, i protagonisti, finalmente Neuland si è avvicinata un po’ di più.

Rachel Silvera, studentessa/stagista

(18 novembre 2013)