Periscopio – Chi giudica Amnesty

lucreziEssere giudicati e ricevere i voti dai professori, in genere, non fa tanto piacere, a meno che non si appartenga alla categoria di quei secchioni che sono sempre sicuri di prendere ottimi voti (e che spesso, proprio per questo, stanno un po’ antipatici).
Stavolta, a prendere voti cattivi, anzi pessimi, è stato Israele, che certamente, a scuola, non appartiene alla categoria dei ‘secchioni’ (ma, ciò nonostante, appartiene sicuramente a quella degli antipatici, anzi degli antipaticissimi). La maestra, Amnesty International, così fa iniziare un suo recente, severo rapporto sull’allievo discolo: “Negli ultimi tre anni, le forze israeliane hanno mostrato un profondo disprezzo per la vita umana uccidendo decine di civili palestinesi nella Cisgiordania occupata, bambini compresi, nella pressoché totale impunità”.
Manca, alla fine del rapporto, il voto, ma tutto fa presagire che per lo scolaro si profili una sonora bocciatura.
Che dire? Protestare per l’ingiustizia? Farsi raccomandare? Dire che la maestra è cattiva?
Ma no, sarebbe un po’ infantile. I voti sono voti, e la maestra è la maestra, inutile protestare. Da qualche anno a questa parte, però, si sta affermando la sana abitudine di sottoporre anche i professori a qualche forma di giudizio. I docenti universitari, per esempio – categoria a cui appartengo – sono oggi giudicati dai loro allievi, i quali sono invitati a rispondere a tutta un serie di domande, di cui poi, in qualche modo, si dovrà pur tenere conto. Per esempio: “Il professore viene regolarmente a lezione? Parla in modo chiaro? ecc. ecc.”. Qualche mio collega, colpito da giudizi non proprio esaltanti, protesta, dicendo che i cattivi studenti si vogliono così vendicare della sua severità, o cose del genere, ma a me non pare giusto. Tutti possono giudicare, tutti devono poter essere giudicati.
Domandina. Chi giudica la maestra Amnesty?
Dato che non lo fa nessuno, ho pensato di compilare io stesso un piccolo questionario, con delle piccole, semplici domandine, a cui mi accingo a dare risposta. Le domande sono le seguenti:
1) Quando parla di uccisioni di civili, la maestra fa qualche distinzione tra cittadini innocenti e terroristi armati, o anche questi ultimi sono sempre e solo ‘civili’?
2) La maestra si premura di verificare in che circostanze avvengono queste uccisioni, verificando se, per esempio, non facciano parte di qualche operazione di sicurezza volta a impedire o a contrastare azioni terroristiche?
3) La maestra è altrettanto puntuale nel segnalare eventuali birichinate dei terroristi palestinesi e dei lanciatori di razzi, o, su questo versante, appare un po’ distratta?
4) La maestra fa distinzione tra civili uccisi deliberatamente e civili uccisi per sbaglio, nell’ambito di operazioni militari contro basi terroristiche?
5) La maestra si preoccupa di vedere se le morti dei civili non siano, per caso, imputabili, almeno in parte, al comportamento dei terroristi palestinesi, che mettono le loro basi operative sempre in luoghi densamente abitati?
6) La maestra si preoccupa del disprezzo per la vita dei bambini israeliani (per esempio, quelli che, a Sderot, devono correre ogni cinque minuti nei rifugi), o questo argomento è, forse, “fuori programma”?
7) La maestra ritiene che lo scolaro Israele debba fare qualcosa per difendere i suoi cittadini, o il suo consiglio è, semplicemente, di starsene buono buono?
8) La maestra si premura di verificare se i feriti palestinesi ricevano, all’occorrenza, adeguate cure negli ospedali israeliani, o se invece, in nome del ‘disprezzo’, vengano lasciati morire?
9) La maestra ha fatto un qualche monitoraggio dei gesti di concreta solidarietà compiuti da parte israeliana (istituzioni, associazioni, privati ecc.) verso palestinesi, e viceversa?
10) La maestra ha qualcosa da dire sui libri di testi adottati a Gaza, nei quali si insegnano strategie militari anche ai bambini di otto anni? Ritiene ciò rispettoso dei diritti dell’infanzia?
Tutto qui. Ora abbandono questa scrittura, e vado a compilare il questionario.

Francesco Lucrezi, storico

(26 marzo 2014)