Israele – Passi avanti, passi indietro
Terzo gradino dei quattro da percorrere. Con la liberazione questa sera di 26 detenuti palestinesi, si arriverà alla terza fase dell’accordo stipulato lo scorso luglio dal governo israeliano e l’Autorità nazionale palestinese. Una dimostrazione della volontà di Israele di proseguire sulla strada del dialogo con i palestinesi ma che cozza, secondo una parte dello stesso governo israeliano, con la proposta di estendere la giurisdizione della legge civile israeliana sulle zona della Valle del Giordano, nella West Bank.
La bozza, vagliata dalla commissione legislativa, è stata proposta dall’esponente del Likud Miri Regev, sollevando diverse critiche anche interne al governo. Voci come quella di Tzipi Livni, leader del partito Hatnuah, o del ministro Amir Peretz si sono levate perché l’iniziativa di legge cada nel nulla. Secondo Livni, che ha un ruolo di primo piano nei negoziati, procedere in questa direzione sarebbe da “irresponsabili”(così la leader di Hatnuah) perché affosserebbe il lavoro e i sacrifici fatti per riprendere le trattative di pace. “Israele ha un enorme possibilità di guadagnare dal processo diplomatico – ha affermato il ministro per la Protezione dell’ambiente Peretz – vuole perdere tutto questo a causa di un inutile stratagemma politico?”. Secondo i media israeliani difficilmente la legge verrà effettivamente approvata ma è un segnale di spaccatura che in un momento di tensione crea ulteriori difficoltà.
Dopo le violenze del terrorismo sul confine della Striscia di Gaza e Israele, sono infatti arrivate da nord altre preoccupazioni, con il lancio di cinque katyusha nella zona nell’Alta Galilea. Partiti dal sud del Libano, dei cinque razzi solo uno è caduto a terra, senza provocare danni né vittime. Non ci sono state rivendicazioni dell’attacco anche se il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha indicato nell’organizzazione Hezbollah, i responsabili. Nel momento di grande confusione che sta vivendo il mondo arabo mediorientale, con la Siria in ginocchio per la guerra civile e l’emergere di nuovi gruppi fondamentalisti, accanto a Hezbollah potrebbero però esserci dei nuovi protagonisti del conflitto che coinvolge il nord di Israele. Il duro avvertimento al Libano fatto fa Netanyahu potrebbe quindi essere un avvertimento allargato a nuovi nemici.
Inimicizie che con i palestinesi, si sta cercando di superare per giungere finalmente a fare i passi decisi verso la pace. Ad accompagnare in questo percorso i due antagonisti storici, il segretario di Stato John Kerry e la sua proposta di un accordo quadro. E in questo progetto, secondo alcune fonti giornalistiche, il passo per israeliani e palestinesi sarebbe arduo. Da una parte il riconoscimento dei confini del 1967, dall’altra il riconoscimento di Israele come Stato del popolo ebraico.
Daniel Reichel
(30 dicembre 2013)